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Autore: Milkendy    02/02/2015    4 recensioni
Victoria Justice e Josh Hutcherson. Chi l'avrebbe mai detto?
[DAL PROLOGO]
«Su, Ellie.. Però non ho voglia di paparazzi per un giorno intero, mi chiederanno un casino di autografi»
«Oh, allora ti consiglio di portarti un pacchetto di penne, potresti finire l’inchiostro» Ellie gli fece l’occhiolino.
«Non è divertente»
«E dai, vedrai che ti piacerà»
«In cambio cosa ottengo?» domandò il ragazzo scherzando.
La ragazza sbuffò con il suo solito sorriso contagioso. «Ti offro una birra» borbottò.
«Vai così!» esultò Josh, andando poi a mettersi al lavoro.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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RIBELLE

 
«Josh, sbrigati, è da mezz’ora che sei dentro quella dannata doccia e non ti decidi ad uscire» brontolava Connor impaziente, il fratello minore di Josh, facendo piccoli saltelli dietro la porta del bagno.
L’attore alzò gli occhi al cielo, ma non rispose, uscendo dalla doccia e iniziando ad asciugarsi velocemente.
«Perché non sei ancora andato in doccia, Connor? Tra venti minuti dobbiamo essere dalla zia»
Josh sentì la voce di sua madre dal corridoio parlare con suo fratello.
«Se Josh non si sbriga..»
«Ma entra!» gridò spazientito a un certo punto, circondando l’asciugamano alla vita e correndo in camera per finire di asciugarsi e vestirsi.
«Finalmente» sbottò Connor, sbattendo la porta del bagno non appena fu entrato.
«Josh, ti ricordo che tra cinque minuti devi essere al Magic Sun» disse suo padre passando davanti alla camera del figlio, che fece una smorfia.
Quando fu pronto, mise in bocca la brioche che sua madre aveva preparato accuratamente per lui e, senza salutare, uscì di casa.
Si diresse nel garage, si mise il casco nero e salì sulla moto.
Dopo un minuto era arrivato, ed entrò lasciando parcheggiata la sua moto sul retro dell’edificio, che conteneva anche un parco e una piscina.
Si meravigliò nel vedere tutte quelle macchine parcheggiate, di genitori che portavano al centro estivo i figli.
Entrò, travolto da un abbraccio caloroso di Ellie.
«Grazie Josh! Abbiamo ventisei nuovi iscritti!»
«Wow, ma è fantastico!» ricambiò la stretta del suo capo, e vederla sorridere veramente dopo un drastico inizio estate lo rendeva felice.
«In che reparto sono oggi?» domandò l’attore, appoggiando i gomiti al bancone.
«Piscina» rispose Ellie. «E avrai una nuova collega»
«Intendi Victoria?»
«Sì, come lo sai?»
«L’ho incontrata ieri» rispose lui allargando il suo sorriso.
«Che ci fai ancora qui?» domandò Ellie osservando Josh che picchiettava pensieroso le dita in una melodia fastidiosa.
«Mi estinguo!» rise lui, correndo nei camerini e prendendo un costume della sua taglia dentro uno scaffale e delle ciabatte di gomma.
Dopo averlo indossato, prese da uno scatolone dei materassini già gonfiati e giochi da lanciare in acqua. Dopodiché si diresse all’aperto, alla piscina.
C’erano i bambini dell’annata media, quindi cinque, sei e sette anni, con già quattro animatori che li facevano giocare o gli insegnavano a nuotare. Lo sguardo di Josh si posò su Victoria, intenta a consolare un bambino a cui gli era andata l’acqua nel naso durante un tuffo. L’attrice aveva i capelli raccolti in uno chignon e il suo costume mostrava la sua perfetta corporatura.
Josh si avvicinò, portando sottobraccio gli oggetti che aveva portato.
«Ciao!» esclamò appena fu lì.
Victoria si voltò e vide il volto sorridente del suo nuovo amico.
«Ehi!» poi si rivolse al bambino che le  tirava un braccio. «Per imparare a nuotare devi andare da Cedric, io non sono capace» e gli fece una carezza, per poi vederlo correre verso l’omone all’altro lato della piscina che spiegava ai bambini che volevano imparare come riuscire a fare le bolle.
«Sei già richiesta da molti bambini vedo» le disse Josh sedendosi in parte a lei e immergendo i piedi nell’acqua tiepida.
Lei non fece in tempo a rispondere che un gruppo di ragazzine più grandi, che con altri animatori giocavano a fazzoletto bandiera sull’erba, corsero dall’attore per fargli tutte le coccole possibili.
«Josh, mi sei mancato molto, è venuta anche la mia migliore amica perché c’eri tu come animatore» iniziò una, che sembrava la più grande.
«Sì, ma io sono qui da molto più tempo di Clarissa, e conosco meglio Josh» ribatté un’altra.
«Ma cosa dite voi due? Voi siete arrivate nel 2011, e Josh ancora non c’era, perché è arrivato esattamente quando sono arrivata io, cioè lo scorso anno!» s’intromise un’altra con l’aria da so tutto io.
«Dite quanto vi pare, ma Josh mi adora per i miei riccioli biondi!»
«Ma se sei castana!»
«Ho lo shatush biondo!»
«Ma sei comunque castana!»
«Tu non sai la storia dei miei capelli!»
«E dai, raccontamela!»
«Ragazze, ragazze, ragazze, calma!» borbottò Josh in prenda alle risate, le stesse risate che faceva Victoria da quando erano arrivate.
Le ragazzine urlanti si fermarono e guardarono l’attore con occhi sognanti.
«Non adoro nessuna più dell’altra. Vi adoro tutte allo stesso modo»
«Oh! Lui sì che sa essere dolce, non come te Clarissa!»
«Zitta anatra!» rimbeccò quella più grande.
«Ora basta litigare, andate a giocare, non è il vostro turno della piscina» disse Josh nel modo più dolce possibile.
Il gruppetto si attorniò a lui e lo abbracciarono insieme pacifiche, e lui diede un bacio sulla guancia a tutte, per accontentarle. Quando se ne furono andate, fece un sospiro di sollievo.
«E’ dura quando sei un attore»
In tutta risposta Victoria continuò a ridere, senza riuscire a fermarsi.
«Insomma, basta!» scherzò Josh, dandole una piccola spinta che la fece cadere dentro la piscina.
Victoria, che non sapeva nuotare, si attaccò al bordo, poggiandoci i gomiti e guardandolo con aria truce, mentre lui se la rideva di gusto.
«Ora siamo pari» le sussurrò all’orecchio, per poi alzarsi, prendere una rincorsa e tuffarsi al centro della piscina.
Poi si avvicinò a un gruppo di bambini che lanciava i cerchi colorati nell’acqua giocando a chi arriva primo vince.
«Li lancio io questi, voi preparatevi» disse mentre si posizionava con il primo cerchio che gli aveva dato un ragazzino dai capelli rossi e gli occhi azzurri.
Josh, al suo tre, lanciò il cerchio rosso che volteggiò nell’acqua smossa da chi stava nuotando.
I bambini partirono all’attacco, l’attore vide distintamente le loro azioni, e un ragazzino colpì in un movimento con il piede l’occhio del bambino rosso, che venne a galla con una mano posata sopra la botta. L’attore trattenne il respiro, colto alla sprovvista.
 
Nuotò da lui e lo prese tra le braccia, salendo la scaletta e avvicinandosi a un animatore che aveva messo un po’ di sabbia e aveva portato paletta e secchiello per due gemellini.
«Per favore, controlla il gruppetto con i cerchi» gli disse, indicando i ragazzini che ormai, venuti a galla, osservavano la scena con i sensi di colpa alle stelle, soprattutto per il bambino che aveva dato il calcio, ovviamente senza volerlo.
Josh, sempre con il ferito in braccio, entrò in infermeria, dove appena arrivato prese un asciugamano e si asciugò, in modo da non lasciare goccioline ovunque.
La donna che ci lavorava amava i bambini e appena vide quell’occhio nero si mise una mano davanti alla bocca.
«Per tutte le ferite! Ci penso io a questo bimbo!»
«Ma io sto bene» si lamentò il ragazzino seduto sul lettino dei malati, con una voglia matta di giocare.
«Ci vorrà poco» lo rassicurò Josh accarezzandogli i piedi in modo affettuoso.
«Chi è stato? Quel furbetto di Stevenson?» domandò l’infermiera.
«Non associo molto bene il viso dei bambini al loro nome, perché di solito io sono animatore del gruppo di quelli più piccoli, però credo di sì, vero?» chiese Josh al ferito.
«Sì, è stato Stevenson» ci fu un attimo in cui l’unico rumore era quello della signora Speed che medicava l’occhio e quello dei bambini che giocavano. «Come sai che è stato lui?»
«Perché tutte le volte che viene un bambino con qualche botta, è sempre stato Stevenson. Povero, quel ragazzo. Deve stare più fermo e controllare i suoi movimenti. Tu come ti chiami?» disse l’infermiera.
«Martin»
«Vuoi che chiamiamo la mamma, Martin? Così vai a casa e ti riposi?» domandò Josh. La regola era che quando un bambino si faceva male, bisognava chiamare il numero che quando ci si era iscritti si aveva lasciato ad Ellie.
«D’accordo» brontolò il bambino. «Però la mamma sta lavorando. È meglio se chiami mia sorella» disse, scendendo dal lettino per mano a Josh.
«Tua sorella è maggiorenne?» chiese. Un’altra delle regole era che il bambino doveva essere venuto a prendere da una persona sopra i diciotto anni.
«Sì, lo è» rispose Martin.
Arrivarono al banco di Ellie, all’entrata.
«Dobbiamo chiamare la sorella di Martin, ma di numero abbiamo solo quello di sua mamma nel registro»
Ellie controllò nel registro, nella categoria di bambini cinque, sei e sette anni, e dato che ce n’era solo uno di bambino di nome Martin, lo trovò subito.
«Giusto, abbiamo solo il numero di tua mamma» si rivolse il capo al bimbo.
«Ma io lo so a memoria quello di mia sorella» ribatté lui.
«Perfetto, allora scrivilo su questo foglio che la chiamo»
Dopo due minuti Ellie era al telefono e Martin era nei camerini a cambiarsi aiutato da Josh. Si rivestì con le stesse cose di prima e poi aspettò con lui l’arrivo di sua sorella.
Nel frattempo Victoria era tornata dalla piscina, si era asciugata e vestita al solito modo. Di solito la prima giornata di lavoro era una prova, e durava meno di chi già lavorava definitivamente.
«Allora Victoria, se hai deciso di lavorare qui, lascia una firma» spiegò Ellie porgendole un foglio.
Josh osservò l’attrice firmare, con un sorriso sulle labbra. Si rese conto che solo due giorni prima non la conosceva, eppure alla piscina si erano parlati come se si conoscessero da sempre. Ma dopotutto, era il carattere di entrambi: estroversi e sempre propensi a trovare nuovi amici.
«Ciao Josh, vado a casa, ci vediamo domani. Ciao Ellie e grazie tutto! Ciao..» la sua frase restò in sospeso come a chiedere il nome del bambino seduto vicino a Josh.
«Martin» disse lui con enfasi.
«Ciao Martin!» esclamò lei, dandogli un buffetto sulla guancia.
Nello stesso momento in cui aprì la porta, la stessa ragazza dai riccioli rossi del giorno prima stava entrando, quindi si scontrarono, e la borsa di entrambe cadde a terra spargendo sul pavimento tutto ciò che conteneva.
«Ribel.. Michelle! Ci troviamo anche qui! Oh mio Dio, non sai quanto mi dispiace! Sono una pasticciona!» gridò Victoria. Era la seconda volta che incontrava quella tipa e la seconda volta che faceva cadere qualcosa.
Si mise a raccogliere le sue cose, e Michelle fece lo stesso con le proprie, dicendo che non era successo niente.
Martin balzò in piedi.
«Sorellona!» e l’abbraccio, mentre lei era accucciata a sistemare la sua borsa.
«Martin, ciao, aspetta un attimo!» si alzò in piedi, dopo aver concluso il suo lavoro di raccatta oggetti, e lo prese in braccio guardandogli l’occhio preoccupata. «Ma quante ne combini tu?»
«E’ tuo fratello?» chiese Victoria.
«No, mio nonno» rispose a sua volta Michelle, con la bocca volta ad un sorriso divertito, andando da Ellie a presentarsi.
Josh rise per la risposta della rossa, osservando la faccia sconvolta dell’attrice.
«Direi che è proprio ora di andare a casa» disse Victoria roteando gli occhi e rivolgendo un sorriso a Josh, uscendo dal baby sitting. Il suo nuovo lavoro. Non vide l’ora di dirlo a suo padre.


ANGOLO AUTRICE
Eccomi qui! Scusate davvero tanto, mi dispiace che non sono riuscita ad aggiornare prima, però la scuola mi sta veramente distruggendo, e il capitolo l'ho finito proprio ora. 
Non succede nulla di esilarante, ma intanto abbiamo capito qualcosa di più su Ribelle. *risata malefica* Amo chiamarla così!
Preparatevi perché il prossimo capitolo sarà veramente un colpo di scena, in tutto e per tutto!
Per chi segue l'altra mia storia, se riesco aggiorno domani. Se riesco.
Un bacio e grazie a tutti per le recensioni, mi rendete davvero felice! <3
Milkendy


 
   
 
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