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Autore: R_R    02/02/2015    1 recensioni
“ Ve l’avevo detto, ve l’avevo detto che per me non era un’ idea sensata!”
“ Dai, Peter non è grave come sembra, non piangere!”
“ Sì che lo è, guardami! Guardami, Sirius!”
“ Ma no, bisogna solo dargli una.. hem.. aggiustatina?”
“ Altro che Animagus, oddio, oddio rimarrò così per sempre. Che cosa diavolo sono, poi?”
“ Direi.. inconfutabilmente.. un Cavolfiore. Un cavolfiore con le gambe. ”
La storia della Vecchia Generazione, un modesto tentativo di coerenza con J.K.R e un po’ di cioccolato.
Genere: Comico, Generale, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: I Malandrini, James Potter, Lily Evans, Severus Piton, Un po' tutti | Coppie: James/Lily, Lily/Severus
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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C A P I T O L O   T E R Z O
 
 
Sirius Black e James Potter non potevano provenire da famiglie magiche più diametralmente opposte.                                  
Sirius era un Black, figlio di una delle più nobili e antiche progenie di Purosangue. Walburga l’avrebbe ovviamente educato alla preminenza della sua razza, all’intransigenza verso gli Inferiori, alla perfezione della loro magia e alla cieca fedeltà verso la famiglia. Si, a questo pensava, mentre Sirius era in procinto di nascere,  e – beh che fosse maschio, naturalmente.  
La madre di James invece pregava di una sola cosa: che si muovesse ad uscire di lì.
 
James era per loro un vero miracolo, sua madre l’aveva concepito alla nontantogiovane età di 42 anni.
Non era più una ragazzina, santo cielo, e avevano smesso da tempo di sperare in quella benedizione nella loro vita. Ma poi scoprì di essere un po’ troppo tonda, suo marito si chiuse le dita nella scatola del cucito per la sorpresa, e infine dopo 11 ore di travaglio l’adorabile creatura decretò che – massì, era pronto per sbirciare verso nuove avventure!
 
Eppure, nonostante venne loro impartita un’ indiscutibile, diversa educazione, Sirius Black e James Potter non ci misero molto ad intuire che le loro menti erano sorprendentemente affini.
A James bastò vedere i calzini spaiati di Sirius, sebbene ciò fosse solo l’evidente conseguenza di una pigrizia non latitante e non, come per James, il bizzarro amore per calzini di diverso colore. In ogni caso, era palese che l’educazione non era stata propriamente assimilata dai quei brillanti cervelli.
Evidentemente, per entrambi le sinapsi lavoravano a intermittenza, perciò a maggior ragione non potevano prevedere che quel incontro sull’Espresso avrebbe rappresentato un momento cardine nelle loro vite: che sarebbero divenuti migliori amici, fratelli, – beh anime gemelle.
 
Per Peter Minus e Remus Lupin, invece, fu diverso.
Il rapporto con gli altri due non germogliò per il parallelismo di menti malsane, fuori controllo.  Loro non bramavano scapricciarsi in azioni inconfutabilmente sceme, né tanto meno propendevano ad assecondare ogni idea priva di discernimento e logica come i loro compari. Eppure finirono scarrocciati nella ruota della loro imbecillità, senza possibilità di fuga.
 
Eppure, anche loro avevano conosciuto una diversa forma di caoticità.
Fino ad allora, i loro più riservati pensieri si erano inchinati alla caoticità, quella regina delle menti giovani, dei sentimenti titubanti e irresoluti, fomentatrice di insicurezze. Poi, paradossalmente, ma forse non così inaspettato, con l’arrivo di James e Sirius il caos centrifugò le loro vite ma ripiegò dalle loro menti, sottratte da quel dono insito nell’amicizia che è la bellezza di una naturale, piena accettazione.
 
Fu l’Accettazione a stordire il sentimento che accumunava Remus e Peter e che per anni aveva avvelenato il loro cuore, deformandolo in una morsa di solitudine: la paura.
 
Peter Minus si era sempre sentito invisibile. Come se il suo ruolo fosse di essere spettatore della vita altrui e mai artefice del proprio tassello. Il presente gli sfuggiva fugace tra le dita senza che riuscisse ad afferrare il modo per renderlo suo.
Pressato dall’inesorabile vuoto della sua inadeguatezza, aveva la spasmodica percezione di annaspare, che i polmoni si accartocciassero su loro stessi in un ultimo tentativo di sentire la vita.
Eppure nessuno lo vedeva.
Non è che nessuno gli rivolgeva la parola, ma nessuno lo vedeva e non era solo un’ effimera impressione.
Era solo e i suoi tentativi di essere amato vani, facendolo sentire penoso, servile, melenso.
 
Avrebbe voluto essere diverso, presentarsi in  una forma migliore al mondo, non poteva accettare di essere solo un’ombra per gli altri, una persona ai margini.
Però, nella sua solitudine, non era in grado di capire come concretizzare questo pensiero e aveva paura che perfino ad Hogwarts, dove ogni cosa è ebbra di magia, non avrebbe trovato il suo spazio, il suo tempo.
 
Anche Lupin era inquieto.
Era inorridito da se stesso, atterrito dagli altri e questo sentimento aveva una portata talmente ampia da inghiottirlo continuamente, senza possibilità di rassicurazione.
A 11 anni aveva ricevuto dalla vita ben poca semplicità e ancora meno calore. Aveva ingoiato dal mondo il disprezzo, la cattiveria, la viltà, ma non era in grado di digerirli, così rimanevano lì, acidi che gli bruciavano la gola e atrofizzavano la mente.
Perché per il mondo lui era qualcosa da evitare.
Eppure lui non era solo quello.
Per questo c’era stato un tempo in cui aveva trascorso ore davanti allo specchio, trepido nel disperato tentativo di cercare una maniera per far loro vedere: che lui era anche altro. 
Ma a volte, affranto, finiva solo per ricercare nei suoi tratti, la crudeltà della bestia.
 
Poi, il giorno del suo undicesimo compleanno fu convocato dal Preside per discutere del suo ingresso ad Hogwarts; quello fu il giorno in cui capì ciò che era ragionevole fare: mentire.
Aveva conosciuto il più grande mago di tutti i tempi,  l’ uomo,  così diverso da quegli individui incontrati che rivendicavano quella stessa natura,  senza saper effettivamente portare la bellezza dell’ umanità.
 
Silente era stato amabile, disinvolto, addirittura spassoso con Remus. L’aveva visto, mitigando inconsapevolmente, per la prima volta, il suo tormento.
Poteva frequentare Hogwarts come chiunque altro, benchè il Preside fosse stato pragmatico e avesse richiesto di far trapiantare un Platano Picchiatore per nasconderlo nelle lotti in cui la Bestia prendeva il sopravvento. Ma sarebbe stato opportuno non raccontare cosa Greyback gli aveva fatto in modo da non stimolare un’ insensata caoticità tra alunni e genitori.
Remus comprese quindi che sua vita sarebbe dovuta ruotare intorno ad un’ enorme bugia, che occultasse al mondo la sua natura e lo tutelasse dall’inumanità.
Perché, per quanto Silente fosse un uomo, non aveva l’effettivo potere di cambiare il modo di guardare degli altri.
 
Fortunatamente per Peter e Remus, la contingenza e la transitorietà della vita inneggiano al cambiamento e all’inaspettato.
 
 
 “ Dove diavolo si è nascosto quell’idiota di James? ” borbottò Sirius tra sé e sé, varcando per la prima volta la soglia del dormitorio dove era posto il suo letto. Poi si accorse che in un angolo della stanza, già accomodato nella sua tana, sedeva Peter Minus con la testa cacciata dentro il baule.
“ Co- cosa? ” chiese questo, alzando nervosamente il volto verso il nuovo arrivato.
“ No, nulla. – Ciao ” lo salutò, sbrigativo, concedendo un solo brevissimo sguardo alla sua persona prima di tornare ad osservare la struttura della camerata.
Un sorriso infelice incurvò le labbra di Peter.
“ Ciao anche a te ” rispose.
 
“ Buonasera ” salutò invece un altro arrivato, entrando dalla medesima porta. “ – Remus Lupin ” si presentò con un cenno di mano e  lo sguardo incollato al pavimento.
Che sorpresa, pensò Minus, rassegnato. Si prospettava un anno davvero carico di entusiasmo.
 
“ Eccomi, eccomi, eccomi! Sirius è tutto pazzesco! Anche se non mi è chiaro perché, per andare in bagno, uno deve uscire dalla Sala Comune e fare chilometri di strada a piedi! Chilometri! Non ha alcun senso! Soprattutto se è vietato andarsene a zonzo e in giro c’è quel Matto col suo gatto isterico. Aaaaah – ” esclamò tutto d’un fiato l’ultimo componente di quello strano circo. “ – tu devi essere Peter Minus, vero? ” Si rivolse con un gran sorriso stampato sulle labbra, fissandolo dritto negli occhi.
Anche Sirius si girò a guardare Minus e così Remus;   Peter provò per la prima volta l’incredibile sensazione di essere messo a fuoco.  Per la sorpresa  arrossì imbarazzato e farfugliò un inudibile Sì.
 
“ Lo sapevo!”  battè le mani felice “– ho sentito il tuo nome allo Smistamento”
“ Da- davvero?”
“ Ma certo! Ho un’ottima memoria per le cose importanti. ”
 
Poteva essere una frase gettata lì.
Due parole, due semplici parole, apparentemente insignificanti, eppure Minus ebbe l’improvviso sentore di voler piangere di un’ inattesa gratitudine.
 
“ Io sono James Potter!”
“– e io Sirius Black” si presentò finalmente l’altro giovane, allungando la mano verso Minus e osservandolo con improvviso interesse.
“– e tu Remus Lupin, hai detto, no? ”
“ Esatto ” confermò sorridente, finalmente anche lui con lo sguardo ben puntato sui compari.
 
“– aaaah Ragazzi, ho una cosa bellissima da mostravi! L’ho acquistata per l’occasione in un negozio babbano e me la sono portata appresso! Aspettate, aspettate! ” esclamò James, frugando dal baule e sparpagliando indumenti per tutta la stanza. “– non vedevo l’ora di usarla! ”
“ Cos’è,  James?” chiese Sirius, gli occhietti incuriositi che dardeggiavano per la stanza seguendo il lancio delle cianfrusaglie dell’amico.
“ Eccolo! Daaadaaaan!”
 
In mano teneva.. uno spazzolino. Uno spazzolino col manico a forma di Sirenetta.
 
“ Oddio. Oddio. Oddio.” scosse la testa, Sirius, del tutto scoraggiato.
“ che c’è ?”
“  – Amico, tu hai dei seri problemi mentali”
Remus soffocò una risata portandosi una mano alla bocca, Minus invece continuò a fissare l’oggetto con apparente curiosità come se dovesse trasformarsi in qualcos’altro.
 
“– ma è bellissimo! E poi aspetta! Fa una cosa stranissima! Le setole girano! Si ricarica con l’ eccleclicliclà!”
“ l’eccle che?”
“ l’eccleclicliclà! Me lo ha detto mio papà! Guarda!” schiacciò il bottone, entusiasta, ma non successe niente. Ci riprovò ancora e ancora, finchè la delusione non increspò le sue labbra. “– ooh, si è rotto”
“ Non si è rotto, James, sarà scarico! Si  ca-carica con l’elettricità babbana.. ma ad Hogwarts sicuramente non ci sono pre-prese..”  balbettò Minus, imbarazzato per aver carpito l’attenzione di tutti.
“– insomma amico ci hai mostrato una cosa da donnicciola e che ‘manco funziona. Avrò da ricattarti per i prossimi decenni. ” lo derise Sirius.
“ ma sei sicuro, Peter?”
“ si.. mio padre è un Babbano, perciò..”
 
“ per tutte le stramaledette mutande di Merlino.. ma che peccato!”
 
“– James! E invece questo che cos’è?” chiese Lupin, afferrando con entrambe le mani una sorta di coperta morbida, dal colore indefinito.
 
“ Oh quello – ” constatò annoiato, tornando a guardare con delusione il suo spazzolino babbano. “ il mio Mantello dell’Invisibilità”.




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BuonSalve a tutti,
Beh, si questo capitolo è un pò più breve, ma volevo postarlo comunque così. In ogni caso grazie a chi mi segue e a chi legge; se volete regalarmi una piccola recensione, anche malvagiamente critica, sarò davvero molto contenta, giusto per capire se quello che sto facendo ha un senso di esistere o no oh oh oh
Buon sole!
   
 
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