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Autore: Twiggy_Earlgrey    02/02/2015    1 recensioni
I personaggi ormai li conosciamo. Edward e Bella.
Ma in questa storia Bella, diciassette anni, è da poco orfana di madre e il padre non l'ha mai conosciuto. Molte cose accadranno nella sua vita, anche se dall'esterno questa potrebbe apparire, monotona e piatta.
E poi c'è lui, Edward. Più grande di lei, ha inseguito il sogno della sua vita e cioè quello di diventare medico.
Si incontreranno? Cosa accadrà? A voi scoprirlo!
***
Bene! Dunque, questa storia x me non è una novita e nemmeno x EFP. L'avevo già pubblicata anni fa e poi cancellata perchè non mi soddisfaceva. Ora invece è terminata e la posso reinserire, perchè sono soddisfatta di quanto ho scritto. E qui rimarrà...
NOTE: Tutti umani. - Il contesto è differente da quello dei libri, come capirete leggendo. Tanto x dirne una, siamo non a Forks, ma in un quartiere dell'uggiosa Londra (che cmq ha in comune con la cittadina americana, la pioggia!). - Alcuni "ruoli" dei personaggi sono un pò "diversi".
Spero cmq, nonostante queste modifiche che vi piaccia!
KitchenMaid
Genere: Fantasy, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Edward Cullen, Esme Cullen, Isabella Swan, Un po' tutti
Note: AU, Missing Moments, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più libri/film
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Verso il tramonto ci recammo ad Hyde park. Nelle tre ore precedenti non avevamo fatto altro che spulciare i vari scaffali e parlare, parlare, parlare senza sosta. Avevo scoperto molte cose di lui, tra le altre,che fin da piccolo voleva fare il medico, ma che se non fosse riuscito avrebbe fatto un pensiero su criminologia. E che viveva da solo da due anni, dopo aver divorziato dalla moglie. Quella fu una doccia gelida. D'altra parte cosa mi aspettavo? Se fosse stato single mi sarei certamente detta: " Dov'è l'inghippo? A trentaquattro anni, ancora single? Come mai?"
Invece era divorziato. Questo, bastava ad alimentare l'illusione e mi spaventava anche. Ora, comunque, non c'era motivo di preoccuparsene più di tanto, perchè tra noi non c'era nulla. E, in quel momento ne fui certa, non ci sarebbe stato mai. Se aveva divorziato dalla moglie, con cui era stato sposato quattro anni, che era intelligente -faceva il neurochirurgo, non era esattamente una stupida- e che, sia per età che per mille altre ragioni a me sconosciute, era più affine a lui...non avrebbe mai visto nulla in me, tranne che, forse, un'amica, se non proprio una figlia.
Seduta su una panchina, accanto a lui fingevo di sfogliare i libri che mi ero comprata. Anche se sapevo fin dall'inizio che non potevo avere speranze, avevo stupidamente lasciato correre i miei sentimenti a briglia sciolta. Avevo dato il mio cuore in pasto all'illusione, i miei sentimenti riposti in un oblio scuro e freddo nel quale, avevo visto niente altro che un meraviglioso miraggio. Stupida. Ora che mi era stata sbattuta crudelmente in faccia la realtà, faceva male. E faceva ancor più male, perchè avevo fatto tutto da me.
Tuttavia, non riuscivo a sradicare i miei sentimenti. Anche volendo strapparmeli dal cuore, non avrei potuto. Ero troppo coinvolta. Ci eravamo visti poche volte, vero, ma in questo poco tempo, avevamo imparato molte cose l'uno sull'altra e lui mi era stato ad ascoltare e mi aveva consigliato. Era stato accanto a Mamma e aveva tentato il possibile per lei. Ed era stato accanto a me. E c'era ancora. Mi aveva consolato quando parlavo di tutte le cattiverie che i miei zii mi facevano patire; aveva compreso e tentato di alleviare la mia solitudine. Mi aveva asciugato le lacrime quando inevitabilmente, ero scoppiata a piangere, ricordando la Mamma. Aveva tentato di proteggermi in tutti i modi...
Se anteponi una persona a te e faresti qualunque cosa per la sua felicità. Se vuoi solo saperla serena e al sicuro. Se ti prenderesti una pallottola in mezzo agli occhi senza minimamente scomporti, per lei. Se uccideresti chiunque le facesse del male. Se l'unica cosa che vuoi è che faccia parte della tua vita e tu della sua, sempre, non importa come...allora ami questa persona.
Ed io avrei attraversato l'inferno con il sorriso sulle labbra, purchè con lui accanto.
Il sole era quasi completamente calato e l'aria si era leggermente rinfrescata.  Appoggiai i piedi sulla panchina cingendomi le ginocchia e rimanendo a fissare il pigro danzare delle nuvole nel cielo caramellato.
Quando mi svegliai, mi stupii dell'oscurità intorno a me ed ebbi un leggero brivido di freddo. Qualcosa  mi strinse più forte. Allarmata, sollevai di scatto la testa. Edward, mi aveva appoggiato sulle spalle il giubbino di jeans e mi stava abbracciando.
Sorrise lievemente.
-Credevo non ti saresti svegliata prima di domattina, ma tra poco pioverà, non possiamo più rimanere qui.
Non risposi. Cervello completamente fuori uso. Impacciata tentai di rimettermi seduta, allontanandomi da lui, perchè mi sentivo imbarazzata da morire. Non me lo permise.
- Ehi, ehi...calma!Svegliati come Dio comanda, che poi torniamo a casa. Devi essere parecchio stravolta.-
-Eufemismo. In effetti si, è una mia specialità addormentarmi nei luoghi meno indicati, come i parchi al calare della sera  o i cimiteri innevati...- dissi con una punta di acidità nella voce.
E intanto lui se ne stava lì, cingendomi le spalle e costringendo il mio capo sul suo petto. Da parte mia, dopo aver pensato per una frazione di secondo che fosse clinicamente pazzo, cominciai a non trovare poi così male la situazione. Certo, caspita se me ne sarei pentita, poi! Ma al momento non volevo che m'importasse. Stavo bene; ero al caldo ed ero tranquilla come non mi era più accaduto dopo la morte di mia madre. E quest'uomo dolce e meraviglioso, mi stava abbracciando e non sembrava intenzionato a lasciarmi andare, benchè la motivazione mi fosse oscura. Calmai il respiro, cercando di smettere di tremare. Al che lui pensò bene di tentare di riscaldarmi -aveva constatato che avevo le mani gelate, ma non era quella la causa dei miei brividi- o di farmi rilassare, non saprei dirlo, facendo scorrere lievemente le nocche sulla mia spina dorsale.
La mia testa aveva smesso di funzionare. Se avesse continuato così per un altro pò, avrei perso il controllo. Tenni le mani intrecciate strettamente in grembo; sentivo le punte scottare e le dita tremare. Volevo accarezzargli il volto. Questa sensazione mi faceva diventare pazza. Ragione mi urlava di dirgli di smettere. Qualcosa di più profondo però, mi impediva di farlo. Quando ritmicamente, arrivando a metà della mia schiena, toglieva il dorso della mano, per ripartire dalla nuca, l'unica cosa a cui riuscivo a pensare era "non smettere, ti prego, non farlo". Era squisitamente delicato ed oltremodo sensuale, anche in un gesto così innocuo. E io ormai ero sul ciglio del baratro. Strinsi una mano nell'altra premendo le unghie nel palmo fino a sentire dolore.
- Ok sono sveglia, ci conviene andare fa freddo sul serio!-Scattai in piedi, rigida, prendendo le mie borse di libri. Lui fece lo stesso e nuovamente, mi cinse le spalle con un braccio, senza porsi particolari problemi.
"Cos'è, mi stai mettendo alla prova?" pensai "Speri che perda il controllo? So dominare gli impulsi, mi spiace tanto per te".
Fui invasa da una profonda tristezza. Possibile che si stesse prendendo gioco di me?  Che fosse così meschino?
Ed oltre a tutto questo, la verità era che dominare i miei impulsi era difficile da morire, checché ne dicessi.
Decise di accompagnarmi a casa a piedi. Non eravamo lontanissimi, poco più di mezz’ora  di cammino. Non parlai più. Mi veniva solo da piangere e così accadde. L'oscurità celava le mie lacrime, ma non poteva nulla contro i singhiozzi che a volte non riuscivo a reprimere e che mi scuotevano da capo a piedi. Poco distanti da casa, mi prese con forza un polso costringendomi a sedere sui gradini di un pub fiocamente illuminato.
- Benissimo, mi dici che cos'hai? Da quando ce ne siamo andati da Hyde Park, non hai aperto bocca e non fai che piangere. Che è successo?- .Era leggermente stizzito.
-Piove- borbottai, eludendo la sua domanda.
-Me ne frego altamente anche se fosse il remake del Diluvio Universale. Non ce ne andiamo da qui, finchè non mi dici qual è il problema- adesso era molto vicino al furioso. Non c'era dubbio: era fuori di testa.
E non rispondergli avrebbe  solo fomentato la sua collera, inoltre, la pioggerellina iniziava a infastidirmi realmente.
-Cos'hai intenzione di fare?-
Mi osservò a lungo, senza capire dove volessi andare a parare. Riformulai.
-Cos'hai intenzione di fare...con me? Nel parco tutta quella pantomima degli abbracci.-alzai la voce, dura-Ti prendi gioco di me?-
Mi scrollò i capelli intrisi di acqua; lo gelai con lo sguardo.
- Senti, non crederai che, perchè sono piccola, senza famiglia e senza affetto, mi leghi a chiunque e compia azioni riprovevoli, perdendo il rispetto di me stessa. Il fatto che sia molto più giovane di te, non implica automaticamente, che io sia una sprovveduta o un'idiota. E chiarito questo, non hai il diritto di giocare con me e di ferirmi. Ho già abbastanza problemi, tra casa, scuola e lavoro senza che ti ci metti anche tu, grazie!- Sciorinai tutto d'un fiato, agitata,disperata e stravolta,  sicuramente con gli occhi da spiritata.
Aprì la mia mano, intrecciando le dita con le sue e mi scostò i capelli umidi, appoggiando la fronte sulla mia spalla. Rimase immobile con gli occhi chiusi per una manciata di minuti. Teneva sempre la mano nella mia ed io ero pietrificata.
- Profumi di more...-bisbigliò spostandosi leggermente. Aveva le sue labbra nell'incavo del mio collo, potevo sentire il pizzicorio della sua barba sulla pelle. E ogni volta che parlava avvertivo il suo respiro confondersi tra i miei capelli.
-Pensi davvero- continuò bisbigliando - che potrei prendermi gioco di te? -
-M-ma...ma...- Impossibile articolare una frase di senso compiuto. Mi stava facendo morire. Altro che sfiorargli il viso, se avesse continuato di questo passo, prima di tornare a casa avrei assecondato l'impulso folle di baciarlo.
Cercai di riportarmi nei binari della razionalità, anche se faticavo a ricordare come respirare, quindi pensare lucidamente era un'impresa titanica. Potevo baciarlo...la prima volta che ufficialmente "uscivamo insieme"? E soprattutto se non ero certa della veridicità delle sue parole. No, assurdo. Mi sarei schifata di me stessa.
Mi sciolsi dall'abbraccio e lo costrinsi a guardarmi negli occhi, benchè faticassi a sostenere lo sguardo da cucciolo adorante.
-Voglio la verità, non è un gioco. Quindi o sei sincero con me.... o devo pensare che sei un infimo, abbietto, meschino, bas...- sbottai con gli occhi velati di lacrime
Mi tappò la bocca con la mano, negando, con veemenza.
- E' puramente irrazionale, signorina Adler, ma devi arrenderti al fatto che non puoi spiegare tutto con la logica, a questo mondo. Ti sfuggirà sempre qualcosa e rimarrai sempre indietro di un passo se non ammetti che l'essere umano non è solo pura logica, ma che ci piaccia o meno esistono anche i sentimenti. Non puoi usare le stesse regole del cervello anche con il cuore. E soprattutto non puoi prevedere, calcolare e tenere tutto sotto controllo. Fatica inutile.-
- Grazie per la lezione di psicologia Freudiana, si può sapere che...-
- Credevo l'avessi capito da sola...-
Mi strinse di nuovo, ricominciando a massaggiarmi la schiena con le nocche. Continuò così per un tempo interminabile, riportandomi nuovamente in uno stato di torpore. Restai ad occhi chiusi, non m'importava cos’avrebbe potuto pensare, dopotutto era colpa sua se mi sentivo quasi drogata.
Quando mi baciò, per un istante, trattenni il fiato. Era tutto assurdo e insensato. E la cosa più insensata era che io non lo fermassi. Cercavo le sue labbra con le mie e con le mani sulla sua schiena mi aggrappavo alla sua felpa, quasi temendo che svanisse, andandosene per sempre.
Discendendo con il viso lungo il mio collo mi baciò, all'altezza della giugulare.
-Mi sono innamorato di te...-.
Gli presi il viso tra le mani sfiorandogli la barba con le punte delle dita: - lo sai che è tutto assolutamente assurdo, vero? E che tu sei un pazzo?- scesi con il tocco lieve lungo il mento. Feci scorrere parte della lampo della felpa continuando ad accarezzargli il collo fino alla nuca. Era un buon maestro. Ripercorrendo i suoi passi, gli schiusi, sul pomo d'Adamo, le labbra. Rimasi inebriata dal sentore sottile del dopobarba...
-Certo che lo so, ma in fondo, anche tu sei da psichiatria e... –
Sbuffai.
-Sei una ragazza meravigliosa.-
-Edward...-. Lo baciai.
 
 
 
 

 
 
Arrivata a casa, indugiai probabilmente per quasi un’ora dinnanzi alla porta, con la   chiave in mano...Anzitutto ero ancora in uno stato di coma neuro vegetativo e soprattutto ora, avrei dovuto affrontare Esme e non sapevo come. Ma non potevo nemmeno rimanere sul ballatoio in eterno. Mi feci coraggio ed entrai.
-Voglio sapere TUT-TO!!!-La mia amica con una poltiglia biancastra spalmata sul viso e tallonata da un Quileute miagolante, mi trascinò in cucina allungandomi una fetta di torta pere-cioccolato, la sua preferita.
Si accomodò dall'altro capo del tavolo piantandomi gli occhi in faccia con sguardo luciferino.
-Cosa avete fatto? Dove siete andati? Che ti ha detto? Si è comportato bene, non è vero?-  Stringeva il coltello per il dolce, con un’espressione tutt’altro che rassicurante.
Ero sulle spine e non sapevo da dove cominciare.
-Vostro Onore, posso appellarmi al quinto emendamento?- azzardai.
-No. Sei obbligata a rispondere. Dunque?-
-Emh...io...noi...siamo....-
-Allora?-si portò alla bocca una generosa porzione di dolce.
-Cisiamobaciati!- dissi d'un fiato strizzando gli occhi e aggrappandomi al bordo del tavolo.
Esme si stava soffocando con la torta.
-Cooosa????????????-
-Ah...ecco...non era assolutamente previsto...assolutamente!- Ero di una sfumatura compresa tra il porpora e il viola acceso.
Lei posò il cucchiaino sul piatto con gli occhi scintillanti.
-Che bellini...-esclamo con espressione rapita e le mani giunte. Una svolta romantica era quel che ti ci voleva!-
Cos'ero una cavia per esperimenti psichiatrici?
Cercai di non prendermela. Dopotutto sapevo che Esme diceva così solo perchè mi voleva bene e non era il caso di impermalosirsi troppo. Dissimulai l'amarezza sul mio viso e circumnavigando il tavolo, la abbracciai impiastricciandomi i capelli con la sua maschera antistress (yogurt mezzo cucchiaino di miele e un cucchiaino di infuso di tiglio; forse la chiamava maschera antistress per quello!).
-Ad ogni modo sorvolando sui miei appuntamenti romantici-piroettai attraverso la stanza canticchiando, spensierata-ho un regalo per te.
E perché mai? Non è il mio compleanno!-
- Ci deve essere un motivo per fare un regalo alla mia migliore amica?
-Ma non hai l'ombra di un penny!-
- Oh, poco importa!Quando l'ho vista mi sono detta:"Questa ad Esme, piacerebbe di sicuro e poi Charlotte, ha bisogno di compagnia!" e così, ci siamo fermati da Laces and Antiques e te l 'ho comperata.-
Porsi ad Esme il pacchetto, che guardava estasiata, aveva quasi le lacrime agli occhi.
-Oh...la mia Emily...la mia Emily...si era bruciata nell'incendio perchè non ero riuscita a metterla in salvo e adesso tu...La mia Emily!-
-Ehi, ehi, non c'è bisogno di piangere!!! Che pazza sei,pure tu! Era da tanto che ne cercavo una da poterti regalare. E' molto simile a quella che mi hai descritto tanto spesso. Non è che sia proprio uguale, ma insomma...Si fa quel che si può-
-Scherzi? E' perfetta!L'unica cosa che mi era rimasta di Emily era...-
Per la prima volta la vidi aprire il suo baule ai piedi del letto.
- Dov'è? Il pettinino della nonna?-continuava a frugare freneticamente tra scatoline e stoffe libri, album di fotografie e un vecchio diario.--Eccolo!-
Sistemò fra i capelli di Emily un prezioso pettinino antico con fiori di brillantini e madreperla.
-Ecco...-gorgheggiò euforica mostrandomi la bambola dai morbidi capelli corvini intrecciati e le gote color pesca,con il suo delizioso vestito verde scuro, da contadinella e il pettinino d'argento di nonna Elora -ora è proprio Emily!-
Con la bambola in braccio venne ad abbracciarmi e poi la fece sedere sul letto presentandola a Charlotte e Quileute.
-Vedrai, Charlotte, farete subito amicizia e avrai qualcuno con cui chiacchierare quando io e Bella siamo fuori. E ovviamente, tu, da bravo cavaliere, le proteggerai e starai sempre accanto a loro, vero Quileute? E ora...-proferì, rivolgendosi nuovamente a me-vogliamo i particolari, Tesorino!Non avrai pensato seriamente, che mi saresti sfuggita!-
Non conoscevo un lato tanto romantico di Esme, ma di nuovo rimasi incantata dalla sua convinzione che le bambole, quando noi non siamo con loro, siano come persone reali e parlino e si muovano, provino sentimenti ed emozioni proprio come noi.
Anche la Mamma era convinta di questa "magia" e mi diceva sempre di andare in camera sua, sedermi sul lettone e confidarmi con Charlotte quando mi sentivo triste. Lei mi avrebbe ascoltata e mi avrebbe capita; e sicuramente mi avrebbe dato consigli preziosi, se ascoltavo con attenzione il mio cuore.
Quella sera Esme si addormentò abbracciando Emily. Di sicuro il regalo era gradito! 
  
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