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Autore: Twiggy_Earlgrey    03/02/2015    2 recensioni
I personaggi ormai li conosciamo. Edward e Bella.
Ma in questa storia Bella, diciassette anni, è da poco orfana di madre e il padre non l'ha mai conosciuto. Molte cose accadranno nella sua vita, anche se dall'esterno questa potrebbe apparire, monotona e piatta.
E poi c'è lui, Edward. Più grande di lei, ha inseguito il sogno della sua vita e cioè quello di diventare medico.
Si incontreranno? Cosa accadrà? A voi scoprirlo!
***
Bene! Dunque, questa storia x me non è una novita e nemmeno x EFP. L'avevo già pubblicata anni fa e poi cancellata perchè non mi soddisfaceva. Ora invece è terminata e la posso reinserire, perchè sono soddisfatta di quanto ho scritto. E qui rimarrà...
NOTE: Tutti umani. - Il contesto è differente da quello dei libri, come capirete leggendo. Tanto x dirne una, siamo non a Forks, ma in un quartiere dell'uggiosa Londra (che cmq ha in comune con la cittadina americana, la pioggia!). - Alcuni "ruoli" dei personaggi sono un pò "diversi".
Spero cmq, nonostante queste modifiche che vi piaccia!
KitchenMaid
Genere: Fantasy, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Edward Cullen, Esme Cullen, Isabella Swan, Un po' tutti
Note: AU, Missing Moments, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più libri/film
Capitoli:
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Fai la brava e stai su di morale mi raccomando. - Mi impartì l'ordine non solo con le parole ma anche con lo sguardo, in quel momento severo che non ammetteva repliche.
Edward mi costrinse a sciogliermi dall'abbraccio. Lo guardai, impassibile. Non ero più padrona del mo corpo ero insensibile fisicamente a tutto. Mi sforzavo solo di trattenere il dolore.
"Se vuole lasciarmi...se...deve, non devo piangere, davanti a lui. Non devo dargli questo peso di cui potrebbe sentirsi in colpa per tutta una vita. Sii forte Bella, non piangere ,ora. Fallo per lui. Dopo ce ne sarà tutto il tempo."
Salì sulla moto e il rombo del motore coprì l'urlo che mi esplose nella testa. Lo guardai in viso. Era tranquillo. Meglio così. Lo amavo troppo per poter sopportare anche il solo pensiero del suo tormento...mi avrebbe disintegrato l'anima, più della mia stessa sofferenza. Infilò il casco e mi fece un cenno di saluto con la mano. Restai impietrita a catturare con lo sguardo il più possibile di lui. Perchè mi sarebbe dovuto bastare. Per tutta una vita. Avrei voluto baciarlo un ultima volta,avrei voluto abbracciarlo, aggrapparmi a lui. Lui che era stato la mia luce, per tutto quel tempo. Camminai lentamente,ma quando gli alberi gli impedirono di vedermi, corsi finchè non lo vidi scomparire dietro alla curva. Mi fermai tendendo l'orecchio e poi anche il rumore assordante della Honda svanì, lasciandomi sola in mezzo alla strada. Volevo urlargli di tornare indietro. E che lo amavo più di quello che fossi in grado di spiegare a parole. Più di quello che io stessa potevo capire. Che se il motivo per il quale se ne stava andando ero io…se era colpa mia…mi dispiaceva….sarei cambiata, avrei fatto di tutto…
-Torna…-
Volevo dirgli così tante cose... E non potevo. E non avrei potuto mai.
Per la prima volta fui grata a quel lavoro che tanto odiavo, e che da troppo tempo mi tormentava. Sapevo la strada per tornarmene a casa a memoria e fu un bene, perchè non mi rendevo conto di dove stessi andando. Non vedevo il bordo del marciapiede, mi girava la testa e le lacrime si rincorrevano sulle mie guance. Il cervello si rifiutava di mettere a fuoco cose e persone.
Mi girava la testa e Ragione e Sentimento parlavano tra di loro, mi urlavano contro, ma non riuscivo a capire.
"Fai la brava e stai su di morale"
"Ti prego Dio, lasciami morire...non essere arrabbiato con me. Ti prego, ti scongiuro, ti supplico prendi la mia anima, fallo adesso, se non puoi farlo tornare. Perché? E’ perché ero di nuovo felice? E’ perché lo amavo troppo, non è vero?L’hai lasciato andare, me l’hai portato via, ora pretendo che lo riporti indietro. Perché non lo fai? Ti diverte farmi star male, eh? Che Voi tutti siate maledetti, Lassù, che io sia maledetta, dannazione! Riportalo da me, ti imploro, altrimenti distruggimi…"
"No... Non vorrebbe. Vuoi farlo soffrire?"
"No! Mai! Lui, no! Ma..."
"Devo restare viva per lui, continuare per lui", come prima, anche adesso lui era il fulcro di tutto. Doveva esserlo. Si era portato via il mio cuore e la mia essenza. Ma se mi fossi davvero suicidata, come il dolore mi spingeva a pensare, non se lo sarebbe perdonato per tutta la vita. Anche se...la fine di tutte le sofferenze...mi allettava.
Non riuscivo più a respirare, e sentivo la nausea farsi sempre più forte. La testa...la nausea. Il sangue mi pulsava nelle tempie e avevo freddo.
Perchè la strada non finiva? Perchè proprio oggi non riuscivo a tornare presto a casa?
Una voce lontana, mi chiese se avevo un accendino. Non risposi e non vidi chi mi stava parlando. Tirai semplicemente dritto.
"Fai la brava e stai su di morale" Ancora la sua voce nella mia testa. Attraversai di corsa la strada, per fuggire da quelle parole e dall’immagine di lui che se ne andava. Un auto inchiodò di colpo per evitare di investirmi, il guidatore urlò una serie di imprecazioni verso di me. Io continuavo a correre tappandomi le orecchie.
-Basta...basta...- piansi. Il respiro era sempre più corto e affannoso e mi doleva un fianco.
Ecco casa.
Mi gettai di peso contro la porta, senza richiudere a chiave. Non c'era nessuno. Casa vuota e silenziosa. E buia. Sentivo il tonfo dei miei piedi sulle scale in legno. Stavo per cedere. E non sapevo cosa sarebbe accaduto.
"Dio, porta indietro il tempo...o distruggimi. Non lasciarmi qui, preda di tutto questo dolore"
Sbattei la porta. Esme non c'era. Eccomi a casa.
Per un istante rimasi inebetita senza pensare né provare nulla. Sentivo il senso di nausea crescere. Avevo già la bocca piena di saliva, mi pizzicava l'interno delle guance. Pochi secondi e avrei riversato l'anima, o quel che ancora ne rimaneva, sul pavimento.
-PERCHE'E'E'E'E'E'E'E'E'??????????????- urlai tremando violentemente.
Provai l'istinto di mettere tutto a soqquadro. Aprii il primo cassetto della cucina e afferrai un coltello stringendo il pugno sulla lama.
"No!" ordinò Ragione. "Lui..."
-Soffrirebbe- mormorai, di colpo svuotata. Rimisi il coltello al suo posto. La lama non era penetrata nella carne, ma avevo un profondo livido violaceo.
Giunsero d'un tratto, numerose fitte allo stomaco che mi diedero il colpo finale. Qualcuno spense di colpo la luce e persi i sensi.
-Ecco...piano. Piano...brava, così...-
- Esme...- Mi teneva la testa sollevata.
- Ma che è successo?Perchè vuoi ucciderti?- chiese perplessa.
Lo stavo dicendo ad alta voce? Mi sforzai di chiudere la bocca. Lei, intanto, mi ripuliva il viso con una straccetto bagnato sporco ormai di sangue. Avevo uno strano sapore in bocca, sicuramente dovevo aver vomitato. E probabilmente nel cadere svenuta mi ero morsa l'interno della guancia oppure il labbro, ecco il perchè del sangue.
Riuscii solo a mormorare - Edward...- poi le lacrime e i singhiozzi mi impedirono di dire altro. Ma non serviva. Esme mi abbracciò e rimanemmo sedute sul pavimento fino a che i miei occhi non ebbero più lacrime.
Credevo che non avrei potuto dormire quella notte, invece alla fine, dopo pianti infiniti e ripetute incursioni in bagno a vomitare quello che non avevo nello stomaco, caddi sfinita in un profondo blackout. Esme e Quileute restarono sempre accanto a me.
In quelle interminabili ore avevo concretamente pensato a svariati modi per togliermi la vita, senza avere mai il coraggio di farlo. Solo e sempre per lui. Ma ebbi anche un'idea,che mi rese meno disgustosa  la vista del sole nascente.
Dovevo andare in ospedale.
 

 
Qualche ora più tardi entrata in ospedale cercai la dottoressa che era stata accanto a me con Edward al momento del risveglio dal coma. Nell'attesa, mentre lei finiva di consultarsi con un collega, controllai il mio riflesso nella vetrata della farmacia. Bhè una volta sgonfiati gli occhi con il ghiaccio e con una buona dose di trucco ero quasi umana.
Avevo architettato un piano semplice e infallibile. Contai i numeri delle stanze e se memoria non mi ingannava la prima camera degenti dopo il suo studio era la trecentosessantotto.
" Speriamo di non sbagliare"
- Ciao! come mai da queste parti? come va?- disse la dottoressa con un'espressione affabile.
- Tutto magnificamente- "Oh, si...certo" - sono venuta a trovare un parente ricoverato qui. Mi può dire dov'è la  trecentosessantotto?-
- Ti ci accompagno...-
Mi condusse fino quasi alla fine del corridoio ed indicò una targhetta del numero.
-Ecco!- Se ne andò.
-Gentilissima!- socchiusi la porta fingendo di essere preoccupata, che il "mio parente" dormisse e mi accertai che la dottoressa se ne andasse.
Poi entrai nella stanza adiacente chiudendomi alle spalle la porta. Mi avvicinai alla sua scrivania. Possibile? che non avesse una foto, le hanno tutti... Mi voltai verso il portatile. Spento. Ovvio. Tentai comunque...anche se sicuramente ci sarebbe stata la password.
Mossi il mouse e lo schermo si illuminò. "Fantastico! Era solo in standby".
 Infatti qualcuno lo aveva utilizzato poco più di venti minuti prima per controllare la sua posta elettronica.
Trafficai un pò, cercando nelle immagini una sua foto, c'era di tutto tranne quello che poteva interessarmi. Tutti documenti di lavoro.
"Aspetta...Cena di Natale"
Aprii i files facendoli scorrere l'uno dopo l'altro. Risalivano ad una cena, tra colleghi di un paio di anni prima. "Ma dove sei, forza, non ho molto tempo" Un pensiero mi gelò il cuore: che le avesse solo fatte, le foto? Erano solo una trentina e me ne mancavano solo due. Uno...niente. Due...eccolo! Eccolo. Iniziai a piangere convulsamente. Eccolo lì, il mio Angelo Custode, con un festone dorato dell'albero attorno al collo e l’espressione, corrucciata, nonostante il sorriso, probabilmente per essere stato immortalato.
"Stampa. Una...no, meglio due copie..."
E mentre del semplice inchiostro, fissava sulla carta l'unica ragione della mia esistenza, frugai nei cassetti. Altri documenti di lavoro, la sua penna preferita, con un puma disegnato...e anche...
"Un flacone quasi nuovo di benzodiazepine...ma pensa...sei proprio un Angelo, Edward, è giusto quello che mi serve"
Misi tutto il mio bottino, nelle tasche del cappotto e mi presi qualche secondo per piegare delicatamente le fotografie ed evitare che si gualcissero. Nell'uscire dallo studio, notai sull'appendiabiti la sua sciarpa nera. Volevo impormi di non credere che fosse sua, benché ne fossi più che sicura. Però, non potevo mentirmi per evitare un dolore che stava gà rompendo gli argini della mia mente.
Con le lacrime che mi pungevano gli occhi, misi al collo la sciarpa e aprii la porta. Un infermiere stava passando con il carrello della colazione. Attesi che entrasse in una stanza e uscii.
Mi accorsi che avevo trattenuto il fiato finche non sentii il sibilo delle porte scorrevoli chiudersi dietro di me. Arrotolai la sciarpa e mi coprii il naso. L'impatto fu una staffilata al cuore"Il suo dopobarba...il suo profumo...".Corsi fino ad una panchina libera e mi ci lasciai cadere, scoppiando a piangere.
Avevo rubato. Io, che non avrei mai tolto una caramella ad un bambino. Per amore avevo rubato. Presi il flacone di ansiolitico. Contai le gocce che cadevano nel tappo. E ne sentii il sapore amaro sotto la lingua.
-Idiota! non così!!!- Curioso...Ragione, ora mi rimproverava con il suo stesso timbro di voce...ero davvero pazza!
 Presi la foto e la aprii. Non capivo se era più il dolore o la felicità. Era perfetta...un regalo perfetto...il suo ultimo regalo perfetto. Sorrideva. Quel sorriso caldo che gli addolciva i lineamenti del volto e quell'espressione buffa con le guance piene, da bambino. Risi fra le lacrime, mi ricordava Cip e Ciop con la bocca piena di nocciole. Era perfetta, perchè era così che volevo vederlo, sempre. E avrei avuto per me,il dono di quel sorriso ogni giorno.
E di nuovo, potevo quasi pensare razionalmente. Sapevo già cosa sarebbe accaduto: non avrei abbandonato quella foto, mai e gli avrei parlato e raccontato il mio dolore e cercato i suoi consigli e riso a qualche sua vecchia battuta, attraverso i ricordi. Se volevo vivere, lui doveva restare accanto a me. Avevo bisogno di lui. Volevo lui. Avevo cercato di spiegarglielo quando eravamo ancora insieme, avevo tentato di dirgli che lui era la mia vera essenza, il mio respiro. Qualunque fosse la ragione del suo allontanamento da me, implorai Dio di proteggerlo e di stargli sempre accanto, quando io ora ,non potevo più farlo. Io, invece, adesso, avrei dovuto camminare da sola, lungo la mia strada. La mia stella si era oscurata eppure io continuavo a fissare il cielo con un ostinazione tale che mi permetteva ancora di trovarla e di vederla brillare, nonostante si trattasse solo di illusione. Dovevo camminare da sola lungo la mia strada, ma vivendo come se fosse ancora con me.
-Ricorda, -mormorai contemplando la sua immagine -per te ci sarò sempre. Voglio solo che tu sia felice e che tu stia bene poi, io in qualche modo saprò cavarmela, vedrai. Sappi che per te, per qualsiasi cosa mi troverai ad aspettarti. Nella vita e nella morte. Io sarò sempre qui. E un giorno ti rivedrò e starò di nuovo, insieme a te. Fino ad allora, mi impegnerò per migliorare ed essere  la persona a cui hai voluto bene e che stimi. Sarò la persona che saresti fiero di avere accanto. E non ci sarà nessun altro. Mai. Finché avrò vita. Questa è la mia promessa, Dio mi sia testimone. -
Adesso, cominciava ad assalirmi la stanchezza complice anche il tranquillante in circolo. Erano le 9 del mattino e riecheggiava nell'aria ancora l'ultimo rintocco delle campane. Volevo solo tornare a casa e nascondermi sotto le coperte lontano da tutti. Lontano dal dolore che mi artigliava dentro. E così feci, con la sua foto posata sul cuscino.
 

***Angolino di Kitchen Maid ***
Bene...eccoci qui.
Poichè come ben sappiamo - e come Bella sa ancor meglio- la vita non è tutta rose e fiori.
E qui mi sento di "incavolarmi" contro tutti quelli che danno a Bella (quella del libro, voglio dire) della morta vivente, della "stupida" quando in New Moon, cade in una forte depressione a seguito dell'abbandono di Edward. O della "smidollata" paragonandola ad Hermione e all'atteggiamento che ha quest'ultima quando nel 7 libro di HP Ron la lascia...
ForseBella  non sarà Wonder Woman e va bene tutto, ma non siamo tutti uguali, e davanti ai grandi dolori reagiamo tutti in modo differente. Non c'è un "giusto" e uno "sbagliato" quando non si sta bene. C'è solo un forte dolore e basta. E non è giusto puntare il dito, solo perchè una persona reagisce "male" a nostro giudizio, solo perchè è più fragile o emotiva.
Ci sono crimini peggiori nella vita, che non fare sempre la suer eroina con la spada tratta.

Ecco tutto. Volevo solo difendere Bella, nonostante tutti i suoi difetti (come ognuno di noi, e anche Hermione ha i propri), da tutti quei lettori che le "ridono in faccia". E badate: amo infinitamente Hermione come personaggio, ma sono molto legata anche a Bella e nel mio cuore di lettrice, non mi metto nemmeno a far confronti sulle due saghe anche perchè sono diverse. E difetti o pregi dei libri e personaggi a prescindere, cerco di "prendere" il buono che trovo in ogni libro, senza intestardirmi sui difetti....

Cmq dopo la mia arringa =) torno alla "mia" Bella e se non fosse che (purtroppo, devo ammetterlo) sono cose che ho già passato e che ho scritto solo per "guarire", bhè...mi metterei davvero a piangere x la sua sorte.
Certe ferite difficilmente guariscono a prescindere dal tempo che passa....purtroppo è così. O almeno lo è x me....
Cmq, lasciamo perdere altrimenti diventa uno scritto di psicanalisi =)

Fatemi sapere che ne pensate... Ps: ribadisco: se trovate nomi che non vi corrispondono, fatemelo sapere, x favore. Pur ricontrollando, magari sfugge, complice stanchezza e vista da talpa cecata!
Baci e buona notte
Vostra 
Kitchen Maid

 
  
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