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Autore: Strega_Mogana    03/02/2015    3 recensioni
Severus Piton non è il Principe Azzurro.
Severus è un cattivo.
E per i cattivi non esiste un “per sempre felici e contenti”
Genere: Avventura, Comico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Het | Personaggi: Altro personaggio, Severus Piton
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da Epilogo alternativo
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Capitolo 19: Quando meno te lo aspetti

Genio e Scendiletto stavano fuori dalla grotta aspettando che i due maghi uscissero trionfanti. Ormai era notte da un pezzo, avevano acceso un fuoco e combattevano la noia giocando a carte.
- Scopa! – urlò il genio buttando sulla sabbia una carta.
Il tappeto, demoralizzato per aver perso l’ennesima partita, riprese a fare il mazzo.
Improvvisamente la terra tremò sotto i loro piedi, Genio si guardò attorno, Scendiletto, con una nappa, gli indicò l’entrata della Caverna.
Dalle fauci aperte del leone di pietra usciva un denso fumo verdognolo.
- Oddio!- esclamò Genio quando sentì l’odore– Che puzza mostruosa!
Una delle grandi narici del leone si dilatò sollecitato dal fetore nauseabondo che arrivava dal suo interno.
- Cosa diavolo state facendo là sotto!- urlò - Ora vi faccio vedere io a fare certe cose a casa degli altri! – e, detto questo, la Caverna sputò fuori Timon e Pumba.
- Hakuna Matataaaaaaaa!! - gridarono in coro mentre finivano in qualche posto sperduto.
Subito dopo furono sputati con poca grazia anche Severus e Patricia.
Genio li guardò sfrecciare in cielo come due stelle cadenti al contrario, e quando non furono altro che due puntini in lontananza tornò a guardare Scendiletto.
- Beh...- fece alzando le spalle – deduco che non abbiano più bisogno di noi. Torniamo in albergo, Scendiletto?

* * * *


Patricia aprì gli occhi ritrovandosi a fissare un cielo con poche, sbiadite stelle.
- Salazar che volo. - mormorò constatando d’esser precipitata su un cumulo di reti da pesca - Dove diavolo sono finita? – mormorò alzandosi e togliendosi dai vestiti alcuni resti puzzolenti di pesce.
Si tastò il corpo alla ricerca di qualcosa di rotto, fortunatamente a parte qualche dolore qua a là stava bene.
Si guardò attorno cercando l’amico.
- Severus?
Nessuno rispose al suo richiamo. Si incamminò spaventata, non aveva intenzione di stare in quel luogo da sola.
- SEVERUS!
Si ritrovò a fissare delle navi che galleggiavano pigre, ammainate in porto; alcuni mariani erano a bordo intenti a sistemare le cime o pulire i ponti. Da alcune taverne, dalle insegne sbiadite e di dubbio gusto, arrivava pessima musica suonata da un pianoforte mai accordato e grida di uomini ubriachi.
- Fantastico. – mormorò la donna continuando a guardarsi attorno – Se andrà tutto bene verrò scambiata per una buona mano a carte!
Mentre camminava lungo la strada in penombra intravide due grossi marinai camminare verso di lei. Spaventata si appiattì contro la parete nascondendosi nell’ombra di un balcone.
- Quello deve essersi preso una sbornia colossale.- disse il primo – Non ho mai visto un uomo dentro un barile a testa in giù!
- E hai visto che pantaloni portava? – continuò l’altro – Di sicuro veniva da qualche città ricca.
Patricia non sapeva se parlavano di Severus, ma decise comunque di dare un’occhiata più da vicino a questo tizio ubriaco nel barile.
Percorse la strada che avevano fatto i due energumeni, le ci volle poco per vedere un barile da cui spuntavano un paio di gambe.
La strega riconobbe immediatamente gli abiti. Corse verso di lui con un sorriso.
- Sevvy! - quasi gridò felice – Mi hai spaventato a morte!
- Fammi uscire! – la voce del mago uscì ovattata dal legno della botte - E non chiamarmi Sevvy!
- Sei pesante. - bofonchiò la strega cercando di far cadere il barile – Ma quanto sei ingrassato negli ultimi anni?
Esasperata Patricia sferrò un forte calcio alla botte, la quale oscillò per un paio di volte per poi cadere a terra, infrangendosi in mille pezzi. Severus si ritrovò seduto per terra ricoperto di schegge di legno e pesce di almeno due giorni.
- Stai bene? – gli domandò la donna.
Con una smorfia schifata, degna della casa di Salazar, il mago tolse il pesce dal suo corpo per poi annusarsi i vestiti umidi.
- Puzzo di pesce!
- Qua tutto puzza di pesce...- constatò l’altra – nessuno se ne accorgerà.
Seveurus si alzò e prese la borsa finita poco lontano.
- Hai un’idea di dove ci troviamo?
- No. Ma dato il mare, le navi e tutti i marinai ubriachi che ho visto direi che siamo in una città di mare.
Severus aprì lo zaino alla ricerca degli appunti di Merlino. Aveva anche la mappa, poteva provare a capirci qualcosa.
In quel momento si sentirono rumori provenienti dal mare. Era lo stesso suono che facevano i tentacoli della piovra gigante quando si divertiva a far spaventare gli studenti del primo anno durante il loro primo viaggio sulle barche incantate.
Mentre Severus controllava la mappa, Patricia si affacciò dal molo curiosa.
C’era una sirena, aveva lunghi capelli dorati e una bellissima coda azzurra con riflessi argentati; stava nuotando verso il mare aperto.
- Mi scusi?- fece la strega osservando il mezzo pesce.
La sirena si fermò e alzò lo sguardo.
- Desidera?
- Come si chiama questo posto?
- La Penisola che non c’è.
La donna corrugò la fronte poco convinta.
- Conosco quell'espressione, - ridacchiò la sirena - L’Isola che non c’è si trova in un mare dall'altra parte del regno. Anni e anni fa, alcuni bimbi sperduti ribelli, hanno lasciato l’Isola e hanno fondato questa città ribattezzandola la Penisola che non c’è. Praticamente qui ci sono tutti i nemici di Pater Pan e dei bimbi sperduti: i pirati approdano qui per i rifornimenti e per sistemare i vascelli.
- Un bel posto sicuro, - sentenziò Severus da dietro la mappa. Anche se concentrato su un altro lavoro aveva sentito la discussione con il mezzo pesce – proprio quello che ci mancava. Un covo pieno di pirati e delinquenti.
- Terrei gli occhi sulla tua ragazza. – echeggiò la sirena dal mare.
- Io non sono la sua ragazza!
- Qui girano solo marinai... - spiegò la creatura marina ignorando le proteste della strega - stanno in mare mesi... senza vedere una donna. Puoi ben immaginare cosa succede quando un bel visetto come il suo inizia a girare per le strade di questa piccola città.
Patricia si passò una mano sul volto, scappare da un branco di mariani ubriachi e allupati non era il suo sogno nel cassetto.
- Mi inventerò qualcosa. – fece lei.
- Allora vi saluto stranieri... divertitevi... – e, detto questo, la sirena si inabissò senza ritornare in superficie.
Severus e Patricia si guardarono per qualche minuto in silenzio, entrambi stavano pensando a come stare in quel posto senza attirare troppo l’attenzione.
- So cosa devi fare. - disse infine il mago chiudendo la mappa.

* * * *


Patricia si guardò per la centesima volta i vestiti che Severus le aveva dato. Erano suoi, più grandi di almeno una taglia, aveva dovuto fare il risvolto ai pantaloni verde bottiglia e la camicia era legata in vita visto che le arrivava fino alle ginocchia. Aveva indossato un cappello nascondendo i lunghi capelli neri, si era fasciata il torace cercando di appiattire il seno, e stava cercando si assumere un'aria maschile.
- Gli uomini non camminano così. - la rimproverò in un vicolo deserto – Meno impostata, meno... provocante...
- La mia camminata è provocante?
- Qui tutto di te è provocante, Patricia. E cerca di abbassare la voce.
- Va bene, Sevvy. - rispose lei cercando di imitare il suo timbro di voce.
- Anche da uomo non devi chiamarmi Sevvy.
Iniziarono a camminare per le vie di quella città, incrociando solo marinai di tutte le età, molti cantavano ubriachi, alcuni dormivano agli angoli delle strade. C'erano veri e propri combattimenti ai crocevia, dove alcuni duellavano in modi meglio non specificabili, altri scommettevano.
Riuscirono a trovare una locanda più silenziosa delle altre. Era semi deserta, il pianista, un vecchio pirata con una benda sull’occhio, una gamba di legno e un pappagallo sulla spalla vecchio quanto lui, stava strimpellando il piano emettendo strani versi. Probabilmente era la sua idea di canto.
Si misero a sedere ad un tavolo isolato. Severus prese due birre e ne porse una a Patricia.
- Non dobbiamo dare nell’occhio.
- Lo so. – rispose la strega guardando quel calice che, molto probabilmente, non veniva pulito da un paio di secoli – Cosa dicono gli appunti di Merlino?
- Dobbiamo trovare la Jolly Roger.
Patricia lo guardò come se fosse del tutto impazzito.
- Tu sai a chi appartiene quella nave, Severus?
- Per una volta so di chi stiamo parlando. Ma abbiamo comunque bisogno di una nave. L'ultima gemma dovrebbe trovarsi sull'Isola della Bella Addormentata.
- Mai sentita. - dichiarò Patricia facendosi coraggio e bevendo un sorso di birra – Come conosci la Jolly Roger?
Piton fece un sorriso obliquo.
- Tra cattivi ci si conosce.
Uscirono dalla locanda dopo aver discusso un nuovo piano d’attacco.
Camminarono per circa un’ora lungo il molo, ponendo semplici domande, senza mai chiedere apertamente del vascello che stavano cercando, senza trovare un indizio o solo un marinaio abbastanza ubriaco a cui porre domande con la consapevolezza che il giorno dopo non avrebbe ricordato nulla.
Con il morale a terra, Patricia e Severus iniziarono a cercare un posto per la notte.
- Aspettami qui. – fece il mago entrando in quella che sembrava una vecchia osteria – Chiedo se hanno una camera.
Mentre Severus rimediava una stanza, Patricia stava appoggiata al muro della casa guardandosi attorno come se, all’improvviso, dovesse sbucare qualcuno e farle del male. Era spaventata da quel posto... ed era la prima volta che aveva veramente paura di quell’insolito mondo.
Improvvisamente da un vicolo laterale sbucarono due marinai, visibilmente ubriachi: barcollavano reggendosi a vicenda, cantando a squarciagola vecchie canzoni piratesche e sbandierando la bottiglia di liquore come se fosse lo stemma di una bandiera.
Quando videro il giovane marinaio appoggiato al muro e al buio si fermarono e lo guardarono intensamente.
- Ehi tu mozzo!- urlò il primo dei due. Era grosso almeno quanto Hagrid, aveva i capelli lunghi, sporchi e cespugliosi, i vestiti logori e strappati e pochi denti in bocca – Cosa ci fai qui?
- Chi io?- chiese Patricia imitando la voce di un uomo come le aveva insegnato Severus.
- Quanti mozzi vedi in questo vicolo? – ringhiò l’altro. Era magro come un grissino e alto la metà di quell’omaccione che gli stava accanto. Anche i suoi vestiti erano luridi, era rasato e, in vita, aveva una decina di coltelli.
- Sto aspettando il mio compagno... stiamo cercando un buco dove dormire per stanotte. – Patricia si domandò se il linguaggio fosse appropriato. Aveva una vaga idea di come parlavano dei pirati, ma leggere i libri e trovarsi davanti un pirata in carne ed ossa era tutt’altra faccenda.
- Come ti chiami ragazzo?- fece il primo pirata.
- Il mio nome?
- Sì, sai quella cosa che ti ha dato tua madre appena ti ha scodellato fuori?
- Ovvio che ho un nome... ed è un nome di un vero pirata... emmmh io... mi chiamo... Bill!
I due si guardarono in faccia come se stessero valutando quel nome.
- Sei un pirata, Bill?
Patricia cercò di imitare la risata di un uomo.
- Se sono un pirata mi chiedete? Io e il mio compagno siamo temuti pirati appena sbarcati. L’ultima nave che ci ha ospitati non era degna di esser chiamata nave pirata così abbiamo abbandonato quel mediocre capitano e siamo alla ricerca di un vero Capitano da seguire.
- Come si chiamava questo capitano?
Patricia si ritrovò a corto di bugie, aprì la bocca dicendo il primo nome che le venne in mente tenendo le dita incrociate.
- Harry.
I due marinai sputarono a terra disgustati.
- Quello non è buono neppure per gli squali. – disse il pirata più grosso – Tu e il suo amico avete fatto bene ad andarvene.
In quel momento Severus uscì dalla locanda, lanciò un'occhiata prima ai due pirati, poi a Patricia.
- Questo è il tuo amico? - domandò il secondo pirata esaminando il mago con occhio critico.
- Sì,- rispose Patricia dandogli un piccolo pugno sul braccio – Lui è Sev... Sveglio! Lo chiamiamo così perché dorme con un occhio aperto per sorprendere i nemici.
I due lanciarono un fischio di approvazione.
- Se state cercando un nuovo capitano da seguire potete venire con noi! - esordì il primo marinaio – A lui farà piacere. Cerca sempre nuovi marinai.
- Noi dobbiamo raggiungere l'Isola della Bella Addormentata. - spiegò Severus. - Abbiamo una nave che ci aspetta là.
- Questo non è un problema. - disse il pirata.
- Andiamo. - continuò il secondo – La Jolly Roger non è lontana.
Non credendo a tanta fortuna Severus e Patricia li seguirono.
Il vascello era il più grande di tutta la baia, il legno era straordinariamente tirato a lucido, chiaro con intarsiati vari motivi orientali. Le vele erano di un bianco quasi accecante sotto la luna.
La bandiera nera spiccava di fronte a tutto quel bianco. Severus si ritrovò a guardare il teschio candido quasi aspettandosi di vedergli uscire dalla bocca un serpente.
I marinai stavano sistemando le ultime cose prima della partenza. Salirono lungo il traballante ponticello di corde e legno, seguirono i due pirati fino alla cabina del capitano.
Il pirata corpulento bussò con forza alla porta.
- Chi è? - gracchiò il capitano dall’altra parte.
- Capitano, abbiamo due nuovi uomini.
La porta si spalancò all’improvviso.
La prima cosa che Patricia notò fu l’uncino che l’uomo aveva al posto della mano destra. Capitano Uncino non doveva avere molti anni in più di lei e Severus, eppure sembrava molto più vecchio. Aveva i capelli più lunghi di Severus, folti, neri e ricci, in parte nascosti da un cappello di spesso velluto rosso. Il vestito sembrava pesante, anche questo rosso con preziosi ricami d’oro. I bottoni erano di madre perla, il viso era rigato da alcune rughe profonde, aveva un naso adunco e due occhi neri.
Socchiudendo gli occhi Patricia si rese conto che assomigliava molto a Severus.
Patricia lanciò una veloce occhiata al suo compagno: era stranamente taciturno.
- Capitano! - gracchiò il marinaio – Mentre eravamo in perlustrazione della zona abbiamo incontrato questi due compagni. Hanno abbandonato la nave di Capitan Harry, devono recarsi all'Isola della Bella Addormentata e il codice...
- Lo conosco il codice stupido ubriacone! – ringhiò il capitano sputazzando la saliva in faccia al marinaio – Aiuteremo questi due compagni, ma prima una domanda: cosa ne pensate di Peter Pan?
Patricia socchiuse gli occhi cercando di ricordare tutto quello che sapeva su Peter Pan e i suoi nemici.
- Quel marmocchio volante è solo la feccia dell’Isola che non c’è. – rispose Severus per entrambi con un tono che stupì la maga – L’unico posto per quel fetente è il fondo agli oceani, legato con una spessa catena e cosparso di sangue per far avvicinare gli squali.
La strega era ammirata e spaventata nello stesso tempo, aveva la netta impressione che quello fosse più un piano per eliminare Potter piuttosto che Peter Pan. E Severus era strano...
- Ben detto marinaio!- rispose felice Capitan Uncino sorridendo porgendo la mano al mago – Come ti chiami?
- Il mio nome è Spugna, Capitano! – urlò Severus a pieni polmoni.
Patricia sgranò gli occhi.
   
 
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