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Autore: ninety nine    03/02/2015    4 recensioni
La ribellione è conclusa da anni ormai. Katniss si è fatta una famiglia, con Peeta. Ma i suoi pensieri tornano spesso a Gale, anche se cerca di scacciarli. E un giorno, eccolo che torna. Nei boschi del distretto, si ritrovano. Gale torna nel 12...e complica, o migliora le cose. Questo dipende dai punti di vista... a voi la scelta.
Questa è la storia di Katniss Everdeen e del suo incontro con una delle persone che più hanno contato per lei, Gale Hawthorne, amico e compagno di caccia. O qualcosa di più?
Genere: Avventura, Sentimentale, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Bimba Mellark, Bimbo Mellark, Gale Hawthorne, Katniss Everdeen, Peeta Mellark
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Quei due ragazzi ora camminano fianco a fianco verso il treno che li riporterà verso il distretto dodici, ma le loro mani non si toccano.
Abbiamo salutato Annie e Cinna all'ingresso della stazione, ma nessuno dei due famigliari di Finnick ha voluto entrare. Credo che, soprattutto ad Annie, i treni portino troppi brutti ricordi. Prima di ripartire l'ho abbracciata. Sono stata la prima a stupirmi del mio stesso comportamento, sono sempre stata piuttosto restia nei confronti del contatto fisico e come se non bastasse non ho mai capito Annie fino in fondo.
Questo viaggio mi ha davvero aiutato a dimenticare il passato. Anzi, no. Dimenticare non è il termine giusto. Ricorderà per sempre ciò che è accaduto a me e alle persone che mi sono state al fianco, ma con questo viaggio l'ho accettato. Certo, non del tutto.
Osservo con una punta di rimpianto la mano di Gale, segnata da cicatrici e calli.

Hai scelto, Katniss. Mi dico. Per la seconda volta, hai scelto Peeta.

Sentendo i miei occhi che la osservano, Gale chiude la mano a pugno e abbassa la testa. Per ignorare l'impulso di prendergli le dita e intrecciarle una ad una con le mie, mi sfioro la pancia. Probabilmente il giovane mi sta osservando con la coda dell'occhio, perchè lo vedo mordersi il labbro inferiore.
Distolgo velocemente gli occhi, che vanno a posarsi sull'orario dei treni affisso a una delle pareti. In effetti, ci sarebbe ancora un distretto che vorrei vedere, almeno di sfuggita, prima di tornare da Peeta e dai bambini. L'otto. Il distretto di Bonnie e Twill, di quelle due donne che mi hanno fatto capire, per la prima volta, quanto la gente contasse su di me.

-Aspetta, Gale.-

-Che c'è?- mi domanda, osservando a sua volta gli orari del treno con fare piuttosto perplesso. -Pensavo volessi tornare a casa.-

Mi fa piacere che stia ricominciando a considerare il Dodici casa sua e non il Due o qualche altro distretto.

-Ricordi le due donne di cui ti ho parlato una volta, quelle che ho incontrato nei boschi, dirette al Tredici? Mi piacerebbe andare al loro distretto. Ho saputo che hanno ricoperto un muro di piastrelle con i nomi dei primi ribelli e tra questi ci sono anche loro. Dopotutto, sono state loro a nominare per prime il Tredici, no?-

Il ragazzo annuisce.

-Già.- sorride, come se stesse ricordando i vecchi tempi. - Già, è stato anche grazie a loro se la ribellione si è svolta. La scelta è tua Katniss. Sei tu quella che ha fretta di tornare, io ho vagato per talmente tanto tempo ormai, che un giorno in più non mi cambia.-

Mentre pronuncia queste parole, il peso di tutti gli anni che il mio migliore amico ha passato lontano da casa mi piomba sulle spalle come fosse un macigno. Undici anni. Undici anni ha passato lontano dal Dodici per tornarci pochi giorni e ripartire.
Perchè lo ha fatto?

Lo sai Katniss, il perchè. Lo ha fatto per te. Perchè ti ama. E per lo stesso motivo ha avuto il coraggio di lasciarti scegliere Peeta. Non una, ma due volte. E tu ora vuoi tenerlo lontano ancora da casa sua?

Sto quasi per dirgli che non importa, di correre a prendere il treno che ci riporterà nel distretto più remoto di Panem, quando vedo quelle stesso treno passarci a fianco, in corsa.

-Accidenti- impreco fra i denti.

Gale non mi sente, o finge di non farlo.

So che l'ipotesi più probabile è la seconda.

-Beh, Catnip. Evidentemente, il destino ha scelto per te. A che binario è il treno per l'Otto?- ridacchia, come farebbe un ragazzino che ha appena compiuto una monelleria.

-L'età ti ha reso più simpatico, Hawthorne. Ma sai che odio sentir parlare di destino, quindi chiudi quella boccaccia. Binario tre.-

Un sorriso mi increspa le labbra, anche se è vero che odio sentir parlare di destino. Fino ai sedici anni, ho creduto che il destino non esistesse. Che eravamo noi a crearci il nostro. Ma, con gli Hunger Games, gli eventi si sono dimostrati una catena intramontabile di coincidenze. E io ho sviluppato la teoria che il Destino esiste, con la D maiuscola. E' una specie di dio che non fa altro che divertirsi alle nostre spalle, sbellicandosi dalle risate ogni volta che proviamo ad andargli contro. Cosa che io ho sempre fatto e sempre farò. Non sono nata per essere controllata, qualche volta credo di averlo dimostrato, ormai.
Scommetto che ora, quel simpaticissimo dio ha le lacrime agli occhi e anche mal di pancia a forza di ridere di me.

-Maledetti treni.- bofonchio a mezza voce.

Ripenso al primo treno che ho preso, che mi avrebbe dovuto portare nel cuore pulsante di Panem e poi verso morte quasi certa. Peccato che qualcosa non ha funzionato. Evidentemente Destino non era ancora stanco di ridere.
Penso al ragionamento che Peeta mi fece, sul fatto che non voleva essere soltanto l'ennesima pedina del gioco di Capitol City. Aveva ragione, ma nella vita troviamo sempre qualcuno che vuole utilizzarci come pedine, a volte senza nemmeno rendercene conto. Sempre.
La voce di Gale mi strappa dalle mie riflessioni.

-Binario tre. Siamo arrivati.-

Sollevo gli occhi e vedo il treno che dobbiamo prendere che sta per arrivare. La cosa che mi preoccupa è che, immersa com'ero nelle mie riflessioni, non mi ero nemmeno resa conto di aver iniziato a camminare. Probabilmente ho così paura di perdere di nuovo il mio migliore amico che, inconsciamente, lo tengo sempre d'occhio.
Volto il viso per non sentire lo spostamento d'aria calda provocata dall'arrivo del treno e il mio sguardo cade su una bambina che mi guarda con gli occhi sgranati, tirando la manica della madre.
La donna si volta, mi vede e si china verso la bambina, mostrandole un gesto che non distinguo subito. Lo distinguo invece fin troppo bene quando lo fa la piccola. Solleva il braccio sinistro fino a portarsi le tre dita centrali della mano alla bocca. Poi, guardando la madre, stende il braccio.
Sono troppo sconvolta per reagire in un modo che non sia fissare a mia volta la bambina.
Ha due grandi occhi scuri e i capelli legati in due trecce a lisca di pesce. E' incredibile come il mio cervello cerchi di fissarsi su qualunque cosa non sia la mano di quella bimba.
Lei invece se la sta osservando, curiosa di capire cosa sia quel gesto. Picchio in una gamba a Gale, che si sta passando una mano tra i capelli spettinati dall'aria del treno. O meglio, sempre spettinati, con quel ciuffo che non ha mai smesso di cadergli sugli occhi e che gli da un'aria da eterno dicianovenne.
Si volta, appena in tempo per vedere la bambina che, stanca della mia mancanza di reazioni, ha trasformato il gesto di commiato che si usava al Dodici in un più semplice ciao ciao con la mano.
Il giovane la osserva un attimo e ricambia il saluto, sorridendo, per poi lanciarmi un'occhiata preoccupata. Gli faccio un segno con la mano.

Dopo.

Il ragazzo annuisce, fa un ultimo cenno alla bambina e a sua madre e mi conduce fino sul treno. Ci sediamo nel primo scomparto libero che troviamo e sistemiamo i nostri pochi bagagli.
Osservo quelle due borse mezze vuote e le confronto con alcuni degli enormi borsoni che vedo intorno a me. Io e Gale siamo sempre stati abituati a vivere con poco, a differenza di gran parte di questi uomini. Nel Quattro non si potevano definire ricchi, ma benestanti rispetto a noi, quello sì.
Mi perdo un attimo con lo sguardo fuori dal finestrino, cercando con lo sguardo la bambina con le trecce, fino a che non sento Gale che picchietta con un dito sulla mia spalla.
Mi volto e anticipo la domanda che si legge nei suoi occhi.

-Ha fatto il segno delle tre dita.- dico, il più rapidamente possibile.

Il segno delle tre dita. E' così che lo chiamavamo, a casa, quando ancora era usato solo nei funerali. Poi è diventato il segno della ghiandaia, ma io ho sempre preferito il suo vecchio nome.

-Mi ha vista e ha chiamato la madre, che quando ha capito chi ero le ha fatto vedere come salutarmi. Poi ha visto te e ha deciso di salutarti normalmente. Probabilmente, hai un viso più rassicurante del mio.-

Cerco di scherzare, ma in realtà sono sconvolta. Come posso, a distanza di undici anni, avere ancora così tanto potere agli occhi della gente?

-Io non credo di essere poi così rassicurante,sai?- Gale sorride dandomi corda, ma torna serio in un istante.

- Semplicemente, non sono la Ghiandaia Imitatrice, Katniss. La gente ti conosce ancora come essa e sempre lo farà. Sei importante per loro. Sei il ricordo indelebile di ciò che è stato e che mai dovrà ripetersi. Sei l'incarnazione stessa del coraggio. Devi andarne fiera, Catnip.- dice, avvicinandosi a me e abbracciandomi, anche se lo sento teso contro di me.

La mia fronte preme contro la sua spalla. Chiudo gli occhi e sento tutta la forza del mio migliore amico fluire in me. Tutta la sua rabbia, il suo rancore, il suo coraggio, la sua combattività passano rapide attraverso il mio corpo. Vorrei si fermassero qualche istante in più, ma scivolano via, come se sentissero che non mi appartengono. Sto facendo da tramite, sto aiutando Gale ad alleggerirsi, a lasciar andare un po' di quelle emozioni che gli si sono affollate dentro. Queste emozioni, positive e negative, ora si bilanciano in lui, come se in qualche modo un cerchio si fosse chiuso, oggi. Chiudo gli occhi e rimango contro di lui fino a che non sento la porta dello scompartimento aprirsi.
Volto il viso e ciò che vedo sbilancia le mie, di emozioni.
Una bambina con gli occhi scuri e due trecce nere che mi guarda e sorride, accennando una piroetta e battendo le mani.

 

 

 

 

 

Buongiorno principesse!

*picchia la fronte sullo schermo del PC*

Okay, scusate, mi ricompongo, ma sono reduce dalla stesura di un tema di cinque facciate e dal controllo ortografico di questa capitolo, che è la parte che più odio della scrittura e il mio cervellino tira le onde.
Anyway, il capitolo. Credo sia il più lungo che ho scritto fin ora per questa long, ma sono partita con zero idee e sono arrivata alla 1642esima parola dicendo ''Oh, ho già finito!''. Strano ma vero.

Diciamo che mi dispiaceva scavalcare l'Otto, così ho deciso di spedirci comunque. Katniss e Gale.

Sono loro le mie pedine...*risata malefica*.

Spero che il capitolo vi soddisfi, come al solito le recensioni sono ben accette...grazie infinite a chi ha letto, recensito, leggerà, recensirà...insomma, avete capito.

A presto k_j

 

  
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