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Autore: Adell Hawkins    03/02/2015    4 recensioni
Fu quella settimana di quel dicembre maledetto che cambiò la vita di Heather Wilson.
L'aveva letto negli occhi dei suoi genitori il timore per la sua partenza.
Lei voleva solo sistemare una cosa, e scoprire la verità.
Ma quando pensò che la "città dell'amore" l'avesse accolta a braccia aperte, iniziò a sbagliare.
***
E quindi credete che solo nelle favole la vita possa cambiare in un istante?
Anche la vita reale si può trasformare.
In SOGNI o in INCUBI.
Lui aveva iniziato a essere l'incubo di molti tanto, tanto, tanto tempo fa...
***
– Io e te? Non siamo così diversi.
Infatti, erano così diversi che la loro diversità li rendeva simili.
–Siamo un duo fortissimo, ce la faremo, vedrai...
~~~
STORIA INCOMPIUTA.
Prima o poi succederà a tutti.
Genere: Mistero, Sentimentale, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alejandro, Heather, Sorpresa, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta, Tematiche delicate, Violenza | Contesto: Contesto generale
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Prologo
 
 
La neve mista alla pioggia cadeva impetuosa sopra la cattedrale.
Lei sen’era accorta.
Ancora non sapeva perché si trovasse lì, né cosa stesse facendo.
Scappava dalla morte o rincorreva la sua vita?
La neve gelida cadeva con la stessa voracità di un temporale, le tagliava il volto e le mani, poi si posava sui vestiti e glie li bagnava.
A Toronto la neve dicembrina cadeva delicatamente la notte e al mattino la città era ricoperta da un candido strato bianco.
Ma lì no.
Non c’era neanche una nota di poesia in quella notte maledetta.
Stava correndo sulle impalcature scivolose, senza riuscire a vedere troppo lontano, col percorso illuminato dalla torcia della sua compagna.
– Ci stanno raggiungendo! – disse la compagna di sventura.
Le due ragazze continuarono a correre, scegliendo meticolosamente dove mettere i piedi.
– Fermatevi!
Una voce arrivò da dietro.
– T-te lo scordi! – urlò la prima ragazza in tono canzonatorio, anche se non aveva più fiato.
Tutto si faceva sempre più sfocato e lei era sempre più confusa.
Perché era lì?
Le domande le offuscavano il cervello.
Era talmente confusa e stordita che non si accorse della sua disastrosa caduta nel fiume.
Strano.
Lei non avrebbe mai immaginato la Senna come suo letto di morte.
 
~~~
 
-Una settimana prima…-
 
Oramai la sera a Toronto si inoltrava molto presto.
Dicembre aveva portato via il men che minimo raggio di sole da tempo.
Poco male, nel buio le luci si vedevano meglio.
La metropoli era addobbata a festa per l’arrivo della festività più importante e commerciale di tutte.
Ovunque ti girassi, c’era una lucina, un addobbo, un presepe, un negozio con gli sconti o un pupazzo di Babbo Natale pacchiano che cantava meccanicamente Jingle Bells all’infinito.
Nella “via delle villette” era uno spettacolo.
Ogni famiglia aveva dato il meglio di sé ed era tutto magnifico.
Tranne che in una casa.
La villetta Wilson aveva le luci spente.
Una bassa e tozza figura stava uscendo dal portone e si avviava con passo incerto verso la sua automobile, agitando leggermente la sua ventiquattrore nera.
L’interno della casa era tetramente tranquillo.
La famiglia era riunita nel soggiorno, vicino all’albero.
La madre e il padre erano seduti sul divano, abbracciati.
Tre dei loro figli continuavano a fare domande.
La quarta invece stava davanti alla finestra, a guardare la neve del giardino.
Lei era particolare: una ragazza leggiadra, dagli occhi neri e chioma corvina.
Una ragazza somigliante alla madre, dalle fattezze asiatiche, dallo sguardo capace di ghiacciare l’Inferno.
Era capace di essere gelida, dolce e di fermarsi così, immobile di fronte al mondo.
Un vero e proprio rebus.
Nell’enorme stanza risuonavano le voci dei fratellini.
Si avvicinò a loro.
– Papà? – disse mascherando ogni qualsivoglia tipo di tristezza.
– Sì, Heather?
– Posso rileggere la copia del testamento?
I genitori si guardarono stupiti.
– M-ma certo tesoro… – balbettarono, porgendole una busta.
La ragazza tornò nella penombra.
 
TESTAMENTO.
 
Ultime volontà di Alfred R. Wilson…
 
Alfred Wilson era lo zio di Heather.
Era morto due settimane prima causa di un tumore. Aveva solo 36 anni.
Heather lo conosceva da quando era molto piccola, e si volevano un bene dell’anima.
Alfred era molto più giovane del padre di Heather, quindi lui e la ragazza si capivano anche meglio.
Ogni tanto lo andava a trovare, nel suo attico a Parigi.
 
– Sai, quando sarò grande, verrò anch’io a Parigi!
– Ma certo, piccola mia. E quando arriverai, io ti accoglierò a braccia aperte!
 
Quei ricordi facevano tremendamente male.
Andò in camera sua, per potersi sfogare senza sentirsi giudicata da nessuno.
 
Lascio a Heather, la più grande tra i miei nipoti, il mio attico a Parigi, e tutto ciò che si trova a suo interno.
Varie ed eventuali andranno discusse con il notaio.
 
La ragazza rimase sorpresa quando sentì queste parole dal notaio, e ora, rileggendo il testamento, continuava a non crederci.
Scese le scale e tornò dai suoi genitori.
– Mamma, papà. Voglio andare a Parigi per discutere del testamento – annunciò la ragazza, più tremante del solito.
– Parto domani –
Nessuna discussione.
Heather girò i tacchi e si dileguò.

 
 
Angolo di
Ancilla / Da quanto non lo scrivevo?
 
Salve?
Io sono una persona che aveva annunciato il suo mitologico ritorno circa… due mesi fa? Tre?
Ora sono tornata, munita di raffreddore, e voglio confondervi le idee, tipo tantissimo...
Soprattutto scrivo cose a vanvera, pensando che qualcuno le leggerà veramente.
Ok, iniziamo con le spiegazioni:
 
1- Scriverò questa… “cosa” da
sola, perché mia sorella ha finalmente e definitivamente deciso di andarsene da EFP e non rompere mai più.
E adesso voglio un coro di applausi.
 
2- Non aspettatevi aggiornamenti
frequenti come le figuracce dell’Italia nella Storia della 2° Guerra Mondiale.
Ho iniziato il liceo e torno a casa alle 15 o alle 16 o alle 17… e devo fare cose.
 
3- Ho chiesto a inizio dicembre di cambiare nickname e ancora siamo qua… comunque:
LUSCINIA NON ESISTE, è SOLO UN EFFETTO OTTICO.
 
4- In questo periodo sto scrivendo una cosa a cui
non so se dare la precedenza.
 
 
Ho adottato uno stile più “corretto” (cerco di scrivere alla perfezione, quindi… stiamo a vedere come fallisco male).
Spero che questa storiella vi faccia entrare nei feels, comunque io mi sforzo, ok?
Perdonate se il capitolo non è un gran che, ma sto morendo di febbre a 38° da sabato.
 
Quindi… bentornato fandom.
 
Ve amo ‘na cifra. Ciao.

Ancilla (in solitario)
        
 
P.S.: Non sapete che fatica per scrivere la intro!
 
 
 
 
   
 
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