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Autore: pierre    03/02/2015    1 recensioni
Spencer Reid sarà coinvolto in una delle indagini più pericolose e dolorose della sua vita.
Genere: Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Spencer Reid
Note: Lemon | Avvertimenti: Contenuti forti
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Domenica
 
 
Spencer era entrato dell’anfiteatro dell’ateneo di Architettura con gli  appunti e le foto ben riposti nel marsupio da cui raramente si separava, una specie di borsone che conteneva di tutto, manette e colt comprese.
Era piuttosto bravino anche nel corpo a corpo ma se poteva cercava di evitare i contatti spiacevoli come sangue, sudore e sputi.
Sul palco c’erano due, no tre figure e una stava parlando al microfono.
“Ecco, direi di far partire le immagini… ho detto di far partire le immagini, cazzo! Pronto c’è nessuno in regia?”
Chi tuonava con voce da tenore era un ometto pingue e sudato, una natura isterica, pensò Spencer e come tutti i professori con quella caratteristica, andava assecondato.
Invece una voce più giovane lo aveva apostrofato: “Tim datti una calmata!”
“Scusa, ehi dico a te ragazzino!”
Spencer si era girato per guardare alle sue spalle ma il docente parlava proprio con lui.
“Non stare lì come un autistico, va tu alla consolle e fai partire le mie immagini!”
Lo aveva scambiato per uno studente, una cosa che con suo grande fastidio gli capitava spesso.
Il detective si era diretto nella parte più alta dell’anfiteatro dove, effettivamente, c’era una bella postazione piena di cavi e provvista di due monitor e una piccola camera da ripresa. Dopo una rapida occhiata si accorse che era collegata a un piccolo computerino, uno di quei giocattoli tutto fare.
“Avvialo, che aspetti!” Quel Tim o come diavolo si chiamava era veramente antipatico, poveri studenti!
Reid obbedì e non sapendo quale file scegliere ne aprì uno a caso.
La prima ragazza, nuda, aveva due tette notevoli.
“Che fai!”
“Mi scusi, sono desolato!”
Il professore aveva cominciato a snocciolare una serie infinita di insulti in direzione di Spencer che lo guardava, sconcertato da tanta energia verbale ma la stessa voce di prima lo placò: “Tim sei un porco e lo sa tutto il mondo che ti scopi le studentesse!”
L’uomo che aveva parlato si era letteralmente materializzato al fianco di Reid e con un veloce movimento aveva fatto finalmente partire le immagini giuste.
Lo aveva sfiorato una nuvola, fu questa la prima sensazione di Spencer.
La seconda, affrettandosi a salutarlo fu che l’uomo aveva un modo di fare delizioso.
“Scusalo, non è colpa sua ma della mamma: un’autentica arpia! Non sto scherzando, lo conosco da vent’anni e davanti a una birra diventa un amore!”
Bello e stropicciato.
“Salve, mi chiamo Spencer Reid e sono il relatore che dovrebbe parlare dopo il professor Habbas, docente di Etica se ricordo bene.”
“Tim indovina un po’? Hai appena insultato un professore!”
 L’uomo si era messo a ridere e i suoi occhi avevano brillato allegri e divertiti.
“Ciao professor Reid” la voce bassa aveva una sfumatura ironica “io mi chiamo Alberto, lunga pace e prosperità” gli aveva fatto il saluto vulcaniano e poi gli aveva sussurrato “rilassati amico mio, qui dentro siamo tutti più piccoli di te!”
Con un passo elastico e deciso aveva disceso i gradini dell’anfiteatro andando a raggiungere il suo amico sul palco: a loro si era aggiunta una donna sui cinquant’anni, una bella signora rassicurante che Spencer riconobbe, era stata la sua docente di Virologia e Microbiologia.
“Vieni qua, che fai laggiù” gli propose.
Reid cominciò la sua analisi: Alberto, si presentava come un tipico Peter Pan. Affascinante, sui quarant’anni, assolutamente disinibito, sicuramente un Alpha.
Capello pepe e sale, una faccia simpatica, liscia e abbronzata, denti bianchi e bocca carnosa, gli occhi di che colore erano? Marroni… no, verdi e marroni.
Che gli stava dicendo il cervello?
Forse era il serial killer e lui si stava imbambolando a guardarlo? Non gli era mai successa una cosa del genere!
Li aveva raggiunti e aveva salutato timidamente la dottoressa Wais, che lo aveva guardato con la tipica espressione del dove ti ho già visto.
“Sono stato un suo allievo, sono un po’ cresciuto…avevo sedici anni!”
La donna, Margherita Wais lo aveva abbracciato imbarazzandolo.
“Il piccolo genio! Come stai, ma fatti guardare, sei diventato bellissimo, eri un rospo!”
Che gentile…
“E chi l’ha baciato?” Aveva ribattuto ridendo Alberto che finalmente si era presentato: “allora piccolo genio, io sono il professor Diotallevi e vengo da Roma. Cercherò di convincere questi quattro caproni che l’aggressività umana è strettamente legata all’alimentazione. Tu per esempio, ti nutri correttamente, anche se sei un po’ troppo magro. Probabilmente sei stato allattato ma hai subito uno strappo emotivo durante la prima infanzia”.
Questa poi, un sospettato gli stava facendo il profilo! Lo aveva osservato nuovamente: un italiano, ecco perché era così elegante.
Non che avesse chi sa che addosso, jeans, maglia bianca e pullover blu da universitario ma erano tutti capi di ottima qualità e poi si muoveva in un modo così, così…
“Piccolo genio? Dai, andiamo a mangiare qualcosa, sono curioso di sapere cosa ci fa un bravo ragazzo in mezzo a tutti questi pazzi!”
 
 
Lunedì
 
Non si era mai divertito tanto in vita sua.
Spencer Reid aveva mangiato, bevuto una piccola birra e dialogato piacevolmente con un gruppo di colleghi che con Margherita, Tim e ovviamente Alberto avevano condiviso un tavolo rotondo del Regency.
Il professor Diotallevi era seduto, a dire il vero appiccicato a Spencer e nella foga della conversazione con l’illustre botanico indiano Djinam, che sedeva all’altro fianco di Reid, non si era accorto di stargli praticamente addosso.
Il ragazzo, che di solito odiava avere il proprio spazio vitale invaso, aveva dovuto ammettere con se stesso che non solo il corpo di Alberto non lo infastidiva, ma il suo odore condito con una conversazione arguta e brillante, lo aveva fatto rilassare e ridere spesso.
Lui non rideva mai…
Finalmente si era ritrovato in mezzo a gente che aveva il cervello sulla sua stessa lunghezza d’onda, per la quale era normale parlare di cicli biologici, fossili, clima, botanica e filosofia e lo guardava con altri occhi: era sparito il rospo che faceva impressione alle ragazze e urtava l’amor proprio dei ragazzi.
E Alberto era adorabile.
Ne aveva parlato il giorno dopo con Ghideon, dopo averlo raggiunto in uno degli uffici dell’albergo dove il suo superiore faceva finta di svolgere compiti amministrativi.
“Alberto Diotallevi è un soggetto davvero interessante, sarà il caso di approfondire meglio la sua conoscenza”.
Ghideon lo aveva subito interrotto.
“Già fatto Spencer e ti dico subito che in tutte le date corrispondenti ai rapimenti e ai ritrovamenti dei cadaveri, lui era dall’altra parte del mondo, l’ultima volta a Los Angeles sopra un albero che volevano tagliare, c’è rimasto un mese!”
Perché si sentiva così sollevato e divertito? Era emotivamente coinvolto? Il professor Diotallevi era stato molto simpatico e non lo aveva mollato un secondo.
Ma no!
Semplicemente Alberto era stato gentile con lui come con gli altri e sicuramente aveva una moglie o una fidanzata che lo stava aspettando entusiasta in Italia.
“Reid, Reid…che hai? Ti vedo distratto, a che stai pensando?”
“Al professor Diotallevi…se non è un sospettato, allora potrebbe essere una papabile vittima!”
“Sì e sarà il caso di riunirci per meglio inquadrare la tipologia che eccita il nostro seriale!”
JJ era sbucata da una porta e aveva salutato con un abbraccio affettuoso Spencer.
“Vieni, abbiamo allestito di qua la nostra zona di lavoro!”
Insieme alla ragazza e a Ghideon, il giovane si era diretto in un’altra stanza piena di foto, mappe attaccate alle pareti e un cartellone pieno di appunti: avevano salutato velocemente gli altri del gruppo cominciando a tracciare le caratteristiche fisiche e psicologiche dei morti.
Derek aveva preso la parola:
“Il nostro Killer ha ucciso due donne e tre uomini di un’età che oscilla tra i trenta e i quaranta anni, piuttosto alti e di un peso mai superiore agli ottanta chili… questo fa presupporre che l’assassino è solo, non è molto forte…”
Hotchner lo aveva interrotto:
“Potrebbe essere un uomo mingherlino, oppure anziano o con problemi di salute”.
“Anche una donna…” aveva mormorato Spencer.
“No!” Ghideon era stato risoluto “ Le vittime hanno subito ripetuti stupri prima di essere uccise e pur non avendo trovato tracce di sperma o altri fluidi organici sui loro corpi, le lesioni interne non fanno presupporre oggetti, chi li ha violentati lo ha fatto naturalmente!”
“Si giusto!” S’introdusse JJ “ma i seriali potrebbero essere due: la donna adesca e l’uomo abusa, e il peso relativamente leggero delle vittime è semplicemente legato al fatto che alla coppia non piacciono gli obesi!”
Spencer aveva cominciato a osservare le foto: prima della morte, le vittime erano state persone dotate di una loro autonomia fatta di desideri, conquiste, sentimenti e scelte, dopo, i miseri resti urlavano solo tutto l’orrore patito.
Che cosa stava cercando? Stava valutando se Alberto avrebbe potuto intrigare quel maledetto bastardo.
“Erano tutti docenti… ma di quali Facoltà? E presso quali Atenei si erano laureati e in cosa?”
Derek gli aveva risposto prontamente.
“Abbiamo fatto i controlli incrociati, non c’è nessun legame! Vorrei comunque controllare se per caso avevano partecipato agli stessi congressi o agli stessi corsi di specializzazione”.
Spencer sentì il desiderio di correre da Alberto perché sicuramente era una papabile futura vittima e lui doveva proteggerlo!
“Devo andare, mi aspettano…”
“Stai attento Spencer, se il killer è tra voi, tu potresti correre dei seri pericoli!” lo aveva fermato sulla porta Ghideon.
“Perché mai, io ho 24 anni e peso a malapena 70 kg”
“Perché anche gli assassini si evolvono e tu nella sua scala dei suoi valori saresti un ottimo cambiamento.”
 
Lo aveva ritrovato in uno dei salotti del Regency: era immerso nella lettura di una notevole quantità di appunti e per un po’ lo aveva spiato.
Seduto, sprofondato in un comodo divano parlottava, no canticchiava tra se e ogni tanto un lieve sorriso illuminava il suo volto: a chi stava pensando?
Un irrazionale dolore gli allargò lo stomaco, una sensazione nuova che non aveva mai provato, ma cosa gli stava succedendo? Perché il cuore aveva accelerato il ritmo e perché per un attimo aveva avuto il desiderio di allontanarsi di lì, di fuggire lontano da quell’uomo?
“Spencer! Sei tornato, vieni, siediti accanto a me, aiutami a suddividere questi appunti, sempre se ne hai voglia professore!” Ridacchiò Alberto.
Reid gli si accomodò accanto .
“Ecco guarda” le loro mani si sfiorarono e il giovane ebbe una scossa, era la seconda volta che l’uomo lo toccava e la cosa gli stava piacendo… tanto.
“Ho fatto un segno di color rosso per le proteine e nero per i lipidi saturi, verde per gli insaturi, blu per i carboidrati”.
Facile, pensò tra se Spencer.
“Dunque secondo te l’alimentazione è fondamentale per un equilibrato sviluppo caratteriale? M’interessa molto il tuo punto di vista!”
Si erano subito dati del tu anche se ogni tanto, quando Spencer diventava un po’ troppo cattedratico, Alberto lo prendeva in giro chiamandolo professor Reid, ma lo faceva con un tale divertito garbo che era impossibile sentirsi offesi.
“Lo sapevi che il riso ha nelle sue catene la stessa identica sequenza degli acidi grassi che compongono il tessuto cerebrale? Stessa storia per l’olio d’oliva, quindi un buon sistema per dare maggior impulso alla nostra intelligenza sarebbe di nutrirci di una maggior quantità di cereali e lipidi polinsaturi. Il latte invece rende aggressivi e può preparare la strada alle intolleranze alimentari che ci rendono ancora più incazzatelli”.
Spencer lo aveva interrotto.
“Allora la sana colazione americana con un bel bicchiere di latte?”
Alberto aveva annuito.
“Bè, che siete dei guerrafondai, è risaputo! Sarebbe meglio un buon the! No scherzo, però il bambino dovrebbe assimilare solo il latte materno, tu per quanto tempo sei stato allattato?”
Panico.
“Io, io non lo so!”
“Scusa, non volevo imbarazzarti…”
“No, figurati e solo che mia madre ha cominciato a stare male quando io avevo diciotto mesi e quindi…”
Ad Alberto si era stretto il cuore: “mi dispiace veramente.”
Spencer lo aveva interrotto: “tu pensi che mia madre mi stesse ancora allattando?” Si sentiva turbato.
“Perché non avrebbe dovuto? Ti piace baciare le ragazze? Tranquillo, non sono un maniaco, semplicemente la stimolazione orale, se non è compromessa, di solito comporta un gran piacere sessuale e un buon equilibrio emotivo!”
Spencer trovava la conversazione irreale, un nutrizionista gli stava spiegando cose che lui come profiler sapeva bene… spesso i serial- killer erano stati deviati da madri che da piccoli li avevano puniti affamandoli.
Reid decise che dovevano dare una svolta alla conversazione.
“E tu? Segui personalmente l’alimentazione dei tuoi figli o lasci fare a tua moglie?”
Diotallevi aveva piantato i suoi occhi intensi in quelli del giovane collega: “io non ho figli, non ho una moglie e in questo periodo sono anche desolatamente solo! Ah, dimenticavo, sono omosessuale.”
Alberto si aspettava una reazione di stupore o di ancor più penoso imbarazzo, invece a Spencer se ne uscì di getto: “sei proprio sicuro?”
Un imbecille, aveva ragione Derek, nei rapporti umani lui era un vero disastro.
“In che senso scusa?” Alberto si era messo a ridere a crepapelle ”si direi proprio di si! Perché mi chiedi una conferma? Non sai ancora se accettarmi o scappare?”
L’espressione sconcertata di Reid lo aveva convinto a calmarsi.
 “Si, mi piacciono gli uomini!” E lo aveva guardato di nuovo con una espressione intimorita che aveva intenerito parecchio Spencer.
 
 
   
 
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