ONE DAY I’LL FLY
AWAY
“What more could your
love do for me
When will love be through with me
Why live life from dream to dream
And dread the day when dreaming ends”
Nicole Kidman, “One
day I’ll fly away”
Canterbury,
Capodanno 2000
Casa Bloom
era accogliente come se la ricordava. Il caminetto acceso, le candele in tavola
e l’odore di cucinato che avvolgeva dolcemente tutto il primo piano.
Abaigeal
rimase incantata a guardare la tavola apparecchiata. Quella sera, Sonia aveva
creato un’opera meravigliosa.
Sorrise,
quindi camminò lentamente verso la cucina, lasciando i suoi con Orlando,
Samantha ed Harry a parlare di musica.
Sonia si
affaccendava davanti ai fornelli, con un guanto rosso infilato nella mano destra.
Canticchiava “Perfect Day” di Lou Reed e Abaigeal sorrise divertita.
“Che
profumino…”, sussurrò per palesare la sua presenza.
Sonia si
voltò, sorridendole felice, “Oh tesoro, sei qui!”.
La ragazza
camminò verso l’isolotto al centro della cucina. C’erano piatti pieni di
succulenti pietanze. Acciuffò un fagiolo e se lo mise in bocca.
“Bee!”, la
richiamò Sonia, “Non smangiucchiare! Ti rovinerai l’appetito!”
Bee
inghiottì velocemente, ridacchiando, “Erano troppo invitanti!”
Sonia si
pulì sbrigativamente le mani sul grembiule, “Siete tutti e due uguali!”,
borbottò.
“Posso
aiutarti?”, domandò.
La donna
indicò un vassoio, “Mi passi quello per favore?”
Bee si
allungò, lo prese con la punta delle dita e lo passò a Sonia che scosse la
testa divertita.
“Allora tesoro,
come te la passi? Orli mi ha detto che stai iniziando la tua opera prima”.
Abaigeal
sorrise, “Si è così. Sono un po’ indecisa però sul genere da adottare, voglio
vedere dove mi portano i personaggi, poi deciderò…”
“Sono
sicura che sarà un ottimo lavoro, tesoro. Conosco bene il tuo talento”.
Bee abbassò
lo sguardo imbarazzata. Le faceva sempre piacere ricevere i complimenti di
Sonia, che per lei era diventata come una seconda madre. Quella da cui correre
quando i problemi erano troppo grandi e sua madre era troppo distante per
offrirgli le sue braccia aperte.
Sonia la
adorava. Letteralmente.
In quegli
anni era diventata come una figlia per lei. Non mancava mai di chiamarla
personalmente una paio di volte alla settimana, salvo poi parlare con lei quasi
tutti i giorni quando chiamava Orlando.
“Son, pensi
che sto camminando sulla strada giusta?”, si voltò verso il salotto
intercettando lo sguardo felice di Orlando.
“Cosa
intendi?”
Abaigeal
rimase a guardare verso il salotto, “Intendo in generale. Pensi che stia
facendo la cosa giusta?”.
Sonia
si
fermò davanti all’isolotto, guardandola con interesse,
“Proprio oggi Leah mi
diceva che stai avendo un po’ di dubbi sul tuo futuro. Siamo
preoccupate
entrambe perché non sappiamo cos’è che ti passa per
la mente…”, spiegò, “C’è
qualcosa che ti turba, questo è chiaro.
Cos’è?”
Abaigeal si
voltò verso la donna, senza parlare.
Rimase a
guardarla, finchè i passi di qualcuno che entrava in cucina non la fecero
voltare.
Era sua
madre.
“Finalmente
riusciamo a bloccarla”, disse facendo l’occhiolino a Sonia che le sorrise.
Bee le
guardò entrambe, “Cos’è? Un agguato?”
Leah
l’abbracciò ridendo, “Qualcosa del genere, si!”
“Allora?”,
la incalzò Sonia, “Ce lo dici o no quello che ti turba?”
La ragazza
sospirò scoraggiata, “Non riesco più a parlare di emozioni”, buttò lì poco
convinta.
Le due
donne spalancarono gli occhi, “Tu?”,
dissero all’unisono.
“Io si”,
rispose lei brusca.
“Probabilmente
ne sei a digiuno da un po’”, azzardò Sonia.
“E
probabilmente dovresti cominciare a respirare l’aria buona. Non quella
stagnante delle delusioni del passato”, propose sua madre.
La ragazza
le guardò entrambe e rise. Avevano ragione tutte e due. Avrebbe semplicemente
dovuto aprire il cuore alle novità, senza paura di ferirsi.
Funziona
così la vita, no?
“Sapete una
cosa voi due?”, disse lei prendendole entrambe per mano e inscenando uno
sguardo brusco perfetto, “Avere due mammine premurose è sfiancante!”
Le due
donne si guardarono e scoppiarono a ridere, mentre lei si allontanava scuotendo
la testa.
“Dici che
avrà capito?”, domandò Sonia.
Leah prese
una carota e cominciò a sbucciarla, “Ne dubito”.
L’altra
donna annuì, “Non c’è peggior cieco di chi non vuol vedere”, citò.
“Oh si”,
rise Leah, “E qui ce ne sono due di
ciechi, mica uno!”
Complottando,
continuarono a preparare l’antipasto insieme.
“Orlando
pulisciti la bocca. Sembri un bambino di tre anni!”, lo rimbrottò Sonia.
Lui aprì la
bocca facendo una risata horror e mostrando a tutti i commensali quello che
stava masticando. Abaigeal scoppiò a ridere.
“Fai
schifo”, inorridì Samantha.
“Pure tu!”,
rispose lui, masticando a bocca aperta.
“Orlando!”,
lo richiamò Leah, “Non rispondere così a tua sorella!”
“Ma
mamma…”, intervenne Abaigeal.
“Zitta
tu!”, l’ammonì Sonia, “Nessuno ti ha interpellata.
“Ma non stava
facendo niente!”, continuò Abaigeal.
“Abe
rispondi bene a Sonia!”, l’ammonì Kevin, aggiungendo il puré al suo piatto.
“Mica le ha
risposto male”, osservò Orlando.
“L’avvocato
del diavolo”, ridacchiò Harry.
“Dico solo
le cose come stanno!”, precisò lui bevendo dell’acqua.
“Visione
distorta della realtà”, disse Samantha, “Lo sai che è una malattia mentale?”
“Sam, ti
sembra il caso di dare del pazzo a tuo fratello?”, domandò Sonia con uno
sguardo severo.
“Lo è!”
“Sam
rimarresti certamente sconvolta se conoscessi un vero pazzo”, disse Kevin.
“Lo
conosco, è lui!”, disse indicando il fratello.
“Sembrate
tre bambini irrequieti, stasera”, sospirò Leah.
“Hai
ragione”, l’assecondò Sonia, “Pensavo che l’infanzia l’avessimo passata da
tempo!”
“Mica siamo
infantili!”, sorrise Abaigeal.
“Definisci
infantile”, la incitò Harry.
“Infantile
uguale Orlando Bloom”, ridacchiò Sam, seguita da Bee.
“Ragazze!”,
le richiamarono in perfetto sincrono i quattro genitori, scatenando un attacco
di risa tutt’altro che controllabile.
“Sceme!”,
buttò lì Orlando.
“Orlando!”,
tuonò Sonia.
“Ok, la
smetto”, borbottò lui, facendo il broncio.
“Anche voi
due”, continuò Leah rivolta alle ragazze.
Kevin li
guardò tutti e scoppiò a ridere. Poco dopo, Leah, Sonia e Harry lo imitarono.
“Che vi
ridete, voi?”, domandò Bee senza capire.
“Cose da
grandi”, la liquidò Sonia, “Finisci gli spinaci Abe, ti fanno bene!”
La ragazza
guardò Orlando con una smorfia.
Lui le
sorrise complice, quindi rubò una patata dal piatto di Sam che lo colpì
lanciandogli un fagiolo.
“E pensare
che quando mi avete detto che sareste stati con noi fino alla mezzanotte non
ero in me dalla gioia”, sospirò Sonia buttando gli occhi al cielo.
“Non ci
vuoi più bene?”, domandò Abaigeal mettendo il broncio.
“Come se
fosse possibile”, la rassicurò la donna.
Harry batté
la forchetta sul bicchiere, alzandosi in piedi. Era il momento del discorso.
“Silenzio!”,
tuonò divertito, “Allora, la farò breve. Non sapete che gioia è per me vedere
tutta la famiglia riunita. Avervi tutti intorno a questa tavola a festeggiare
una data così importante tutti insieme è sicuramente un dono da non
sottovalutare. L’augurio che faccio a tutti in questo giorno è che riusciate e
trovare la vostra vera strada, senza abbandonare sogni e speranze e senza
dimenticare qual è il sentiero che
dovrete percorrere. I nostri ragazzi sono cresciuti e sono diventati quello che
volevamo fossero quindi dobbiamo solo rallegrarci”, sorrise, “E voi tre…vi dico
una frase che in questi anni Kevin vi ha ripetuto fino allo stremo”, l’uomo in
questione alzò il suo bicchiere e gli altri lo imitarono, “Aprite le vostre fottute ali e volate!”, disse.
I bicchieri
tintinnarono, alcuni occhi si riempirono di lacrime, i ragazzi ridacchiarono, e
tutti, nessuno escluso, si sentirono nel luogo giusto al posto giusto.
In famiglia.
Abaigeal
acciuffò un bicchiere di spumante e uscì sul terrazzo di casa di Sebastian.
Dopo la
cena e i brindisi di rito, loro tre erano usciti per raggiungere la festa che
il cugino di Sam e Flow aveva organizzato con gli amici.
Ora, alle
quattro del mattino, Bee si sentiva decisamente stanca e spossata. Aveva
ballato, aveva bevuto, aveva fatto conoscere una tizia decisamente appariscente
ad Orlando e adesso si sentiva assolutamente pronta ad andare a casa a dormire.
Sospirò, gettando
un’occhiata verso il panorama che si stagliava ai suoi piedi.
Canterbury
quella notte era meravigliosamente bella.
Socchiuse
gli occhi, respirando il vento gelido che le schiaffeggiava la faccia.
Sentiva
aria di cambiamento, tutt’intorno e la cosa la elettrizzava. Si sentiva come
una molla pronta a scattare, pronta a mordere le occasioni che la vita stava
preparando per lei.
Senza
aprire gli occhi, cominciò a mormorare una canzone e, istintivamente sorrise.
Le piaceva
proprio quel pezzo. Sembrava scritto su misura per lei.
E fu così
che Orlando la vide.
Le mani
appoggiate alla ringhiera, la faccia rivolta alla luna e i capelli neri che si
sparpagliavano liberi nell’aria. Aveva gli occhi chiusi e mormorava una
canzone.
Sorrise.
Sapeva
esattamente di che canzone si trattava e sapeva perfettamente perché Bee la
stesse mormorando in quel momento. Si domandò da quanto tempo conosceva quella
ragazza meglio di se stesso.
Vagamente
turbato dalla verità di quell’intuizione, si avvicinò cautamente a Bee, fermandosi
al suo fianco. Lei non lo notò o, se lo fece, decise volutamente di ignorarlo.
Rimase ad
occhi chiusi a canticchiare la sua canzone, indifferente a quella presenza.
Orlando
decise di mettere le parole a quella melodia, “I want to know have you ever seen
the rain, coming down on a sunny day…”.
Abaigeal si
voltò e gli sorrise, “Eccoti qua”, mormorò.
Lui si
strinse nelle spalle, “Non ti trovavo più”, spiegò.
La ragazza
annuì, “C’era un vento così bello qua fuori”.
Orlando non
disse nulla. C’era un barlume di pensiero nella sua mente che lo spaventava, lo
rendeva inquieto. Lo rendeva insicuro.
Un pensiero
che la visione di Bee, con quell’aria serena e rilassata, non faceva che
alimentare. Si sfiorò la fronte, cercando di non pensare.
“Have you
ever seen the rain, uhm?”, domandò, cercando di cambiare discorso.
“Ci stava
bene”, disse lei voltandosi verso di lui e appoggiando un fianco alla
ringhiera.
“Direi di
si”, sorrise lui.
“Sam?”
“Con
Jordan”, ma lo disse con tono infastidito.
“Cos’è che
non ti piace di quel ragazzo, Flow?”, indagò Bee, “Eppure Sam è così felice”.
Lui scrollò
le spalle senza risponderle. Adesso aveva altri pensieri per la testa.
Almeno uno,
doveva toglierselo.
“Ti è
dispiaciuto…cioè, mi dispiace averti lasciata sola per tutto quel tempo…”
Abaigeal
scoppiò a ridere, “Sola??”, domandò, “Ero con altre venti persone, Flow!”
“Si ma…”, ‘non eri con me’. E dannazione a lui,
avrebbe voluto dirlo. Lo voleva davvero. Ma non lo disse. Lasciò la frase a
metà, senza neanche tentare di giustificarsi.
Abaigeal
gli prese una mano, senza chiedergli di proseguire.
“Flow, è il
nostro Capodanno di fine millennio, dobbiamo fare una promessa”, sentenziò
decisa.
Lui
sorrise, “Ne serve una grande”, osservò.
“Grandissima!”,
lo assecondò lei.
“Anzi,
nessuna promessa Bee. Questa è l’occasione giusta per esprimere un desiderio!”
Bee batté
le mani soddisfatta, “Ci sto!”
Chiusero
gli occhi nello stesso istante per esprimere un desiderio abbastanza grande da
fare il paio a quel secolo grande che stava arrivando.
Poco dopo
aprirono entrambi gli occhi, sorridendo.
Istintivamente
Orlando l’abbracciò e lei ricambiò con affetto.
“Ti voglio
un gran bene, Bee”, le sussurrò all’orecchio.
“Anche io,
Flow. Un bene grande grande come il desiderio che ho espresso”, scherzò.
Si scostarono
e per una frazione di secondo, i loro nasi si scontrarono. Si trovarono vicini.
Troppo vicini.
Imbarazzati,
si sorrisero e Bee colse l’occasione per dargli un bacio sulla guancia.
Un bacio
con lo schiocco. Di quelli che piacevano ad Orlando.
E lui ricambiò
con lo stesso entusiasmo.
“Siamo
proprio forti Flow!”, disse lei ridendo.
“Puoi
giurarci!”, rise lui.
Si
voltarono verso la porta a vetri, sospirando.
Era ora di
rientrare.
“Andiamo a
casa?”, domandò lui accennando al salotto con un cenno del capo.
Bee annuì,
“E la tua amica?”, aggiunse poi.
Lui fece
una smorfia, “C’ho sonno Bee”, disse. Sperando che fosse una giustificazione
più che ragionevole.
Lei scosse
la testa divertita e lo trascinò verso l’interno della casa.
Camminarono
con passi lenti, in testa la stessa domanda.
La stessa
sensazione.
La stessa
bizzarra e incontrollabile emozione nello stomaco.
Ignari di
aver espresso lo stesso identico desiderio.
Ignari che se si fosse davvero realizzato, sarebbero stati gli unici veri protagonisti…
Gioie grazie grazie e ancora grazie!
Grazie a Bebe e Strow per i commenti e per il loro immenso talento che, per fortuna, ho la possibilità di godere! Strow grazie anche per la citazione che mi hai prestato l'altra sera... ;)
E grazie anche alle ragazze che mi hanno scritto in privato...sono contenta che la storia vi stia piacendo davvero. Ci tengo particolarmente.
Ed è con immensa gioia che vi comunico che il tempo dei ricordi è finito... sta per giungere l'ora della resa dei conti!
Vi abbraccio e vi ringrazio!
Grazie grazie grazie
Amaranta