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Autore: Meahb    30/11/2008    2 recensioni
Fino a che punto si spinge l’amicizia? Qual è la linea di confine tra amicizia e amore? E cosa succede quando il destino è convinto che due persone sono destinate a stare insieme, costi quel che costi?
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Orlando Bloom
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Onedayi'LL9

ONE DAY I’LL FLY AWAY

 

 

“What more could your love do for me
When will love be through with me
Why live life from dream to dream
And dread the day when dreaming ends”

Nicole Kidman, “One day I’ll fly away”

 

 

 

 

 

 

 

 

Canterbury, Capodanno 2000

 

Casa Bloom era accogliente come se la ricordava. Il caminetto acceso, le candele in tavola e l’odore di cucinato che avvolgeva dolcemente tutto il primo piano.

Abaigeal rimase incantata a guardare la tavola apparecchiata. Quella sera, Sonia aveva creato un’opera meravigliosa.

Sorrise, quindi camminò lentamente verso la cucina, lasciando i suoi con Orlando, Samantha ed Harry a parlare di musica.

Sonia si affaccendava davanti ai fornelli, con un guanto rosso infilato nella mano destra. Canticchiava “Perfect Day” di Lou Reed e Abaigeal sorrise divertita.

“Che profumino…”, sussurrò per palesare la sua presenza.

Sonia si voltò, sorridendole felice, “Oh tesoro, sei qui!”.

La ragazza camminò verso l’isolotto al centro della cucina. C’erano piatti pieni di succulenti pietanze. Acciuffò un fagiolo e se lo mise in bocca.

“Bee!”, la richiamò Sonia, “Non smangiucchiare! Ti rovinerai l’appetito!”

Bee inghiottì velocemente, ridacchiando, “Erano troppo invitanti!”

Sonia si pulì sbrigativamente le mani sul grembiule, “Siete tutti e due uguali!”, borbottò.

“Posso aiutarti?”, domandò.

La donna indicò un vassoio, “Mi passi quello per favore?”

Bee si allungò, lo prese con la punta delle dita e lo passò a Sonia che scosse la testa divertita.

“Allora tesoro, come te la passi? Orli mi ha detto che stai iniziando la tua opera prima”.

Abaigeal sorrise, “Si è così. Sono un po’ indecisa però sul genere da adottare, voglio vedere dove mi portano i personaggi, poi deciderò…”

“Sono sicura che sarà un ottimo lavoro, tesoro. Conosco bene il tuo talento”.

Bee abbassò lo sguardo imbarazzata. Le faceva sempre piacere ricevere i complimenti di Sonia, che per lei era diventata come una seconda madre. Quella da cui correre quando i problemi erano troppo grandi e sua madre era troppo distante per offrirgli le sue braccia aperte.

Sonia la adorava. Letteralmente.

In quegli anni era diventata come una figlia per lei. Non mancava mai di chiamarla personalmente una paio di volte alla settimana, salvo poi parlare con lei quasi tutti i giorni quando chiamava Orlando.

“Son, pensi che sto camminando sulla strada giusta?”, si voltò verso il salotto intercettando lo sguardo felice di Orlando.

“Cosa intendi?”

Abaigeal rimase a guardare verso il salotto, “Intendo in generale. Pensi che stia facendo la cosa giusta?”.

Sonia si fermò davanti all’isolotto, guardandola con interesse, “Proprio oggi Leah mi diceva che stai avendo un po’ di dubbi sul tuo futuro. Siamo preoccupate entrambe perché non sappiamo cos’è che ti passa per la mente…”, spiegò, “C’è qualcosa che ti turba, questo è chiaro. Cos’è?”

Abaigeal si voltò verso la donna, senza parlare.

Rimase a guardarla, finchè i passi di qualcuno che entrava in cucina non la fecero voltare.

Era sua madre.

“Finalmente riusciamo a bloccarla”, disse facendo l’occhiolino a Sonia che le sorrise.

Bee le guardò entrambe, “Cos’è? Un agguato?”

Leah l’abbracciò ridendo, “Qualcosa del genere, si!”

“Allora?”, la incalzò Sonia, “Ce lo dici o no quello che ti turba?”

La ragazza sospirò scoraggiata, “Non riesco più a parlare di emozioni”, buttò lì poco convinta.

Le due donne spalancarono gli occhi, “Tu?”, dissero all’unisono.

“Io si”, rispose lei brusca.

“Probabilmente ne sei a digiuno da un po’”, azzardò Sonia.

“E probabilmente dovresti cominciare a respirare l’aria buona. Non quella stagnante delle delusioni del passato”, propose sua madre.

La ragazza le guardò entrambe e rise. Avevano ragione tutte e due. Avrebbe semplicemente dovuto aprire il cuore alle novità, senza paura di ferirsi.

Funziona così la vita, no?

“Sapete una cosa voi due?”, disse lei prendendole entrambe per mano e inscenando uno sguardo brusco perfetto, “Avere due mammine premurose è sfiancante!”

Le due donne si guardarono e scoppiarono a ridere, mentre lei si allontanava scuotendo la testa.

“Dici che avrà capito?”, domandò Sonia.

Leah prese una carota e cominciò a sbucciarla, “Ne dubito”.

L’altra donna annuì, “Non c’è peggior cieco di chi non vuol vedere”, citò.

“Oh si”, rise Leah, “E qui ce ne sono due di ciechi, mica uno!”

Complottando, continuarono a preparare l’antipasto insieme.

 

 

 

“Orlando pulisciti la bocca. Sembri un bambino di tre anni!”, lo rimbrottò Sonia.

Lui aprì la bocca facendo una risata horror e mostrando a tutti i commensali quello che stava masticando. Abaigeal scoppiò a ridere.

“Fai schifo”, inorridì Samantha.

“Pure tu!”, rispose lui, masticando a bocca aperta.

“Orlando!”, lo richiamò Leah, “Non rispondere così a tua sorella!”

“Ma mamma…”, intervenne Abaigeal.

“Zitta tu!”, l’ammonì Sonia, “Nessuno ti ha interpellata.

“Ma non stava facendo niente!”, continuò Abaigeal.

“Abe rispondi bene a Sonia!”, l’ammonì Kevin, aggiungendo il puré al suo piatto.

“Mica le ha risposto male”, osservò Orlando.

“L’avvocato del diavolo”, ridacchiò Harry.

“Dico solo le cose come stanno!”, precisò lui bevendo dell’acqua.

“Visione distorta della realtà”, disse Samantha, “Lo sai che è una malattia mentale?”

“Sam, ti sembra il caso di dare del pazzo a tuo fratello?”, domandò Sonia con uno sguardo severo.

“Lo è!”

“Sam rimarresti certamente sconvolta se conoscessi un vero pazzo”, disse Kevin.

“Lo conosco, è lui!”, disse indicando il fratello.

“Sembrate tre bambini irrequieti, stasera”, sospirò Leah.

“Hai ragione”, l’assecondò Sonia, “Pensavo che l’infanzia l’avessimo passata da tempo!”

“Mica siamo infantili!”, sorrise Abaigeal.

“Definisci infantile”, la incitò Harry.

“Infantile uguale Orlando Bloom”, ridacchiò Sam, seguita da Bee.

“Ragazze!”, le richiamarono in perfetto sincrono i quattro genitori, scatenando un attacco di risa tutt’altro che controllabile.

“Sceme!”, buttò lì Orlando.

“Orlando!”, tuonò Sonia.

“Ok, la smetto”, borbottò lui, facendo il broncio.

“Anche voi due”, continuò Leah rivolta alle ragazze.

Kevin li guardò tutti e scoppiò a ridere. Poco dopo, Leah, Sonia e Harry lo imitarono.

“Che vi ridete, voi?”, domandò Bee senza capire.

“Cose da grandi”, la liquidò Sonia, “Finisci gli spinaci Abe, ti fanno bene!”

La ragazza guardò Orlando con una smorfia.

Lui le sorrise complice, quindi rubò una patata dal piatto di Sam che lo colpì lanciandogli un fagiolo.

“E pensare che quando mi avete detto che sareste stati con noi fino alla mezzanotte non ero in me dalla gioia”, sospirò Sonia buttando gli occhi al cielo.

“Non ci vuoi più bene?”, domandò Abaigeal mettendo il broncio.

“Come se fosse possibile”, la rassicurò la donna.

Harry batté la forchetta sul bicchiere, alzandosi in piedi. Era il momento del discorso.

“Silenzio!”, tuonò divertito, “Allora, la farò breve. Non sapete che gioia è per me vedere tutta la famiglia riunita. Avervi tutti intorno a questa tavola a festeggiare una data così importante tutti insieme è sicuramente un dono da non sottovalutare. L’augurio che faccio a tutti in questo giorno è che riusciate e trovare la vostra vera strada, senza abbandonare sogni e speranze e senza dimenticare qual è il sentiero  che dovrete percorrere. I nostri ragazzi sono cresciuti e sono diventati quello che volevamo fossero quindi dobbiamo solo rallegrarci”, sorrise, “E voi tre…vi dico una frase che in questi anni Kevin vi ha ripetuto fino allo stremo”, l’uomo in questione alzò il suo bicchiere e gli altri lo imitarono, “Aprite le vostre fottute ali e volate!”, disse.

I bicchieri tintinnarono, alcuni occhi si riempirono di lacrime, i ragazzi ridacchiarono, e tutti, nessuno escluso, si sentirono nel luogo giusto al posto giusto.

In famiglia.

 

 

Abaigeal acciuffò un bicchiere di spumante e uscì sul terrazzo di casa di Sebastian.

Dopo la cena e i brindisi di rito, loro tre erano usciti per raggiungere la festa che il cugino di Sam e Flow aveva organizzato con gli amici.

Ora, alle quattro del mattino, Bee si sentiva decisamente stanca e spossata. Aveva ballato, aveva bevuto, aveva fatto conoscere una tizia decisamente appariscente ad Orlando e adesso si sentiva assolutamente pronta ad andare a casa a dormire.

Sospirò, gettando un’occhiata verso il panorama che si stagliava ai suoi piedi.

Canterbury quella notte era meravigliosamente bella.

Socchiuse gli occhi, respirando il vento gelido che le schiaffeggiava la faccia.

Sentiva aria di cambiamento, tutt’intorno e la cosa la elettrizzava. Si sentiva come una molla pronta a scattare, pronta a mordere le occasioni che la vita stava preparando per lei.

Senza aprire gli occhi, cominciò a mormorare una canzone e, istintivamente sorrise.

Le piaceva proprio quel pezzo. Sembrava scritto su misura per lei.

E fu così che Orlando la vide.

Le mani appoggiate alla ringhiera, la faccia rivolta alla luna e i capelli neri che si sparpagliavano liberi nell’aria. Aveva gli occhi chiusi e mormorava una canzone.

Sorrise.

Sapeva esattamente di che canzone si trattava e sapeva perfettamente perché Bee la stesse mormorando in quel momento. Si domandò da quanto tempo conosceva quella ragazza meglio di se stesso.

Vagamente turbato dalla verità di quell’intuizione, si avvicinò cautamente a Bee, fermandosi al suo fianco. Lei non lo notò o, se lo fece, decise volutamente di ignorarlo.

Rimase ad occhi chiusi a canticchiare la sua canzone, indifferente a quella presenza.

Orlando decise di mettere le parole a quella melodia, “I want to know have you ever seen the rain, coming down on a sunny day…”.

Abaigeal si voltò e gli sorrise, “Eccoti qua”, mormorò.

Lui si strinse nelle spalle, “Non ti trovavo più”, spiegò.

La ragazza annuì, “C’era un vento così bello qua fuori”.

Orlando non disse nulla. C’era un barlume di pensiero nella sua mente che lo spaventava, lo rendeva inquieto. Lo rendeva insicuro.

Un pensiero che la visione di Bee, con quell’aria serena e rilassata, non faceva che alimentare. Si sfiorò la fronte, cercando di non pensare.

“Have you ever seen the rain, uhm?”, domandò, cercando di cambiare discorso.

“Ci stava bene”, disse lei voltandosi verso di lui e appoggiando un fianco alla ringhiera.

“Direi di si”, sorrise lui.

“Sam?”

“Con Jordan”, ma lo disse con tono infastidito.

“Cos’è che non ti piace di quel ragazzo, Flow?”, indagò Bee, “Eppure Sam è così felice”.

Lui scrollò le spalle senza risponderle. Adesso aveva altri pensieri per la testa.

Almeno uno, doveva toglierselo.

“Ti è dispiaciuto…cioè, mi dispiace averti lasciata sola per tutto quel tempo…”

Abaigeal scoppiò a ridere, “Sola??”, domandò, “Ero con altre venti persone, Flow!”

“Si ma…”, ‘non eri con me’. E dannazione a lui, avrebbe voluto dirlo. Lo voleva davvero. Ma non lo disse. Lasciò la frase a metà, senza neanche tentare di giustificarsi.

Abaigeal gli prese una mano, senza chiedergli di proseguire.

“Flow, è il nostro Capodanno di fine millennio, dobbiamo fare una promessa”, sentenziò decisa.

Lui sorrise, “Ne serve una grande”, osservò.

“Grandissima!”, lo assecondò lei.

“Anzi, nessuna promessa Bee. Questa è l’occasione giusta per esprimere un desiderio!”

Bee batté le mani soddisfatta, “Ci sto!”

Chiusero gli occhi nello stesso istante per esprimere un desiderio abbastanza grande da fare il paio a quel secolo grande che stava arrivando.

Poco dopo aprirono entrambi gli occhi, sorridendo.

Istintivamente Orlando l’abbracciò e lei ricambiò con affetto.

“Ti voglio un gran bene, Bee”, le sussurrò all’orecchio.

“Anche io, Flow. Un bene grande grande come il desiderio che ho espresso”, scherzò.

Si scostarono e per una frazione di secondo, i loro nasi si scontrarono. Si trovarono vicini.

Troppo vicini.

Imbarazzati, si sorrisero e Bee colse l’occasione per dargli un bacio sulla guancia.

Un bacio con lo schiocco. Di quelli che piacevano ad Orlando.

E lui ricambiò con lo stesso entusiasmo.

“Siamo proprio forti Flow!”, disse lei ridendo.

“Puoi giurarci!”, rise lui.

Si voltarono verso la porta a vetri, sospirando.

Era ora di rientrare.

“Andiamo a casa?”, domandò lui accennando al salotto con un cenno del capo.

Bee annuì, “E la tua amica?”, aggiunse poi.

Lui fece una smorfia, “C’ho sonno Bee”, disse. Sperando che fosse una giustificazione più che ragionevole.

Lei scosse la testa divertita e lo trascinò verso l’interno della casa.

Camminarono con passi lenti, in testa la stessa domanda.

La stessa sensazione.

La stessa bizzarra e incontrollabile emozione nello stomaco.

Ignari di aver espresso lo stesso identico desiderio.

Ignari che se si fosse davvero realizzato, sarebbero stati gli unici veri protagonisti

Gioie grazie grazie e ancora grazie!

Grazie a Bebe e Strow per i commenti e per il loro immenso talento che, per fortuna, ho la possibilità di godere! Strow grazie anche per la citazione che mi hai prestato l'altra sera... ;) 

E grazie anche alle ragazze che mi hanno scritto in privato...sono contenta che la storia vi stia piacendo davvero. Ci tengo particolarmente.

Ed è con immensa gioia che vi comunico che il tempo dei ricordi è finito... sta per giungere l'ora della resa dei conti!

Vi abbraccio e vi ringrazio!

Grazie grazie grazie

Amaranta

 



  
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