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Autore: Lauretta Koizumi Reid    04/02/2015    1 recensioni
Sono passati 30 anni dalla fine dei giochi. La piccola Mellark è cresciuta, sa cosa sono gli Hunger Games, sa che il trentennale della loro abolizione andrà festeggiato. Tra le tante iniziative, a scuola vengono chiamati alcuni ex soldati come testimoni oculari della Seconda Ribellione.
Tra loro c’è un quasi cinquantenne del Distretto 2 che ora la sta guardando con un’espressione indecifrabile.
Lui si chiama Gale Hawthorne.
Lei ha capito che non è un semplice soldato.
Un incontro casuale, che non doveva avvenire, che cambierà tutto, che porterà la giovane ragazza a scoprire verità desiderate ma terribili.
Genere: Generale, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Bimba Mellark, Gale Hawthorne, Katniss Everdeen, Nuovo personaggio, Peeta Mellark
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Perché mi guarda così?, riflettè Delion, mentre l’uomo, visibilmente a disagio, si tormentava il mento su cui cresceva una barbetta color sale e pepe. Più lo osservava, più era convinta che quel soldato l’aveva già visto da qualche parte.
Passandosi una mano tra i ricci, socchiuse gli occhi. Nella sua mente scorsero velocemente tutti i filmati e i reperti che qualche volta aveva intravisto in televisione: solitamente la sua attenzione era rivolta interamente alla mamma, giovane diciassettenne dall’aspetto emanciato, sconvolto e allo stesso tempo combattivo, al fatto che le sembrava una figura  incomparabile con quella della tranquilla signora che trovava sempre il tempo per i suoi figli e che, come azione più coraggiosa, al massimo impugnava un arco per dare da mangiare della carne fresca alla sua famiglia.
Pensando intensamente a quest’ultima particolarità della madre, le balenò in mente tutto: un filmato, risalente alla Seconda Rivoluzione, dove la madre e un ragazzo visitavano il Distretto 12 annientato e rispondevano alle domande di un’intervistatrice. Della canzone “L’albero degli strozzati” o qualcosa di simile, dove il cameraman inquadrava, oltre a Katniss, anche altre persone, tra cui lo stesso ragazzo.
Delion chiuse gli occhi per concentrarsi meglio, ma non c’erano dubbi: quell’uomo era il ragazzo corpulento che faceva parte del team che aveva combattuto fianco a fianco alla madre.

- Delion Mellark, perché non fai una domanda anche tu? Sei dei nostri  o schiacci un pisolino?
Delion si scosse e vide la professoressa fissarla severamente da dietro gli occhiali.
- Ah...ehm...no. – balbettò la ragazza – io...
- Suvvia, ci sarà pur qualcosa che avrai da dire. Facci sentire. – insisté la professoressa, guardandola con aria del tipo “sei la figlia della Ghiandaia Imitatrice, vorrai pur dire qualcosa”.

L’hai voluto tu, piccola incompetente di una prof - ribollì Delion.
Cora si accorse delle gote dell’amica che diventavano rosse, e capì che si stava alterando. Delion era fatta così: era tranquilla e gentile, ma se provocata poteva trasformarsi in una serpe schiumante di rabbia. E d’improvviso, per giunta.
- Vorrei fare una domanda a quel soldato – disse, puntando il dito contro Gale.  
-
 
- Conoscevi mia madre? La Ghiandaia Imitatrice? – disse la ragazza, con una freddezza che a Gale ricordò molto l’atteggiamento di Peeta quando era depistato.
- Molto superficialmente. – ribatté Gale rabbrividendo ancora.
- Mi ricordo un filmato dove eravate insieme nel Distretto 12 distrutto.
- Ripeto, cara. Molto superficialmente.
- Non sono “cara”. Mi chiamo Delion Mellark. E lo sai. – disse lei.
- Delion! Modera il tono! – la rimproverò la prof.
- No, ha ragione – la interruppe Gale – so come si chiama. Lo sanno tutti. Comunque insisto. Non perché fossimo abitanti dello stesso distretto posso dichiarare di essere stato nient’altro che un semplice conoscente, per lei. Poi mi sono arruolato in battaglia nel suo stesso team, questo è vero. Ma ciò non vuol dire nulla. Ero incaricato di proteggerla, come d’altra parte era il compito di tutti.  – riprese fiato e continuò - l’ho conosciuta e l’ho protetta. Ma tua madre non era esattamente in vena di fare amicizie, a quel tempo. Eravamo solo due ragazzini, tutti e due. Inconsapevoli di tutto e con l’unico scopo di sopravvivere alla guerra. Solo ciò mi ha legato a Katniss.

Non costringermi a dire tutto. Non devi per forza conoscere la verità, Delion. Il finto cugino, i baci nascosti, la bomba da me ideata che ha ucciso tua zia.

La risposta dell’ex soldato Gale scatenò un applauso generale che soddisfò tutti, commosse la giovane professoressa e decretò la sconfitta di Delion. Si rimise a posto, senza più sospetto, consapevole di essere andata oltre. Forse aveva sbagliato. Forse.
Uscita da scuola, qualche ora  più tardi, Delion aveva assistito a una conferenza a tema, compiuto con i compagni una passeggiata simbolica fino al cimitero comune, guardato una mostra di reperti degli Hunger Games. Naturalmente gli altri giorni della settimana vi sarebbero stati altri tipi di festeggiamenti: erano previste cene, feste, recite, eccetera. Ma per oggi la ragazza dagli occhi azzurri ne aveva abbastanza.
- Delion? – chiamò una voce maschile.

La ragazza si voltò, rischiando di accecarsi con il sole che lentamente stava tramontando in quella fredda giornata di fine inverno. Era Nial. Egli si avvicinò con la bicicletta accostandosi di fronte a lei.
- Senti, io... io volevo solo dirti che... lo so che non è la giornata adatta e che sarai sicuramente stressata e a casa tua forse sarà ancora pieno di giornalisti, e i tuoi magari hanno bisogno di te oggi, ma...ecco... tu mi piaci molto... Delion. Da molto tempo. Non voglio metterti pressione, ma...
- Nial, io... – esordì Delion.
- No aspetta, non interrompermi – sorrise il ragazzo – non so dove trovo il coraggio. Forse perché ho visto come ti guardava oggi quel soldato.
- Che cosa? In che senso? – ruggì la ragazza.
- Non arrabbiarti. Solo che ti guardava come se ti conoscesse da sempre. Non ti toglieva gli occhi di dosso! Mi sono molto ingelosito. Ho capito che non posso vedere nessuno che ti guarda in quel modo senza che tu sapessi che comunque io...
Delion rise. - Nial, avrà quasi cinquant’anni!
- Va bene, va bene. In ogni caso, era questo che volevo dirti. Ti prego, pensaci su.
Nial, visibilmente imbarazzato e con un colorito che rasentava il rosso carminio, saltò sulla bicicletta e corse via. Delion aveva assolutamente bisogno di riflettere. E quando aveva bisogno di riflettere si rifugiava nel silenzio dei boschi del Distretto 12.

 
-

Non c’è niente da fare,  pensò la ragazza raccogliendo l’ennesima freccia andata a vuoto, mia madre era decisamente più in gamba a tirare con l’arco.
Avventurandosi attraverso gli alberi, trovò un tronco tagliato dove si sedette tranquillamente. Alzò lo sguardo in cielo ripensando alle parole di Nial e a quel soldato corpulento che per qualche minuto aveva ritenuto amico della madre. In fondo, perché ci aveva tenuto tanto a sapere chi era?  Cioè, il perché lo sapeva benissimo dentro di se’. Ma aveva sbagliato a scaldarsi in quel modo.

Uno scalpiccio di piedi che pestavano foglie le giunse all’orecchio. Si voltò di scatto rischiando di procurarsi un torcicollo permanente, quando vide quello stesso soldato incamminarsi verso di lei.

- Una volta ero molto più silenzioso, sai? – disse. 
  
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