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Autore: _Lizzie_    08/02/2005    11 recensioni
(Revisionata) A volte la perfezione è raggiungibile, ed Harry e Draco l’hanno trovata l’uno nell’altro.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ah rieccomi! Innanzitutto sono felicissima che vi sia piaciuta tanto "Corruptela Vox", vi ringrazio tantissimo per i commenti, anche da parte dell’autrice, era strafelice, glieli ho tradotti tutti (tanto dicevate solo sbav sbav sbav… scherzo!)
Questa è un’altra shottina, cambio di autrice e cambio anche di toni, questa è molto più dolce… come sempre, spero che vi piaccia!

 

 

 

Titolo: La Petite Mort (La Piccola Morte)
Autore: Lizzie
Rating: R
Pairing: HP/DM

 

 

capitolo unico

La Petite Mort

Alcune persone la chiamano squisitezza. Alcuni la inseguono per tutta la loro vita alla ricerca della perfezione, passando da persona a persona per tentare di ottenerla. L’orgasmo ideale, l’unica esperienza sessuale che segnerà le loro vite. Molti non la trovano. Magari ci arrivano quasi vicino, una certa imitazione a basso costo che li inganna, ma non è mai quella reale. È mia convinzione che non si possa avere l’orgasmo perfetto senza l’amore perfetto.
Quando dico l’amore perfetto, certamente non intendo la relazione da copione dove nulla va mai storto e tutto è stomachevolmente e spaventosamente felice. No, quel genere di relazione è stagnante, senza conflitto non c’è crescita, e senza crescita non c’è reale felicità. Quello che intendo con amore perfetto è la sola persona che ti completa. La persona che ti ama per ciò che sei e non ti giudica. La sola che ti ha visto al tuo meglio e al tuo peggio e non fa alcuna distinzione tra le due cose. L’altra tua metà, il cosiddetto ‘compagno dell’anima’.
I francesi la chiamano ‘la petite mort’, la piccola morte. Si chiama così perché quando sperimenti quel piacere, è come morire e rinascere. Mente, corpo e spirito. Il tuo respiro ti viene rubato, ti senti come se l’anima ti venisse strappata via, e non puoi pensare a nulla. E poi improvvisamente torni indietro, tra le braccia del tuo amante, e vedi le cose in un modo completamente diverso. Tu muori della piccola morte, ed è squisito.
La prima volta che ho sperimentato la petite mort, avevo diciassette anni. Portavo avanti una relazione illecita con il mio attuale amante, e avevo cominciato a capire che stavo sviluppando sentimenti più profondi per la mia ‘scopata del mese’.
Devo ammetterlo, durante il mio periodo scolastico ero un po’ promiscuo, e lo ostentavo. Amavo sentire i sussurri seguirmi mentre camminavo tra i corridoi, tutti a chiedersi chi fosse la mia corrente scopata e quando sarebbe stata messa da parte in favore della successiva cosa graziosa che avesse catturato il mio occhio. Non realizzai quanto fossi infelice in quel modo fino a quando lui venne da me, offrendo se stesso. All’inizio, risi di lui. Eravamo nemici, e non riuscivo a credere che fosse venuto da me in quel modo. Nessuno dei due aveva pensato all’altro in quel modo, o almeno era quello che credevo, ed era surreale. Mi pregò, dicendo che mi avrebbe ignorato per il resto dell’anno se lo desideravo se solo io gli avessi concesso questa occasione.
Dopo alcune considerazioni, infine accettai. Sembrava sbagliato non approfittare della sua offerta; lui era, dopo tutto, una delle persone più ricercate della scuola. E così gli dissi dove incontrarci, e quando. In ogni caso, questa conquista era decisamente qualcosa di cui vantarsi.
La nostra prima scopata fu dura e veloce. Emise a mala pena qualche suono quando lo presi, e per qualche ragione mi sentii deluso, come se avessi sbagliato qualcosa. Fu più tardi, quando pulii il casino che avevamo combinato, che scoprii che era vergine. Avevo usato un lubrificante, ma non ero andato piano, e la preparazione era stata veloce. C’era del sangue.
Probabilmente non gli era piaciuta la sua prima volta, e sentii un insolito senso di colpa a riguardo. Confermò i miei sospetti più avanti, un giorno in cui gli parlai in privato dopo una lezione con il pretesto di discutere di un compito per il quale eravamo stati accoppiati. Quando gli domandai di dirmi perché non me lo aveva detto, lui scrollò le spalle e disse che non aveva pensato che avrebbe avuto importanza.
Non so perché quella risposta mi fece soffrire, ma lo fece, e quindi gli chiesi di incontrarci ancora, più avanti in quella settimana. Mi chiese perché, sapendo bene che la maggior parte delle mie scopate erano da una botta e via, con l’eccezione di un paio. Il mio motivo poteva sembrare poco convincente – non consideravo l’affare concluso finché anche lui non avesse ricevuto piacere. Mi ero sempre vantato della qualità reciproca, dopotutto. E, convincente o meno, i suoi occhi brillarono.
La seconda volta che scopammo, fu lenta, senza fretta, e assolutamente folle. In senso buono. La prima volta che misi la mia bocca su di lui, quasi venni sentendo il gemito soffocato che emise. E da quel momento in poi divenne un gioco, per vedere quanti diversi suoni di piacere potevo trarre da lui. Ognuno era intossicante come il primo, e presto non potei più fare a meno dei suoi vocalizzi.
Scoprii che quando veniva, non gemeva, ma tratteneva il respiro e lasciava fuoriuscire lievi sospiri, ognuno che trasportava il mio nome. Il suo nettare era caldo e denso e salato sulla mia lingua, e rimasi lì inginocchiato, gustandolo e guardandolo e ascoltandolo, e realizzai quanto ero solo nella mia promiscuità. Aprì le gambe per me e lo presi lentamente. Questa volta non ci fu sangue, solo i sottili gemiti che facevamo insieme.
Ci vollero tre mesi della nostra relazione segreta perché realizzassi di essermi innamorato di lui. A quel punto, gli incontri tre volte a settimana erano andati oltre le semplici scopate verso qualcosa di più profondo. Avevamo cominciato a raccontarci a vicenda delle nostre speranze e dei nostri sogni, di quello che desideravamo dal futuro. Condividevamo i nostri passati, le nostre peggiori paure, e i nostri desideri più cari. Non ci fu una reale sorpresa quando venne fuori che eravamo molto più simili di quanto avevamo pensato.
Le nostre chiacchierate erano a volte frivole, a volte filosofiche, e mi scoprii ad aspettare con ansia il tempo che avremmo trascorso insieme.
Realizzai di essere innamorato di lui nella primavera del nostro settimo anno. Durante uno dei miei allenamenti privati di volo al campo di Quidditch, feci una mossa particolarmente brusca, e calcolai male qualcosa. Finii per cadere dalla mia scopa e sul terreno. Fortunatamente, non ero stato troppo in alto, ma mi ero ferito alla mascella inferiore e stavo sanguinando abbondantemente. Tutto ciò che riuscii a pensare di fare fu premere la mano sul largo taglio e restare seduto lì stordito. Sobbalzai sentendo chiamare il mio nome, e sollevai lo sguardo per vedere il mio amante correre verso di me più veloce che poteva.
Quando giunse dove sedevo, si inginocchiò di fronte a me e mise un fazzoletto pulito sulla mia ferita. Sollevai lo sguardo su di lui, e vidi la più preoccupata, innamorata espressione che io abbia mai visto sul volto di qualcuno, e mi colpì – era innamorato. La rivelazione mi fece sentire domato e stordito allo stesso tempo, ma avrebbe potuto essere lo shock.
Dovetti rimuginare per parecchi giorni sopra la mia scoperta, due in infermeria ed uno prima che vedessi il mio amante in privato. Presi la decisione di dirgli ciò che avevo scoperto al campo, e poi avrei fatto l’amore con lui.
I miei piani, comunque, dovettero essere messi da parte. Quella notte, avemmo una lite. Era riguardo alle cose più stupide, molte delle quali non riesco neppure a ricordarle, tutto nato dal fatto che lui era in ritardo. L’attesa era stata un’agonia, e sfogai la mia frustrazione su di lui. Lui ricambiò, e finì con l’infuriarsi. Ero arrabbiato, e ferito, e volevo ferirlo allo stesso modo. Ma mi trattenni. Invece, mi sedetti nella stanza che eravamo soliti usare, e pensai alla nostra relazione. Era stata così perfetta fino a quel momento, e mi faceva male pensare che dovessimo litigare. Ma più ci pensavo, più realizzavo che avevo sentito la mancanza di questo aspetto del nostro rapporto. Da quando eravamo diventati amanti, avevamo praticamente completamente interrotto il nostro pubblico antagonismo. Ed ero sorpreso che avessimo resistito così tanto senza alcun tipo di sfuriate.
Una volta messo nella giusta prospettiva, litigare non è male come sembra. E quando lo pensai, non riuscii a smettere di ridere. Fu così che mi trovò lui due ore dopo. Era tornato indietro per scusarsi, e mi fissò come se fossi diventato pazzo. Gli spiegai il mio momento di chiarezza mentale, e lui ghignò e si disse d’accordo con me. Un nuovo livello era stato raggiunto nella nostra relazione.
Non gli confessai il mio amore per lui quella notte. Ci vollero tre settimane prima che lo facessi. Alla luce degli eventi che si erano verificati la notte del nostro litigio, decisi che volevo aspettare per un po’, per abituarmi al sentimento. In realtà, ero spaventato. Una dozzina di ‘e se’ circolavano nella mia mente. E se mi fraintendesse? E se non ricambiasse il mio amore? E se lo facessi fuggire per lo spavento? E se, e se, e se? Quelle domande effettivamente mi trattenevano dalla mia confessione. Non sapevo come glielo avrei detto, quando o anche solo se ci sarei riuscito.
Il giorno che morii la mia piccola morte era un sabato. Era metà Aprile, e c’era stata una tempesta per tutto il giorno, che si era fermata la sera. La luna era nascosta dietro le nuvole burrascose, ed il mio amante ed io ci stavamo godendo il reciproco abbraccio, scaldandoci nel calore dell’altro, e crogiolandoci nel silenzio. Non avevamo pianificato di fare sesso quella notte, quindi non so esattamente cosa accadde. Un istante eravamo seduti su un giaciglio evocato davanti ad un caminetto evocato, e l’istante seguente la sua bocca era sul mio collo, e le sue mani stavano lievemente tracciando figure sulle mie braccia. Mi voltai per fronteggiarlo, e mantenni la distanza necessaria per poterlo guardare negli occhi per un istante. In quel momento, qualcosa scattò, e la mia bocca coprì la sua per un bacio a labbra aperte.
Le nostre lingue si incontrarono a mezza strada, e scivolarono unite, il vellutato attrito che destava la mia passione per il mio bellissimo amante. Sì, era bello, ed avevo sempre pensato questo di lui. Mi accorsi che non glielo avevo mai detto. Avrei voluto dirgli in quel luogo e in quel momento che era bello, ma non potei costringere me stesso a interrompere la danza erotica delle nostre lingue.
In qualche modo, riuscimmo a portarci sul letto evocato, e lì divenne un mucchio di vestiti aggrovigliati, membra aggrovigliate, lingue aggrovigliate. Ognuno dei due prese il proprio tempo per esplorare l’altro, come se questa fosse la nostra prima volta insieme. Riscoprimmo i segreti reciproci, facendo uso della conoscenza acquisita. Entrambi venimmo una volta prima che lui finalmente aprisse le sue gambe per me e io lo prendessi.
Fu strano ed incredibile e meraviglioso. Conoscevamo il ritmo dell’altro, e comunque questa volta fu in qualche modo diverso. Non nell’andatura, non in qualcosa di tangibile, ma piuttosto nella sensazione. Il corpo del mio amante non era mai sembrato così delizioso prima, e riuscivo a fatica a respirare mentre spingevo e mi ritiravo. I suoi fianchi si scontravano contro i miei ad ogni spinta, e quando ebbi la presenza di spirito di aprire gli occhi, potei vedere il suo volto contorcersi in estasi, e potei sentirlo sussurrare il mio nome come un mantra. Quando sentii un’altra voce accompagnarlo, compresi che stavo facendo la stessa cosa con il suo nome.
Andò avanti così per un tempo indeterminato prima che venissimo insieme. Speravo di poter vedere il suo volto mentre veniva, ma ero perso tra le nuvole. Mi sentivo come se il battito del mio cuore fosse cessato, e non riuscivo a formulare un pensiero coerente. Il mio corpo andava a fuoco, e stava gelando. Era la cosa più dolorosamente bella che avessi mai sperimentato, e in quell’istante seppi che avevo provato la petite mort.

Ci volle un po’ perché entrambi ci riprendessimo dalle nostre fatiche, e quando avvenne ci avvolgemmo strettamente l’uno tra le braccia dell’altro. Timidamente mi chiese se avevo sentito la differenza questa volta. Gli sorrisi e gli dissi che l’avevo sentita.
Avevo appena cominciato a perdermi nel sonno quando lo sentii baciarmi sulla spalla lievemente.
"Draco, ti amo." Confessò con una voce piuttosto soffocata. Potei a stento trattenere la mia gioia.
"Ti amo anche io, Harry."

 

Prologo

Dopo quella notte, decidemmo di rendere pubblica la nostra relazione. Non era giusto per nessuno dei due nascondersi furtivamente in quel modo, non quando ci rendevamo così felici. Non venimmo accolti a braccia aperte. Infatti, per gran parte del resto dell’anno Harry ed io non avemmo nessun altro su cui contare a parte noi stessi. Al diploma, i due migliori amici di Harry si scusarono con lui per come lo avevano trattato. Furono civili con me, ma non credo che saremo mai amici. Dal canto mio, riebbi Blaise Zabini. Nessuno degli altri Serpeverde riuscì a trovare nel proprio cuore la forza di perdonarmi per essere innamorato di Harry Potter. Che si fottano tutti.
Harry ed io abbiamo un sacco di litigi, e ne assaporiamo ognuno. In seguito, ovviamente. Proviamo ancora la petite mort insieme, e soggioga la mia mente ogni volta.
Ho in mente di chiedere ad Harry di sposarmi.
Giusto dopo che lo avrò picchiato per avermi chiamato pomicione.

 

 

E anche questa è finita! Mi raccomando, fatemi sapere se vi è piaciuta, ci tengo tanto!
Piccolo avviso: la prossima traduzione inizio una storia a più capitoli, l’autrice mi ha dato l’ok oggi pomeriggio e io sono TROPPO felice! Adoro quella storia, è da un po’ che provavo a contattarla! L’atmosfera è un po’ diversa dall’altra storia lunga che ho tradotto, ma spero che vi piacerà ugualmente… posto appena finisco il primo capitolo!
Un bacio

  
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