Torno ad aggiornare questa raccolta con
una storia così stupida che più stupida non si può.
Si tratta di una storia prettamente
dialogata, e non spaventatevi se non capite chi dice cosa: vanno bene diverse
letture, ognuno si può immaginare quello che vuole e se servono specifiche ho
fatto in modo di inserire i nomi in qualche modo. E’ comunque una stupidata, e
tale resta.
Se volete capire cosa mi ha spinto a
scrivere l’ennesima trashata ci sono ulteriori note in fondo alla storia.
Buona lettura! u.u
ATTENZIONE: alta presenza di
Cioccocanna. Rivolgersi alle note in fondo per sapere come, dove, quando e
perché e come sono stata autorizzata ad usarla.
L’origine dei nomi
29 settembre
1975, ore 20.42, dormitorio maschile di Grifondoro
“…
Ce l’abbiamo fatta.”
“Ce
l’abbiamo fatta?”
“Sul
serio, ce l’abbiamo fatta.”
“Oh
Santo Merlino, ce l’abbiamo fatta!”
I
quattro ragazzi si guardarono fra loro, eccitati ed entusiasti, e ogni mezzo
secondo i loro occhi viravano verso la pergamena che Remus teneva
orgogliosamente fra le mani.
Sulla
pergamena, disegnata con precisione, si scorgeva una porzione di castello con
diversi piccoli puntini affiancati da un cartiglio riportante il nome.
“La
mappa del Malandrino!”
“Che
figata!”
“Finalmente
potrò sapere quando la Evans va a farsi la doccia!”
“James!”
“Remus,
però secondo me non è ancora perfetta.”
“E
che manca? I nomi ci sono tutti.”
“Manca
la presentazione! Quel… Quel qualcosa che la renda diversa da una qualsiasi
mappa incantata; ecco, manca la nostra firma!”
“Sirius,
hai ragione.”
“C’è
solo un problema, miei cari amici. Se ci mettiamo il nome e per sbaglio la mappa dovesse finire
nelle mani di Silente e per sbaglio lui
riuscisse a scoprire la parola d’ordine e ad accedervi…”
“Beh,
basterebbe non firmarsi con i nostri veri nomi.”
“Peter,
sei un genio!”
“A
proposito, che stai mangiando?”
“Cioccolata!
Tenete, appena ho visto che la mappa funzionava sono andata a prenderla anche
per voi, per festeggiare.”
“Grande!
Possiamo pensarci dopo ai soprannomi. Ora si mangia!”
29 settembre
1975, ore 21.37, dormitorio maschile di Grifondoro
“Peter,
perché la stanza sta girando?”
“Ahah,
Sirius, siamo in una giostra! In una giostra, non lo vedi?”
“Che
cos’è una giostra?”
“Credo
sia una roba babbana…”
“Sì,
Peter, è una roba babbana! Papà mi ci ha portato quando ero piccolo, e girava,
e girava…”
“…
Ragazzi, credo che un letto stia cercando di mangiarmi.”
“Peter,
sei molto tranquillo, ammiro il tuo aplomb.”
“…
Mi stai insultando?”
“James
dice solo che di solito se qualcosa ti mangia scappi via urlando, non ti fai
mangiare.”
“Ma
per ora mi guarda solo male, Remus!”
“Sentite,
non è che c’è altra cioccolata? Ho una fame…”
29 settembre 1975,
ore 21.44, dormitorio maschile di Grifondoro
“Peter,
dimmi la verità.”
“Che
c’è, Remus?”
“Sia
chiaro che non ti sto facendo questa domanda perché le pantofole a Grifone di
Sirius hanno preso a svolazzare per la stanza, ma comunque… Dove hai preso la cioccolata
che stiamo continuando a mangiare?”
“Era
sotto la scrivania, in un cassetto bloccato.”
“…”
“Perché?”
“…
Oh, merda.”
“…”
“…”
“…”
“…
Devo trovare un altro posto per i miei esperimenti.”
29 settembre
1975, ore 22.20, riva del Lago Nero
“Fa
un freddo osceno.”
“Qualcuno
mi spieghi perché abbiamo deciso di ascoltare James e ora ci troviamo in questo
luogo.”
“Sei
scemo, Peter? Dobbiamo festeggiare! Dobbiamo tuffarci nel lago nero per essere
riusciti a completare la mappa!”
“Sssssht! Cosa urli? Sarà inutile esserci
stretti sotto al mantello se poi ci fai scoprire così!”
“Agli
ordini, mamma. Comunque, iniziate a spogliarvi!”
“…”
“…”
“…
Spogliarci?”
“Cavolo
James, sapevo di essere attraente, ma almeno per la nostra prima volta potevi
scegliere solo me invece di fare una roba a quattro.”
“Sirius,
sei un cretino. Se ci tuffiamo nel lago vestiti, poi come facciamo a rientrare
senza lasciare prove del nostro misfatto? Goccioleremmo dappertutto!”
“Questa
volta, James, hai ragione.”
“Sì
però alla svelta, che il salice piangente mi guarda male.”
“Oh,
Peter. Ancora?”
“Non
è colpa mia se le cose vogliono uccidermi!”
“Basta,
zitti tutti e via i vestiti.”
“…
James, perché ti stai togliendo anche le mutante?”
“Prima
o dopo, non fa differenza. Non vorrete rientrare con il culo bagnato, spero!”
29 settembre
1975, ore 22.31, riva del Lago Nero
“Hihihihi…”
“Sembri…
S-sembri… Un cavallo…”
“Il
f-freddo mi ha ghiacciato i capelli…”
“Combatti,
marrano!”
“Jaaaaaames…
Non esiste nessun marraaaaano…”
“…
Qualcosa non va…”
“Remus?
Tutto a posto?”
“…
Possibile che… Effetto collaterale a scoppio ritardato… Deficienza… Prima le
allucinazioni…”
“Mi
hai toccato il culo!”
“No,
Peter, è stato… Pfft… Messer Salice.”
“Jaaaaames…
Non esiste nessun Messer Saaaaalice…”
“E’
dietro di te, Sirius!”
“…
Non ne usciremo vivi…”
“Hihihihi…”
“Ma
perché congeliamo all’aria! In acqua! Il Capitan Papavero ci ha dato
l’autorizzazione!”
“Jaaaaames…
Non esiste nessu-UGH-SGGGGGGGGG”
“Lo
affoghi!”
“…
AAAAAH! SANTO MERLINO CHE FREDDO!”
“Benedette
bacchette magiche.”
“…
Miracolo… Sei riuscito ad asciugarci anche se… Anche se…”
“Anche
se cosa?”
“Oh,
lascia perdere.”
“Non
dobbiamo decidere dei soprannomi, poi?”
“Sirius,
non puoi aspettare che prima ci si rivesta?”
“Hihihihi…”
“…
Peter… Sei inquietante…”
“…”
“PETER!”
“Ops…”
“Cosa…
Cosa tocchi?!”
“E’
così fluente… Hihihi…”
“Peter,
questo non ti autorizza a- JAMES!”
“Oh,
Sirius… Perché i tuoi peli dei pube sono così morbidi?”
“Ho
rubato una pozione a mia madre e non potevo permettere che scadess- MA COSA M
FAI DIRE?!”
“Sirius…
Sei troppo… Troppo… Remus, aiuto.”
“Aspetta.”
“Non
ti azzard- REMUS!”
“Oh,
sì. Capisco. Sirius, sei così felpato.”
“…”
“…”
“Hihihi…”
29 settembre
1975, ore 23.07, riva del Lago Nero
“E’
così interessante restare a guardarvi il pene.”
“JAMES!”
“PORCO!”
“Ma
ma… Ad esempio… Peter, perché tu non hai peli?”
“Hihihi…”
“Mi
sa che è fuso…”
“Hihihi…
No… E’ che…”
“…”
“…
Che?”
“…
E’ bello sentire la morbidezza delle mutande sulla pelle… Hihihi…”
“…
Bleah, Peter. Bleah bleah bleah.”
“Beh,
dato che abbiamo appurato che Sirius è felpato,
tu cosa saresti? Liscio?”
“Nah,
liscio non mi pare. Dopotutto non è pelato. Direi che ha una… Protuberanza
liscia.”
“Mmmh…”
“…
Coda liscia?”
“…
Coda?”
“Beh,
è una coda che esce dal davanti e non dal dietro…”
“James,
a volte mi chiedo cosa tu assumi per fare certi ragionamenti.”
“Mumble…”
“No,
okay, Coda Liscia mi piace.”
“Hihihi…
Codaliscia…”
29 settembre
1975, ore 23.14, riva del Lago Nero
“Remus,
tocca a te.”
“Cosa?
A me cosa??”
“Non
ingobbirti così e faccelo vedere.”
“Voi
siete fuori.”
“Remus,
il salice ti mangerà!”
“Cos-!
PETER!”
“Oooooh…
Eccolo!”
“Grande
codaliscia, serviva proprio un bello
spavento per farlo sobbalzare!”
“Ma…”
“Ma…?”
“Beh…”
“Uhm…”
“COSA.”
“E’…
Storto.”
“…
Storto.”
“E’
storto, Remus!”
“Hihihi…”
“Il
pene di Remus è storto…”
“Non
ho il pene storto! Mi…!”
“Ti?”
“Mi?”
“Hihi…
Hi?”
“Mi
si era spostata una palla.”
“…”
“…”
“…
Ti si era spostata una palla…”
“…
Una palla.”
“Remus
tu ce l’hai con le cose tonde.”
“Già,
pensa al tuo piccolo problema peloso, nasce dalla luna.”
“…
In effetti è più questo un piccolo
problema peloso, dato che non sembri avere le inclinazioni di Peter.”
“Hihihi…
Remus c’ha la Luna Storta…”
“Peter…”
“Peter,
ti strozzo.”
“Peter,
è geniale!”
“Ma
geniale per cosa?!”
“Qui
abbiamo un felpato. Peter è una codaliscia. Tu sei una lunastorta!”
“IO
NON HO IL PENE STORTO!”
29 settembre
1975, ore 23.23, riva del Lago Nero
“…
Manca.”
“Eh,
manca.”
“Hihihi…
Manca.”
“Cosa
manca?”
“Il
tuo pene, James.”
“Già.”
“Mostraci
il pene, James.”
“Con
molto piacere, amici.”
“…”
“…”
“…”
“…
Che c’è?”
“E’…
Uhm…”
“…
Sai che? Non…”
“Non?”
“Hihihi…”
“Credo
che tu abbia in testa ciò che hai anche là sotto.”
“Mi
stai dando della testa di pene,
Sirius?”
“No
è che…”
“Insomma…”
“Hihihi…”
“E’
sommerso.”
“Dai
peli.”
“Che
sparano.”
“Hihihi…
Come sopra.”
“Oh.”
“Già.”
“Ehm.”
“…”
“Ehi,
guardate!”
“Cosa,
Sirius?”
“Alla
luce delle stelle. Sparano proprio.”
“Lo
sappiamo, Sirius.”
“No,
dico. Sembrano alberi. Come le sagome degli alberi della foresta.”
“Hihihi…”
“P-PETER!”
“…
C’è una protuberanza… Hihihi…”
“AHIA!
Perché me l’hai toccato?!”
“…
Perché c’è una protuberanza?”
“Ehi!
E’ vero!”
“SIRIUS!”
“James…”
“…”
“…”
“…
Ho un pelo incarnito, va bene?!”
“…”
“…
James… Sei il solito…”
“Hihihi…
E’ il nodo di un albero…”
“…
Il nodo?”
“Ma
sì… Quello nei tronchi.”
“Ah…
Dici per le sagome ad albero…”
“…
Però…”
“Cosa?”
“Guarda
meglio, Sirius. Più che tanti alberi sembra un solo albero con tanti rami.”
“Ehi,
se faccio così…”
“SIRIUS!
NON MI TIRARE IL PENE!”
“…
E lo vedo al contrario…”
“SIRIUS!”
“…
Questo sembra un tronco.”
“Giusto,
con i rami.”
“SIRIUS!”
“…
Ramoso, allora.”
“…
Ha anche il nodo…”
“Ramoso…”
“SIRIUS!”
“Hihihi…
Luce…”
“…
Luce?”
“…
Oh, merda. Il castello.”
“Merdamerdamerda. James, hai urlato
troppo.”
“Mi
stava tirando il pene!”
“LE
MUTANDE SANTO MERLINO CI SCOPRIRANNO!”
30 settembre
1975, ore 00.01, ufficio della McGranitt
“…
Un tuffo nel Lago Nero. Volevate fare un tuffo nel Lago Nero. Aspettate, fatemi
ripetere. Un. Tuffo. Nel. Lago. Nero.”
“…
Ehm…”
“Signor
Lupin non ci provi neanche, non questa volta. E’ stato colto in fragrante, in mutande, insieme ai suoi amici e non
ci sono scusanti per il suo comportamento, come per quello degli altri.”
“Hihihi…”
“Signor
Minus, lo trova divertente?!”
“…”
“…”
“…”
“…”
“Restate
qui. Vado a chiamare un Caposcuola perché vi scorti fino al vostro dormitorio.
State certi che rimarrete in punizione per il resto dell’anno scolastico. Un tuffo nel Lago Nero!”
“…
James, che cosa stai facendo?”
“Mi serve una… Ecco.”
“Hihihi…”
“Cosa? Perché un Pennarello Ballerino?”
“Dobbiamo
segnarceli.”
“…
Eh?”
“I
nomi. Sono i nomi perfetti per la mappa.”
“…
Cosa?”
“Zitto,
Felpato. Ho come la sensazione che
domattina non ricorderò nulla di tutto questo… I mobili già stanno cominciando
a svanire dalla mia vista… Non devo perderli. Non devo perderli!”
“Oh,
Merlino, James è andato.”
“…
Effetti collaterali… Povero me.”
“Di
cosa, Remus?”
“…
Lascia perdere. Tanto domani non lo ricorderò neanch’io.”
“E
come faremo a ricordarci della punizione?”
“Hihihi…”
“Sirius,
dammi il braccio, questo è più importante.”
“Cosa?
Vuoi scrivermelo sulla pelle?”
“Così
sai chi sei.”
“Ma
se domattina la scritta mi compare in fronte?”
“Spera
solo che non sia su una chiappa, altrimenti nessuno potrà leggerla.”
“Ma…”
“Sta
tornando la McGranitt! Sbrigati, James!”
30 settembre
1975, ore 00.20, dormitorio maschile di Grifondoro
“…
E la professoressa McGranitt vi invita caldamente
a dormire, altrimenti la vostra espulsione non sarà negoziabile.”
“Okay,
lo terremo presente.”
“…”
“…
Se ne è andato?”
“Fantastico.
Ho un po’ di fame.”
“NO!
Sirius, dormiamo.”
“Hihihi… James… Ma hai scritto tutto?”
“Mi
sono anche preso il pennarello dopo avervi marchiati.”
“…
Come hai fatto a rubarlo senza che la McGranitt se ne accorgesse?”
“L’ho
messo nelle mutande, semplice.”
“…
Vorrei ricordarmi solo di non chiederti più cose, grazie.”
“Hihi-
… Zzzzzz…”
“Peter
è partito.”
“Credi
che dovremmo spostarlo sul suo letto?”
“…”
“…”
“…
Nah.”
“Buonanotte,
gente.”
“Notte
a tutti.”
30 settembre
1975, ore 19.35, dormitorio maschile di Grifondoro
Sirius
si stava grattando una chiappa, mentre con la mano libera copriva la bocca,
aperta in uno sbadiglio.
Quella
giornata era stata infernale, fra la sveglia suonata troppo presto, lezioni
pallosissime e una scenata della McGranitt per cose che non si ricordava
affatto di aver commesso, che aveva avuto come conseguenza una punizione non
ancora estinta (per tre mesi lui e gli altri avrebbero dovuto sgusciare lumache
per il professor Lumacorno, bleah).
Ora,
finalmente, poteva rilassarsi in santa pace e farsi una benedetta doccia (e
aveva la sensazione che il viscido sotto le unghie non se ne sarebbe andato
comunque).
Dopo
aver adempiuto alle esigenze pulsanti, quindi, ovvero, quella della chiappa da
grattare, Sirius si diresse verso il bagno e cominciò a spogliarsi. Rimase
bloccato con la maglietta sollevata a metà, però, perché noto sulla pancia una
enorme scritta che diceva “FELPATO”.
Stupito,
tornò nel dormitorio per far vedere la strana cosa agli altri, e tutti
iniziarono ad esaminarsi in cerca di tracce simili, dato che avevano appurato giusto
quella mattina di essere vittime della stessa amnesia.
“Ehi,
io ce l’ho sul braccio. La mia dice “RAMOSO”.”
“Ecco,
qui trovo scritto “CODALISCIA”.”
“”LUNASTORTA”
a voi.”
“…”
“Che
vorranno dire?”
“Uhm…”
“Qual
è l’ultima cosa che ricordate di ieri sera?”
“Il
vago presentimento che qualcuno mi abbia rubato della cioccolata…”
“Sì
la stavamo mangiando ma prima…”
“…
Prima…”
“Ah!
Cercavamo dei soprannomi per la presentazione della Mappa!”
“…”
“…
Credo che queste scritte c’entrino con il Pennarello Ballerino che stamattina
mi sono trovato nelle mutande.”
“Ugh.”
“Che schifo.”
“Perché nelle mutande.”
“…
Però… Secondo me possono andare.”
“Cosa?”
“I
soprannomi!”
I
Malandrini di guardarono fra loro, sorpresi e, alla fine, leggermente
divertiti.
Nessuno
riuscì mai a risalire all’origine dei nomi, ma, alla fine, poco importava: che
Sirius si chiamasse Sirius o Felpato, rimaneva comunque un fratello. Era solo una cosa divertente e
senza senso fra di loro, come ce n’erano state in passato e come sicuramente ci
sarebbero state in futuro.
Il
giorno dopo, Remus aggiunse alla mappa l’incantesimo per dare una piccola
presentazione dei Malandrini prima che si formasse il disegno vero del
castello.
Note: nella storia si fa riferimento
alla Cioccocanna inventata da Risa in Soldier. Specifico che prima di scrivere
ho chiesto l’espressa autorizzazione all’uso, dato che Risa ha vietato in ogni
modo utilizzi/ispirazioni/ecc anche se creditati alla sua opera.
Ovviamente, la Cioccocanna a cui faccio
riferimento qua non è quella ‘definitiva’, ma mi sono immaginata che fosse uno
dei primi esperimenti di Remus in tal senso u.u
Ah, il Pennarello Ballerino l’ho
inventato sul momento e, per come me lo sono immaginato, ha la caratteristica
di poter essere usato senza inchiostro e che le parole scritte su una
superficie con esso si spostino a loro piacimento lungo tutta la superficie.
Quindi James l’ha usato sul braccio e Sirius poi si è ritrovato la scritta
sulla pancia.
Ora, nota per Risa, che si deve prendere
malissimo u.u Come ha fatto a venirmi in mente una cosa simile? Pensavo al
fatto che mi sono messa a chiamare ‘Sirius’ il tipo che ti piace, e pensavo al
fatto che è pratico dato che lavoriamo tutti e tre nello stesso posto. E quindi…
Ho pensato che, se devo parlare di sconcezze relative a Sirius, te lo devo far
capire in qualche modo, ma devo trovarmi un codice cifrato anche per esso u.u E
allora ho pensato che Sirius è anche Felpato, e ho pensato che avrei potuto
usare Felpato per riferirmi a una certa sfera di competenza – ehm, poi il
pensiero si è ristretto a una sola parte del corpo. E in quel momento ho avuto
un flash con i malandrini veri, dove James toccava il pene di Sirius e gli
diceva che i suoi peli erano stranamente morbidi, quasi felpati.
Da lì è stato tutto un delirio in
discesa sul riuscire ad associare il soprannome malandrino a una caratteristica
del pene dei Malandrini, per poi incrociare il tutto.
La Cioccocanna mi serviva perché senza
essa sarebbe stato difficile giustificare il reciproco esaminarsi di peni a vicenda con
conseguente nascita del soprannome :v