Anime & Manga > Naruto
Ricorda la storia  |      
Autore: eleanor89    30/11/2008    7 recensioni
SPOILER/Perché aveva compreso ancora una volta di essere una sopravvissuta.
Era una sopravvissuta, come tutti coloro che conosceva, alla furia del Kyubi di quindici anni prima. Era una sopravvissuta al team sette, aveva resistito all’abbandono di Sasuke, convinta di riportarlo indietro. E ora era una sopravvissuta al peggiore attacco che fosse mai stato lanciato contro Konoha, neanche a dirlo, proprio per portarle via qualcuno che amava, lasciandola in vita senza prestarle la minima attenzione.
L’unica domanda che poteva porsi ora era: sopravvissuta a chi?
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Sakura Haruno
Note: OOC | Avvertimenti: Spoiler!
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Spoiler. Chi non ha letto l’ultimi capitolo della scan di Naruto, si astenga dal leggere se non vuole conoscere nomi ed eventuali morti/nuove tecniche/nuovi personaggi. Ad ogni modo è una mia rivisitazione, quindi non è tutto spoiler, anzi, la maggior parte è invenzione. Vedere note finali.

Scritta tenendo Will of the heart, soundtrack di Bleach, a ripetizione per un’ora sul pc. Andate su youtube e ascoltatelo anche voi, se volete.

 

 

I sopravvissuti.

 

Sakura guardava le gocce di pioggia sbattere contro il vetro della sua finestra, per poi scivolare lentamente verso il basso, simili a lacrime. Tornò ad abbassare il capo, nascondendo il viso dietro alle ginocchia, e senza rendersene conto riprese a dondolare. [Noi siamo sopravvissute, Sakura.]

Erano passate cinquantadue ore. Cinquantadue orribili ore dalla fine dell’attacco a Konoha.

Alla fine, quando Pain se n’era andato, aveva pianto. Nulla di eccezionale, il solito sfogo nervoso, si era davvero spaventata quella volta, ed era corsa a casa per accertarsi che i genitori stessero bene. Dopo le solite lacrime si era sciacquata il viso ed era uscita per andare a rapporto dall’Hokage, ed allora aveva visto il resto di Konoha.

La periferia era completamente distrutta, l’entrata era spazzata via, moltissime case erano state rase al suolo e le perdite erano state considerevoli ed orribili. Ma si sa, le perdite erano sempre orribili, o almeno questo si era ripetuta, cercando di non cedere all’angoscia e finire col piangere di nuovo. Si era diretta con passo malfermo da Tsunade-sama, la sua seconda madre, la sua insegnante, e quando l’aveva guardata negli occhi, aveva capito che questa volta erano state più orribili.

Lo sguardo che le aveva rivolto era colmo di pena, tanto da averla fatta tremare.

Perché aveva compreso ancora una volta di essere una sopravvissuta.

Era una sopravvissuta, come tutti coloro che conosceva, alla furia del Kyubi di quindici anni prima. Era una sopravvissuta al team sette, aveva resistito all’abbandono di Sasuke, convinta di riportarlo indietro. E ora era una sopravvissuta al peggiore attacco che fosse mai stato lanciato contro Konoha, neanche a dirlo, proprio per portarle via qualcuno che amava, lasciandola in vita senza prestarle la minima attenzione.

L’unica domanda che poteva porsi ora era: sopravvissuta a chi?

Poi cominciarono ad arrivare tutti: i maestri, Gai, Kurenai, Iruka, Ebisu, i bambini, Moegi ed Udon, e poi Shikamaru, Choji, Hinata, Neji, Shino e Sai. Alcuni jonin che non conosceva, e poi Shizune, Anko, Suzume, ed anche alcuni dei genitori dei suoi amici, come Shikaku Nara, Inoichi Yamanaka, Tsume Inuzuka e pochi altri sconosciuti. Alcuni confusi, altri in lacrime, altri semplicemente sotto shock.

Tornò a guardare Tsunade, senza aprire bocca. Si era appena resa conto di essere rimasta in silenzio, senza voce, per almeno cinque minuti. Non era neppure riuscita a muoversi, era totalmente paralizzata. Aveva solo voltato il viso per vedere i nuovi arrivati, ed ora era tornata alla posizione iniziale. [Ma dentro io sto urlando.]

«Tsunade-sama…» mormorò Shizune, e Sakura si sorprese nell’udire il suo tono sconvolto. Guardò la maestra con più attenzione, e notò che aveva gli occhi arrossati, [Sicuramente per la stanchezza, vero?], e che una bottiglia di sakè era rovesciata dietro i documenti, [Forse festeggia la fine della battaglia prima di tutti, credici.], e che sembrava evitare lo sguardo della sottoposta. [Ma lei evita sempre Shizune, no, Sakura?]

La domanda era sempre quella, e pesava sopra di loro.

Fu come un pugno nello stomaco, e Sakura si voltò nuovamente a guardare i nuovi arrivati, che sembravano confusi quanto forse appariva lei stessa fino a poco prima. Fece nuovamente l’elenco dei presenti [Degli assenti vorrai dire] e scosse la testa, incredula. «No.» disse, e la sua voce suonò chiara e limpida, rispetto a quella soffocata di Shizune. Sembrava la voce di chi stava per scoppiare a ridere. [Una risata da pazza.]

«Sakura-sempai?» sussurrò Moegi, spaventata. Aveva cercato invano risposte dal suo maestro, che continuava a fissare un punto indefinito, e sembrava aver perso la ragione.

Pur avendolo sempre saputo, dal momento in cui aveva visto l’espressione vuota di Hinata, Kurenai si schiarì la voce, e domandò: «Dove sono gli altri?»

Tsunade si morse le labbra, e Sakura ebbe la netta impressione che cercasse di dominare l’impeto di scoppiare a piangere. [Perché poi, persino Gai-sensei lo stava facendo, e Tsume Inuzuka si aggrappava a Shikaku Nara, ed Inoichi Yamanaka si guardava attorno sempre più rabbiosamente, e Shikamaru e Choji avevano ancora quelle espressioni falsamente innocenti, perché dopo Asuma-sensei pensavano di aver già dato, e Hinata ed Ebisu sembravano non avere più un’anima, e Neji cercava di non urlare ma stava tremando di paura, e tutti gli altri tremavano con lui, quindi perché?]

«Siamo tutti qui.» rispose Tsunade, respirando affannosamente, sbattendo più volte le ciglia, poggiando una mano prima sulla guancia e poi sul mento, irrequieta, incerta di come muoversi, come parlare.

«Non capisco.» disse subito Neji, che aveva capito benissimo.

«Alcuni di voi già lo sanno… ma abbiamo perso molti elementi in questa battaglia.»

«Elementi.» ripeté Sakura sprezzante. Un angolo della sua bocca salì verso l’alto, in una maschera di amarezza che era solo voglia di scappare urlando e piangendo, andare ad abbracciare sua madre e poi anche Kakashi-sensei, per chiedergli scusa di averlo considerato un bastardo a volte, quando pensava a tutte le promesse non mantenute e ai contentini, dati per tenerla buona, e anche ad Ino, a chiederle perdono in ginocchio per tutto il male che le aveva fatto, perché in momenti come questi tutte le colpe sono di chi rimane, e lei era lì. Ma Ino no. E neanche Kakashi-sensei. [Siamo sopravvissute.]

«Aburame Shibi, Hagane Kotetsu, Hatake Kakashi, Inuzuka Kiba, Inuzuka Hana, Morino Ibiki, Namiashi Raido, Rock Lee, Sarutobi Konohamaru, Shiranui Genma, Tatami Iwashi, Yamanaka Ino ,Yamashiro Aoba, Yoda Tenten…» l’elenco ormai giunto al termine fu spezzato da diverse grida, e Sakura chiuse gli occhi, perché era fin troppo essere costretta a sentire.

Sentire il rumore delle ginocchia della madre di Rock Lee che sbattevano contro il pavimento, mentre questa cadeva in ginocchio, pregando di dirle che era solo uno scherzo crudele, e allo stesso tempo incolpando Gai di ogni cosa.

Sentire Gai piangere, dando ragione alla madre di Lee, chiedendo perdono ai genitori di Tenten, al padre di Lee, a Neji.

Sentire Kurenai singhiozzare, e abbracciare qualcuno e venire abbracciata, in una di quelle strette che cercano conforto senza poterlo trovare.

Sentire Tsume Inuzuka scappare via, alla ricerca di due figli che non avrebbero più litigato per l’ultimo panino, che non avrebbero più riso dei piccoli incidenti del padre maldestro, che non avrebbero urlato l’uno contro l’altra per poi finire addormentati quasi abbracciati sul divano la sera, troppo stanchi per le missioni.

Sentire il silenzio. Il silenzio da parte di Neji ed Hinata, l’uno troppo ferito, l’altra assente. E ancora, il silenzio di Shikamaru e Choji, perché era stato troppo. Semplicemente troppo.

Sentire il proprio respiro, che segnava la differenza tra sé e le persone che voleva vicine e che non ci sarebbero state più.

Riaprì gli occhi, ed incontrò lo sguardo di Shizune, che si era spostata accanto all’Hokage e le aveva poggiato una mano sulla spalla. Le sfuggì, incapace di nascondere l’odio selvaggio che sentiva contro di sé, contro l’Hokage perché la responsabilità era sua, contro Pain che era venuto a distruggere l’ultimo suo angolo di pace, contro Shikamaru e Choji per non aver salvato Ino, contro Naruto per non esserci stato.

Troppo odio, tutto assieme, per una persona sola.

Si voltò e fuggì.

Cinquantadue ore da quando aveva lasciato il palazzo dell’Hokage, e si era chiusa in camera sua.

Le gocce di pioggia le facevano pensare al sangue, lento nello scivolare a terra e disgustoso a vedersi e sentirsi cadere, e si tappò le orecchie, lasciando andare le gambe che teneva strette al petto.

Era una sopravvissuta. [Perché non tocca mai a noi?]

E lo sapeva, lo sapeva che non poteva darsi pace, finché non avesse saputo come. Come era morta Ino? Come era morto Kakashi-sensei? Avevano sofferto? [avresti potuto fare qualcosa?]Erano morti da eroi o colpiti alle spalle? E gli altri?

Si alzò in piedi, ferendosi le mani contro i pezzi di vetro sulla scrivania con cui aveva fatto leva per alzarsi, dove la foto di un team a cui era appartenuta e in cui aveva smesso di credere giaceva spezzata in tre parti.

Prese della garza e se l’avvolse intorno alle mani, troppo stanca per potersi curare. Aprì la finestra, e si lasciò inghiottire dal buio.

Camminò per le strade prive d’illuminazione, silenziosa come un gatto, e rallentò il passo soltanto mentre passava davanti al negozio di fiori, quasi aspettandosi che Ino uscisse per correrle incontro, e raccontarle gli ultimi pettegolezzi. [E ti saresti finta indifferente, mentre io avrei ascoltato entusiasta.]

Riprese l’andatura più veloce non appena ricordò che Ino non sarebbe più uscita, e volutamente scelse di passare davanti ai campi di allenamento, dove tante volte aveva visto Kakashi-sensei  intento a leggere i suoi amati libri. [E tu avresti mostrato indignazione. Io però avrei sempre voluto sapere di cosa parlavano, nel dettaglio.]

«Stai zitta.» mormorò, fermandosi sotto un lampione spento. Non c’era ancora elettricità nelle strade.

Una volta aveva incontrato Lee, là sotto. Le aveva portato un fiore, per ricambiare il suo gesto, quando era andata a trovarlo all’ospedale di Konoha.

[Forse sarebbe stato meglio se tu fossi rimasto paralizzato, povero caro Lee… e mi perdonerò mai per come ti ho trattato al nostro primo incontro?]

Tenten l’aveva portato via tirandolo per un orecchio, perché rischiavano di arrivare in ritardo. [Sai chi era sempre in ritardo anche?]

«Kakashi-sensei…» sussurrò al vento, cominciando a correre. Aveva smesso finalmente di piovere.

Stavolta si fermò soltanto quando fu arrivata alla meta, davanti a casa di Hinata. Lei aveva visto molto, ne era sicura. Si avvicinò al grande cancello di villa Hyuga e lo saltò, semplicemente. Le guardi erano quasi tutte morte, ed anche quelle rimaste non erano in condizioni di fermarla; per evitare problemi si fermò comunque a bussare, e attese che qualcuno venisse ad aprirle.

Uno spostamento d’aria alle sue spalle le comunicò di non essere più sola, e voltandosi di scatto si ritrovò davanti all’ombra che fino a pochi giorni prima era Neji, che teneva una mano davanti al suo petto.

«Sakura, scusa.» borbottò, lasciando cadere le braccia. «Non si sa mai.»

Lei annuì. [Dovresti ucciderlo.]

“E perché mai?”

[Per alleviare il suo dolore.]

«Sakura?» ripeté Neji in tono stanco.

La porta di casa si aprì, ed una ragazzina simile ad Hinata, ma con occhi pieni di rancore, la fulminò sul posto. «Chi sei?»

«Hanabi, lei è Sakura. Chiama Hinata, per favore.» disse Neji.

«Certo, avverto la capoclan.» e con un inchino sparì velocemente.

«Ha il veleno nella voce…» commentò Sakura, e con stupore notò che Neji rabbrividiva.

«Sakura, stai bene? Voglio dire…» tacque, evidentemente non sapendo neppure lui come giustificare la propria domanda. Sakura si leccò le labbra secche, e annuì, evitando di rispondere a voce. Qualcosa nelle sue parole lo aveva turbato, anche se non capiva cosa.

«Sakura.» esordì Hinata, uscendo all’aria aperta con indosso una veste preziosa che non riusciva a distogliere l’attenzione dagli occhi rossi di pianto e il viso sciupato.

«Ti devo parlare.» disse Sakura, con voce leggermente cantilenante. Neji ed Hinata si scambiarono uno sguardo, ed Hinata annuì impercettibilmente. Lui sembrò restio ad andarsene, ma ubbidì.

«Dimmi. Ti ascolto.» dichiarò, ed una nota disgustosamente gentile ferì le orecchie di Sakura. [Non può non essere cambiata dopo tutto questo! La odio, la odio!]

«No.»

«Cosa no?»

Sakura inorridì, rendendosi conto di aver parlato a voce alta, e scosse velocemente la testa. Il battito del suo cuore aumentò a dismisura, e si sentì improvvisamente in trappola, in un territorio nemico. Poteva esserci un altro attacco, oppure, peggio, Hinata poteva volerla morta. Aveva sempre saputo che era innamorata di Naruto, e magari aveva deciso di farla fuori e spacciarlo per un incidente. Le sembrava di sentirla: ha iniziato a parlare da sola, poi mi ha attaccata, è stata legittima difesa.

[Esatto! Uccidila e scappa! Oppure scappa! Scappa, scappa, scappa!]

«Tu sei rimasta da Tsunade, non è così? Vorrei sapere di Ino e Kakashi-sensei. Vorrei sapere di tutti, se puoi.» disse tutto d’un fiato, spostandosi di qualche passo per allontanarsi da lei. Si vide riflessa in quegli strani occhi bianchi, e per un momento vide la propria aria da animale braccato, così distolse lo sguardo. [Secondo me sta ridendo di te.]

Hinata era ferma e rigida. «Sei… sicura?» domandò, portandosi inconsapevolmente una mano alla gola per calmarsi.

«Si. Ti prego.» mormorò implorante, incrociando le braccia per nascondere il tremore delle mani.

[Scappascappascappascappascappascappascappascappascappa….] 

«Sono morti… come eroi.» dichiarò Hinata, alzando lo sguardo verso il cielo nuvoloso. «Kakashi-sensei ha salvato Choji, ha fermato un nemico con il suo jutsu, combattendo sino allo stremo delle forze.»

Sakura chiuse gli occhi, e la testa aveva cominciato a dolerle. Aveva voglia di raggomitolarsi ancora, mentre ascoltava la voce fastidiosamente soave di Hinata tessere le lodi del suo maestro. [Tanto era mio! Mio!]

“Mio?”

[Nostro.]

«Ino-chan… lei è rimasta indietro, dicendo a suo padre che aveva già sconfitto tutti i nemici perché non tornasse indietro. In realtà stava già fronteggiando l’Akatsuki… ha salvato suo padre, in questo modo. Ibiki-sensei era andato a prenderla, immaginando ciò, e così ha perso la vita.»

Non se ne rese neppure conto, di aver iniziato a piangere. Aveva completamente perso la sensibilità del viso, e le lacrime scivolavano giù come la pioggia, troppe e inutili, come sempre. «Tipico di Ino, fare uscite di scena plateali.» commentò con voce stridula, forzata. Hinata annuì tristemente, portandosi le mani al petto.

«Per quanto riguarda Lee-san e Tenten-san so soltanto che si erano separati da Neji-niisan, e per questo Neji-niisan non sapeva nulla di loro. Credo di aver udito Gai-sensei dire che hanno fatto volontariamente da esca. Persino Konohamaru ha attirato su di sé Pain in persona, per salvare Ebisu-sensei.»

«E Kiba?» domandò crudelmente, per vedere se riusciva a spezzare la sua aria tranquilla mentre parlava, per quanto addolorata. Era come se la volesse sfidare, sempre così maledettamente controllata al contrario di lei. Hinata sussultò. [Ben fatto].

“Quando te ne andrai? Quando starai zitta?”

[Non sono mai stata zitta, perché dovrei farlo ora? E poi io sono te. Se vuoi zittire la mia voce, sai cosa devi fare. Muori.]

«Come loro. Lui… mi ha s-salvata.» le rispose, coprendosi poi la bocca con una mano per trattenere un singhiozzo. Voltò la testa, mostrandole solo le spalle tremanti, e Sakura fece una smorfia di disappunto, poco felice della piega che stava prendendo la conversazione. Solo allora si rese conto di piangere, sentendo il sapore salato delle lacrime sulle labbra.

“Cosa c’è che non va in me? Perché sono così strana? Starò impazzendo?” si chiese sconvolta. “Devo andarmene di qui.”

«Scusami Hinata…Perdonami!» esclamò, voltandosi e fuggendo via.

[Dove corri? Non puoi scappare da me…]

«Basta! Ti prego, stai zitta!» gridò, correndo a perdifiato. «Basta!»

Corse tanto da giungere a quelle che erano state le porte di Konoha, e per un momento le parve di vedere le figure di Kotetsu e Izumo, assonnati eppure sempre sorridenti per lei.

[Ma loro non sono sopravvissuti, mettitelo bene in testa, Sakura. Smettila di cercare i fantasmi!]

Rallentò l’andatura, fermandosi proprio sotto le porte, con attorno a sé soltanto macerie. Kakashi-sensei era stato trovato non lontano da lì, l’aveva sentito sussurrare a qualche vicina invadente che spiegava ai suoi genitori cosa fosse successo.

[Se vogliamo dirla tutta, Kakashi se l’è cercata. Finiva male ad ogni missione, forse non era il gran ninja che fingeva di essere. È sicuramente colpa sua se le cose sono andate così, poteva evitare di fare l’eroe. Insomma, il team sette è andato a puttane adesso. E poi già da prima, sbaglio o poteva stare più attento a Sasuke? Se n’è sempre sbattuto di te, un po’ meno di Naruto che comunque mollava a qualcun altro, ma visto che con Sasuke era diverso forse…]

«Non è così! Non osare parlarne così! Lui non poteva… lui l’ha fatto per noi! Se non fosse stato per lui ora non sarei qui…» la voce le morì in gola, rendendosi conto che proprio per questo lo odiava più di tutto.

[Vogliamo parlare di Ino?]

«No, non vogliamo.» ringhiò. Estrasse il kunai che teneva sempre alla cintura e lo portò davanti al viso. Era troppo buio per specchiarsi, così con una mano richiamò il chakra curativo, e le scintille verdi le permettevano di vedere almeno i propri occhi del medesimo colore. «Non vogliamo, stai zitta ora. Zitta.» le ordinò, e fu certa che gli occhi che ricambiavano il suo sguardo avessero cambiato espressione. Sobbalzò, spalancando la bocca per l’orrore. «Tu… ci sei veramente?» chiese, incredula.

[Naruto ha il suo Kyubi, e tu hai me. Una piccola, patetica versione di te stessa, più sicura, più intelligente probabilmente. Non è un po’ triste? Anche io vorrei un qualcosa di forte dentro, invece ci sono soltanto io, e fuori tu. Ma si fa quel che si può.]

«Non sono debole.» la contraddisse automaticamente.

[Lo sei sempre stata, e tutte le volte che sei stata meno peggio, era perché lasciavi guidare me. Naruto mi chiama la vera Sakura, tu mi hai sempre pensata come la tua vocetta interiore. Che…]

«Ti prego, ti prego, dammi pace!» gridò istericamente, agitando convulsamente il kunai e sparendo dalla propria vista. Cadde in ginocchio, e la pioggia ricominciò a scendere.

[Sai perché stavi così prima, da Hinata? Chiedi perché, Sakura.]

Cercò di evitarlo, ma non ci riuscì, ormai troppo stanca anche per questo. «Perché?»

[Stai diventando paranoica, Sakura. Stiamo diventando. E peggiorerà. Non ci puoi fare niente.]

«Come sarebbe a dire, paranoiche?»

[Stai parlando da sola, te ne rendi conto? Tu stai già diventando…]

«Non sono pazza!»

[E’ troppo tardi.]

«Mi hai sentita? Non sono pazza! Non lo sono! Non lo sono!» strepitò, aspettando una risposta che non arrivò. Sembrava che la voce nella sua mente avesse finalmente deciso di lasciarla stare.

Passarono alcuni minuti di silenzio, mentale e non, interrotto solo dalla pioggia che andava aumentando. Lontano invece le nuvole cominciavano a diradarsi, lasciando spazio al sole che si alzava.

Sembrava che quella notte orribile fosse finita, e che la voce se ne fosse andata.

[Ma per quanto?]

Scosse di nuovo la testa, in segno di negazione, e guardò il proprio riflesso sorridere maligno. Da lontano, un’ombra familiare. Era Naruto, lo sapeva già. Era da lui arrivare un secondo prima della fine a salvare la situazione.

[Noi siamo sopravvissute, Sakura.]

Questa volta però era troppo tardi

[E questo è solo l’inizio.]

Si puntò il kunai al petto, e lo affondò.

Silenzio.

 

 

Pain abbassò il braccio, lasciando cadere il corpo esanime della kunoichi dai capelli rosa, colpevole di non aver confessato il nascondiglio del cercoterio. Un’altra kunoichi, dai lunghi capelli biondi legati in una coda, urlò a pieni polmoni mentre un uomo la portava via, lontano da lui.

Pain abbassò lo sguardo sul cadavere a cui aveva appena succhiato via la mente, poi riprese a camminare con indifferenza. Era tutto molto più facile del previsto contro di loro, ma se Naruto non si trovava lì, non aveva ragioni per restare.

 

 

Naruto entrò incerto, riconoscendo a malapena il villaggio che aveva lasciato. Quella non poteva essere la sua Konoha, non poteva.

Sentì un pianto straziato, e a malincuore lo seguì. Aveva la netta impressione di conoscere quella voce femminile. Saltò su un grande masso, e gli si gelò il sangue nelle vene.

Non poteva proprio essere.

Si avvicinò silenziosamente, ed incontrò gli occhi di Kiba, che cercava di allontanare Ino ferita ed in lacrime da un corpo a terra. Neji ed Hinata cercarono di raggiungerlo, l’uno che reggeva Tenten svenuta e l’altra che aiutava Lee a camminare. Shikamaru e Choji, feriti e seduti a terra, lo guardarono con uno sguardo che gli disse tutto quello che [non] voleva sapere.

Naruto sussurrò un nome, troppo piano per essere udito. Un’ondata di calore bruciante gli invase lo stomaco,ed una presenza nella sua testa guardò la scena da dietro i suoi occhi, pregustando il momento in cui non sarebbe più stato in grado di tenerla dentro.

Naruto fece un altro passo, e si lasciò cadere accanto a Sakura. Le prese una mano, con gli occhi che si riempivano di lacrime.

[Noi siamo sopravvissuti, Naruto-kun.]

Quando alzò nuovamente il capo, i suoi occhi erano rossi.

[E questo è solo l’inizio.]

Poi fu solo fiamme.

 

 

 

 

 

 

 

 

Note più che necessarie: Soltanto Kakashi finora è morto, pace all’anima sua. Gli altri sono ancora tutti vivi, sebbene Konohamaru se la stia vedendo brutta. [E a mio modesto parere, Ibiki Morino e gli Yamanaka sono nei guai.] Chiunque altro sia morto è fortunatamente frutto della mia fantasia.

Non ho messo negli avvertimenti nonsense anche se tentata perché secondo Recchan non lo era, e poi io non volevo fosse una nonsense all’inizio, poi ne è uscito quel che ne è uscito. La mia idea principale era di far finire tutto con Sakura che si suicidava, con tutta la prima parte realtà e lei impazzita, e  con Naruto arrivato troppo tardi e trovava tutto distrutto. Poi boh… si è scritta da sola, e quello che Sakura ha vissuto era una illusione, mentre Pain la uccideva con quella specie di strana tecnica che usa nell’ultimo capitolo. Forse.

La voce nella testa di Naruto era Kyubi. La voce in quella di Sakura era inner Sakura.

Perché entrambe parlano allo stesso modo e dicono le stesse cose? Mistero. Decidete voi cosa era reale e cosa no, perché fossero così d’accordo innerSakura e Kyubi.

Poi fu solo fiamme. Che Naruto sia stato posseduto dal Kyubi è ovvio, ma se ci pensate, Kakashi è davvero morto e non può fermarlo. Scegliete il finale che preferite.

Il modo caotico in cui è descritta la situazione da Tsunade è dato dal fatto che era visto dal punto di vista di Sakura. Avrei voluto soffermarmi anche su Shikamaru e Choji, sul dolore appunto di essere sopravvissuti, ma niente da fare, ha deciso la tastiera per me.

Che altro dire? Grazie a chi ha letto e a chi avrà il coraggio di commentare!

 

   
 
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Naruto / Vai alla pagina dell'autore: eleanor89