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Autore: Harianne    08/02/2005    2 recensioni
[titolo provvisorio]
Nikolas: un inerme ragazzo vittima di uno shock?
Michelle: la vittima? o la killer?
e Mine? Stefan? Lucas?
Storia ambientata in una specie di presente, senza addentrarci però nella politica di adesso. diciamo che è ambientato in un Alternative Universe.
per chi avesse letto la oneshot "in realtà", l'ho trasformata in questa storia..
Genere: Dark, Azione, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Mine ogni tanto guardava dall'enorme finestrone, dell'enorme palazzo, alto e grigio, liscio come una lavagna appena fatta, e ugualmente asettico, se non tetro.
e lei ci stava dentro, non era una cosa così speciale, dopo averci fatto l'abitudine, gli uffici, le case anche, così impersonali, apparivano normali.
Non che questo turbasse la sua mente, ora come ora.
La donna stava canticchiando su di una canzone veniva amplificata nell'enorme stanzone che le fungeva da ufficio, una visione tutt'altro che normale, la donna in affari, elegante e sofisticata, che ballettava per la stanza cantando, nemmeno a voce bassa poi, coprendo la musica.
Era una visione vagamente surreale, se ci fosse stato qualcun altro avrebbe probabilmente chiamato un ospedale psichiatrico, o qualche clinica specializzata.
Ma c’era solo Mine, con quella canzone, quella preferita da quella sciagurata.

La canzone era “missing”.. la persona, era Michelle, quella dannata, ignobile ingrata, che aveva avuto il sadico gusto di andare contro tutti i loro perfetti, fantastici piani e farsi uccidere, il che poi non era il lor cruccio principale, no, più che altro il fatto che si fosse fatta uccidere davanti al suo innamoratissimo, ed indispensabile ai loro fini, Nikolas.
Che per ripicca ora si stava scavando la tana dentro quel suo corpicino per restarci dentro a vita, intrappolato.

Si, quella canzone sembrava fatta quasi apposta, soprattutto nei versi tipo
”prima o poi tanto ti accorgi che non ci sto più” e nei vari “hey? Lo sai che sto qua ora e che dopo tanto non ci so più? Hey? Notatemi, ora cghe potete..” insomma, i soliti lamenti alla Michelle, insomma.

Ora però c’era ancora quell’altro problema, appunto, di Nikolas.
Michelle dopotutto era stata qualcosa di piuttosto inutile, era Niko il problema, già.
Niko che si rifiutava si “lottare” per uscire dal lettino comodo comodo chiamato “commiserazione”.
Il problema non era nemmeno troppo risolvibile… non si può costringere qualcuno come Nikolas a fare quello che gli dici di fare, è anzi probabile che facciano il contrario.
Bel dilemma.

Mine intanto che pensava queste cose continuava a ballettare di qua e di là senza farci troppo caso.

Una soluzione, comunque, andava trovata.
E pure abbastanza in fretta, si disse Mine, perché altrimenti l’avrebbero silurata, e questo, da quelle parti, di solito faceva corrispondere la “metafora” al fatto.
E non era troppo piacevole, nono.

“Mine?” una voce piuttosto strabiliata le strisciò strascicata alle spalle, mentre eseguiva una non troppo leggiadra e anche poco slanciata piroetta e urlava a squarciagola i vocalizzi iniziali di una canzone.
“Uh, salve Lucas! Vuoi ballare?” chiese, iniziando a ballare, piuttosto goffamente, girando attorno al nuovo arrivato.
“No, Min. non è troppo permessa questa cosa, lo sai” rispose, coinciso, Lucas.
”Noioso.” Rispose lei, spegnendo lo stereo e poi appoggiando il telecomando da qualche parte a caso, random.
”Dunque” esordì poi, avvicinandosi a Lucas con il cappotto in mano “Cosa mangiamo oggi, per pranzo? Vermetti in scatola, servi affamati, colleghi avidi, o capi furiosi?”
La risposta fu un laconico “Mi sa che ci toccheranno i Capi Furiosi anche oggi” che provocò una smorfia di disappunto e un “Bhe, capisco la tua allegria allora, Luke!” da parte di Mine.

“Oh, beh, anche noi dobbiamo mangiare qualcosa di indigesto qualche volta” rispose una terza voce, forzatamente allegra, appartenente a quella testa bacata che non era altro che Stefan, che si era aggiunto al duetto.
“Perché però siamo sempre noi a sorbirci i più pesi da buttare giù?” fu la domanda di Mine, appena giunti davanti alla scarna porta d’ingresso dell’ufficio dei capi, una semplice porta di legno scuro che metteva soggezione giusto per il suo aspetto semplice e nemmeno troppo moderno.
“è una domanda a trabocchetto, secondo te, Lucas?” chiese Stefan
L’interessato non fece altro che scuotere le spalle e proferire “mah. Entriamo?” con una delle sue facce più random che potesse trovare.
“Questa è a trabocchetto, direi.” Rispose Mine, aprendo la porta.

  
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