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Autore: Jordan Hemingway    05/02/2015    3 recensioni
Narra la leggenda che all’inizio dei tempi Otto Clan si divisero le terre del Sud, prosperando sotto la guida del Primo Clan, che godeva della protezione dei draghi. Oggi i Clan sono divisi, e il popolo del Primo aspetta un segno dal loro Grande Protettore per tornare alla passata grandezza…
Due Figlie di Drago nate dallo stesso ventre, due metà dello stesso seme. Materiale da leggenda, ma si trattava di capire se da quella leggenda si potessero anche forgiare due armi letali, o se il fatto di essere state divise nel grembo della madre avrebbe influito sulla loro forza.
Prima classificata al contest "Sangue di Drago" indetto da ManuFury su EFP Forum
Genere: Drammatico, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Figlia di Drago



10
“Le idee fanno nascere le guerre, le idee pongono termine alle guerre: nel mezzo sta chi combatte.”
Conrad Vennchra
 
 
Nessuno lo avrebbe potuto prevedere.
I Mezzosangue erano riusciti lì dove gli eserciti di sette Clan avevano fallito: ai pochi gruppi di guerriglia che avevano miracolosamente spezzato l’assedio di Kanduan si erano aggiunti man  mano sempre più ribelli, provenienti da ogni Clan, Mezzosangue e Comuni, spinti dal desiderio di riconquistare le loro terre palmo dopo palmo.
E finalmente l’esercito del Primo Clan iniziò a vacillare: dopo Kanduan, le offensive erano cessate, lasciando spazio per la guerriglia dei ribelli, capitanati dagli Ibridi sotto il comando di Guin e Jokowo. Ricompense, ritorsioni, imboscate: tutto era inutile, i Clan, sotto la minaccia degli invasori, avevano dimenticato la loro avversione per i cosiddetti Ibridi, ed erano disposti a morire pur di sostenerli con qualunque mezzo.
La spada di Yamaguchi-sensei nelle mani di Jokowo sembrava avere vita propria durante i combattimenti, così come la gemella impugnata da Guin: i due erano riusciti a vendicare il fratello del maestro, decapitando il generale Logal in uno scontro che era già leggenda.
Tuan Hector, per la prima volta nella sua vita, si trovava in difficoltà: non sapeva come prevedere gli attacchi nemici, non riusciva a comprenderne le strategie, così simili alle sue eppure diverse in vari punti cruciali.
“Non possiamo continuare in questo modo.” Sbottò durante una riunione degli strateghi. “I ribelli sembrano essere ovunque allo stesso tempo, è impossibile prevedere le loro mosse.”
“Dobbiamo schiacciare la testa del serpente.” Annuì uno degli strateghi. “Se riuscissimo ad attirare i loro capi in una trappola, potremmo infliggere loro un colpo mortale.”
“Certamente, e tu credi che i loro capi si lascino condurre tranquilli nella tua trappola?”
“Potremmo spostare parte dei battaglioni e…”
“Non sprecare il mio e il tuo tempo con queste stronzate, ragazzo.” Il Tuan sospirò: per quanto gli costasse ammetterlo, la decapitazione di Maj e la morte di Logal avevano privato il Clan dei migliori strateghi che avessero avuto negli ultimi decenni. Ora rimaneva lui, le cui ossa dolevano ogni sera di più prima di stendersi sulla branda, e rimaneva la Figlia di Drago, che però negli ultimi tempi aveva abbandonato le riunioni, preferendo combattere a viso aperto alla testa dell’esercito, come per annullare nel sangue la rabbia per la sconfitta di Kanduan. Senza un cambiamento radicale, presto il Primo Clan sarebbe stato costretto a ritirarsi dai territori del Secondo Clan, nell’ipotesi più favorevole.
Il problema era che Tuan Hector sapeva quale cambiamento radicale si sarebbe dovuto mettere in atto, e lo temeva ancor più della sconfitta.
Infine, Ibu Andia e la Rani raggiunsero l’esercito.
 
“Hanno raggiunto l’esercito. Ora la Condottiera potrà usare la magia.” Il messaggero sputò al di sopra della spalla per scongiurare la malasorte.
Jokowo e Leung Yaw si volsero verso Guin, che continuò a studiare le mappe dei territori occupati.
“Dovremo rivedere i piani.” Disse infine senza alzare la testa.
“Non te lo permetterò.” Leung Yaw parlò con calma, ma con decisione. “Non la affronterai da sola, noi siamo un esercito.”
“Sapevamo già che sarebbe successo, prima o dopo.” Guinevre segnò sulla mappa alcuni punti. “La magia non si può contrastare: la magia avviene e basta. Se la Condottiera decidesse di lanciare un terremoto su tutto il territorio del Secondo Clan, il terremoto avverrebbe, e ci ucciderebbe tutti.” Guardò i suoi compagni. “Non si può ragionare con la magia. Ma forse io posso contenerla quel tanto che basta ad uccidere lei.”
“Come?” Jokowo scosse la testa. “In un corpo a corpo? Con la possibilità che lei sconfigga te e poi noi? A questo punto è meglio tentare di infilarsi nella sua tenda di nascosto, e ucciderla prima che se ne renda conto.”
“La sorveglianza è alle stelle: le Ibu vigilano assieme ai soldati, entrare nell’accampamento è impossibile.”
“Dobbiamo tentare.” Decise Leung Yaw. “E’ meglio rischiare di perdere una pattuglia per vincere la battaglia che affrontare la strega in combattimento, con un rischio dieci volte maggiore.”
Guin rabbrividì.
“Jokowo: proverai stanotte. Non abbiamo più tempo. Se le cose andassero male, Guin potrà affrontarla domani in combattimento.”
 
Gli spasimi al basso ventre diventavano ogni giorno più insopportabile: senza dubbio la punizione per aver permesso ad uno sporco Ibrido di profanarla.
Vivianne si irrigidì alla nuova fitta che la lasciò tremante sulla branda. Non osava lamentarsi, nemmeno con Ibu  Andia: non poteva dare l’idea che la Figlia di Drago fosse stata maledetta da suo padre. Erano mesi ormai che il dolore cresceva, come se si stesse ingrandendo nella sua pancia. Non riusciva più a nutrirsi con regolarità, né a dormire: i combattimenti erano l’unico momento in cui dimenticava la sofferenza, la sensazione del sangue sulle scaglie la rinfrescava e la calmava come niente altro.
Altra fitta, altro urlo soffocato: per quanto avrebbe dovuto pagare per le sue colpe?
Improvvisamente, i suoi sensi attanagliati dal male avvertirono che qualcosa non andava.
Con uno scatto si lasciò cadere a terra, rotolando fino al punto dove giaceva la sua spada: la freccia avvelenata le sfiorò i capelli e si conficcò nel suolo.
Con un fendente Vivianne lacerò la tenda e si lanciò sul suo aggressore prima che potesse allontanarsi.
L’uomo non oppose resistenza, lasciandosi trascinare all’interno. “Chi sei?” Domandò la Figlia di Drago, puntandogli la spada alla gola.
Nessuna risposta.
“Sei riuscito ad arrivare alla mia tenda, non devi essere un ribelle qualsiasi.”
Ancora nessuna risposta, ma la donna si accorse che le dita dell’uomo si stavano impercettibilmente allungando verso l’orlo delle maniche. Senza perdere un istante gli afferrò un braccio, strappando i risvolti della camicia: una serie di aghi era accuratamente nascosta sull’interno del polsino.
“Non riuscirete ad uccidermi. Io sono la Figlia di Drago, la prediletta del Grande Protettore.” Disegnò dei cerchi con la punta della spada sulla schiena dello sconosciuto.
“Ti lascerò vivere: se sarai così fortunato da riuscire a tornare al tuo accampamento, voglio che tu porti un messaggio per me.” Avvicinò la spada alla sua faccia. “Il messaggio è Arrendetevi, e avrete una morte rapida. In caso contrario… ” Con una torsione del polso infilò la spada nella bocca dell’uomo. “Questo sarà solo l’inizio.” Mormorò, estraendo la lingua mozzata di Jokowo e infilandogliela nella mano mentre quest’ultimo vomitava sangue sul pavimento e su di lei.
Ah, ora va meglio.
 


 


  
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