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Autore: YoongiYah    05/02/2015    4 recensioni
"Bene. Perfetto. Il padre omofobo gli aveva trovato un tutor per fargli passare l'anno e Yoongi stava fantasticando su di lui. Recuperare quelle materie sarebbe stata una passeggiata. Certo. Fantastico"
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YoonSeok
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Jung Hoseok/ J-Hope, Min Yoongi/ Suga
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Jung Hoseok era sempre stato uno di quei ragazzi all'apparenza perfetti.

Di bell'aspetto, andava molto bene a scuola nonostante non fosse un secchione e riusciva anche a trovare il tempo per dedicarsi a tutto quello che gli piaceva, sport, ballo, club del dopo scuola, di qualsiasi tipo. E, instancabile, cercava sempre cose nuove da fare.

Era anche un ragazzo dal cuore gentile. Faceva volontariato al canile e amava prendersi cura degli animali, per cui nutriva una grande passione. Aveva anche aiutato il veterinario che aveva in cura il suo cagnolino Mickey, persona che si era rivelata essere un vero e proprio modello di riferimento, tanto da portarlo a prendere la decisione di frequentare proprio la facoltà di veterinaria. Già da quando frequentava il terzo anno di liceo si era informato sui corsi dell'università diGwangju, la sua città natale, e aveva deciso di iscriversi a tutte le materie scientifiche di livello avanzato che la sua scuola superiore gli offriva e che gli sarebbero state utili per passare i test d'ingresso e per superare poi gli esami, una volta riuscito ad entrare al corso di veterinaria.

Aveva anche un bellissimo rapporto con i suoi genitori, a cui non aveva avuto bisogno di spiegare che no, a lui le ragazze non facevano nessun effetto. Ne erano stati consapevoli fin dall'inizio e non avevano alcun problema con le sue preferenze: era loro figlio e lo avrebbero amato incondizionatamente. E poi c'era sua sorella maggiore, la sua migliore amica.

Jung Hoseok era un ragazzo all'apparenza perfetto, ma soltanto all'apparenza. In realtà, Hoseok, era e si sentiva solo.

Si era sempre sentito dannatamente solo perché non aveva mai potuto essere realmente se stesso al di fuori delle mura di casa. Era per questo che riusciva  a fare tutte quelle cose: non aveva mai avuto un amico con cui passare il tempo.

Non erano solo i suoi genitori ad aver lo capito senza spiegazioni, non aveva mai avuto il bisogno di chiarire a qualcuno che a lui piacessero gli uomini. Una settimana dopo l'inizio del suo primo anno di scuola superiore fu chiaro a tutti e, nel caso in cui fosse sfuggito a qualcuno, il tizio che lo aveva pestato urlando che lui e la sua "frociaggine" dovevano andare a farsi curare, aveva reso partecipe anche loro. La cosa più triste fu che, quelle che dovevano essere le autorità, oltre al separarli, non avevano fatto niente. Da quella volta aveva sempre cercato di non dare nell'occhio perché, anche se sapeva che non era lui ad essere dalla parte del torto, gli altri, professori compresi, ce l'avrebbero messo.

Si era sempre rifiutato di sentirsi sbagliato. Era orgoglioso di quello che era. Non vedeva l'essere gay come un ostacolo e non aveva fatto nessuna fatica ad accettarlo. Aveva solo accettato il compromesso di essere discreto per una questione di sopravvivenza. Non era lui ad essere sbagliato, lo erano il posto in cui viveva e la mentalità di molte delle persone che aveva intorno. Doveva solo stringere i denti, tirare avanti e sopravvivere.

 E fu esattamente quello che accadde fino all'inizio del suo ultimo anno, quando arrivò un nuovo ragazzo, trasferitosi da poco nel suo quartiere. Kim Taehyung. Di un anno più giovane di lui, musino pulito e adorabile (Hoseok aveva un debole per i musini adorabili), personalità frizzante e sbarazzina e con una voce profonda da far venire i brividi. Si conobbero per strada dal ritorno da scuola: non era la stessa, ma non abitavano molto distanti e gli orari più o meno coincidevano. Fu inevitabile per loro incontrarsi. Scoprirono di avere molto in comune e di andare incredibilmente d'accordo.

Taehyung fu il suo primo. Il suo primo amico, la sua prima cotta, il suo primo bacio, il suo primo ragazzo, il suo primo amore e la sua prima volta.  Aveva completamente perso la testa per lui, al punto di tralasciare tutte le sue attività extrascolastiche per poter passare con il suo amico e ragazzo, con il suo Tae, il più tempo possibile. Era rimasto fedele al suo progetto di diventare veterinario ma aveva iniziato addirittura a pensare di saltare un anno e aspettare che Taehyung si diplomasse e poi iscriversi all'università con lui; avrebbero potuto condividere un piccolo appartamentino nelle vicinanze dell'università, così da poter passare buona parte della giornata insieme.

I genitori e la sorella avevano provato ad avvertirlo, stava correndo troppo e forse anche di più, era ancora giovane per fare progetti del genere e potevano ancora presentarsi tante possibilità o capitargli tante altre cose.

E così, in effetti, fu. Taehynug, poco prima della fine della scuola, gli disse che non voleva quello che voleva Hoseok, che era ancora un ragazzino e che voleva divertirsi e non fare la vita di un adolescente praticamente sposato con uno con cui stava da appena qualche mese. Gli chiese di continuare per la sua strada e di non cercarlo più perché lui voleva fare le sue esperienze per conto suo.

Hoseok ne rimase distrutto. Aveva perso sia l'amore della sua vita che il suo migliore amico e quello stato di solitudine e di noia era tornato all'improvviso, con l'aggiunta di una tristezza profonda che gli impediva anche di tenersi impegnato come faceva prima. Riuscì comunque a superare gli esami finali e prendere il diploma con successo, anche se nell'ultimo periodo si era impegnato poco aveva sempre studiato molto durante la sua carriera scolastica e poteva vantare una buna memoria. Verso la metà dell'estate, però, quella tristezza non lo voleva ancora abbandonare e, soprattutto, non riusciva a non pensare che la causa di quella schifosissima situazione abitava a qualche casa di distanza dalla sua. E si sentiva soffocare. Sempre, costantemente. Taehyung gli aveva fatto provare cose mai sentite e dopo aver vissuto quelle bellissime esperienze non riusciva proprio a tornare alla vita di prima. Aveva bisogno di cambiare aria. Si disse che frequentare l'università sarebbe stato un buon punto di partenza, un inizio per qualcosa di nuovo.

Poi, quando per posta gli arrivarono dei volantini di varie università, tra cui quella di Seoul, un'idea gli si insinuò in testa. Passò ore su internet ad informarsi e quell'idea diventò un desiderio che voleva realizzare a tutti i costi e così decise di parlarne con i suoi.

"Hoseok io non credo sia una buona idea. Insomma, Seoul è lontana, molto lontana! Dove abiterai? Come farai a spostarti? Non conosci nessuno lì!" Ovviamente i signori Jung furono estremamente sorpresi dalla richiesta del figlio. Sapevano che nell'ultimo periodo le cose non erano state molto semplici per lui ma non credevano davvero che Hoseok fosse arrivato a quel punto.

"Lo so che Seoul è lontana, ma l'università ha dei dormitori. E sono sicuro che ci lì ci sono tantissimi mezzi pubblici per spostarsi, sicuramente più di quanti ce ne sono qui. Devo solo imparare, cosa che dovrei fare anche se rimanessi a Gwangju, visto che in questo quartiere mi sono sempre potuto spostare a piedi. E il non conoscere nessuno non cambia le cose, non conosco nessuno neanche qui" al pronunciare quelle ultime parole il sorriso del ragazzo si spense e un velo di tristezza coprì quella luce nei suoi occhi che era arrivata nel momento in cui aveva nominato Seoul. E questo particolare non sfuggì al signor Jung.

"Hoseok, siamo solo preoccupati. Una richiesta del genere così all'improvviso non è da te"

E qui Hoseok decise che doveva essere totalmente sincero, glie lo doveva e lo doveva a se stesso "Ditemi una sola cosa che mi riguarda che è stata da me nell'ultimo periodo. Non mi sento più io e sono arrivato a pensare che non sono mai stato me stesso in tutta la mia vita. Ho bisogno di iniziare da capo e di farlo in un posto nuovo. Seoul mi sembra perfetta. L'idea di potermi trasferire mi fa venire voglia di riprendere a vivere sul serio. Ne ho bisogno papà"

I genitori sospirarono all'unisono, per poi rispondergli "Dacci qualche giorno per pensarci"

Ma la risposta arrivò il giorno dopo e Hoseok si sentì felice per la prima volta dopo quello che gli era sembrato tantissimo tempo.

 

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Seoul era davvero perfetta per lui e da quando ci aveva messo piede aveva iniziato a sentirsi di nuovo bene. I test di ammissione andarono alla grande e l'università era bellissima. Anche la stanza dove lo avevano sistemato era accogliente. Era una doppia. Avrebbe avuto un compagno di stanza quindi una persona doveva conoscerla per forza, no?! Era così eccitato, non lo era stato così tanto da quando aveva conosciuto Taehyung.

Tae. Ogni volta che i suoi pensieri sfioravano il suo ricordo sentiva una fitta pazzesca attraversargli il cuore, i polmoni e lo stomaco. Ma almeno, da quando era lì, aveva smesso di pensarci ventiquattro ore su ventiquattro.

Una settimana dopo il suo arrivo conobbe il suo compagno di stanza. Quando lui arrivò, Hoseok era in mensa per il pranzo e quando tornò in camera ci trovò un ragazzo biondissimo e molto più alto di lui, girato di schiena intento ad appendere un poster degli Epik High al muro. Il cuore aveva preso a battere a mille ma trovò comunque il coraggio di sfoggiare il suo miglior sorriso e salutarlo con un caloroso "Ciao!" Il ragazzo si girò e gli sorrise a sua volta "Ciao! Mi chiamo Namjoon! Scusami, ho fatto un casino, ma mi ci vorrà un attimo per mettere tutto a po-" Non riuscì a finire la frase che fece cadere il martello che teneva in mano sopra a dei cd che erano per terra, rompendone la custodia "Ma porca-ehm. Ti avverto, per me questa è una cosa normale, mi capita almeno cinque volte al giorno. Metti al sicuro le cose a cui tieni" Hoseok non riuscì a trattenersi: rise di cuore, come forse non aveva mai fatto prima, e in quel momento sperò sul serio che lui e questo Namjoon potessero diventare buoni amici.

Il suo desiderio si realizzò molto in fretta, nonostante lui e Namjoon fossero due persone completamente diverse: uno studente di medicina veterinaria e uno di musicologia con il pallino dell'economia, che sognava di diventare un grande produttore. Così Hoseok decise che forse poteva finalmente aprirsi con qualcuno che non fossero i suoi genitori. O sua sorella. L'occasione si presentò proprio quando Namjoon lo sentì chiudere una conversazione telefonica con quest'ultima. "Ma certo che ti faccio sapere come va l'esame. Anche tu mi manchi noona, ci sentiamo presto"

Namjoon alzò le sopracciglia in un'espressione di perplessità "Noona? Hai una fidanzata più grande, furbo bastardo?" Chiese con voce maliziosa e un sorriso che mise in mostra la sua fossetta e tutti i suoi denti.

"Che cosa? No! Era mia sorella!"

"Peccato, ti facevo più interessante" scherzò l'altro.

"In realtà c'è una cosa a questo proposito che volevo dirti e spero tanto che non sia un problema Namjoon, perché lo so che ci conosciamo da poco ma ci tengo veramente tantissimo alla nostra amicizia e non sopporterei l'idea di per-"

"Amico, rilassati, respira e dimmi quello che mi devi dire. Che ci sarà mai di così sconvolgente?"

Hoseok lo fissò e sperò sul serio di non sconvolgerlo. Una volta che riuscì ad aprire la bocca quello che ne uscì fu "SONOGAY"

L'amico lo guardò un attimo stralunato e poi si mise a ridere. Rise talmente tanto che si piegò in avanti e quasi perse l'equilibrio. Hoseok non capiva se quella reazione fosse un bene o un male. "Scusa, scusa, scusa. Non volevo ridere del tuo outing, ma la tua faccia fa morire! Ok, allora questo fine settimana cerchiamo un locale e vediamo di trovarci due bei giovanotti per darci alla pazza gioia"

"Come scusa?" Hoseok era allibito.

"Amico, il tuo gay-radar fa schifo. E anche il mio, a quanto pare. Mi sa che ci metteremo un po' a trovare quei giovanotti"

 

 

Ci andarono sul serio in un locale e per Hoseok fu l'inizio di una nuova serie di esperienze bellissime. Fece la conoscenza di tante persone, persone come lui ma non solo, anche etero che non erano soltanto degli 'ignoranti con la testa piena di stronzate' come li chiamava Namjoon. Ma non era solo quello ad essere emozionante. Poteva essere se stesso, poteva confidarsi con qualcuno che non facesse parte della sua famiglia e che lo capiva in pieno e che soprattutto si rivelò fonte di un preziosissimo aiuto.

E aveva anche incominciato a pensare sempre di meno a Taehyung e comunque. quando ci pensava, le fitte erano sempre meno dolorose. Per prima sparì quella allo stomaco, poi anche quella ai polmoni. Pian piano, anche quella al cuore si affievolì, lasciando solo un vuoto che non era ancora riuscito a colmare, nonostante avesse conosciuto qualche ragazzo carino.

Anche per il suo amico le serate passate al locale portarono delle novità. Una sera fecero la conoscenza di un ragazzo bellissimo, dal viso perfetto e i capelli castani. Namjoon se ne innamorò al primo sguardo. Si chiamava Kim Seokjin, barista di sera e studente di storia dell'arte di giorno. Namjoon non gli diede pace fino a che non riuscì a strappargli un sì per un appuntamento insieme, appuntamento che andò sorprendentemente bene. Iniziarono a frequentarsi e la cosa divenne poco dopo una storia seria ed Hoseok non poteva essere più felice per il suo amico. Era anche un po' invidioso, a volte, ma comunque soddisfatto perché Seokjin -o Jin, come preferiva lui- era fantastico e il ragazzo riuscì a legarci quasi subito.

 

 

Finito il secondo anno di università si presentò ai ragazzi un problema: la laurea in musica richiedeva soltanto un altro anno, quella di medicina veterinaria ne richiedeva altri tre, mentre Seokjin si era ormai laureato e stava cercando ufficialmente un lavoro a tempo pieno. Quest'ultimo aveva scovato un appartamento che "E' perfetto per tre persone e poi è un vero affare, è carino, l'affitto non è altissimo ed è vicino all'università".  Jin se ne era perdutamente innamorato e Namjoon avrebbe fatto di tutto per accontentareil suo fidanzato. Hoseok voleva davvero dividere l'appartamento con loro, l'aveva anche visto ed era davvero molto carino, ma non voleva far gravare questa ulteriore spesa sui suoi genitori, non dopo che gli avevano anche regalato un'auto -usata ma bellissima, l'aveva ufficialmente chiamata, ridendo con Namjoon, "l'unica ragazza della mia vita". Ma d'altra parte a Namjoon mancava solo un anno e lui non voleva rischiare di perdere il suo amico a causa della lontananza -sì, si era reso conto di essere un tantino paranoico ma aveva passato diciannove anni della sua vita praticamente solo quindi se lo poteva permettere- e di ritrovarsi in camera con una matricola. E poi aveva già ventidue anni, si sentiva ridicolo ad alloggiare ancora nei dormitori della scuola. Parlandone con i suoi, riuscì a convincerli che avrebbe potuto trasferirsi, continuare a studiare e intanto fare qualche lavoretto per potersi pagare l'affitto da solo, in fondo era una cosa che aveva sempre fatto. Certo, l'università era più impegnativa ma lui era un ragazzo positivo. Il suo nuovo io, per lo meno.

Così, dopo essere stato assunto in una caffetteria nei dintorni dell'appartamento per poi essere licenziato un paio di mesi dopo solo perché il figlio del capo non era riuscito a tenersi un altro lavoro e quindi un altro cameriere era inutile, decise di mettere degli annunci per proporsi come tutor e dare delle ripetizioni nelle materie in cui era più ferrato, cosa che tra l'altro avrebbe fatto comodo anche ai suoi di studi, un ripasso non faceva mai male.

Fu così che ricevette la prima telefonata da parte del signor Min.

 

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"Ho trovato lavoro!" esultò Hoseok, con quell'immancabile sorriso che era ormai diventato la sua firma.

"Dare ripetizioni non è un vero lavoro" rispose annoiato Namjoon, senza staccare gli occhi dal libro che stava leggendo.

"Considerando quanto mi pagherà questo tizio sì, lo è! Mi vuole dare il doppio di quanto avevo chiesto io nell'annuncio solo per un ora di lezione e vuole che aiuti il figlio almeno due ore al giorno tutti i giorni, se gli impegni ce lo permettono. Potrei guadagnare più con queste ripetizioni che con un vero impiego da qualsiasi altra parte!"

"Due ore al giorno? Tutti i giorni? Con chi diavolo dovrai lavorare, con una capra?" chiese l'altro ridendo.

E quì il sorriso di Hoseok si spense per un secondo "Non ne ho idea. Cioè, stando a quello che mi ha detto il padre dovrebbe essere un vero stupido, ma quando ho chiesto quali materie doveva recuperare mi ha risposto solo chimica e fisica. Penso che abbia esagerato, mi sembrava anche abbastanza arrabbiato. Non lo so, non mi interessa finché mi paga così bene"

"Buon per te. Smettila di sorridere così, mi fa male la faccia per te"

Hoseok rise "Non ci posso fare niente. Questo è un vero colpo di fortuna! Abitano anche qui vicino, potrei non avere bisogno di prendere la macchina tutti i giorni!"

"Smettila di essere sempre così perfettino. Culo, si dice culo. Hai avuto una grandissima botta di culo. Hai ventidue anni Hoseok, non posso insegnarti ancora queste cose, dovresti saperle da solo ormai"

"Un'altra volta? lo sai che non dico certe parole, non si addice alla mia immagine. Sono un gentiluomo, io"

"Sono sempre più convinto che tu sia nato nell'epoca sbagliata. Ti è andata bene, probabilmente ti avrebbero messo al rogo"

"Vedi? Sono fortunato" E il sorriso di Hoseok si allargò ancora di più se possibile, talmente tanto che Namjoon si preoccupò, pensando che sarebbe rimasto per sempre paralizzato con quell'espressione.

"Amico, sei imbarazzante, sul serio. Sbrighiamoci dobbiamo uscire tipo adesso o arriveremo tardi. Lo sai che Jin odia aspettare. E ho fame"

"Non sia mai. Tanto poi se la prenderebbe con te. E' bello il fatto che pensi che sia sempre colpa tua, in effetti"

"Ma che ho fatto di male nella vita per meritarmi tutto questo?!"

 

 

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Quando, il giorno successivo, ovvero il suo primo giorno di lavoro, si trovò di fronte alla residenza dei Min, Hoseok non riusciva a credere ai suoi occhi. Quella davanti ai suoi occhi non era una casa, era una reggia! Abbassò lo sguardo e vide che i vestiti che indossava da quella mattina -era stato a lezione e non aveva fatto in tempo a passare per casa e darsi una rinfrescata- erano ormai sgualciti e si sentì terribilmente inadeguato.

'Ok, è solo il tuo primo giorno. Almeno adesso lo sai'

Suonò il campanello e gli aprì una bella signora, vestita in maniera molto semplice ma di gran classe. Quel senso di inadeguatezza si intensificò.

"Salve. Devi essere il tutor che mio marito ha chiamato per Yoongi, vero?"

"Salve signora. Sono io, spero di non aver fatto tardi. Sono appena uscito dall'università, avevo lezione" mise le mani avanti, sperando in un minimo di comprensione.

"No, non ti preoccupare, Yoongi non è ancora tornato da scuola ma dovrebbe essere qui a momenti. Ti prego accomodati, io intanto vado a chiamare mio marito"

Hoseok avrebbe voluto tanto accomodarsi, ma non riusciva a far altro che guardarsi intorno con la bocca aperta. Avevano un tv gigantesca, solo quella probabilmente costava più della casa dei suoi genitori.

La signora Min fece ritorno un minuto dopo, accompagnata questa volta da un uomo che riuscì a mettere in soggezione Hoseok con una sola occhiata. Cercò comunque di non darlo a vedere, inchinandosi con rispetto per poi presentarsi "Buona sera signore. Sono Jung Hoseok, ci siamo parlati ieri a telefono"

"Si buona sera. Seguimi, lavorerete nella sala da pranzo, lì il tavolo è grande e avrete spazio a sufficienza" Prese a camminare e Hoseok gli andò subito dietro "Voglio che  le insufficienze di mio figlio diventino almeno un sette, deve riuscire ad ottenere una media abbastanza alta da poter frequentare i corsi preparatori e i corsi avanzati. Se non vuole crescere allora sarò io a decidere per lui. Non so quale sia il programma che deve recuperare, te lo farai dire da lui. E non farti prendere in giro, sono sicuro che quell'idiota farebbe di tutto solo per farmi arrabbiare"

Mentre l'uomo continuava a parlare Hoseok non poté fare a meno di convincersi che quello che avevano detto lui e Namjoon, il giorno prima, era totalmente sbagliato. Incominciava seriamente a pensare che questa non fosse affatto una 'botta di culo'. O quest'uomo era veramente esagerato -e tutto gli faceva pensare che in effetti fosse così- o  questo ragazzino era un mezzo teppista, o comunque uno di quelli che lui, a suo tempo, aveva sempre cercato di evitare.

La signora Min s'intromise, interrompendo il marito e riportando Hoseok sull'attenti "Caro, credo che Yoongi sia qui fuori. Lo vado ad avvertire che il tutor è qui?"

Hoseok non sapeva se esserne grato o se iniziare ad agitarsi sul serio.

"No, ci vado io. Voglio che le regole siano chiare da subito"

 

Quando il signor Min fece il suo ritorno con un ragazzo dai capelli arancioni -ARANCIONI!- con lo sguardo fisso sul pavimento, Hoseok provò un po' di tenerezza. Probabilmente era proprio come aveva pensato, quest'uomo era molto severo ed esagerato. E se aveva avuto un po' di timore lui, figuriamoci il figlio adolescente.

"Yoongi, lui è Jung Hoseok. E' al terzo anno di medicina veterinaria e da oggi ti aiuterà a recuperare quel disastro che sono i tuoi voti in chimica e fisica" lo presentò il padre del ragazzino.

Il ragazzino alzò lo sguardo ed Hoseok ebbe come un senso di  déjà vu: quando i suoi occhi incontrarono quelli di Yoongi provò la stessa sensazione che aveva provato la prima volta che vide Taehyung.

'Maledetti visi adorabili. Che cosa stai facendo Jung Hoseok?!'

Cercò di ricomporsi senza dare nell'occhio, tornò a guardare Yoongi e gli sorrise, nella speranza di metterlo, e mettersi, a proprio agio. Il ragazzino fece un'espressione buffa, aprì la bocca con l'intenzione di dire qualcosa, forse presentarsi, ma riuscì solo a dire un patetico "Ah"

Un moto di tenerezza, più forte del precedente, si insinuò nuovamente in Hoseok e non poté fare a meno di allargare quel suo sorriso che Namjoon si divertiva a definire imbarazzante e poi gli disse "E' un piacere conoscerti Yoongi"

Il ragazzino lo guardò con una faccia stranissima e lui avrebbe tanto voluto sapere a cosa stesse pensando. Si riscosse però quando l'altro disse che sarebbe andato a prendere i libri.

"Ricordati quello che ti ho detto, non farti prendere in giro. Non ho intenzione di spendere tutti questi soldi in questa cosa se poi Yoongi non mette la testa a posto. Io ora devo tornare al lavoro"

Hoseok si accigliò per un attimo. Lui veniva pagato per spiegare al ragazzo fisica e chimica, non era di certo compito suo fargli mettere la testa a posto. Che poi, cosa voleva dire esattamente? Scelse comunque di fare buon viso a cattivo gioco, sorrise e rispose "Ma certo signor Min, non si preoccupi. Buona giornata" e lo guardò allontanarsi senza ricevere una risposta.

 

Quando Yoongi tornò con i suoi libri, Hoseok si prese un attimo per guardarlo meglio. Si rese conto che con lui quel senso di inadeguatezza era sparito. Forse perché la sua divisa scolastica era ancora più sgualcita dei suoi vestiti. Vide che era fermo sulla soglia della porta, chiaramente non sapendo cosa fare.

"Siediti vicino a me, così possiamo guardare i libri insieme" A queste parole gli occhi del ragazzo si allargarono talmente tanto che pensò che potessero cadergli dalle orbite da un momento all'altro, le sue guance divennero rosse e il suo sguardo ricadde sul pavimento mentre si avvicinava.

Hoseok ebbe una brutta, bruttissima sensazione "No, no e no. Non lo puoi trovare carino. Avrà appena diciassette anni e sei il suo tutor, maledizione!"

Fece finta di niente e aspettò che l'altro si accomodasse. Cercando di non guardarlo troppo intensamente riprese "Perché non mi dici intanto quali sono i tuoi problemi con le materie e quali sono gli argomenti più urgenti da riguardare?"

Yoongi lo guardò e Hoseok capì subito che quella di farlo sedere vicino a lui non era stata una delle sue migliori idee. Da quella minima distanza poteva vedere quanto fossero lunghe e folte le sue ciglia e quanto le sue labbra fossero rosa e carnose, al punto giusto, e quando queste si aprirono per parlare ne fu completamente ipnotizzato. Finché non sentì le parole che pronunciarono.

"Non ho un problema, non sono imbecille come ti avrà sicuramente fatto pensare il vecchio. Non mi piacciono. Non mi piace studiare. Non m' interessa e non m' interessano quei cazzo di corsi che vuole che frequenti"

Hoseok sgranò gli occhi. Era talmente sorpreso che non sapeva nemmeno cosa rispondere "Ehm. Ok. Forse dovresti... Moderare i termini, magari?"

"O cosa? Farai la spia?"

Quando si dice che le apparenze ingannano. Il  neo-tutor realizzò subito che Min Visino-Adorabile Yoongi era un impertinente dalla lingua tagliente. E la cosa lo divertiva. E lo ecci- 'No. A cuccia Jung Hoseok.  Che non ti venga mai più in mente una cosa del genere!'

"No, non farò la spia. Non mi interessa, voglio soltanto fare quello per cui vengo pagato, ovvero insegnarti qualcosa. Esigo solo un po' di rispetto" cercò di recuperare e soprattutto di non far capire all'altro quello che aveva appena pensato. Si stava vergognando da morire. "Quindi, da cosa preferisci cominciare?"

"Preferirei non iniziare proprio, ma visto che dobbiamo direi fisica. E' quella che mi fa più schifo"

'Come non detto'

Hoseok sorrise, senza poterci fare niente.

 

 

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Quando tornò a casa, trovò Namjoon e Seokjin sul divano che guardavano una puntata di uno dei loro drama preferiti. Si girarono in contemporanea -'Inquietanti!'- verso di lui e il più giovane chiese "Allora? Com'è andata con la capra?"

Hoseok si chiese se parlarne o meno con l'amico, per poi decidere che sì, doveva farlo. Lui era talmente imbranato che ne avrebbe avuto sicuramente bisogno.

"Non è una capra e non è neanche stupido. Credo che semplicemente non gli piaccia studiare. E Namjoon, ti ricordi quello che mi hai detto ieri a proposito dei termini adeguati a certe situazioni? Cosa diresti tu se avessi la sensazione di poter essere attratto dal ragazzino minorenne a cui devi dare le ripetizioni?"

Namjoon e Seokjin lo guardarono, poi si scambiarono uno sguardo allibito tra di loro e ancora tornarono a guardare Hoseok. Poi Namjoon aprì la bocca ma la richiuse subito dopo, pensando ancora un attimo a quello che dire.

"Ti direi di non dire cazzate del genere"

Hoseok si pentì di essere stato così brutalmente sincero. Forse non era stata una buona idea dirlo ad alta voce. Ma ormai quello che era fatto era fatto.

"Non lo è" disse mortificato.

"Allora ti direi che sei fottuto, amico mio"

Hoseok rimase un attimo in silenzio. Decise, pensandoci bene, che per quel giorno, dopo quello che aveva pensato a casa Min, aveva ormai già rovinato la sua immagine da gentiluomo. Si ritrovò a dare ragione all'amico "Sono fottuto"

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Fare le due di mattina per scrivere la storia di Hoseok senza rendermene conto e avere la sveglia puntata alle otto per studiare. No, non ci siamo proprio.
Spero almeno che il capitolo sia venuto bene.


 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

   
 
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