Jung
Hoseok era sempre stato uno di quei ragazzi all'apparenza perfetti.
Di
bell'aspetto, andava molto bene a scuola nonostante non fosse un
secchione e
riusciva anche a trovare il tempo per dedicarsi a tutto quello che gli
piaceva,
sport, ballo, club del dopo scuola, di qualsiasi tipo. E, instancabile,
cercava
sempre cose nuove da fare.
Era
anche un ragazzo dal cuore gentile. Faceva volontariato al canile e
amava
prendersi cura degli animali, per cui nutriva una grande passione.
Aveva anche
aiutato il veterinario che aveva in cura il suo cagnolino Mickey,
persona che
si era rivelata essere un vero e proprio modello di riferimento, tanto
da
portarlo a prendere la decisione di frequentare proprio la
facoltà di
veterinaria. Già da quando frequentava il terzo anno di
liceo si era informato
sui corsi dell'università diGwangju,
la sua
città natale, e aveva deciso di iscriversi a tutte le
materie scientifiche di
livello avanzato che la sua scuola superiore gli offriva e che gli
sarebbero
state utili per passare i test d'ingresso e per superare poi gli esami,
una
volta riuscito ad entrare al corso di veterinaria.
Aveva
anche un bellissimo rapporto con i suoi genitori, a cui non aveva
avuto bisogno di spiegare che no, a lui le ragazze non facevano nessun
effetto.
Ne erano stati consapevoli fin dall'inizio e non avevano alcun problema
con le
sue preferenze: era loro figlio e lo avrebbero amato
incondizionatamente. E poi
c'era sua sorella maggiore, la sua migliore amica.
Jung
Hoseok era un ragazzo all'apparenza perfetto, ma soltanto
all'apparenza. In realtà, Hoseok, era e si sentiva solo.
Si
era sempre sentito dannatamente solo perché non aveva mai
potuto essere
realmente se stesso al di fuori delle mura di casa. Era per questo che
riusciva a
fare tutte quelle cose: non aveva mai avuto un amico con cui passare il
tempo.
Non
erano solo i suoi genitori ad aver lo capito senza spiegazioni, non
aveva mai avuto il bisogno di chiarire a qualcuno che a lui piacessero
gli
uomini. Una settimana dopo l'inizio del suo primo anno di scuola
superiore fu
chiaro a tutti e, nel caso in cui fosse sfuggito a qualcuno, il tizio
che lo
aveva pestato urlando che lui e la sua "frociaggine" dovevano andare
a farsi curare, aveva reso partecipe anche loro. La cosa più
triste fu che, quelle
che dovevano essere le autorità, oltre al separarli, non
avevano fatto niente.
Da quella volta aveva sempre cercato di non dare nell'occhio
perché, anche se
sapeva che non era lui ad essere dalla parte del torto, gli altri,
professori
compresi, ce l'avrebbero messo.
Si
era sempre rifiutato di sentirsi sbagliato. Era orgoglioso di quello
che
era. Non vedeva l'essere gay come un ostacolo e non aveva fatto nessuna
fatica
ad accettarlo. Aveva solo accettato il compromesso di essere discreto
per una
questione di sopravvivenza. Non era lui ad essere sbagliato, lo erano
il posto
in cui viveva e la mentalità di molte delle persone che
aveva intorno. Doveva
solo stringere i denti, tirare avanti e sopravvivere.
E
fu esattamente quello che accadde fino all'inizio del suo ultimo
anno, quando arrivò un nuovo ragazzo, trasferitosi da poco
nel suo quartiere. Kim
Taehyung.
Di un anno più giovane di lui, musino pulito e
adorabile (Hoseok aveva un debole per i musini adorabili),
personalità
frizzante e sbarazzina e con una voce profonda da far venire i brividi.
Si
conobbero per strada dal ritorno da scuola: non era la stessa, ma non
abitavano
molto distanti e gli orari più o meno coincidevano. Fu
inevitabile per loro
incontrarsi. Scoprirono di avere molto in comune e di andare
incredibilmente
d'accordo.
Taehyung
fu il suo primo. Il suo primo amico, la sua prima cotta, il suo
primo bacio, il suo primo ragazzo, il suo primo amore e la sua prima
volta. Aveva
completamente perso la testa per lui, al punto di tralasciare tutte le
sue attività
extrascolastiche per poter passare con il suo amico e ragazzo, con il
suo Tae,
il più tempo possibile. Era rimasto fedele al suo progetto
di diventare
veterinario ma aveva iniziato addirittura a pensare di saltare un anno
e
aspettare che Taehyung si diplomasse e poi iscriversi
all'università con lui;
avrebbero potuto condividere un piccolo appartamentino nelle vicinanze
dell'università, così da poter passare buona
parte della giornata insieme.
I
genitori e la sorella avevano provato ad avvertirlo, stava correndo
troppo e forse anche di più, era ancora giovane per fare
progetti del genere e
potevano ancora presentarsi tante possibilità o capitargli
tante altre cose.
E
così, in effetti, fu. Taehynug, poco prima della fine della
scuola, gli
disse che non voleva quello che voleva Hoseok, che era ancora un
ragazzino e
che voleva divertirsi e non fare la vita di un adolescente praticamente
sposato
con uno con cui stava da appena qualche mese. Gli chiese di continuare
per la
sua strada e di non cercarlo più perché lui
voleva fare le sue esperienze per
conto suo.
Hoseok
ne rimase distrutto. Aveva perso sia l'amore della sua vita che il
suo migliore amico e quello stato di solitudine e di noia era tornato
all'improvviso, con l'aggiunta di una tristezza profonda che gli
impediva anche
di tenersi impegnato come faceva prima. Riuscì comunque a
superare gli esami
finali e prendere il diploma con successo, anche se nell'ultimo periodo
si era
impegnato poco aveva sempre studiato molto durante la sua carriera
scolastica e
poteva vantare una buna memoria. Verso la metà dell'estate,
però, quella
tristezza non lo voleva ancora abbandonare e, soprattutto, non riusciva
a non
pensare che la causa di quella schifosissima situazione abitava a
qualche casa
di distanza dalla sua. E si sentiva soffocare. Sempre, costantemente.
Taehyung
gli aveva fatto provare cose mai sentite e dopo aver vissuto quelle
bellissime
esperienze non riusciva proprio a tornare alla vita di prima. Aveva
bisogno di
cambiare aria. Si disse che frequentare l'università sarebbe
stato un buon
punto di partenza, un inizio per qualcosa di nuovo.
Poi,
quando per posta gli arrivarono dei volantini di varie
università, tra
cui quella di Seoul, un'idea gli si insinuò in testa.
Passò ore su internet ad
informarsi e quell'idea diventò un desiderio che voleva
realizzare a tutti i
costi e così decise di parlarne con i suoi.
"Hoseok
io non credo sia una buona idea. Insomma, Seoul è lontana,
molto lontana! Dove abiterai? Come farai a spostarti? Non conosci
nessuno
lì!" Ovviamente i signori Jung furono estremamente sorpresi
dalla
richiesta del figlio. Sapevano che nell'ultimo periodo le cose non
erano state
molto semplici per lui ma non credevano davvero che Hoseok fosse
arrivato a
quel punto.
"Lo
so che Seoul è lontana, ma l'università ha dei
dormitori. E sono
sicuro che ci lì ci sono tantissimi mezzi pubblici per
spostarsi, sicuramente
più di quanti ce ne sono qui. Devo solo imparare, cosa che
dovrei fare anche se
rimanessi a Gwangju, visto che in questo quartiere mi sono sempre
potuto
spostare a piedi. E il non conoscere nessuno non cambia le cose, non
conosco
nessuno neanche qui" al pronunciare quelle ultime parole il sorriso del
ragazzo si spense e un velo di tristezza coprì quella luce
nei suoi occhi che
era arrivata nel momento in cui aveva nominato Seoul. E questo
particolare non
sfuggì al signor Jung.
"Hoseok,
siamo solo preoccupati. Una richiesta del genere così
all'improvviso non è da te"
E
qui Hoseok decise che doveva essere totalmente sincero, glie lo doveva
e
lo doveva a se stesso "Ditemi una sola cosa che mi riguarda che
è stata da
me nell'ultimo periodo. Non mi sento più io e sono arrivato
a pensare che non
sono mai stato me stesso in tutta la mia vita. Ho bisogno di iniziare
da capo e
di farlo in un posto nuovo. Seoul mi sembra perfetta. L'idea di potermi
trasferire mi fa venire voglia di riprendere a vivere sul serio. Ne ho
bisogno
papà"
I
genitori sospirarono all'unisono, per poi rispondergli "Dacci
qualche giorno per pensarci"
Ma
la risposta arrivò il giorno dopo e Hoseok si
sentì felice per la prima
volta dopo quello che gli era sembrato tantissimo tempo.
---
Seoul
era davvero perfetta per lui e da quando ci aveva messo piede aveva
iniziato a sentirsi di nuovo bene. I test di ammissione andarono alla
grande e
l'università era bellissima. Anche la stanza dove lo avevano
sistemato era
accogliente. Era una doppia. Avrebbe avuto un compagno di stanza quindi
una
persona doveva conoscerla per forza, no?! Era così eccitato,
non lo era stato
così tanto da quando aveva conosciuto Taehyung.
Tae.
Ogni volta che i suoi pensieri sfioravano il suo ricordo sentiva una
fitta pazzesca attraversargli il cuore, i polmoni e lo stomaco. Ma
almeno, da quando
era lì, aveva smesso di pensarci ventiquattro ore su
ventiquattro.
Una
settimana dopo il suo arrivo conobbe il suo compagno di stanza. Quando
lui arrivò, Hoseok era in mensa per il pranzo e quando
tornò in camera ci trovò
un ragazzo biondissimo e molto più alto di lui, girato di
schiena intento ad
appendere un poster degli Epik High al muro. Il cuore aveva preso a
battere a
mille ma trovò comunque il coraggio di sfoggiare il suo
miglior sorriso e
salutarlo con un caloroso "Ciao!" Il ragazzo si girò e gli
sorrise a
sua volta "Ciao! Mi chiamo Namjoon! Scusami, ho fatto un casino, ma mi
ci
vorrà un attimo per mettere tutto a po-" Non
riuscì a finire la frase che
fece cadere il martello che teneva in mano sopra a dei cd che erano per
terra,
rompendone la custodia "Ma porca-ehm. Ti avverto, per me questa
è una cosa
normale, mi capita almeno cinque volte al giorno. Metti al sicuro le
cose a cui
tieni" Hoseok non riuscì a trattenersi: rise di cuore, come
forse non
aveva mai fatto prima, e in quel momento sperò sul serio che
lui e questo
Namjoon potessero diventare buoni amici.
Il
suo desiderio si realizzò molto in fretta, nonostante lui e
Namjoon
fossero due persone completamente diverse: uno studente di medicina
veterinaria
e uno di musicologia con il pallino dell'economia, che sognava di
diventare un
grande produttore. Così Hoseok decise che forse poteva
finalmente aprirsi con
qualcuno che non fossero i suoi genitori. O sua sorella. L'occasione si
presentò proprio quando Namjoon lo sentì chiudere
una conversazione telefonica
con quest'ultima. "Ma certo che ti faccio sapere come va l'esame. Anche
tu
mi manchi noona, ci sentiamo presto"
Namjoon
alzò le sopracciglia in un'espressione di
perplessità "Noona?
Hai una fidanzata più grande, furbo bastardo?" Chiese con
voce maliziosa e
un sorriso che mise in mostra la sua fossetta e tutti i suoi denti.
"Che
cosa? No! Era mia sorella!"
"Peccato,
ti facevo più interessante" scherzò l'altro.
"In
realtà c'è una cosa a questo proposito che volevo
dirti e spero
tanto che non sia un problema Namjoon, perché lo so che ci
conosciamo da poco
ma ci tengo veramente tantissimo alla nostra amicizia e non sopporterei
l'idea
di per-"
"Amico,
rilassati, respira e dimmi quello che mi devi dire. Che ci
sarà mai di così sconvolgente?"
Hoseok
lo fissò e sperò sul serio di non sconvolgerlo.
Una volta che riuscì
ad aprire la bocca quello che ne uscì fu "SONOGAY"
L'amico
lo guardò un attimo stralunato e poi si mise a ridere. Rise
talmente tanto che si piegò in avanti e quasi perse
l'equilibrio. Hoseok non
capiva se quella reazione fosse un bene o un male. "Scusa, scusa,
scusa.
Non volevo ridere del tuo outing, ma la tua faccia fa morire! Ok,
allora questo
fine settimana cerchiamo un locale e vediamo di trovarci due bei
giovanotti per
darci alla pazza gioia"
"Come
scusa?" Hoseok era allibito.
"Amico,
il tuo gay-radar fa schifo. E anche il mio, a quanto pare. Mi
sa che ci metteremo un po' a trovare quei giovanotti"
Ci
andarono sul serio in un locale e per Hoseok fu l'inizio di una nuova
serie di esperienze bellissime. Fece la conoscenza di tante persone,
persone
come lui ma non solo, anche etero che non erano soltanto degli 'ignoranti
con la testa piena di stronzate' come
li chiamava Namjoon. Ma non era
solo quello ad essere emozionante. Poteva essere se stesso, poteva
confidarsi
con qualcuno che non facesse parte della sua famiglia e che lo capiva
in pieno
e che soprattutto si rivelò fonte di un preziosissimo aiuto.
E
aveva anche incominciato a pensare sempre di meno a Taehyung e
comunque.
quando ci pensava, le fitte erano sempre meno dolorose. Per prima
sparì quella
allo stomaco, poi anche quella ai polmoni. Pian piano, anche quella al
cuore si
affievolì, lasciando solo un vuoto che non era ancora
riuscito a colmare,
nonostante avesse conosciuto qualche ragazzo carino.
Anche
per il suo amico le serate passate al locale portarono delle
novità.
Una sera fecero la conoscenza di un ragazzo bellissimo, dal viso
perfetto e i
capelli castani. Namjoon se ne innamorò al primo sguardo. Si
chiamava Kim Seokjin,
barista di sera e studente di storia dell'arte di giorno. Namjoon non
gli diede
pace fino a che non riuscì a strappargli un sì
per un appuntamento insieme,
appuntamento che andò sorprendentemente bene. Iniziarono a
frequentarsi e la
cosa divenne poco dopo una storia seria ed Hoseok non poteva essere
più felice
per il suo amico. Era anche un po' invidioso, a volte, ma comunque
soddisfatto
perché Seokjin -o Jin, come preferiva lui- era fantastico e
il ragazzo riuscì a
legarci quasi subito.
Finito
il secondo anno di università si presentò ai
ragazzi un problema: la
laurea in musica richiedeva soltanto un altro anno, quella di medicina
veterinaria ne richiedeva altri tre, mentre Seokjin si era ormai
laureato e
stava cercando ufficialmente un lavoro a tempo pieno. Quest'ultimo
aveva
scovato un appartamento che "E' perfetto per tre persone e poi
è un vero
affare, è carino, l'affitto non è altissimo ed
è vicino all'università". Jin
se ne
era perdutamente innamorato e Namjoon avrebbe fatto di tutto per
accontentareil
suo fidanzato. Hoseok voleva davvero dividere l'appartamento con loro,
l'aveva
anche visto ed era davvero molto carino, ma non voleva far gravare
questa
ulteriore spesa sui suoi genitori, non dopo che gli avevano anche
regalato
un'auto -usata ma bellissima, l'aveva ufficialmente chiamata, ridendo
con
Namjoon, "l'unica ragazza della mia vita". Ma d'altra parte a Namjoon
mancava solo un anno e lui non voleva rischiare di perdere il suo amico
a causa
della lontananza -sì,
si era reso conto di essere un tantino paranoico
ma aveva passato diciannove anni della sua vita praticamente solo
quindi se lo
poteva permettere- e di ritrovarsi in camera con una matricola. E poi
aveva già
ventidue anni, si sentiva ridicolo ad alloggiare ancora nei dormitori
della scuola.
Parlandone con i suoi, riuscì a convincerli che avrebbe
potuto trasferirsi,
continuare a studiare e intanto fare qualche lavoretto per potersi
pagare
l'affitto da solo, in fondo era una cosa che aveva sempre fatto. Certo,
l'università era più impegnativa ma lui era un
ragazzo positivo. Il suo nuovo
io, per lo meno.
Così,
dopo essere stato assunto in una caffetteria nei dintorni
dell'appartamento per poi essere licenziato un paio di mesi dopo solo
perché il
figlio del capo non era riuscito a tenersi un altro lavoro e quindi un
altro
cameriere era inutile, decise di mettere degli annunci per proporsi
come tutor
e dare delle ripetizioni nelle materie in cui era più
ferrato, cosa che tra
l'altro avrebbe fatto comodo anche ai suoi di studi, un ripasso non
faceva mai
male.
Fu
così che ricevette la prima telefonata da parte del signor
Min.
----
"Ho
trovato lavoro!" esultò Hoseok, con quell'immancabile
sorriso
che era ormai diventato la sua firma.
"Dare
ripetizioni non è un vero lavoro" rispose annoiato Namjoon,
senza staccare gli occhi dal libro che stava leggendo.
"Considerando
quanto mi pagherà questo tizio sì, lo
è! Mi vuole dare
il doppio di quanto avevo chiesto io nell'annuncio solo per un ora di
lezione e
vuole che aiuti il figlio almeno due ore al giorno tutti i giorni, se
gli
impegni ce lo permettono. Potrei guadagnare più con queste
ripetizioni che con
un vero impiego da qualsiasi altra parte!"
"Due
ore al giorno? Tutti i giorni? Con chi diavolo dovrai lavorare,
con una capra?" chiese l'altro ridendo.
E
quì il sorriso di Hoseok si spense per un secondo "Non ne ho
idea.
Cioè, stando a quello che mi ha detto il padre dovrebbe
essere un vero stupido,
ma quando ho chiesto quali materie doveva recuperare mi ha risposto
solo
chimica e fisica. Penso che abbia esagerato, mi sembrava anche
abbastanza
arrabbiato. Non lo so, non mi interessa finché mi paga
così bene"
"Buon
per te. Smettila di sorridere così, mi fa male la faccia per
te"
Hoseok
rise "Non ci posso fare niente. Questo è un vero colpo di
fortuna! Abitano anche qui vicino, potrei non avere bisogno di prendere
la macchina
tutti i giorni!"
"Smettila
di essere sempre così perfettino. Culo,
si dice culo.
Hai avuto una grandissima botta di culo. Hai
ventidue anni Hoseok, non posso insegnarti ancora queste cose, dovresti
saperle
da solo ormai"
"Un'altra
volta? lo sai che non dico certe parole, non si addice alla
mia immagine. Sono un gentiluomo, io"
"Sono
sempre più convinto che tu sia nato nell'epoca sbagliata. Ti
è
andata bene, probabilmente ti avrebbero messo al rogo"
"Vedi?
Sono fortunato" E il sorriso di Hoseok si allargò ancora
di più se possibile, talmente tanto che Namjoon si
preoccupò, pensando che
sarebbe rimasto per sempre paralizzato con quell'espressione.
"Amico,
sei imbarazzante, sul serio. Sbrighiamoci dobbiamo uscire tipo
adesso o arriveremo tardi. Lo sai che Jin odia aspettare. E ho fame"
"Non
sia mai. Tanto poi se la prenderebbe con te. E' bello il fatto
che pensi che sia sempre colpa tua, in effetti"
"Ma
che ho fatto di male nella vita per meritarmi tutto questo?!"
----
Quando,
il giorno successivo, ovvero il suo primo giorno di lavoro, si
trovò di fronte alla residenza dei Min, Hoseok non riusciva
a credere ai suoi
occhi. Quella davanti ai suoi occhi non era una casa, era una reggia!
Abbassò
lo sguardo e vide che i vestiti che indossava da quella mattina -era
stato a
lezione e non aveva fatto in tempo a passare per casa e darsi una
rinfrescata-
erano ormai sgualciti e si sentì terribilmente inadeguato.
'Ok,
è solo il tuo primo giorno. Almeno adesso lo sai'
Suonò
il campanello e gli aprì una bella signora, vestita in
maniera molto
semplice ma di gran classe. Quel senso di inadeguatezza si
intensificò.
"Salve.
Devi essere il tutor che mio marito ha chiamato per Yoongi,
vero?"
"Salve
signora. Sono io, spero di non aver fatto tardi. Sono appena
uscito dall'università, avevo lezione" mise le mani avanti,
sperando in un
minimo di comprensione.
"No,
non ti preoccupare, Yoongi non è ancora tornato da scuola ma
dovrebbe essere qui a momenti. Ti prego accomodati, io intanto vado a
chiamare
mio marito"
Hoseok
avrebbe voluto tanto accomodarsi, ma non riusciva a far altro che
guardarsi intorno con la bocca aperta. Avevano un tv gigantesca, solo
quella
probabilmente costava più della casa dei suoi genitori.
La
signora Min fece ritorno un minuto dopo, accompagnata questa volta da
un
uomo che riuscì a mettere in soggezione Hoseok con una sola
occhiata. Cercò
comunque di non darlo a vedere, inchinandosi con rispetto per poi
presentarsi
"Buona sera signore. Sono Jung Hoseok, ci siamo parlati ieri a telefono"
"Si
buona sera. Seguimi, lavorerete nella sala da pranzo, lì il
tavolo
è grande e avrete spazio a sufficienza" Prese a camminare e
Hoseok gli
andò subito dietro "Voglio che le
insufficienze di mio figlio diventino almeno
un sette, deve riuscire ad ottenere una media abbastanza alta da poter
frequentare i corsi preparatori e i corsi avanzati. Se non vuole
crescere
allora sarò io a decidere per lui. Non so quale sia il
programma che deve
recuperare, te lo farai dire da lui. E non farti prendere in giro, sono
sicuro
che quell'idiota farebbe di tutto solo per farmi arrabbiare"
Mentre
l'uomo continuava a parlare Hoseok non poté fare a meno di
convincersi che quello che avevano detto lui e Namjoon, il giorno
prima, era
totalmente sbagliato. Incominciava seriamente a pensare che questa non
fosse
affatto una 'botta di culo'. O quest'uomo era
veramente esagerato -e
tutto gli faceva pensare che in effetti fosse così- o questo
ragazzino era un mezzo teppista, o comunque uno di quelli che lui, a
suo tempo,
aveva sempre cercato di evitare.
La
signora Min s'intromise, interrompendo il marito e riportando Hoseok
sull'attenti "Caro, credo che Yoongi sia qui fuori. Lo vado ad
avvertire
che il tutor è qui?"
Hoseok
non sapeva se esserne grato o se iniziare ad agitarsi sul serio.
"No,
ci vado io. Voglio che le regole siano chiare da subito"
Quando
il signor Min fece il suo ritorno con un ragazzo dai capelli
arancioni -ARANCIONI!- con lo sguardo fisso sul
pavimento, Hoseok provò
un po' di tenerezza. Probabilmente era proprio come aveva pensato,
quest'uomo
era molto severo ed esagerato. E se aveva avuto un po' di timore lui,
figuriamoci il figlio adolescente.
"Yoongi,
lui è Jung Hoseok. E' al terzo anno di medicina veterinaria
e da oggi ti
aiuterà a recuperare quel disastro che sono i tuoi voti in
chimica e
fisica" lo presentò il padre del ragazzino.
Il
ragazzino alzò lo sguardo ed Hoseok ebbe come un senso
di déjà
vu: quando
i suoi occhi incontrarono quelli di Yoongi provò la stessa
sensazione che aveva provato la prima volta che vide Taehyung.
'Maledetti
visi adorabili. Che cosa
stai facendo Jung Hoseok?!'
Cercò
di ricomporsi senza dare nell'occhio, tornò a guardare
Yoongi e gli sorrise,
nella speranza di metterlo, e mettersi, a proprio agio. Il ragazzino
fece
un'espressione buffa, aprì la bocca con l'intenzione di dire
qualcosa, forse
presentarsi, ma riuscì solo a dire un patetico "Ah"
Un
moto di tenerezza, più forte del precedente, si
insinuò nuovamente in Hoseok e
non poté fare a meno di allargare quel suo sorriso che
Namjoon si divertiva a
definire imbarazzante e poi gli disse "E' un piacere conoscerti
Yoongi"
Il
ragazzino lo guardò con una faccia stranissima e lui avrebbe
tanto voluto
sapere a cosa stesse pensando. Si riscosse però quando
l'altro disse che
sarebbe andato a prendere i libri.
"Ricordati
quello che ti ho detto, non farti prendere in giro. Non ho intenzione
di
spendere tutti questi soldi in questa cosa se poi Yoongi non mette la
testa a
posto. Io ora devo tornare al lavoro"
Hoseok
si accigliò per un attimo. Lui veniva pagato per spiegare al
ragazzo fisica e
chimica, non era di certo compito suo fargli mettere la testa a posto.
Che poi,
cosa voleva dire esattamente? Scelse comunque di fare buon viso a
cattivo
gioco, sorrise e rispose "Ma certo signor Min, non si preoccupi. Buona
giornata" e lo guardò allontanarsi senza ricevere una
risposta.
Quando
Yoongi tornò con i suoi libri, Hoseok si prese un attimo per
guardarlo meglio.
Si rese conto che con lui quel senso di inadeguatezza era sparito.
Forse perché
la sua divisa scolastica era ancora più sgualcita dei suoi
vestiti. Vide che
era fermo sulla soglia della porta, chiaramente non sapendo cosa fare.
"Siediti
vicino a me, così possiamo guardare i libri insieme" A
queste parole gli
occhi del ragazzo si allargarono talmente tanto che pensò
che potessero
cadergli dalle orbite da un momento all'altro, le sue guance divennero
rosse e
il suo sguardo ricadde sul pavimento mentre si avvicinava.
Hoseok
ebbe una brutta, bruttissima sensazione "No, no e no. Non lo
puoi
trovare carino. Avrà appena diciassette anni e sei il suo
tutor, maledizione!"
Fece
finta di niente e aspettò che l'altro si accomodasse.
Cercando di non guardarlo
troppo intensamente riprese "Perché non mi dici intanto
quali sono i tuoi
problemi con le materie e quali sono gli argomenti più
urgenti da
riguardare?"
Yoongi
lo guardò e Hoseok capì subito che quella di
farlo sedere vicino a lui non era
stata una delle sue migliori idee. Da quella minima distanza poteva
vedere quanto
fossero lunghe e folte le sue ciglia e quanto le sue labbra fossero
rosa e
carnose, al punto giusto, e quando queste si aprirono per parlare ne fu
completamente ipnotizzato. Finché non sentì le
parole che pronunciarono.
"Non
ho un problema, non sono imbecille come ti avrà sicuramente
fatto pensare il
vecchio. Non mi piacciono. Non mi piace studiare. Non m' interessa e
non m'
interessano quei cazzo di corsi che vuole che frequenti"
Hoseok
sgranò gli occhi. Era talmente sorpreso che non sapeva
nemmeno cosa rispondere
"Ehm. Ok. Forse dovresti... Moderare i termini, magari?"
"O
cosa? Farai la spia?"
Quando si dice che le
apparenze ingannano.
Il neo-tutor realizzò subito che Min
Visino-Adorabile Yoongi era un impertinente dalla lingua tagliente. E
la cosa
lo divertiva. E lo ecci- 'No. A cuccia Jung
Hoseok. Che non
ti venga mai più in mente una cosa del genere!'
"No,
non farò la spia. Non mi interessa, voglio soltanto fare
quello per cui vengo
pagato, ovvero insegnarti qualcosa. Esigo solo un po' di rispetto"
cercò
di recuperare e soprattutto di non far capire all'altro quello che
aveva appena
pensato. Si stava vergognando da morire. "Quindi, da cosa preferisci
cominciare?"
"Preferirei
non iniziare proprio, ma visto che dobbiamo direi fisica. E' quella che
mi fa
più schifo"
'Come non detto'
Hoseok
sorrise, senza poterci fare niente.
---
Quando
tornò a casa, trovò Namjoon e Seokjin sul divano
che guardavano una puntata di
uno dei loro drama preferiti. Si
girarono in contemporanea -'Inquietanti!'-
verso di lui e il più giovane chiese "Allora?
Com'è andata con la
capra?"
Hoseok
si chiese se parlarne o meno con l'amico, per poi decidere che
sì, doveva
farlo. Lui era talmente imbranato che ne avrebbe avuto sicuramente
bisogno.
"Non
è una capra e non è neanche stupido. Credo che
semplicemente non gli piaccia
studiare. E Namjoon, ti ricordi quello che mi hai detto ieri a
proposito dei
termini adeguati a certe situazioni? Cosa diresti tu se avessi la
sensazione di
poter essere attratto dal ragazzino minorenne a cui devi dare le
ripetizioni?"
Namjoon
e Seokjin lo guardarono, poi si scambiarono uno sguardo allibito tra di
loro e
ancora tornarono a guardare Hoseok. Poi Namjoon aprì la
bocca ma la richiuse
subito dopo, pensando ancora un attimo a quello che dire.
"Ti
direi di non dire cazzate del genere"
Hoseok
si pentì di essere stato così brutalmente
sincero. Forse non era stata una
buona idea dirlo ad alta voce. Ma ormai quello che era fatto era fatto.
"Non
lo è" disse mortificato.
"Allora
ti direi che sei fottuto, amico mio"
Hoseok
rimase un attimo in silenzio. Decise, pensandoci bene, che per quel
giorno,
dopo quello che aveva pensato a casa Min, aveva ormai già
rovinato la sua
immagine da gentiluomo. Si ritrovò a dare ragione all'amico
"Sono
fottuto"
Fare
le due di mattina per scrivere la storia di Hoseok senza rendermene
conto e avere la sveglia puntata alle otto per studiare. No, non ci
siamo proprio.
Spero almeno
che il capitolo sia venuto bene.