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Autore: Erinih    05/02/2015    1 recensioni
Ciao a tutti, sono Irene. Oggi scriverò la mia prima storia su EFP, spero vi piaccia.
Neanche io so realmente di cosa si tratti, quando l'ho scritta era una normalissima giornata di sole e avevo davvero tanta voglia di scrivere, ma come al solito non avevo idee. Allora ho chiesto ad un mio amico di darmi qualche consiglio così da potermi ispirare e lui, per fare il simpatico, mi ha detto quello che stava vedendo nella sua stanza: una luce che lampeggia, la finestra che sbatte.
Avevo intenzione di lasciar perdere, ma poi ecco cosa ha partorito la mia mente.
Si tratta della storia di una semplice ragazza, con una vita quasi normale, che da un giorno all'altro viene catapultata in un mondo a lei sconosciuto fino ad allora.
Inizialmente non potrà svelare a nessuno ciò che vede, sente o percepisce.
Dovrà imparare a non dimenticare le sue visioni e a capire di chi potersi fidare.
Non spoilero altro, buona lettura.
Genere: Avventura, Fantasy, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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La mattinata trascorse lentamente.  Ma alla fine, anche la quinta, nonché penultima ora, era arrivata.

“Helen, pss…”

A chiamarla era Maggie, o meglio Margaret Price, la snob della classe. Si era creata un bel gruppetto formato dai più ricchi figli di papà della scuola, al di fuori del quale nessuno la poteva sopportare. La stava sicuramente chiamando per criticarle qualcosa, ma Helen fece finta di non sentire e continuò a prendere appunti indisturbata.
Margaret sbuffò arricciando il naso a punta, poi si sistemò i lunghi capelli rosso ciliegia – palesemente tinti - e piazzò il suo sguardo sprezzante su di lei.

“La Price ti sta chiamando.” fece George imitando la voce stridula della ragazza.

George era il suo migliore amico e compagno di banco. L’unico che riusciva a trattare con lei. Conosceva la sua storia e il suo carattere e sapeva esattamente come prenderla in ogni situazione. Si conoscevano dall’asilo e non si erano mai allontanati. Avevano entrambi bisogno l’uno dell’altra.

“Lo so.” disse lei piano, senza smettere di scrivere.

Lui rispose con un occhiolino e un mezzo sorriso. Il solito: aveva in mente qualcosa.

“Luca!” infatti si mise a chiamare Luca Serratos, il ragazzo più scalmanato della scuola. All’occorrenza aiutava tutti coloro che gli erano particolarmente simpatici – non di certo Margaret Price.
Sapeva attuare gli scherzi più divertenti al mondo, che egli stesso suddivideva in livelli secondo la loro gravità.
Non piaceva molto alle ragazze, era piuttosto in carne, con grandi occhiali quadrati dalla montatura spessa e una zazzera di ricci castano chiaro spettinati. Aveva ancora un’espressione infantile che ad Helen faceva tenerezza. Era un ragazzo intelligente e andava abbastanza bene a scuola, i professori però non lo sopportavano a causa dei suoi infiniti disturbi alla quiete scolastica, come gli piaceva chiamarli.

“Uno di basso livello.” George fece l’ordinazione e gli porse il biglietto con il nome del malcapitato, senza farsi notare. Luca lo afferrò con espressione divertita. Adorava adoperarsi nei suoi scherzi infallibili.

“Ma che fai?” Helen lo sapeva benissimo, ma doveva rimproverarlo. Certe volte si sentiva come se fosse sua madre o una sua sorella maggiore.

“Hel, lo sappiamo entrambi che quella ragazza ce l’ha con te. Ogni tanto una scrollatina se la merita. E poi non sospetterebbe mai di te. Facciamo divertire Serratos.” le fece di nuovo l’occhiolino.

“Ti farai beccare prima o poi.”

“Meglio, non sopporto quella pettegola e il fatto che lei lo sappia non mi disturberebbe proprio. Non so come fai a non dirle niente. Non so come fai a non dire niente a nessuno.”

“Se cominciassi a risponderle inizierebbero una serie di botta-risposta infiniti. Mi piace vederla sprecare fiato e parlare da sola.”

“Sei forte” George rise piano ed Helen si concesse finalmente un sorriso.

Gli voleva davvero bene. E ora che lo osservava meglio si accorse che stava crescendo. Non era più il bambino dai capelli scuri perennemente spettinati. C’era qualcosa di diverso sul suo viso pallido, nei suoi occhi castani, del colore degli alberi quando sono umidi di pioggia, qualcosa che non sapeva descrivere.

“Che avete da discutere voi due, mh?”

Perfetto. La professoressa.

“E’ un po’ che ve la parlate, volete dire anche alla classe l’interessante argomento del vostro battibeccare?”

Elsa Willembrok, la più insopportabile delle professoresse. Insegnate di scienze, divorziata, con tre canarini e un cane più simile ad un pipistrello senza ali. Accanita bevitrice di caffè, cosa che la rende, alle volte, ancora più irritante. E in questo momento mi sta riprendendo per dei discorsi decisamente meno noiosi della sua lezione sulla struttura delle rocce. Pensò. “Nulla.”

“Lo so io di cosa stavano parlando, professoressa!”

Margaret.

“Sentiamo, signorina Price.”

“Parlavano di lei.”

“Di me?” La donna non si scompose.

“Precisamente. Prima di entrare in classe, li ho sentiti parlare in corridoio. Hanno detto che disprezzano le sue lezioni.”

“Non gradite le mie lezioni, ragazzi?”

George era infuriato. “Non è affatto vero, professoressa.”

“Come potete dimostrarlo?” I lunghi capelli grigi della Willembrok si arricciarono sotto la stretta della coda di cavallo. Portava un orribile vestito di velluto viola con una giacca abbinata. Strinse leggermente i pugni sulla gonna.

“E la Price come può dimostrarlo?” George aveva l’aria calma di chi sa quello che fa, ma Helen sapeva che la rabbia gli stava montando dentro.

Margaret alzò il tono della voce, che divenne ancora più stridula. “Semplice, con la mia parola.”

“Temo che la sua parola non basti, signorina Price” la professoressa fece un gesto d’insofferenza con la mano.

“Io posso dimostrare che non è vero, signora”

Era stato Luca a parlare.

“Sono sempre stato con Maggie… ehm, Margaret, prima della lezione e lei non si è mai avvicinata a George ed Helen. Ebbene… mi vergono a dirlo, ma lei mi ha seguito per tutto il cambio d’ora, per chiedermi di uscire. Ha insistito tutta la mattina.”

“Questo non è affatto vero!” strillò Maggie alzandosi in piedi.

“Calma, signorina Price, calma. Vediamo di concludere questa questione una volta per tutte. Come può provarlo, Serratos?”

Luca alzò la manica della felpa grigia scoprendo il braccio paffuto. C’era una specie di scritta nera sulla sua pelle.

“Quando Margaret ha visto che non la ascoltavo ha scritto il suo numero sul mio braccio.” Il ragazzo mostro la scritta con un’espressione sconvolta.

E’ davvero bravo. Ridacchiò Helen tra sé e sé.

“Non ti ho mai dato il mio numero! Dimostralo!” strillò la ragazza, superando la soglia degli ultrasuoni.

Il ragazzo digitò con calma il numero e chiamò.
Il cellulare della Price cominciò a squillare. Il volto della ragazza divenne rosso come la maglietta, un po’ troppo scollata, che indossava quella mattina. Poi Maggie si avventò sul cellulare nel tentativo di spegnerlo.

“Signorina Price, il telefono si spegne durante le lezioni.”

“Probabilmente non ama le sue lezioni.” fece Luca in tono sarcastico.

“Ora basta! In punizione, tutti e quattro!” sbraitò la Willembrok. Aveva assunto un espressione spaventosa, simile a quella di un serpente in procinto di azzannare la sua preda.

“Quattro?” chiese Margaret sconvolta.

La professoressa si ricompose appena. “George Turner ed Helen Buckley per disattenzione e disturbo della lezione. Margaret Price per uso del telefonino in orario scolastico e Luca Serrator per il solito casino!”

Dalla classe si udì qualche risata soffocata ed Helen non potè fare a meno di sorridere tra sé e sé.

“Prof, è visibilmente stressata. Le porto un tè, o una camomilla se preferisce?” Margaret cercava ancora di evitare la punizione.

“Silenzio. Oggi pomeriggio alle tre, in quest’aula.”

Suonò la campanella.

“Arrivederci.”

Un velo di depressione calò sui quattro ragazzi.
Gli alunni si allontanarono velocemente dalla classe, per dirigersi alla mensa.
Un vociare concitato riempì i corridoi della scuola come un’ondata.

“Helen, mi dispiace.” disse George mentre uscivano dalla classe.

Aveva un’espressione triste che cercava di nascondere.

“Non hai fatto nulla di male.”

“Per colpa mia dovrai tornare qui.”

“Sempre meglio qui che a casa.”
 
 
 
 
Angolo dell’autrice

Ciao a tutti ragazzi! Credo sia ora di interagire un po’ con voi, non mi va di essere una fredda asociale pure qua *agita il cartello con su scritto “risate”*
Allora, vi dico giusto due cosucce.
  1. Scrivo capitoli molto brevi perché la storia è in piena creazione.
  2. Sì, è ambientata nel futuro.
Il fatto che sia ambientata nel futuro non è davvero così rilevante, sta solo a spiegare il perché vi sono (e vi saranno) tanti ragazzi di diversi paesi tutti in un’unica regione.

Vi spiego meglio:
il futuro che ho voluto creare (nell’anno 2066) è praticamente identico al nostro presente in ambito scientifico, poiché si è da poco conclusa una grande guerra (III Guerra Mondiale, probabilmente) che ha messo in stallo il mondo intero per anni, impedendo la creazione di nuovi iPhone (per farvi capire).

Questo mondo è, inoltre, diviso in tre grandi potenze: la Grande Europa, che comprende l’attuale Europa, l’Africa, l’Asia e i vari stati tra esse; gli Stati delle Americhe, costituiti dall’America del nord e del sud (compreso il Canada) e dall’Australia. Inoltre, la terza potenza è quella più neutrale e si chiama Stato Freddo, comprendente la Russia e i paesi nordici (Norvegia, Svezia, Finlandia, Danimarca, ecc.).

In ognuno di questi enormi stati si parla una lingua principale: nella Grande Europa abbiamo l’inglese; negli Stati delle Americhe l’americano (che si è allontanato ancora di più dall’inglese-americano dei giorni nostri, assumendo un forte accento alquanto incomprensibile misto allo spagnolo), nello Stato Freddo il russo con cadenze germaniche.
Spero di essere stata abbastanza chiara, se no… perdonatemi.
                                                        *
Mi farebbe molto piacere leggere cosa ne pensate di questa storia, anche se breve, così da capire se sto andando bene o se devo cambiare qualcosa. Non siate timidi!
Le critiche (costruttive) sono ben accette.
Siate gentili, sono una ragazza fragile hahaha (ma cosa rido?).
Aspetto le vostre recensioni (risponderò a tutte (anche perché saranno due (sadness))), al prossimo capitolo!

Erinih
   
 
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