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Autore: Kimly    30/11/2008    2 recensioni
Una ragazza come tante, un destino come pochi, e una minaccia mortale che incombe su di lei...che non è sola. Un angelo ai suoi occhi, un demone per gli altri, due strade diverse e distanti destinate a incontrarsi... per la battaglia finale...? [In revisione. Per ora sospesa]
Genere: Fantasy, Romantico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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Tornando a casa, continuavo a riflettere su quanto avevo sognato la sera precedente, sulle emozioni che continuavo a provare su qualcosa che non conoscevo, che mi portava in estasi ma anche un gran senso di terrore per l'ignoto.

-Beh, Hero, allora ci vediamo domani.-disse Alex.

Eravamo già arrivate davanti al mio portone, e io non me ne ero resa conto.

Felice di questo la salutai velocemente e salii.

Chiusa la porta del mio appartamento mi lasciai cadere lungo di essa, con un "Finalmente!"

Mi tolsi il cappotto e vagai per la mia dolce casetta, vuota.

-Finalmente sola!- dissi a me stessa, ad alta voce.

Capitava a volte che parlassi da sola, in questo non ero per niente normale.

Andai in cucina e, mentre l'acqua bolliva, accesi il computer per una ricerca di storia.

Mentre il mio vecchiotto computer si accendeva, iniziai a canticchiare una canzone, non particolarmente bella.

Quando sentii un rumore provenire dalla cucina che raggiunsi veloce.

Con gli occhi, perlustrai l'intera stanza, ma niente.

Vidi una sedia spostata, ma mi convinsi che dovevo averla toccata io per sbaglio, un attimo prima.

Tornai nella mia stanza, cercai qualche notizia su La Guerra dei Cent'Anni e iniziai a scrivere qualcosa.

Non riuscii a finirla, l'acqua bolliva da un pezzo.

Cucinai velocemente e dopo aver mangiato il primo, passai al dolce.

Mia madre aveva, da poco, compiuto gli anni e un po' di torta era avanzata.

Accesi la tv e, dopo aver preso un cucchiaino, iniziai a divorare il dolce, mentre delle immagine mi scorrevano davanti agli occhi.

Non finii la torta.

Stavo per rimetterla in frigo, quando mi accorsi che c'era un altro cucchiaino sul tavolo, che io non avevo preso.

Spostai lo sguardo sul cassetto delle posate, era aperto.

E io mi ricordavo di averlo chiuso.

-Sei paranoica.-mi dissi per convincermi.

Cosa poteva essere? Ladri? Ma i ladri rubano, non mangiano torte!

Fantasmi?

-I fantasmi non esistono!- affermai, con poca convinzione.

Sentii di nuovo quel venticello, lo stesso del sogno e di quella mattina.

Controllai ogni stanza, non una finestra aperta.

Stavo incominciando a spaventarmi, sentii un rumore provenire dalla mia camera, a piccoli passi provai a raggiungerla.

Drin!!!!Drin!!!!!

-Ah!- gridai io, sobbalzando.

Il suono del telefono mi fece spaventare.

Lessi il nome sul display. Alex.

Sbuffai, innervosita e feci finta di non esserci.

Il pomeriggio passò velocemente, fra compiti, tv e Alex che non la smetteva di chiamare.

Arrivò la sera, fredda e spaventosa.

-Sono a casa!- disse Claire, entrando e posando le chiavi.

-Mmm...-mugugnai davanti al quaderno, ma assorta nei miei pensieri.

-Che accoglienza!- sentii dire da mia sorella.

Guardavo fuori dalla finestra, non c'era nessuno per strada.

Finchè vicino ad un lampione, comparve una figura.

Non si vedeva bene, mi avvicinai per scrutarla meglio, chiusi gli occhi a fessura.

Metteva i brividi, ma non a me, ero curiosa di conoscere il suo viso.

-Hero, che stai facendo?- Claire entrò in stanza.

Il mio viso, spiaccicato sul vetro, si allontanò.

-Niente.-dissi ma non la convinsi.

-Cosa stavi guardando?- chiese, avvicinandosi alla finestra.

Spaventata, la stavo per fermare, quando notai che la figura era sparita.

 

 

 

 

 

Che diavolo stava succedendo?

Forse stavo solo impazzendo, cercavo cose assurde per movimentare la mia monotona vita.

Cercavo avventure che non potevo affrontare, perchè non esistevano.

Strabuzzai gli occhi di fronte la realtà.

Mi stavo creando una storia misteriosa, di cui io ero la protagonista, il solo ed unico personaggio.

Cenai in fretta, fingendo di non stare bene e corsi, al riparo, nel mio letto.

Spensi la luce, chiusi la porta e cacciai la faccia sotto le coperte.

Due minuti dopo la ricaccia fuori, mi sentivo osservata.

Mia madre era in cucina, stava lavando i piatti.

Papà e Claire guardavano un film, in salotto.

In quella stanza ero completamente sola, chi mi fissava i peluche?

Scrollai la testa, autodefinendomi ufficialmente pazza.

Eppure sentivo una presenza, ero sicura di non essere del tutto sola, lì dentro.

-Buonanotte.-dissi al nulla, di fronte a me.

Era lì che sentivo qualcosa e le parole mi erano uscite spontanee.

Mi pentii il minuto dopo.

Sì, ero ufficialmente andata!!

Chiusi gli occhi ed ero già nel mondo dei sogni.

-'Notte, Hero.-Una voce aveva risposto alla mia forma di pazzia, peccato che io non la sentii.

 

-Sono le sette!!!

Mia madre mi svegliò, come sempre.

Erano passate due settimane da quando avevo augurato la buonanotte al vuoto.

Di notte continuavo a ripetere sempre lo stesso sogno.

Di giorno mi sentivo sempre osservata e mai sola.

Ma questa stranezza, seppur anormale, mi piaceva, mi rendeva per così dire speciale.

Non sapevo ancora che quella mattina ci sarebbe stata una svolta decisiva.

Entrai in classe come tutte le mattine, non vedendo l'ora che quelle ore passassero in fretta.

-Ehilà, Hero!

-Ciao, Peter.-dissi, sedendomi nel mio banco.

-Come va?

-Come ogni mattina.-risposi, sbadigliando.

-Sei arrabbiata?-mi chiese, curioso.

-No, figurati.-risposi piuttosto seccata. Chi è felice di prima mattina, sapendo che davanti ha sei ore di scuola?

Alla terza ora, la Jenkins entrò in classe, pronta ad interrogare.

Sapevo già chi avrebbe chiamato.

-Anderson...-Ashley si alzò, mogia mogia.

-Scott...- Bobby andò sicuro alla lavagna.

-e...Miller!- terminò la Jenkins con un ghigno.

Mi alzai rassegnata.

Avrebbe fatto qualsiasi cosa per mettermi un' insufficienza. Un'altra.

Peter mi incoraggiò con un pugno alzato.

Sorrisi amaramente.

-Bene, partiamo con lei signorina Anderson.

Ashley partì bene, ma terminò in modo pessimo.

Si inventò le regole e sbagliò quasi tutta una traduzione.

Ma ovviamente riuscì a strappare una sufficienza.

-Passiamo a lei, signor Scott.

Bobby sbagliò poco e niente, guadagnandosi un voto piuttosto alto.

-Ed infine lei, signorina Miller. Oggi ha studiato?- mi chiese con un ghigno irritante.

-Certamente.-risposi io, convinta.

-Lo vedremo.-suonava come una minaccia.

Incappai in due sue domande trabocchetto, ma riuscì a cavarmela per le regole e la traduzione.

Poi mi chiese la storia, non prevista nell'interrogazione.

Abbozzai qualcosa di giusto, ma a lei non bastò.

-Un'altra insufficienza vero, Miller??-mi chiese, compiaciuta.

Mi salii il sangue alla testa, strinsi i pugni.

Stavo per risponderle a tono quando una bidella entrò nella mia classe, correndo.

-Che succede?-chiese la Jenkins, spazientita.

-Anf...di là...nell'entrata...c'è...un...un...-Capii poco, anzi niente.

Provò a calmarsi e disse.

-Nell'entrata...c'è un ragazzo...è ferito...ma non è della scuola.

-E che ci fa qui?- chiese la professoressa, confusa.

-Non l'ha detto, continua a dire sempre la stessa cosa...

Tutti aspettavano di sapere cosa fosse.

-Fatemi vedere Hero Miller.

Concluse la frase in un silenzio di tomba.

Io continuavo a guardare la donna, ma sapevo che tutti i miei compagni, compresa la Jenkins, mi fissavano, stupiti.

Senza neanche sapere chi fosse, un'orrenda sensazione mi prese allo stomaco e, sbattendo la porta, uscii, pronta a scoprire chi mi cercava...

   
 
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