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Autore: nafasa    30/11/2008    1 recensioni
Rimasi paralizzato. Ero in trappola. Tenni fissi gli occhi nel punto in cui avevo visto qualcosa, con la mente che valutava frenetica le possibilità di fuga e i muscoli rigidi, pronti a scattare. Ma feci un balzo in piedi, quando dall’ombra emerse la cosa più strana che avessi mai visto. “Quo vadis, gnat?”
Genere: Malinconico, Fantasy, Satirico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO SETTE

Mi svegliai con le leccate di Wyvern. Scattai a sedere schifato e il mastino trotterellò dalla legittima padrona.

“Buen trabajo, Wyvy”

Si stava mettendo a posto il vestito. Mi chiesi se stesse facendo quel movimento con la spalla. Si. Rimasi ancora un po’ a guardarla pulendomi il viso con la maglietta, poi andai a prendere un pezzo di pane dalla borsa. Stava finendo.

“Adesso che siamo fuori città come faremo a procurarci da mangiare? Mi aspetto un’idea brillante.”

Mi guardò divertita. “Non ne ho.”

Avevo sonno. Non avevo mai dormito fuori. Mi faceva male tutto. Nonostante ciò mia alzai e mi stiracchiai. Tutte le giunture della schiena mi schioccarono. Volevo un letto. Probabilmente cominciai a lamentarmi e non finii fino a quando non fummo pronti a partire, ma Zabluda non mi badò.

Mentre camminavamo nella luce pallida della mattina mi disse che sentiva la magia. E non le piaceva. Era una magia corrotta. Un potere piccolo e malato che si annidava nel sottosuolo e nell’essenza delle piante.

Camminammo tutto il giorno sotto il sole cocente. Scoprii che era la figlia di una donna di servizio del castello. Una vita sacrificabile.

Passammo dozzine di campi abbandonati. Trovammo qualche mora rinsecchita e qualche fico. Wyvern sparì una mezzoretta e tornò con il muso insanguinato. Non volli indagare.

Parlammo un sacco. Io volevo scoprire se era stata la Sparizione a portare gli umani a Moore, poteva essere ma poteva anche non essere. Secondo i miei calcoli erano arrivati due o tre anni prima, non di più. Ed era in quel periodo che si era svuotato di colpo, dalla sera alla mattina, il quartiere industriale dove vivevo. Ma c’era il problema che né io né lei avevamo la minima idea se lo scorrere del tempo fosse uguale nei due mondi. Certo era che come coincidenza era troppo forte. Essendo tra l’altro una magia di quella portata quasi impossibile da attuare a grandi distanze la nostra spedizione rischiava di essere solo un’allegra gita in campagna. In città però ciò che cercavamo, la magia che avrebbe dovuto sprigionare un grande mago, non c’era, quindi nell’indecisione continuavamo ad andare. O meglio, lei voleva continuare ad andare. E io la seguivo per cause di forza maggiore come un certo patto…

Stavamo appunto camminando sul tracciato di una strada di campagna, passando da una lastra di cemento all’altra, quando vedemmo che il nostro cammino sarebbe dovuto passare tra un boschetto molto fitto e una piccola collina.

Per Zabluda non ci sarebbero stati problemi, ma io feci valere le mie ragioni in quanto guida e conoscente del territorio, anche se lì non ci ero mai arrivato. Le mie ragioni si riducevano a un semplice concetto di sopravvivenza: mai andare dove non hai vie di fuga. Piuttosto avrei fatto il giro largo, tanto non avevamo una meta precisa, giusto? Seguivamo la via tracciata solo per non perderci, dato che quella gran brava sirena e il suo mastino da combattimento si davano tante arie ma non avevano la più pallida idea di dove stavamo andando.

Mi spiegarono a sputi e ringhi che sapevano benissimo dove andare, erano guidati dal destino nel loro percorso e Parino ( che a quanto capii era una specie di dio protettore del loro popolo che assomigliava molto a Poseidone, con tanto di forcone e coroncina ) era dalla loro parte, anche se non certamente dalla mia, dato che ero un miscredente e anche vantavo un intelletto notevolmente inferiore a quello di un uovo di squalo.

Stavo giusto facendo notare che magari il loro amato Parino, oltre che essere un po’ tocco e incapace, e forse anche sadico, date le tragedie che stavano avvenendo a Moore, magari non aveva poteri al di fuori del proprio mondo, quando ci accorgemmo che eravamo ormai arrivati all’imboccatura del bosco.

A me non piaceva per niente e glielo dissi. Non solo per gli animali che ci potevano essere all’interno, sicuramente terrificanti, (avevo, e ho tutt’ora, una paura matta di qualsiasi cosa vivente dotata di moto proprio, se non lo avevate ancora capito), ma soprattutto per la possibilità di incontrare banditi.

Ovviamente non sapevo niente dei banditi che infestavano le campagne intorno alla mia città vivendo beatamente rapinando, stuprando e uccidendo più della metà degli incauti che si mettevano in viaggio. Avevo solo una paura bestiale di quella cosa cupa che ci attendeva, piena di robe viscide e vive, e senza vie di fuga.

Nonostante ciò persi un buoni dieci minuti della mia vita a inventarmi storie raccapriccianti di briganti con lunghe barbe nere e denti d’oro.

L’unica reazione di Zabluda fu alzare un sopracciglio. Poi mi spinse dentro il passaggio. Ebbi appena il tempo di scorgere qualcosa che si muoveva sulla cima della collinetta che gli alberi mi soffocarono.

 

 

 

 

Questo è un capitolo un po’ moscio, ne son cosciente. Scusate se ho aggiornato in ritardo. Oh, in genere aspetto che almeno una decina di persone legga l’ultimo capitolo prima di postarne uno nuovo. Tranne nel caso mi arrivi una recensione, che vale di più di qualsiasi numero nel mio personale metro di paragone. XD
Quindi il concetto è che se volete leggere la prossima parte, che è parecchio più emozionante (e non è che ci voglia molto) commentate!!! =D

 

Per Prue: c’è un accenno di magia hai visto? ^_^ La magia risiede dovunque ci sia vita che non sia stata contaminata dal pensiero umano, perché gli uomini non ci credono, quindi le piante e la terra che crescono a stretto contatto con loro non la sviluppano. Ovviamente queste sono le forme naturali, minori e intrinseche di magia. Poi ci sono quelle cosiddette artificiali, come il potere dei maghi, che comunque deriva dalla vita spontanea ma riesce a sfruttarla ed amplificarla. Questa è una piccola chiave di lettura del mondo che ho creato, così magari capisci meglio i prossimi capitoli, anche se ci vuole ancora un po’ prima che entri in gioco gente potente…

 

  
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