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Autore: pierre    06/02/2015    1 recensioni
Spencer Reid sarà coinvolto in una delle indagini più pericolose e dolorose della sua vita.
Genere: Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Spencer Reid
Note: Lemon | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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Era ora di chiarire le cose.
“Sono il detective Spencer Reid dell’unità speciale Crimini Seriali, ho realmente tre lauree e nel mio lavoro sono concretamente bravo”.  
Alberto sembrò improvvisamente triste, debole e si sedette sul bordo del letto.
“E che ci fai qui?” S’informò con la voce spezzata.
Spencer si sedette vicino a Diotallevi, disinnescò la colt e la ripose con gesto sicuro ma attento nel marsupio.
“C’è un serial killer cui piace uccide docenti universitari, ne ha già fatti fuori cinque, preferisce gli uomini e…”
Diotallevi lo interruppe con voce offesa: “hai pensato che potessi essere io?”
Il ragazzo lo fermò subito: “no Alberto, tu potresti essere una probabile preda, per questo motivo sei stato continuamente controllato!”
“Da te? In quanti siete dentro quest’albergo?” Gli occhi di Diotallevi erano lucidi di collera.
La voce di Spencer era fredda e anonima.
“La mia unità è composta di diversi specialisti del settore ma abbiamo una ventina di poliziotti mescolati tra pubblico e personale di servizio”.
L’uomo si era alzato di scatto.
“Quindi tutta l’attenzione che hai avuto nei miei confronti era solo ad uso e consumo… ma che stronzo che sono…” Alberto si schiaffeggiò con entrambe le mani le guance illividite dalla rabbia.
“Voglio andare via, fammi uscire da qua!” E si era diretto verso la porta.
Spencer lo bloccò: “Ti prego, non fare così!”
Alberto gridò con voce frustrata: “ma non dovevo essere io il lupo che si doveva approfittare di te? Il porco che ti avrebbe sbattuto su un letto di albergo? Aspetta… come mi hai chiamato? Congressista annoiato… “ si fermò per un secondo con il fiatone “invece tu sei stato una mammola! Mi hai fatto credere che t’interessavo, che ti stavi innamorando, hai anche accettato un mio bacio… ma quanto ti avrò fatto schifo, dimmelo! I tuoi superiori saranno fieri del sacrificio che hai dovuto fare per amor di Patria! Dio quanto ti odio, brutto bastardo!” Gli veniva da piangere.
Spencer si sentì morire, gli andò vicino e sussurrò: “la fai finita? Io di te mi sto innamorando sul serio”.
Ma Alberto era troppo furioso per rendersi conto della dichiarazione di Reid.
“Vaffan’culo, levati, fammi uscire!”
Provò a spostare il ragazzo ma ottenne solo l’effetto di sentirsi afferrare per le braccia e volò letteralmente per terra, poi mentre ancora stordito, cercava di ribellarsi, Spencer con una forza non prevista lo aveva trascinato sopra il letto e lo aveva ammanettato al suo polso: “così non puoi andare da nessuna parte!”
Ci fu un lungo silenzio durante il quale Alberto girò ostinatamente la testa dall’altra parte mentre Reid lo osservava dispiaciuto.
”E’ stato il bacio più bello della mia vita…” gli confessò e aspettò paziente una reazione.
Dopo cinque lunghissimi minuti di mutismo totale Spencer sentì borbottare il suo prigioniero.
“Non ci credo che ti stia innamorando di me…”
Sorridendo felice, Spencer si era allungato su di lui abbracciandolo come poteva. Il tintinnio della manetta che li segregava rimescolò le carte della loro nascente passione.
 “Te lo giuro…” dichiarò il detective cominciandolo a divorare di baci.
Non aveva mai desiderato tanto un essere umano in vita sua: in quel momento gli sembrò che nulla avrebbe potuto convincere Alberto dei suoi sentimenti e quindi era talmente preso a spalancargli la bocca che non si era reso conto di quanto il professor Diotallevi invece se ne stesse persuadendo.
L’uomo aveva il suo amato ragazzo addosso che lo tempestava di baci sulla fronte, sulle guance e sul collo…lo baciava in bocca con passione.
“Ehi! Questo è uno stupro!” Sussurrò dolcemente e Spencer si fermò di colpo “scusami, aspetta, ti tolgo le manette!”
Alberto lo fermò: ”no, mi piace sentirmi tuo prigioniero…”.
L’eccitazione di Reid si avvicinò pericolosamente alla resa.
“Non dirmi così, mi fa un effettaccio… non pensavo che le parole potessero avere tanta presa sul mio sistema limbico, io…”.
“La fai finita? Lascia il cervello sul comodino insieme al telefonino, ti prego, arrenditi all’erotismo”.
Un’altra ondata di puro piacere travolse Spencer: ”e come si fa?” gli chiese con una voce da cucciolo intimorito.
“Tu lascia fare a me…”
Alberto, con la mano libera cominciò ad accarezzare il viso di Spencer.
”Sei bellissimo, se non mi avessi sollevato come un fuscello non ci crederei mai che sei uno sbirro… io poi vi ho sempre detestato! Dimmi sbirro, hai voglia di scopare con me?” E la mano cominciò a scivolare sul collo andando a sbottonare la camicia.
Spencer fu aggredito da quella ruvida richiesta ma per la prima volta l’espressione scopare gli piacque, aveva un significato di resa incondizionata, un suo si sarebbe significato fa di me ciò che vuoi e lui scoprì in quell’istante che la sua era una natura sessuale accondiscendente, passiva.
Improvvisamente divenne lui il prigioniero di Alberto.
“Oh si…” fu l’unica cosa che riuscì a balbettare.
Dita gentili, cominciarono a giocare con la pelle serica di Reid e un formicolio allettante cominciò ad allargarsi sul suo busto, su per il collo e fino alla guancia che divenne rosea; il giovane si chinò nuovamente sul viso bruno di Alberto e si fece invadere dalla sua lingua che s’infilò dolce ma decisa dentro la sua bocca e lì restò a lungo.
“Si, sei stato allattato…” .
Diotallevi sapeva dire certe cose… e con una naturalezza che fece intuire a Spencer la sua notevole esperienza.
“Levami le manette, ti voglio spogliare” e al ragazzo non sembrò vero.
Alberto, liberato il polso, si sollevò dal letto quel tanto che gli consentisse di prendere il suo giovane amore per le spalle e convincerlo con una allegra giravolta a sdraiarsi sul letto nella posizione che prima era stata sua.
 “Via la camicia bambino e adesso occupiamoci dei jeans, scarpe…” volarono una a destra e l’altra a sinistra mentre in Spencer si risvegliava un ricordo ancestrale, si sentì piccolissimo e i suoi occhi si riempirono improvvisamente di lacrime.
“Che hai piccolo… vieni qua, da me, perché piangi?”
La dolcezza di Alberto si rivelò un rimedio efficacissimo e il gelo dentro il cuore di Spencer si sciolse in un pianto a dirotto.
“Scusami… c’è sempre stato tanto buio dentro di me e adesso improvvisamente mi sono ricordato di… di…”
L’uomo lo strinse forte tra le braccia.
“Penserò io a te, ti voglio ubriacare d’amore: sarò il tuo amante, la tua famiglia… i tuoi biscotti!”
Riuscì nuovamente a farlo ridere e dopo poco ripresero a baciarsi con passione: con pochi veloci ed eleganti movimenti Alberto finì di spogliarlo e si liberò dei suoi indumenti. Il contatto della loro pelle calda fu delizioso e Spencer si sentì improvvisamente a casa.
Non ci fu parte del suo corpo che fu dimenticata dalla bocca e dalle mani del suo espertissimo amante, il ragazzo sussultava sul letto e il parossismo del piacere non lo faceva più ragionare.
Quando le labbra dell’uomo osarono dirigersi là dove i baci erano più intimi, il suo corpo fu scosso da un unico lunghissimo brivido, le languide suzioni di Alberto lo fecero esplodere in mille schegge di un tormentoso, inarrestabile godimento.
La voce del suo amante lo risvegliò: “piccolo… amore… vieni, ci facciamo la doccia insieme, come nei film tutti sesso e passione!”
A Spencer girava la testa e si sentiva innamorato e grato di tutta quell’attenzione, era in paradiso.
“Io non ho mai provato…” cercò di dirgli mentre abbracciato a lui si dirigeva in bagno verso un invitante e vaporoso scroscio.
“Anch’io…” lo interruppe entusiasta Alberto ”ed è solo l’inizio, ho bruttissime intenzioni nei tuoi confronti!”
Rise felice mentre l’acqua li invadeva con mille goccioline azzurre e rilucenti, poi gli bisbigliò in un orecchio: ”ti faccio godere tutta la notte, domani non ti reggerai in piedi!”
“Staremo a vedere!” gli rispose Spencer consapevole della sua resistenza fisica.
La doccia risvegliò in loro una notevole fame e decisero di farsi portare la cena in camera.
Ordinare al telefono due insalate di mare e della macedonia di frutta si rivelò piuttosto difficile perché Alberto aveva ripreso a baciarlo da tutte le parti, piedi compresi.
Quando il cameriere bussò, dall’altra parte gli rispose una voce spezzata dalle risate: “smettila… oddio non lo sopporto il solletico… ma la fai finita?”
Poi un uomo seminudo e con gli occhi brillanti aveva aperto la porta della stanza: il cameriere evitando di guardare chi si nascondesse dentro il letto, lasciò il carrello al centro della stanza, salutò e scappò via in pochi secondi.
Spencer saltò fuori dalle lenzuola e si diresse verso la cena. “Fame!” dichiarò.
Alberto l’osservò mentre divorava entusiasta insalata e frutta, era delizioso senza niente addosso, il corpo slanciato e glabro, la pelle setosa e chiarissima.
I muscoli di Spencer erano lunghi e tonici e tutti ben sviluppati, il ragazzo era uno svagato professore e una perfetta macchina da guerra pronta a scattare.
“Ti alleni parecchio?” Domandò curioso mentre, sedendosi accanto a lui, con le dita aveva ripreso a sfiorarlo su un fianco.
“Dove, a Quantico? Sì, dobbiamo seguire continui corsi di perfezionamento… io non ne sono felice, però adesso ho una buona mira e so difendermi benino nel corpo a corpo!”
“Arti marziali?”
“Di tutto un po’ e tu? Stai messo bene per essere un vecchietto!”
Alberto, facendo finta di niente, andò davanti ad un ampio specchio e si mise di profilo.
“Dici? Ho gli addominali un po’ appannati”.
Spencer ridacchiò ammirando il suo amante che in verità aveva una linea formidabile.
“E come pensi di metterci riparo?”
“Tanto sesso…” replicò convinto Alberto e si buttò addosso a Reid.
Ne conseguì una lotta eccitante che nessuno dei due aveva voglia di vincere ma ad un certo punto l’uomo bisbigliò al ragazzo: ”ho tanta voglia di entrarti dentro…”.
Tutto il corpo di Spencer sembrò prendere fuoco, una vampata che parve scioglierlo mentre il desiderio di cedere a quella richiesta si fece naturale e ovvio… capì che era impossibile combattere contro la propria natura, voleva abbandonarsi a lui ed essere suo.
“Lo voglio anch’io” sussurrò.
Aveva letto testi e tesi interessantissime sull’argomento, tecnicamente era a conoscenza di tutto ma un foglio di carta non avrebbe mai potuto spiegargli quanto le mani del suo amante fossero estasianti.
Alberto voleva solo una cosa in quel momento: fare della prima volta di Spencer un’esperienza indimenticabile, dandogli un piacere di cui dopo il suo amore non avrebbe più potuto fare a meno, però…
“Aspetta un secondo…” gli sussurrò “visto che secondo te sono un assatanato di sesso non ho né lubrificanti né preservativi con me: io sono sano come un pesce ma se pensi che non sia il caso…”
Reid lo guardò negli occhi e ci vide tanta passione, la stessa che in quel momento lo stava ubriacando di sensazioni nuove e meravigliose; assurdamente si sentì felice che il suo amante fosse impreparato ad affrontare una avventura sessuale, significava che non era un promiscuo, non era abituato a fare sesso occasionale.
Pensieri assurdi, perché malizia e malattia erano sempre in agguato, ma lui sentì dentro di se che l’uomo che lo stava abbracciando con tanto sentimento era sincero, per la prima volta si fidò solo del suo istinto, oppure il desiderio gli stava ottenebrando il cervello: alla fine entrambe le eventualità portavano comunque allo stesso risultato.
Voleva fare l’amore, voleva essere preso con dolcezza e voleva che fosse Alberto a fare tutto questo.
“Anch’io sono sano come un pesce, come pensa di procedere professore?” Rispose ottenendo un abbraccio ancora più intenso.
“Ci penso io a te dolcissimo, sei il mio tesoro…” Alberto era sdraiato sul ragazzo che con gambe e braccia lo aveva serrato a se e guardandolo intensamente gli prese il viso con entrambe le mani.
”Quanto sei bello! Piccolo, io, io… ti amo da impazzire!”
Una dichiarazione avventata la sua, che mandò Spencer in paradiso, tutto era pazzesco, assurdo, irrazionale… meraviglioso.
Diotallevi allungò una mano verso l’ampollina dell’olio di oliva che si trovava sul carrello: “acidi grassi essenziali, perfetti per la frittura di pesce e per la tua prima volta!”
“Sei un buffone!” Sussurrò ridendo Spencer.
“Si, ma adesso non mi distrarre, mi devo concentrare!”
Alberto lo baciò moltissimo, con la lingua lambì le sue zone più sensibili, poi delicatamente lo umettò con le dita unte ottenendo deliziosi gemiti di piacere. Non avendo nessuna intenzione di fargli male, si mise seduto appoggiandosi alla testiera del letto.
“Piccolo siediti sopra di me…”
Spencer si sistemò sopra di lui e poi confortato dalla notevole resistenza di Alberto, si adeguò lentamente, dolcemente: ebbe la sensazione che tutto il suo essere si stesse dilatando, aprendo.
Appena avvertiva dolore, un pizzico di tormento in quel mare di piacere, si fermava aspettando che il suo corpo vincesse le ultime resistenze. Si stava adattando, si stava conformando alle dimensioni del suo uomo.
Bellissimo, intimo, potente.
Finalmente avvinti l’uno nell’altro, si mossero delicatamente, impercettibilmente, perché bastava un sospiro a scatenare onde continue di piacere e Alberto aveva attenzione solo per lui, per i suoi fianchi tremanti, la sua pelle infuocata e la sua lingua accogliente e umidissima.
“Sei bollente piccolo e hai delle contrazioni deliziose, rilassati, abbandonati addosso a me…”
Il tono della voce di Alberto unita a un’ avvolgente lappata con cui lambì la sua bocca ormai costantemente dischiusa, tutte queste sollecitazioni cominciarono a farlo godere: “vengo…” singhiozzò.
Alberto si avvinghiò ai suoi fianchi e cominciò a tendere il suo sesso dentro di lui con spinte delicate ma profonde che fecero crollare le ultime barriere sia fisiche che mentali del suo amante.
Con un lungo lamento, inarcando la schiena all’indietro mentre lacrime incontrollabili rigavano le sue tempie, Spencer si abbandonò all’orgasmo.
 
Per quanto tempo era rimasto addosso ad Alberto?
Era crollato dopo un ultimo grido, raccolto dalla bocca del suo amante che aveva goduto insieme a lui.
E adesso sonnecchiava, la testa appoggiata nell’incavo del suo collo mentre si rilassava godendosi le carezze che quell’uomo meraviglioso gli stava facendo sulla schiena e sulle cosce, rabbrividendo quando infilava le dita tra i suoi capelli.
Ogni tanto sollevava il viso e lo baciava dolcemente, poi si stringeva nuovamente a lui.
Sentì dilagare dentro di se la pace.
Il sesso del suo amante era scivolato lentamente fuori di lui e i fluidi di entrambi erano andati a bagnare ulteriormente i loro corpi madidi di sudore: si stava mescolando tutto ma non provò alcun fastidio, proprio lui così attento a batteri e virus, perché da Alberto voleva essere invaso completamente, corpo e cuore.
“Tu sei per me il caos assoluto…” sussurrò Spencer ”io non ho idea di cosa devo attendermi, ma di certo so che hai devastato la piatta sicurezza della mia vita.”
“Io voglio diventare il tuo punto di riferimento, il tuo amante e il tuo miglior amico”.
“Io ho un caro amico!” Ridacchiò il ragazzo.
“Dimmi chi è, quanti anni ha, con chi mi dovrò confrontare, guarda che sono pronto a rubarti, tu sei solo mio, capito?” Alberto condì di baci umidi ogni domanda, impedendo a Reid di parlare per un po’.
Spencer riuscì a staccarsi dalla sua bocca farfugliando un: “datti una calmata! E’ il mio diretto superiore, si chiama Ghideon… in questi anni mi ha praticamente fatto da padre… con lui ho parlato di noi due.”
“E allora?” Diotallevi era pronto a dare battaglia.
“Non ha fatto una piega, ma lui conviene con me che è pericoloso che io continui a essere il tuo angelo custode, già ero coinvolto emotivamente e moralmente… adesso poi! Penso sia il caso che tu sia protetto da un mio collega, Derek è perfetto ed è anche molto bello!”
Alberto lo fece scivolare su un fianco e si stacco da lui, si mise in piedi e lo fisso negli occhi.
“Io non ho bisogno di nessuna protezione, io ho solo bisogno di te!”  
“Ragiona per un attimo professore! Anch’io sarei in pericolo con te accanto, non avrei più la serenità giusta per decidere in una manciata di secondi: lo devi fare per me, accetta la protezione di Derek. Per quanto riguarda noi due, finita questa brutta faccenda, sarebbe bellissimo vivere insieme”.
Poi si fermò un secondo guardando Diotallevi con curiosità: “come faremo? Tu non devi ritornare in Italia?”
Alberto ancora in piedi, lo aveva preso per una caviglia e tentava di trascinarlo verso di se.
”Sono tre anni che non vivo più in Italia e ringraziando Dio posso andare dove voglio, tu dove abiti?”
“A Quantico” Spencer era arrossito mentre si sentiva trascinare per terra” ma potremmo trovarci una villetta carina insieme… ahhh” sospirò perché si era ritrovato sulla moquette con Alberto nuovamente sopra di lui.
Il cellulare di Spencer trillò, il ragazzo si ritrovò in piedi accanto al comodino dove lo aveva lasciato… accidenti! Erano le tre del mattino, sicuramente guai.  
“Pronto?”
La voce tranquilla di Ghideon.
“Mi dispiace disturbarti, il Professor Fuente è scomparso!”
 
 
   
 
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