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Autore: ___scream    06/02/2015    1 recensioni
[Sherlock(BBC)!AU] [Raccolta di One-Shots]
Johnny Seward è un medico militare appena congedato dalla guerra in Iraq. Ritorna in Inghilterra, la sua patria, e rischia di cadere nel baratro della depressione. Quando incontra James Sullivan, un "consulente investigativo", la sua vita cambia radicalmente.
Genere: Generale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Johnny Christ, Synyster Gates, The Rev, Un po' tutti
Note: AU, Cross-over, Movieverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Titolo: It's not over 'till you're underground. 
Raiting: Giallo. 
Avvertenze: Movieverse; OOC; AU (terribilmente). Hannibal!AU + Sherlock!AU
Note: Sono tornata da una sessione di matematica, chimica e latino. Mezza morta, ma tralasciamo. Allora, mentre scrivevo questo capitolo non so cosa cavolo mi sia preso, sinceramente. So solo che ho mischiato due delle mie serie tv preferite, e .. ecco a voi Hannibal Lecter. Iu-uh. Okay. Beh, che dire, vi lascio al capitolo!
Disclaimer: NON MI APPARTENGONO. NESSUN PERSONAGGIO. NON SCRIVO A SCOPO DI LUCRO E AMEN, VIVETE TUTTI IN PACE E MANGIATE CIOCCOLATA. 



 
 
IT'S NOT OVER 'TILL YOU'RE UNDERGROUND

You catch these killers by getting into their heads, but you also allow them into your own.



 







Johnny poteva affermare – con certezza assoluta – che al 7x di Avenged Street non ci si annoiasse mai.
Oltre ad avere un coinquilino stravagante e decisamente pazzo (e già questo movimentava le sue giornate), c’era sempre un caso a cui stare dietro.
Era il braccio destro di Sullivan, ormai tutti li consideravano un duo.
Cosa molto strana, per lui, poiché aveva sempre fatto la sua scena da solo. Era sempre salito su quel palco senza qualcun altro accanto, e il fatto di avere una persona come Jimmy Sullivan al suo fianco era decisamente una novità.
Non mancavano, però, i litigi.
Si poteva dire che il settanta percento delle giornate, Johnny e Jimmy litigavano.
Ma erano più litigi che cadevano sul comico, ed erano veramente poche le volte in cui si apriva un dibattito completo della discussione.
Praticamente si svolgevano con Johnny che lo rimproverava di qualcosa e di Jimmy che sospirava, fissandolo con uno sguardo annoiato.
Ah, c’era anche da dire che era sempre Johnny che usciva per fare la spesa, per pagare le bollette e tutto il resto.
Non che Jimmy facesse qualcosa di costruttivo. Ogni volta che si svegliava, o lo trovava in cucina che faceva qualche esperimento, o dormiva ancora nella sua camera. Non che dormisse poi molto.
L’aveva notato qualche giorno dopo essersi trasferito; se ne stava tutta la notte sulla sua poltrona, si dondolava sui talloni e pensava, pensava, pensava.
Molte volte a delle soluzioni per i casi, ma altre volte entrava nella sua playlist mentale. Cosa intendesse, Johnny non lo sapeva.
In poche parole, la sua vita era passata dal noioso a qualcosa che non sapeva neppure definire.
Come poteva definire il suono della batteria alle tre di notte, i cadaveri che doveva esaminare, ormai, sulle scene del crimine, mentre Jimmy snocciolava le sue teorie e deduzioni sull’omicidio? 
Johnny si sentiva vivo.
Quello che aveva detto Brian era vero, aveva trovato il suo campo di battaglia, la sua medicina.
Un amico.
Ecco cos’aveva trovato.
Ma Jimmy, quell’uomo che sosteneva di essere un sociopatico iperattivo, cosa lo riteneva? Un collega? Un coinquilino? Un conoscente?
Aveva parlato con molte persone che lo conoscevano da più tempo di lui, e nessuna di esse l’aveva mai visto con qualcuno che potesse chiamare amico.
Jimmy sembrava una persona molto triste, all’interno.
Per esempio, non aveva speso neppure una parola sui suoi genitori o sulla sua infanzia, e Johnny non aveva nemmeno l’intenzione di chiederglielo, anche se gli sarebbe piaciuto.
Se non ne parlava c’era un motivo, no?
Alla fine di tutto, Jimmy Sullivan era il mistero più complicato che Johnny Seward avesse mai provato a risolvere.
 
 
 
 
*  *  *
 
 
 
 
“Ho fatto il tè”.
Jimmy alzò lo sguardo dal telefono, sorridendogli. “Appoggialo pure sul tavolino. Finisco di scrivere la risoluzione del caso Jones che Sanders mi ha rilegato”.
Johnny annuì, sedendosi sulla sua poltrona e bevendo il suo tè alla vaniglia.
A Jimmy non piaceva quello alla vaniglia. Preferiva quello normale. Erano piccole cose che il medico cominciava ad imparare sul suo amico.
“Alla fine sei riuscito, quindi, a trovare la soluzione”.
“Era un caso semplicissimo. Per sfortuna, però, vivo in un mondo di gente che guarda ma non osserva”.
“Quindi .. alla fine?”.
“Oh, sì”, disse il detective. “E’ stato il cugino di secondo grado della moglie dell’avvocato Jones ad uccidere il nipote di quest’ultimo”.
“Oh.. e da come l’hai capito?”.
“Ah, da una cosa semplicissima. C’erano residui di smalto rosso vicino al collo del ragazzino. Ho semplicemente spulciato qualche foto dall’album di famiglia e ho trovato che la donna in questione indossava sempre una stessa tonalità di smalto”, spiegò. “Solamente che, come per magia, quando l’ho interrogata, ce ne aveva uno blu notte. Allora ho chiesto se potevo andare in casa sua, per fare le mie deduzioni e le mie ricerche. E’ stata così stupida da svuotare lo smalto nel lavandino, e buttare la boccetta nella spazzatura. Peccato che qualche residuo di colore era rimasto sul rubinetto. Povera sciocca”.
“Wow. E .. come mai ha ucciso il ragazzo?”.
“Oh, elementare. Voleva la sua parte di eredità, mi sembra giusto. Quindi ha ammazzato l’unica altra persona che avrebbe condiviso i soldi e tutto il resto con lei”.
Johnny prese un altro sorso di tè. “Da come l’hai spiegato non sembrava così difficile”.
“Infatti non lo era”, replicò.
Infatti.
 
 
 
 
“Beh .. dottor Seward, il suo curriculum non è niente male ..”, commentò Lacey, sfogliando i vari fogli del curriculum vitae. “Iraq, eh? Quanti anni?”.
“Tredici anni di servizio in Iraq, sì”.
“Caspita”, fischiò. “Beh, non è molto, ma c’è un posto libero da medico generale, alla nostra clinica. Se per lei va bene ..”, disse, prima di sospirare. “Devo ammetterlo, il suo curriculum è fantastico, decisamente sprecato per la professione di medico di famiglia”, ammise.
Johnny sorrise, come a rassicurarla.
“Oh, sarebbe perfetto. Sì. Sì, veramente perfetto. Avevo proprio bisogno di un lavoro, sa”.
“Immagino!”, commentò la dottoressa. “Bene, allora. Il turno inizierebbe Martedì. Vediamo come ti trovi e come sei, i primi due mesi sono in prova, ma sono completamente retribuiti”.
“Perfetto”, ripeté Johnny.
Poi, si alzò, strinse la mano della donna e si voltò, tornandosene al 7x di Avenged Street.
 
Quando rientrò in casa, la prima cosa che notò fu che c’era un’incredibile puzza che veniva dalla cucina.
“James?”, chiamò, guardandosi intorno. Aprì le porte della cucina, prima di tirarsi indietro. “Ma che diavolo stai facendo?!”.
“Oh, John! Siediti pure, se vuoi. Ma mettiti la mascherina”.
Johnny l’afferrò, indossandola. “Si può sapere che cosa stai facendo?!”.
“Esperimenti. Mi annoio, e la chimica è l’unica cosa che stimola la mia sinapsi”, spiegò.
“Non potevi .. metterti a fare le equazioni?”.
“Brian ha fatto arrivare un libro dell’Università, della facoltà di Matematica. Sono tutte troppo semplici, ne ho trovate solamente una decina interessanti. Per il resto, le ho finite tutte nelle due ore in cui sei stato via”, disse.
“Mh, ho capito .. beh, la signora Black non ne sarà entusiasta”.
“E’ partita stamattina, doveva andare a trovare sua sorella e resterà lì per qualche giorno”.
“Oh. Okay”.
Jimmy prese il microscopio e lo calibrò, osservando qualcosa su una delle piastrine. “Com’è la clinica?”.
“Come .. ah, non importa. Bella. Lei è .. fantastica, è veramente stupenda”, rispose Johnny, con sguardo sognante.
“Lei?”, chiese il detective, confuso.
“No, ho detto ..”, balbettò. “Il posto. E’ .. bello”.
“Ma hai detto lei”.
“No, ti sbagli”.
“Io non sbaglio mai”.
Johnny sospirò. “Lascia stare, James. Mettiti a finire il tuo esperimento. A proposito .. quelle sono le mie mutande?”.
Jimmy si voltò verso di lui, sollevò la mascherina e ghignò. “Non porgere domande di cui non vuoi sapere la risposta”, sussurrò, con il tono di voce leggermente inquietante.
“Okay, ne ho abbastanza per oggi”, sussurrò l’ex soldato, di risposta, alzandosi e uscendo dalla cucina.
 
 
 



*   *   *
 
 
 
 


Johnny non se lo sapeva spiegare, ma Jimmy riusciva sempre a far allontanare ogni ragazza con cui usciva.
Quindi, Johnny, prossimo ai quaranta, non aveva avuto una relazione stabile per un anno intero, sempre per colpa del suo strambo coinquilino.
Beh, doveva anche riconoscere che preferiva uscire nel bel mezzo della notte per dare la caccia a qualche criminale, piuttosto che restare a casa a guardare dei programmi di cucina sul divano.
Sì, doveva proprio ammetterlo.
Ormai tutti pensavano che lui e Jimmy facessero coppia fissa, e si era anche stancato di ripetere che lui non era gay.
Per quanto volesse bene all’amico, l’idea di stare insieme a lui, di baciarlo e - ommioddiono! -  andarci a letto insieme, gli faceva un po’ schifo.
Era eterosessuale, per la miseria. Gli piacevano le donne. Almeno, questa era la versione ufficiale.
Perfino Frank gli aveva telefonato chiedendogli di raccontargli di come il suo coinquilino se la cavasse a letto. Aveva risposto, cordialmente, ‘non lo so e non voglio saperlo’, facendo ridere il fratello. Buffo, eh?
Erano veramente così equivoci?
 
 
 
Jimmy saltò giù dalla sua poltrona nera, cominciando a girare per la stanza. “C’era qualcosa d’insolito in quel caso che Sanders mi ha mostrato”.
Johnny non sollevò gli occhi dal giornale.
“Per esempio?”, domandò, la voce incolore e distratta.
“Non c’erano schizzi sul muro, di sangue, eppure il corpo della vittima ne era cosparso. Era praticamente squarciato”, disse. “Quindi .. suvvia, John! Arriva alla deduzione da solo! Ce l’ha fatta Sanders”, gli fece notare, con tono monocorde. “Ce la puoi fare anche tu”.
“Beh, l’hanno forse .. ammazzata in un altro posto”, provò.
Jimmy lo guardò per un secondo, prima di alzare gli occhi verso il soffitto. “Complimenti, Johnny”, disse, ironicamente. “Cerca di arrivare ad una conclusione più dettagliata”.
“In che senso?”.
L’investigatore sospirò teatralmente. “Il corpo è completamente squartato”.
“Stile Jack lo Squartatore?”.
“Lascialo stare per un momento e ascoltami!”, sbuffò, spazientito. “Il corpo è completamente squartato”, ripeté. Sapeva quanto odiava ripetersi, e non poté trattenere un sorrisetto. “Se tu fossi l’assassino, perché avresti squartato il corpo?”.
“Mh .. per giocare all’Allegro Chirurgo?”.
Jimmy soffiò una risata, prima di tornare serio. “Ti aiuto. Alcuni organi non sono stati ritrovati all’interno del corpo”.
Johnny si soffocò con il tè. “Se magari me l’avessi detto prima!”.
“Allora?”, insistette, incalzante, ignorando completamente la sua uscita.
Il dottore parve pensarci su, prima di sbuffare. “Non lo so. Tu hai qualche idea?”.
Il consulente investigativo schioccò le dita, sorridendo beffardo. “Giusto qualcuna. Prende dalle sue vittime dei pezzi. Magari è uno psicopatico – ma questo lo è di sicuro – e li colleziona. Per ricordarsi. Però questa è una di quelle soluzioni di cui sono meno convinto”, borbottò. “Magari è solamente annoiato e, per ammazzare il tempo, studia gli organi umani”.
“Quello lo fai solamente tu”, gli fece notare Seward, scettico.
“Beh, okay che sono unico al mondo”, concesse. “Ma penso che di persone intelligenti, che usano questo metodo per passare il tempo, ce ne siano al mondo. Poche, lo devo ammettere”.
Johnny sospirò. “Vai avanti con le ipotesi”.
Jimmy cominciò a camminare per la stanza, le mani congiunte sotto il mento, come se stesse pregando. “Ce n’è una che non mi molla per un attimo soltanto”, confessò.
“Mh .. quale sarebbe?”.
“Che è un cannibale, Johnny”.
 
 
 
* * *
 
 
 


La parola cannibale aveva sempre fatto venire i brividi a Johnny.
Non che si spaventasse con poco. Aveva affrontato la guerra per tredici anni, aveva impugnato delle armi e fatto fuoco, aveva ucciso delle persone. Certo, non per sua volontà – lui era un medico, dannazione, le persone le salvava – ma non si può neppure negare che non l’abbia fatto.
Però, il cannibalismo era sempre stato qualcosa che l’aveva terrorizzato a morte. Fin da quando suo fratello Frank gli aveva letto Il GGG, il famoso romanzo di Roald Dahl. Benché quelli fossero giganti, e che, prima di tutto, quello fosse solamente un racconto di fantasia, il solo pensiero che ci fossero persone che mangiavano altre persone gli faceva accapponare la pelle dal terrore.
Da piccolo aveva sempre avuto paura di essere mangiato, per questo si nascondeva sotto il letto ogni volta che sentiva dei passi nel corridoio. Frank lo aveva rassicurato più e più volte, spostando le coperte e facendogli spazio, abbracciandolo, mentre gli sussurrava che andava tutto bene, che era lì con lui. Allora Johnny si tranquillizzava, e si addormentava di botto, dimentico dei cannibali e dei giganti che non erano come il GGG.
Per questo, quando Jimmy aveva pronunciato quella parola, non si era trattenuto dallo rabbrividire.
“John, hai paura”, gli fece notare il suo amico – ormai lo erano, no?
Il medico deglutì. “L’idea di dar la caccia ad un cannibale non mi fa impazzire di gioia”, ammise.
Jimmy socchiuse gli occhi, osservandolo. “Ti sei sempre portato dietro questa paura. Lo riesco a vedere da come sei rabbrividito al solo sentire la parola ‘cannibale’”, continuò. “Forse è cominciato tutto quand’eri piccolo, o sbaglio? Molti bambini hanno paura che gli succeda qualcosa .. tu avevi paura di essere mangiato, dico bene? Beh, non posso certo dire che sia una paura idiota, ce ne sono di molte altre che ti fanno sbellicare dalle risate, per quanto sono ridicole”.
“Potremmo smetterla di parlare di me?”.
Fece una faccia confusa. “Non stiamo parlando. Io sto parlando. Quindi non vedo come questo .. oh, capisco. Hai un brutto rapporto con questa paura. Vuoi sentirne parlare il meno possibile e vuoi ignorare il fatto che tu ti stia, mh, come dire .. terrorizzando a morte”, ghignò. “Beh, John, ti voglio ricordare che questa è solamente un’ipotesi. Una strabiliante ed eccitante ipotesi! Non mi sono mai imbattuto in un cannibale, sai?”.
“Mh .. non vedo l’ora!”, ironizzò John.
Un silenzio pesante cadde nella stanza. Si sentiva solamente il rumore delle pagine  di giornale che si voltavano e gli ingranaggi nella testa di Jimmy, che era perso in qualche sua riflessione.
Si sentì il trillo del telefono. Le lunghe dita affusolate del detective raggiunsero l’iPhone, sbloccando lo schermo e leggendo avidamente il messaggio che era arrivato.
“E’ Sanders”, lo informò. “C’è stato un altro omicidio”.
“Dove?”.
“Vicino a Trembling Street. Mi ha detto di raggiungerlo per i dettagli”, ripose, alzandosi di scatto e indossando il suo chiodo. S’infilò i guanti a mezze dita, prima di legarsi la sciarpa nera al collo. “Non tornerò prima di quattro o cinque ore”.
“Bene, lascio un biglietto alla signora Black, allora. Così quando tornerà non si preoccuperà”.
“Johnny, non devi venire se non te la senti”, gli disse Jimmy.
E’ una delle prime volte che si preoccupa per me, senza parlarmi con tono derisorio, pensò il dottore.
“Falla finita, James Sullivan. E’ ovvio che non ti lascio solo”, replicò, infilandosi il maglione grigio e dirigendosi verso la porta, seguito dall’amico, che sorrise.
 
 
 
La vittima era completamente squartata.
La pelle del torace era completamente aperta, e Johnny poteva distinguere perfettamente ogni costola della cassa toracica, aperta anch’essa.
Rabbrividì, mettendosi le mani in tasca.
Notò che Gerard Way, il capo della scientifica – a sentire Jimmy, un completo idiota – se ne stava in disparte, il volto incredibilmente pallido.
Il consulente investigativo, invece, se ne stava accovacciato vicino al cadavere della vittima, e lo osservava scrupolosamente.
“Mancano i polmoni”, sussurrò, e Johnny si sentì mancare. “Ha aperto la cassa toracica con un taglio preciso, segno che è un medico. Forse un chirurgo, forse ha solamente conseguito la laurea in Medicina e occupa comunque un ruolo in quest’ambito. Magari è un medico legale, ma questa è un’ipotesi azzardata. Il nome della vittima?”.
“Jason White”, rispose Sanders. “Trentacinque anni, non si sa risalire alla sua identità, ci stiamo lavorando”.
Jimmy rise. “Siamo nel duemiladieci e ancora non riuscite a fare una fottuta ricerca su una vittima”, commentò.
Sanders lo ignorò. “Molti si sono rifiutati di lavorare a questo caso, per questo stiamo facendo fatica”.
Il detective non diede segno di averlo ascoltato, infilandosi i guanti in lattice e esaminando la vittima più da vicino. “Era sposato. Ha la fede nella tasca sinistra, ma ci sono segni che la rovinano. Sono quelli di un coltellino svizzero. La moglie lo ha lasciato, non ha accettato la cosa e si è sfogato sulla fede nuziale, per non ferire la donna. Ci sono segni sulle nocche .. è sangue. Deve essere dell’assalitore, è ancora fresco come sangue. Deve averlo aggredito e lui si è difeso come meglio poteva”, disse, parlando velocemente. “Era un tipo violento. Gli piaceva scatenare risse. Guardate qua”, avvicinò sia Johnny che Sanders. “Ci sono lividi vecchi, alcuni nuovi, che non superano i due giorni. Non possono essere liti domestiche, è un uomo muscoloso e forte, semmai era lui che picchiava la moglie. Per questo lei l’ha lasciato. La violenza lo appaga completamente. Però, contro l’assalitore non è riuscito a far niente”.
Johnny si tirò indietro, ma mentre lo faceva, una cosa attirò il suo sguardo. “E’ un taglio da bisturi. Ci sono attrezzi chirurgici di cui il taglio è inconfondibile. Non tutti possono permetterseli, sono costosissimi ..”, mormorò.
Jimmy alzò lo sguardo, squadrandolo da capo a piedi. “John, vieni accanto a me”.
Seward lo raggiunse, inginocchiandosi vicino a lui. “Conosci per caso qualche medico che potrebbe permettersi queste .. armi?”.
“No. Mi dispiace”, rispose. “Però posso controllare i registri dell’ambulatorio”.
“Non penso che ci sia d’aiuto. Chiunque abbia fatto questo, è un qualcuno che occupa una posizione sociale piuttosto alta. Potrei chiedere a Brian ..”.
Sanders sospirò. “Porteremo il corpo in obitorio, per le consuete analisi. Dimmi tutto quello che sai”, disse poi, rivolto a Jimmy.
Il detective si alzò in piedi,  avvicinandosi all’Ispettore e cominciando a spiegare tutto quello che aveva dedotto.
Johnny rimase nella posizione di prima, osservando il cadavere di White.
“Che ti è successo?”, sussurrò, a bassissima voce, prima di chiudere gli occhi e raggiungere il suo coinquilino.
 
 
 
 

 
*  *  *
 
 
 

Jimmy era seduto sulla poltrona, le mani congiunte sotto il mento e due cerotti di nicotina sul braccio.
“Quella roba ti fa male”, sbuffò Johnny, pulendo la caffettiera.
“Il nostro cannibale farà sul serio del male a qualcuno, se io non penso a come fermarlo”, replicò.
Il medico rabbrividì per l’ennesima volta. “Hai idea di chi potrebbe essere?”.
“Beh, già sapere che è uno sconosciuto, per la vittima, ci porta a buon punto. O meglio, ad un bruttissimo vicolo cieco, ma di questo non dobbiamo preoccuparci più di tanto”.
“Vicolo cieco? Perch- oh, no aspetta, ci sono arrivato da solo”.
Jimmy sorrise. “Stai diventando svelto, Johnny. Benché tu sia l’unica persona intelligente che io conosca, prima eri molto più tardo. Beh, hai ancora le tue lacune e le tue stupidissime priorità o idee, ma non posso lamentarmi anche di questo”.
“Lo stai già facendo”, gli fece notare.
Il detective agitò una mano, prima di passarla fra i capelli tinti di nero. “E’ un medico, trasferitosi da poco, con una posizione nella piramide sociale che sfiora quella del faraone. Dobbiamo trovare il nostro scriba, John. Non è un sacerdote. Non è così in alto. E’ uno scriba”.
“Ho capito, vado a fare qualche ricerca”.
“Cerca una certa Jodie Summer. E’ la sua ex moglie. Ho già ricevuto un SMS da Sanders, abita in Light Street, numero 21”.
Johnny sussurrò un “okay”, prima di prendere la giacca e uscire dall’appartamento, con il cuore in gola.
 
 
Jodie Summer era una bella donna.
“Entri, dottor Seward. Posso offrirle qualcosa? Un tè, un caffè?”.
Aveva gli occhi rossi e lucidi dal pianto. Tuttavia, amava ancora il suo ex marito, e la sua morte deve essere stata uno shock.
“Non si preoccupi, signora Summer. Più che altro, mi racconti un po’ di suo marito. Se non le dispiace”.
“Per niente .. mi scusi”, sussurrò poi, prendendo il suo fazzoletto ricamato a mano e asciugandosi gli occhi, che minacciavano di piangere.
“Si prenda il suo tempo”, la rassicurò.
Jodie prese un respiro profondo, fissando il pavimento in legno. Poi, cominciò.
“Jason era un brav’uomo. Sul serio. Abbiamo passato degli anni stupendi, ci trattavamo con rispetto e amore. Poi, cominciò a tornare tardi a casa. Tornava sempre ubriaco e non nascondo che io abbia sempre avuto il dubbio che avesse anche qualche amante. Caddi in uno stato di depressione tale che non riuscii a reagire alle sue provocazioni. Non riuscii ad aiutarlo, e questa è la mia colpa maggiore. Cominciò ad usare la violenza contro di me. Arrivava a mettermi le mani addosso per un nonnulla. Per questo, chiesi il divorzio. Quanto mai, dottor Seward! Quanto mai!”, esclamò, cominciando a piangere. “E ora che è morto .. non so cosa pensare. Non ho neppure avuto il tempo di parlargli per un’ultima volta”. Si prese il volto fra le mani e cominciò a piangere.
“Signora Summer ..”, esordì Johnny. “Posso assicurarle che lo prenderemo. Non ce lo faremo sfuggire, ha la mia parola”.
 
 
 
“Scoperto qualcosa?”, chiese Jimmy, appena vide Johnny rientrare a casa.
“Niente che tu non sappia già”.
“Andava per caso da uno psicologo?”.
“No .. anche se gli sarebbe servito di sicuro”, commentò Johnny, ridacchiando.
“Mh..”.
Rimasero in silenzio, prima che il dottore si alzasse per andare a metter sul fuoco la teiera.
“Perché mi hai chiesto se aveva uno psicologo?”.
Jimmy sospirò. “Ragiona, John”, disse. “Sto cercando di restringere il campo a persone che, sì, sono medici, ma di professione non fanno i chirurghi o i neurologi”, continuò. “Quel taglio non può essere stato fatto da una persona comune. Era troppo perfetto. Come ..”.
“.. come se fosse un’opera d’arte”, completò la frase, Johnny, con la voce strozzata in gola.
Il detective si girò, guardandolo negli occhi. “Esatto. La vittima l’ha trattata con cura. L’ha tagliata apposta con precisione. Come se .. come se si sentisse in colpa”.
Stava per aggiungere qualcos’altro quando squillò il telefono.
“Sanders”, rispose.
“Venite subito qui. Ce n’è stato un altro”, si sentì dall’altra parte del telefono.
“Dove?”.
Jokery Street, 15”.
“Arriviamo”.
Johnny, che aveva sentito la breve conversazione, era già fuori dalla porta.
Jimmy scosse la testa. Aveva un brutto presentimento su tutta la faccenda, ma non poteva negare che la cosa gli stesse piacendo da morire.
 
 
“Sei sicuro che non ti do fastidio?”, borbottò l’ex soldato, mentre camminavano verso il nastro giallo della polizia.
“Per piacere, John!”, sbuffò Jimmy. “Non cominciare a farti i complessi mentali come ogni stupida persona su questo pianeta!”.
Johnny rimase zitto, ridacchiando. “Okay, okay. Se proprio insisti ..”.
 
 
La seconda vittima era messa peggio della prima.
Dal collo in giù, era completamente squartata. Si intravedeva ogni osso, ogni costola, ogni organo.
“Manca il fegato. E lo stomaco”, disse Jimmy, infilandosi i guanti.
Era una donna bianca, giovane, con i capelli biondi.
“Sono tinti. Si faceva regolarmente la tinta bionda, le ciocche sono rovinate e crespe. Negli ultimi due mesi, però, si era decisa a tornare al suo colore naturale. Forse perché il marito l’ha lasciata, e voleva cambiare qualcosa di sé”.
“Aspetta, come fai a sapere che il marito l’ha lasciata?”, chiese Sanders, grattandosi la guancia ricoperta di barba.
“C’è il segno della fede, qua”, gli mostrò, sul dito. “L’ha portata per molto tempo, era anche stretta, ma alla fine se l’è tolta. Ma non se l’ha tenuta al collo, o in tasca. L’ha proprio tolta del tutto, segno che il matrimonio era finito. In più, c’è solamente un orecchino di diamanti, l’altro è una brutta copia, di bigiotteria scarsa”, snocciolò, con voce annoiata. “Non riceveva più gli alimenti, forse il figlio se n’era andato di casa, forse è morto .. quindi, visto che aveva perso l’altro orecchino, ha comprato una copia che gli assomigliasse, facendo finta di star superando la cosa, visto che indossava gioielli che suo marito gli aveva regalato”.
“Fantastico. Ma come ..”, cominciò Johnny, che aveva seguito tutto il ragionamento.
“Basta osservare e trarre delle deduzioni, John. Cosa che tutti voi, occasionalmente, non fate mai”.
Cominciò a toccare l’interno del corpo, sorridendo, quando notò che la sua vista era ancora perfetta. “Sì, mancano proprio il fegato e lo stomaco. Il nostro cannibale si sta dando da fare”.
“Scusa? Cannibale?”, chiese l’Ispettore, confuso.
“Ho elaborato una teoria, Sanders, che ti spiegherò di sicuro, ma solamente quando mi renderò conto che è esatta al cento per cento. Siamo al novantanove, però”.
Si tolse i guanti, buttandoli accanto alla vittima e allontanandosi.
“L’ha trattata benissimo, non trovi? Nessun graffio, nessun livido. Come se se ne prendesse cura”, disse, perso nella sue riflessioni. “Ha più o meno la stessa età dell’altra vittima, Jason White. Hanno lo stesso colore di capelli e la stessa carnagione. Sta seguendo uno schema. Uno schema che, per quanto possa essere chiaro, non cade nel banale”.
Johnny si avvicinò all’amico. “Siamo vicini alla risoluzione?”.
“Oh, Johnny .. siamo vicini a risolverlo da quando abbiamo visto il cadavere di White”.
Si voltò, tornando vicino alla strada e salendo nel primo taxi, seguito a ruota da Johnny.
 
 
 

* * *
 
 



“Mio Dio, ma Brian non ha niente da fare oltre ad intromettersi nei miei affari?”.
Johnny lo fissò confuso. “Scusa? Come fai a sapere che Brian è dentro il nostro appartamento?”.
Jimmy sospirò. “Sistema sempre il vaso di fiori all’entrata, quando lo vede. Mania del controllo. E’ così da quando ha sette anni”.
“Oh. Afferrato”.
Salirono gli scalini.
Brian era seduto sulla poltrona di Johnny, quella un po’ più bassa e decisamente più comoda. Teneva fra le dita un sigaro, uno di quelli costosi – che lui si poteva decisamente permettere – e sbatteva la cenere sul tappeto, incurante del fatto che avrebbero dovuto pulirlo.
Johnny sospirò, esasperato, andando a prendere la scopa dietro la porta della cucina, e mettendola in mano a Jimmy, che lo fissò stranito.
“E con questa cosa dovrei farci?”.
“Pulire il casino che ha fatto tuo cugino. Io non so come vi abbiano educati, ma questo non è lontanamente civile. Non lo è e basta!”, esclamò, camminando verso le altre scale e salendo in camera sua, sbattendo la porta.
“La tua mogliettina si arrabbia per poco, vedo”, disse Brian, ghignando.
“No, sei semplicemente tu che lo fai incazzare”, replicò Jimmy, buttando la scopa in un angolo e sedendosi sulla sua poltrona. “Cosa ti porta qui, nel nostro appartamento, Brian?”.
Il politico ridacchiò. “Nostro? A quanto pare vi siete sposati e io non sono stato invitato al matrimonio”.
“Ah, smettila e rispondi alla mia domanda, per Dio”.
“Ho saputo che date la caccia ad un cannibale, James. Mi dispiace, ma ho dovuto intromettermi. Non vorrei che tu ti facessi .. male”.
Jimmy scoppiò in una risata cristallina. “E quando mai ti saresti preoccupato della mia incolumità? Per favore, tornatene nel tuo studio a fermare qualche attentato terroristico e lasciami in pace!”, esclamò.
Brian lo squadrò per l’ultima volta, prima di alzarsi e scendere gli scalini del 7x Avenged Street, uscendo definitivamente dall’appartamento, sbattendo la porta.
Quando Johnny prese in mano il telefono, notò un messaggio da parte di un numero conosciuto e piuttosto temuto.
 
 
Assicurati che non si faccia male.
-BH
 
 
Lo rilesse per altre due volte, prima di sospirare.
“Sempre la stessa storia con questi due”.
 
 
 
 
* * *
 
 
 
 
Erano accanto al corpo della terza vittima.
Trentatré anni, bianca, capelli con i colpi di sole biondi. Era stata squartata come le precedenti, con l’unica differenza che il cannibale non si era portato via un organo, ma una gamba intera.
Non c’erano tracce di DNA sul corpo, se non quello del fidanzato, con cui aveva avuto un rapporto sessuale prima che uscisse di casa.
“Anche questo è strano. Prima le vittime erano tutte in una relazione romantica instabile, se non completamente rotta”, notò Jimmy. “Questa no. Era ancora fidanzata, né sposata né divorziata precedentemente”.
“Magari il killer non segue lo schema che lei pensa”.
Una voce così sconosciuta e impertinente, lo fece voltare all’istante.
Un uomo, sulla quarantina, in un completo elegante e con i capelli perfettamente a posto, lo guardò dritto negli occhi, sorridendo.
“Può darsi. Ma allora che schema seguirebbe?”.
“Oh, io non ne ho idea, sono solamente un semplice psichiatra”, replicò quello, ampliando il sorriso.
“Allora mi faccia il favore di stare zitto e di lasciarmi pensare”.
“Jimmy!”, lo rimproverò Johnny. Il detective sbuffò.
“Se posso esserle d’aiuto, signor Sullivan, mi faccia sapere. Entrare nella mente delle persone è il mio compito giornaliero, esclusa la Domenica”.
 
 
 
Il suo nome era Hannibal Lecter.
Era uno psichiatra americano, venuto in Inghilterra per prendersi una vacanza, a sua detta, dal caso più sfiancante della sua vita.
Alloggiava nell’albergo più costoso di tutta Londra, ed aveva chiesto una camera con annessa una cucina, per prepararsi i suoi pasti personalmente.
Non si fidava a mangiare qualcos’altro che non era stato preparato dalle sue mani, a sua detta.
Era un uomo di quelli che faceva venire i brividi solo a guardarlo, ma che ti regalava al contempo una sensazione di calma ed apparente tranquillità.
Infatti, apparente.
Chissà cosa si nascondeva dietro Hannibal Lecter e i suoi pasti.
Chissà cos’era veramente.
Qualcosa che, né Jimmy Sullivan né Johnny Seward si aspettassero che fosse.
Anche se, infatti, la descrizione calzava a pennello.
 
 
 
“John”, lo chiamò Jimmy, dalla cucina.
Johnny si alzò dalla poltrona, poggiando il giornale sul tavolino e affacciandosi alla porta della cucina. “Sì, Jimmy?”.
“Per diventare psichiatra serve una laurea in Medicina”.
Fu solamente una frase a scatenare l’Inferno.




[continua]
 
 
 




 
 
  
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