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Autore: Anemone Grace    07/02/2015    2 recensioni
Tokyo è come al solito affollata di persone, un via vai continuo che prosegue anche durante le ore notturne, soprattutto nei quartieri più loschi e dedicati alle attività serali. Non è mai stato facile lavorare nel giro della polizia, prendersi la briga di mettere in riga le altre persone e mettere a rischio la propria vita ogni giorno, ogni ora. Per cosa poi? Per un po' di rispetto? Un po' di equità? Alla fine tutti sanno che anche i poliziotti sono corrotti, da chi ovviamente ha più soldi nel portafoglio o nel conto in banca. Ma non tutti sembrano voler accettare questo criterio “politico”, che sembra governare la società odierna. Come in ogni epoca, in ogni paese, nazione e regione, c'è sempre un rivoluzionario, uno che va contro corrente e con fermezza professa, come un sacerdote, il significato della parola “giustizia”.
[KurooxAkaashi] [AU - Police]
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi, Crack Pairing | Personaggi: Keiji Akaashi, Tetsurou Kuroo
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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NOTE AUTORE:
ATTENZIONE: ho deciso di cambiare alcune cose della storia, rendendola accessibile a tutti, senza quindi inserire scene rosse e finirla in modo abbastanza dolce(?). Ci saranno comunque delle one-shot che posterò quando scriverò che saranno collegate a questa storia. Per il momento ne conto due, una sarà il prequel dove spiegherò per bene cos'è successo e tutto quello che qua è stato un chiaro punto interrogativo, mentre un'altra sarà un sequel di Kuroo e Akaashi(molto rosso BD). Spero che questa breve e rapida mini-long vi sia piaciuta, se volete lasciare un commento o un parere, è sempre gradito!
Buona lettura.
 Lucky Strike.

 

 

“Sono stato trasferito.”

 

Lo dice con un tono di voce così basso e tempestoso che sembra che il cielo gli stia per cadere addosso, anzi che il mondo intero stia per finire. Kuroo lo guarda in silenzio, non sa se fargli i complimenti sia il caso, dopotutto quello che gli ha sempre raccontato da quando era entrato nel distretto est, adesso è forse comprensibile che non se ne voglia andare. Eppure un sorriso nasce subito sulle sue labbra, un sorriso largo, mentre il petto si pompa e lo sguardo è brillante come sempre, o forse è peggio, perché quelle scintille sembrano annunciare l'arrivo di una qualche strepitosa idea. O semplicemente un disastro che lo coinvolgerà sicuramente e irrimediabilmente.

 

“È deciso!” - Proclama, poggiando poi una mano sulla sua spalla e guardandolo negli occhi con una sicurezza disarmante, annuncia: “Ti trasferirai anche tu! E farai del tuo meglio per stargli accanto.”

 

 

 

Non ha mai avuto da ridere a riguardo di quell'argomento, il modo con cui l'ha detto, l'ha semplicemente spiazzato e, beh, che altro avrebbe potuto fare? Non era dispiaciuto per essersene andato, per averlo perso in qualche modo, o almeno apparentemente, ma era distrutto dall'idea di lasciare sola l'unica persona che aveva preso a cuore. Che chiunque avrebbe preso a cuore. Compreso Kuroo.

 

 

 

Arrivano all'appartamento con una velocità disarmante e durante tutto il percorso nessuno dei due dice una sola parola, perché effettivamente a quel punto cosa c'è da dire? Cosa si potrebbe dire per non rovinare il momento, per non finire con il toccare qualche tasto sbagliato? Nessuno dei due lo sa. Uno perché ha semplicemente troppa paura della reazione dell'altro, mentre quest'ultimo è semplicemente inesperto.

L'appartamento di Tetsurou è ordinato, preciso, ogni cosa è al suo posto. I colori dei mobili sono sobri, un po' come le stanze, apparentemente spaziose e arredate in chiave moderna. Non c'è niente di vecchio o fuori dagli schemi, Akaashi ne è impressionato come la prima volta che ci ha messo piede. Si guarda attorno finché gli è concesso, perché poi viene interrotto dallo sguardo caldo e al tempo stesso impetuoso dell'altro. Non sa cosa fare, lasciarsi andare all'istinto come prima ormai è da escludere, inoltre sente come un groviglio doloroso allo stomaco che lo paralizza.

 

“Vuoi mangiare qualcosa?”

 

La domanda che gli viene posta lo spiazza un poco, dubita perfino di averci sentito bene e quando l'altro si dirige con tranquillità nella stanza accanto, ossia la cucina, non sa più cosa aspettarsi a quel punto.

 

“No, grazie. Sono a posto così.”

 

Risponde, spostando lo sguardo verso un mobile con alcune foto, rimanendo sorpreso quando i suoi occhi capitano su una o due di esse che non aveva mai visto prima di allora. Improvvisamente si sente precipitare, come se la terra sotto ai suoi piedi fosse sparita e un vortice nero lo stesse risucchiando. Le labbra si schiudono in automatico e le parole fanno un capitombolo giù dalla lingua.

 

“Tu...conosci Bokuto-san..?”

 

Kuroo non risponde subito, posa il bicchiere dal quale stava bevendo: un Martini, per la precisione, e si appoggia al piano cottura.

 

“Sì.”

 

Risponde con tono pacato, mentre Akaashi osserva prima la foto con i due immortalati da bambini, che sorridono sporchi di fango e con dei cerotti sulla faccia a coprire qualche sbucciatura o taglietto; poi i suoi occhi scivolavo verso la seconda, dove i due sono immortalati, non molto tempo fa, in costume con dietro una spiaggia bianca. Chiude la bocca quasi a volerla serrare, improvvisamente la voglia di stare lì gli passa del tutto e sente come se per tutto quel tempo fosse stato preso in giro. Ma la cosa che più lo fa sentire a disagio in quel momento, e soprattutto fuori posto, è il silenzio spiazzante di Kuroo. Alza lo sguardo verso di lui, sebbene non sia proprio per niente sicuro di poterlo sostenere a lungo e con la stessa disinvoltura di sempre. Keiji è confuso.

 

“Perché non me l'hai mai detto?”

 

Chiede rigido, severo, con un tono di voce grave, quasi volesse scoppiare a piangere da un momento all'altro. E il motivo lo sanno bene entrambi qual è.

 

“Che differenza avrebbe fatto?”

 

La risposta è calma, piatta, mentre lo sguardo è attento a ogni singola espressione o movimento dell'altro. Akaashi sente che può odiarlo, lo sta odiando. Stringe i pugni ai lati del corpo e trattenersi gli riesce così difficile.

 

“Ne avrebbe fatta eccome!”

 

Avanza, supera il tavolo in vetro e si spinge davanti all'altro afferrandolo per il colletto. Vorrebbe dargli un altro pugno, vorrebbe urlargli addosso ogni singola parola cattiva, vorrebbe... piangere.

 

“Lo sapevo che non ti eri trasferito per caso! TU! Perché hai preso il suo posto? Perch--”

 

Ed è costretto a bloccarsi, a mordersi le labbra, ad abbassare il capo con sguardo ferito e gli occhi pieni di lacrime che stanno scivolando rovinosamente sul suo viso. Singhiozza, stringendo adesso la maglia dell'altro come fosse un appiglio, l'unica ancora di salvezza che esiste in quell'oceano sconfinato che è il suo cuore.

Le braccia di Kuroo lo avvolgono, mentre una mano sale ad accarezzargli il capo, con rassicurazione e lenta dolcezza. Akaashi non riesce a trattenere nessun singhiozzo, o il tremore che lo scuote da dentro come un terremoto che non vuole avere tregua, proprio come i suoi sentimenti.

Rimangono in quella posizione per circa dieci minuti, poi è Keiji a spostarsi da lui e portare le mani ad asciugarsi meglio le guance e sotto gli occhi. Non lo guarda, non vuole, è così stanco, affranto, che qualsiasi cosa non sortirebbe nessun effetto positivo per lui. Tetsurou lo osserva e gli prende il viso tra le mani, portandolo a guardare verso di sé.

 

“Lui ti voleva molto bene, lo sai?”

 

La voce è bassa, pacata. Ma Akaashi non vuole sentire, non ora, lo scansa e si sposta da lui, stringendo le mani a pugno e guardando verso il mobile con le foto. Una stretta al cuore, tutto questo è un dolore atroce per lui.

 

“Perché? Perché proprio tu, adesso...” - Fa una pausa e respira, per poi chiudere gli occhi, assumendo un' espressione amara e triste al tempo stesso. - “Io...avevo cercato di rimuoverlo.”

 

“Lo so. Del resto, non sei venuto..”

 

“Lo avevo rimosso, insieme a quella parte.”

 

“Akaashi, devi superarlo.”

 

“Io lo avevo fatto.”

 

“Hai mentito a te steso per tutto il tempo allora.”

 

“Non è vero.”

 

“Sì, lo è.”

 

“Tu... tu non sai niente!”

 

Kuroo lo afferra per un polso e lo fa voltare verso di lui, alzandogli il braccio con forza. Akaashi sta per colpirlo, del resto è inevitabile, è l'unica cosa che vorrebbe fare, che ha sempre desiderato fare da quando ha messo piedi in quella casa, da quando si sono baciati, da quando lo ha preso in giro, da quando..

 

“Da quando sono arrivato non hai fatto altro che essere schivo con me. Mi hai allontanato, hai avuto paura e sei stato guardingo, tuttora lo sei. Vuoi sapere perché? Perché io te lo ricordo e mi odi per aver preso il suo posto, mi odi perché avresti preferito che fossi io ad essere sepolto adesso in quel cimitero, non lui!”

 

Akaashi è paralizzato, scioccato e non sa cosa dire, né cosa fare. Lo guarda ed è come se gli avessero fatto una doccia fredda. Fa così male, pensa, così male da non poter trattenere l'ennesima lacrima, perché è la verità, almeno in parte.

Kuroo allenta la presa e abbassa le loro braccia, cercando di calmarsi.

 

“Mi aveva chiesto lui di venire qui. Di prendermi cura di te.” - Comincia pacato, andando a scivolare con la mano verso la sua e prenderla con gentilezza. - “Aveva detto di badare a te come amico. Beh, le intenzioni erano quelle, ma tu sei... diventato troppo importante e credo sia colpa del tuo viso, delle tue espressioni, o semplicemente il tuo modo di fare.” - Kuroo lo guarda, avvicina la mano, che non stringe la sua, verso il viso e lo accarezza gentilmente, trovando i suoi occhi a fissarlo come se fossero in procinto di riversare nuovamente altre lacrime. - “Keiji...” - Perde un battito il cuore di Akaashi, per poi cominciare a battere senza sosta nel petto, come se stesse per esplodere. Lo ha chiamato per nome, in quel modo così intimo che.. - “Mi piaci. E... voglio che tu ricominci da me.”

 

 

 

Non sa per quanto tempo ha pianto dopo quelle parole, dopo essersi stretto al suo petto e riversato ogni lacrima. La verità è che sa di essere stato egoista in parte, perché anche Kuroo ha sofferto la sua perdita, sebbene a differenza di Akaashi l'abbia superata meglio. Tuttavia, dopo essersi coricato con lui per dormire tra le sue braccia, come un bambino piccolo, si è sentito meglio. Il risveglio è stato fortificante e trovare Kuroo al suo fianco lo ha fatto sorridere di cuore. Adesso non è più solo e sa che può ricominciare anche senza di lui.

Si alza, prendendo le sue sigarette e andando a fumarsene una sul balcone che affaccia su un piccolo parco alberato. Lascia la porta finestra socchiusa, così da non far entrare l'aria fresca del pomeriggio in camera e accende la sua sigaretta, rigorosamente, della marca Lucky Strike. Si rilassa finché non sente la porta dietro di sé scorrere, ritrovandosi Kuroo sveglio dietro di sé.

 

“Buongiorno.”

 

La sua voce è cordiale, del resto si sente in imbarazzo adesso, ciò nonostante continua a fumare finché le dita dell'altro non gli rubano la sigaretta per fare anche lui un tiro.

 

“Giorno ~”

 

Soffia dopo aver aspirato e rilascia andare la nuvola di fumo fuori all'aria aperta. Non è per niente giorno, ma ad entrambi non sembra importare assolutamente niente. Si guardano finché Kuroo non si china per baciarlo dolcemente sulle labbra e sorridere subito dopo soddisfatto.

 

Adesso, anche l'aroma delle Lucky Strike non gli fa più tanto schifo.
 

   
 
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