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Autore: Lory221B    07/02/2015    2 recensioni
Sherlock è in fase autodistruttiva e niente sembra più scuoterlo. Mycroft non vede altra soluzione se non mandarlo in terapia. Nel frattempo un nuovo, complicato caso, riemerge dal passato.
Riuscirà Sherlock a risolvere il puzzle della sua mente, risolvere il caso e riavvicinare John, che sembra sempre più distante e travolto dalla routine della vita familiare?
Aggiunto un epilogo bonus parentlock
Genere: Angst, Introspettivo, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson, Mary Morstan, Mycroft Holmes, Sherlock Holmes, Victor Trevor
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Cap. 10 Tu hai detto "pericoloso"


Victor era a terra, ferito gravemente ma non mortalmente. Sherlock conosceva una sola persona che poteva sparare attraverso un vetro e colpire in maniera così precisa. Mentre la squadra di Scotland Yard circondava Victor, il detective non poté non voltarsi a cercare gli occhi blu di John.

- Sei un maledetto idiota, quale parte di "ci vediamo da Lestrade" non ti era chiara? - fece John con espressione incazzata, togliendo la pistola di Victor dalle mani di Sherlock.

- John non è così semplice non è ancora finita -

- Cosa intendi? -

- Sono dovuto venire qui... Christian Trevor tiene in ostaggio Ginny e Mary a casa vostra. Sparerà a chiunque tenti di entrare John -

John sembrò incassare il colpo per un attimo e poi tornò in sé.

- Andiamo allora, cosa stiamo aspettando? - fece John risoluto. Sherlock lo guardò, stupito dalla reazione immediata del capitano Watson.

Sherlock e John corsero fuori seguiti da Lestrade e Donovan che avevano sentito tutto e avevano già allertato le forze speciali. I quattro salirono sulla volante della polizia diretti a casa di John.

 
***** *****


- John io... non so cosa dire - fece Sherlock, seduto sul sedile posteriore a fianco a John.

- Sarebbe la prima volta - rispose John sarcastico, cercando di non pensare che sua figlia era nelle mani di un altro psicopatico.

- Non sto scherzando... mi spiace che il mio stile di vita continui a mettere in pericolo te... e anche la tua famiglia adesso - rispose, facendosi serio come mai lo era stato nella sua vita. Forse non era da lui essere così diretto, dimostrare dispiacere e preoccupazione in maniera esplicita ma era davvero stanco di tutto e non gli importava neanche che Lestrade e Donovan stessero sentendo.

- Sherlock, taci - rispose secco John, con quel tipico sorriso che nascondeva in realtà una tempesta emotiva all'interno. Lo stesso sguardo che gli aveva riservato quando era tornato dopo due anni di silenzio.

- No dico sul serio... da quando mi conosci quante volte per colpa mia hai rischiato di morire? Gli acrobati cinesi, Moriarty che ti ha legato ad una bomba, i sicari americani, il cecchino, gli uomini di Magnussen... - 

- Tu hai detto "pericoloso" e io sono rimasto. E rifarei quella scelta altre mille vite - fece John, quasi incazzato del fatto che Sherlock lo stesse trattando come un cagnolino che gli veniva dietro senza pensare.

Sherlock sembrò cogliere questo pensiero perché allungò le dita per toccare timidamente quelle di John - Non significa che a me non dispiaccia rovinarti la vita -

- Tu sei quello che me l'ha salvata - rispose ancora più scocciato John, non capendo come Sherlock ancora non ci fosse arrivato.

Lestrade e Donovan si scambiarono un'occhiata sottecchi, stupiti e anche un po' imbarazzati dalla conversazione.

- Siamo quasi arrivati, mentre aspettiamo le forse speciali avete un piano? - chiese Greg, interrompendo quel momento di intimità.

- Si, Mary lascia sempre la finestra del bagno aperta. Entrerò da lì - rispose prontamente John.

- Io entrerò da lì, mentre tu starai fuori - ribatté Sherlock

- Scusa? -

- Tu puoi sparare attraverso la finestra con precisione da cecchino come hai già dimostrato, se riesco a farlo spostare davanti alla finestra siamo a posto. Terrò il cellulare acceso con il viva voce, così saprai quando intervenire -

- Sherlock tu sei l'ultima persona che manderei a negoziare con qualcuno sinceramente - intervenne Greg poco convinto.

- Hai idee migliori? Potrebbe perdere la testa non sentendo più Victor -


***** *****

Persero i restanti minuti che li separavano da giungere all'appartamento di John per discutere come risolvere la situazione ma alla fine tutti convennero che l'idea di Sherlock era la migliore, anche se John avrebbe preferito che tutto si svolgesse a parti inverse.

Lestrade si posizionò fuori dalla porta d'ingresso dell'appartamento assieme agli altri agenti che erano accorsi sul posto, Donovan aveva seguito Sherlock sul retro; quest'ultimo si era arrampicato fino alla finestra del bagno, ringraziando che John stava al primo piano e silenziosamente era entrato nell'appartamento.

John stava appostato sul marciapiede con la pistola pronta per sparare attraverso la finestra del soggiorno e il cellulare nell'altra mano per sentire cosa accadeva all'interno.

Sherlock aprì piano la porta del bagno e entrò in soggiorno

- Christian non sparare, so che non sei un assassino - fece subito mentre l'uomo puntava la pistola verso il detective.


- Dov'è Victor? - chiese con una punta di panico.

- Mary stai bene? -

Lei annuì e Sherlock ebbe modo di vedere che la bionda si era nel frattempo liberata dal nastro adesivo che Christian aveva usato per legarle i polsi e stava aspettando solo il momento buono per agire.

- Sto parlando con te...dov'è mio fratello? - chiese Christian alzando la voce.

- Ti aspetta qui fuori, guarda dalla finestra - fece Sherlock sperando che fosse più stupido di quello che credeva. John da fuori trattenne il fiato, sperando anche lui che la cosa fosse così facile da risolvere.

- Mi hai preso per un idiota? -

Sherlock fece una smorfia di insoddisfazione.

- Non ha senso tutto questo capisci? Mary e Ginny non ti hanno fatto niente. Non è come rubare, Christian. So per esperienza che uccidere qualcuno ti cambia per sempre anche se lo ritieni giusto, figurati se lo fai senza motivo. Ti assicuro che il fatto che te l'abbia detto Victor non è un motivo valido. Abbassa la pistola -

Christian sembrò soppesare quelle parole e stava valutando cosa fare abbassando leggermente il braccio; Sherlock lo fissava, pronto a scattare per disarmarlo o fare da scudo alla figlia di John,

- Ok Christian adesso dammi la pistola - ripeté Sherlock con tono più fermo.

Anche Mary continuava a spostare lo sguardo dalla pistola alla culla dove dormiva Ginny. Improvvisamente la mano di Chritian cominciò a tremare, era stato troppo tempo a seguire tutto quello che gli diceva suo fratello e senza Victor si sentiva perso. Non pensava che si sarebbe davvero trovato in quella situazione ma sapeva che se suo fratello aveva messo in atto tutto quel caos era per quel detective e che ora lui stesse in piedi davanti a lui intimandogli di consegnare l'arma era una cosa che non poteva sopportare.

Rialzò il braccio pronto a premere il grilletto, Sherlock fece per buttarsi contro di lui ma Mary fu più veloce e si mise in mezzo tra il detective e il proiettile. Non cadde subito a terra, ebbe il tempo di fissare Christian che indietreggiava disperato verso la finestra urlando. Sherlock la sorresse da dietro facendola distendere mentre le forze l'abbandonavano.

- Sherlock promettimi che penserai a John - fece lei con un filo di voce.

John da fuori aveva sentito la conversazione tra Christian e Sherlock attraverso il cellulare e lo sparo che risuonò in tutto il vicolo gli fece gelare il sangue. Non sapeva se il proiettile aveva centrato qualcuno ma quando vide una sagoma attraverso il vetro e sentì Sherlock gridare "ora John" non esitò nemmeno per un secondo a sparare.

Lestrade, Donovan e tutti gli agenti fecero immediatamente irruzione nell'appartamento dove trovarono Christian Trevor  ferito gravemente e Mary a terra con Sherlock che cercava di rianimarla facendole il massaggio cardiaco.


John arrivò subito dopo e sbiancò nel vedere casa sua schizzata di sangue ovunque con Ginny che piangeva e Sherlock accanto a Mary. Si avvicinò e constatò immediatamente che il proiettile aveva trapassato un'arteria e per sua moglie non c'erano più speranze. Cadde in ginocchio e guardò negli occhi il suo amico che ancora tentava di salvarla - Basta, non respira più - fece spostando le proprie mani su quelle di Sherlock per tranquillizzarlo.

Per un attimo il tempo si fermò, Lestrade fece portare via Christian su una barella e Donovan, in un inaspettato momento di dolcezza, prese in braccio la piccola Ginny che piangeva a dirotto, svegliata dallo sparo e dalle grida. Meccanicamente John e Sherlock si alzarono in piedi mentre Mary veniva portata via dal Coroner; per un attimo John non si ricordò più come si respirava e fu costretto a sedersi su una poltrona mentre Sherlock correva in cucina per prendergli un bicchiere d'acqua.

Tutto sembrava surreale, John non si accorse nemmeno dei poliziotti che gli ripetevano le condoglianze o gli davano pacche sulle spalle, né degli agenti che recintavano la scena del crimine con il nastro giallo; anche Sherlock alla fine aveva deciso di sedersi aspettando che la situazione si calmasse e che gli agenti lasciassero l'appartamento. Non sapeva nemmeno bene cosa dire, non voleva usare quelle frasi fatte che le persone dicevano in casi come quelli, le famose convenzioni sociali che tanto odiava.

- Ragazzi noi andiamo...e vi consiglio di fare altrettanto - fece Lestrade rivolto ad entrambi, visibilmente scosso dalla situazione.

- Grazie Greg - rispose Sherlock, facendo spalancare gli occhi di Lestrade, sconvolto dall'essere chiamato con il nome giusto e dal sentire la parola "grazie". Ma l'ispettore sapeva che Sherlock non era solo un grande uomo, era un brav'uomo ed era certo che lo avesse ampiamente dimostrato.

Gli agenti uscirono dall'appartamento, lasciando solo il rumore delle auto che abbandonavano la via e il respiro leggero di Ginny che nel frattempo si era riaddormentata.

Sherlock fece per aprire la bocca più volte, indeciso su cosa dire.

- Lo so che ti dispiace Sherlock, non occorre che me lo dici, lo vedo - fece John.

- Non so davvero cosa dire se non che mi dispiace - rispose mesto Sherlock, non trattenendo un respiro profondo.

- Non è colpa tua ma dei fratelli Trevor - constatò John, con una punta di amarezza.

- Tu sei finito in mezzo... non è giusto -

- Come ti ho detto prima ho fatto questa scelta tanti anni fa, quando ti ho passato il cellulare e non me ne sono mai pentito - rispose stancamente John.

Non parlarono più per qualche minuto, mentre Sherlock cercava il modo più appropriato per proporgli di venire con Ginny a Baker Street e lasciare quell'appartamento completamente sottosopra, oltre che fonte di un orrendo ricordo mentre John non sapeva cosa pensare di se stesso. Quando aveva sentito lo sparo aveva pensato prima a Sherlock che a Mary e alla fine non si sentiva sottosopra come doveva sentirsi. Era dispiaciuto per Mary, l'aveva scelta, sposata, era la sua compagna ma non era paragonabile al sollievo di sapere Ginny e Sherlock salvi.

Doveva elaborare il lutto, era evidente, lo sapeva benissimo anche lui. Ma ci avrebbe pensato in un altro momento, non mentre doveva trovare la forza di alzarsi e andare avanti.

Sherlock dopo diverse elucubrazioni mentali su tutte le possibili risposte che John avrebbe potuto dare alla sua offerta di venire nel suo appartamento, trattenne il respiro e decise di rischiare  - Vuoi venire a Baker Street? Non potete passare la notte qui - fece buttandola sulla logica.

- Speravo me lo chiedessi -


Angolo autrice:

Non potevo lasciarvi troppi giorni con la suspense ed eccomi qui con un breve aggiornamento..adesso però dovrete attendere una settimana per "la resa dei conti" a Baker Street.

Alla prossima e grazie mille a lettori e recensori vecchi e nuovi, mi rallegrate la giornata.

Un bacione!!



   
 
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