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Autore: Spensieratezza    07/02/2015    2 recensioni
Questa è una storia che parla di tre fratelli: Alisea, Alan e Zaffiro e ci sarà anche tanto, tanto amore fraterno!!
Sentì Zaffiro prendergli la mano e si sentì inaspettatamente protetto dalla sua stretta. Si voltò, sentendosi un po’ avvampare quando lo guardò negli occhi.
“Che tipo di visione? Non farmi stare in pensiero, Alan..” disse Zaffiro, prendendogli il viso tra le mani, ma Alan, imbarazzato, si allontanò dalle mani calde e premurose di suo fratello, sfuggendo a quegli occhi azzurri e preoccupati, quegli occhi azzurri come l’oceano atlantico.
(....) “Quanto sei idiota..” disse Alan, nascondendo la testa sul suo braccio coperto dalla felpa.
Non alzò più la testa per un po’. Rimase così, inspirando l’odore della felpa del fratello. era confortante. Sapeva di..casa.
Zaffiro rimase fermo, sorridendo e guardandolo. Alan poteva sentire il calore venire dal corpo di Zaffiro. Calore umano.
Senza quasi rendersene conto – o forse se ne rendeva conto e questa era la parte peggiore – alzò la testa per appoggiarsi al collo di Zaffiro.
ATTENZIONE: questa storia la metto come conclusa, fino a che non capirò come mandarla avanti.
Genere: Fantasy, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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C'era un forte odore di medicina. L'odore dei vari medicinali, miste a candeggina e a quei corridoi cosi insopportabilmente spogli e bianchi erano una visione insopportabile per Clère.

Clère odiava gli ospedali. Il bianco, che era uno dei suoi colori preferiti, visto ora nei corridoi d'ospedali, addosso alle pareti, cosi come le mura delle stanze, cosi bianche, non dava al bianco quella lucentezza, quella purezza, che dava sempre; dava più un sentore come di malattia,cosi come le piante, che erano da sempre indice di accoglienza, di festività, viste nei corridoi degli ospedali, di norma le piante riescono solo a trasudare malinconia, tristezza, abbandono. 

Clère detestava gli ospedali, eppure quel giorno si era ritrovata costretta a tornarci, per salvare la vita a tre giovani fanciulli. Quando li vide cosi fragili e innocenti, sulla spiaggia, temette di aver visto tre morti.
Clère non aveva mai visto dei morti da vicino.
E invece....i ragazzi erano vivi, anche se apparentemente privi di forze.
Ha dovuto fare due telefonate, per l’ambulanza  e infine per l'orfanatrofio, per dover dire che era stata trattenuta. Sapeva che adesso i ragazzi erano fuori pericolo e che quindi poteva andarsene, ma non voleva farlo. Non sapeva perchè, e quindi cercò nella sua testa quella che gli sovvenne come l'ipotesi più plausibile
 
Quando salvi la vita di qualcuno, è come se ne fossi responsabile. Non puoi semplicemente lasciarlo andare e ricominciare la tua vita come se niente fosse. Si instaura un meccanismo strano, che ti lega a quella persona. Puoi scegliere di ignorarlo e andare avanti per la tua strada come se niente fosse, ma è come se stessi raccontando a te stesso una menzogna. 
  
Una vocina dentro Clère avrebbe quasi voluto rimproverarla per l'eccessivo sentimentalismo: Clère fece un mezzo sorriso tra sè e sè e si chiese se fosse cosi con quei ragazzini. Se avesse stabilito una sorta di legame con loro, o se invece, l'avrebbero dimenticata presto. 
 

 
 
Intanto nella stanza, i fratellini cominciarono piano piano a svegliarsi.

Alisea con quei capelli rossi fiammeggianti e le guance arrossate per il calore dei termosifoni, assomigliava proprio a una bambola di porcellana, Alan si stava riscuotendo dal sonno con i ciuffi castani di capelli arruffati qua e là, Zaffiro dava l’impressione di essere sveglio da un pò, ma di non essere completamente lucido, come se fosse ancora tutto addormentato. 

"Dove siamo?" chiese Alisea tutta assonnata. 

"Hai vinto il premio per la domanda più banale detta dai migliori film del cinema" disse Zaffiro. 

"Che cos'è quest'odore insopportabile"? disse Alan, sprofondando nel cuscino. 

"Ecco, la tua è un pò più originale" disse Zaffiro con un sorrisetto.

"Credo che sia candeggina, mista a odori di medicinali" prosegui strizzando il naso. 

Alisea che non aveva ancora messo a fuoco la stanza, disse:" Siamo morti? Siamo in paradiso?" 

In quel momento Alan starnuti.

"I morti non starnutiscono. almeno questa è l'opinione più diffusa" sorrise Zaffiro. 

"Allora siamo all'inferno, sento un caldo infernale" disse Alisea sprofondando nel cuscino, benchè avesse capito benissimo a quel punto, di trovarsi in ospedale, e la cosa non le piaceva per niente. 

"Non siete nè all'inferno, nè in paradiso" disse una voce di ragazza, spalancando la porta. I ragazzi si ritrassero all'istante. 



Clère sorrise radiosa: "Non siete un pò presuntuosi ad ambire subito all'inferno o al paradiso? penso che un saltino in purgatorio dovreste farlo prima" sorrise Clère con le mani sui fianchi. 

I ragazzi la guardavano come se si fosse materializzato davanti a loro in quel momento, uno strano cerbiatto. non sapevano che cosa dire. 

"Ciao" disse Clère un pò imbarazzata, passandosi una ciocca di capelli dietro l'orecchio. 

"Il mio nome è Clère, sono stata io ad avervi trovati....voi eravate..beh...eravate...." 

Non riusci a trovare le parole per continuare.

Non era la prima volta.

"Sei stata tu a salvarci la vita?" esordi Alan guardandola negli occhi. 

"Si, oh si, eravate cosi...cosi...oh insomma, vi ho visti soli, dispersi, sfiniti, in mezzo alla spiaggia, bagnati e inzuppati, e ho avuto paura che poteste essere....ma per fortuna eravate ancora vivi.". fini Clère guardandoli con dolcezza. 

I ricordi di qualche ora prima sommersero i ragazzi con la forza di pugnali a raffica. ...ricordare
era doloroso....

La ragazza si fece avanti e chiese loro: " Ve la sentite di dirmi che cosa è successo? ma prima...ditemi. quali sono i vostri nomi?" 

"Io sono Zaffiro, e loro sono i miei fratelli, Alan e Alisea. Scusali, ma sono ancora molto scossi, non credo abbiano troppa voglia di parlare" esordi Zaffiro. 

"Si, si, capisco benissimo"  esordi Clère intrecciando le mani."Hai voglia di dirmi tu, Zaffiro, che cosa vi è successo?"
Cosi dicendo, prese le mani di zaffiro, che arrossi violentemente, e ritrasse le mani. 

Clère sembrò confusa e timorosa di aver fatto qualcosa di sbagliato e Zaffiro si affrettò a sorriderle per rassicurarla. poi cominciò....

"Noi...eravamo in una baita in montagna..." all'improvviso girò la testa per guardare Alan e Alisea, che sembravano dirgli con gli occhi di non dire troppo. 

"A- all'improvviso sono arrivate delle persone, a galoppo di cavalli bianchi...."

"Delle persone? Che cosa volevano da voi?" incalzò Clère. 

"Loro...loro...." disse Zaffiro senza sapere bene come proseguire.

"Volevano noi, hanno minacciato i nostri genitori, ci sono corsi dietro...." disse Alan.

Clère si voltò verso Alan. "E poi? Poi dopo?" 

Un breve attimo di silenzio...e poi...

" Io e Alan Siamo caduti. Nel crepaccio, sopra il fiume" disse Alisea.

Clère cercò di registrare l'informazione, pensando di aver capito male. 

"Crepaccio? Crepaccio?" ripetè con gli occhi sbarrati. 

"Zaffiro ci è venuto dietro, e ci ha salvati". disse con voce flebile Alisea.
"Clère si girò verso Alisea e poi verso Zaffiro. 

"Ti sei buttato per salvarli..."
 
"Si" rispose con orgoglio Zaffiro. 

"Siete caduti nel fiume..." disse Clère. I ragazzi sapevano dove voleva andare a parare, e non gli piaceva. 

"Come avete fatto a sopravvivere?" chiese Clère molto lentamente. 

"Non lo so, voglio dire ..dopo la cascata...." cominciò Alisea, ma si interruppe dopo le occhiatacce dei fratelli. 

"Cascata?" Clère era a bocca aperta. 

"Credo che l'interrogatorio possa rivelarsi concluso per adesso" disse un infermiere prendendo per un braccio Clère. "La invito a uscire fuori, signorina, c'è la zia dei ragazzi, che è appena arrivata sconvolta, e vuole vederli". 

"Si, certo". disse la ragazza e usci rivolgendo loro un'ultima occhiata.
 
 

I ragazzi continuarono a fissarla, con un misto di curiosità, sorriso, e....gratitudine forse...
dopo che fu uscita, la zia si precipitò dentro la stanza e abbracciò i bambini che si fiondarono su di lei tra le lacrime. 

Clère spiava attraverso il finestrino della porta. non seppe più trattenersi e disse all'infermiere:

"C'è qualcosa che non va. I ragazzini hanno detto che sono stati seguiti da qualcuno, e che sono precipitati in un fiume, ma io li ho trovati in riva al mare!" 

"Credo che quei bambini siano un pò confusi, è normale alla loro età confondersi, confondere il mare con un lago o un fiume" minimizzò l'infermiere. 

"Hanno detto che si trovavano in montagna" insistè Clère. 

"Non lo metto in dubbio, ma chissà cosa è successo davvero in quel luogo. Forse non è vero che sono precipitati li. forse sono stati addormentati, trasportati via, e si sono inventati il fatto dell'essere precipitati, perchè era l'unica spiegazione che il loro cervello poteva immaginare, si sono inventati qualcosa che non è successo, insomma. I ragazzini lo fanno continuamente". 

"Ancora peggio" si agitò Clère. "Vorrebbe dire che sono stati presi e rapiti da chissà chi e buttati in mare....qualcuno ha cercato di sbarazzarsi di loro...in quale razza di incubo sono finiti? quale malvagio può.......?" 

"Adesso basta, signorina, si calmi, ho anche altri casi a cui badare e non posso stare qui a...."

Clère si rabbuiò. 

" Mi scusi, non intendevo farle perdere tempo, è che sono cosi sconvolta da quello che è successo...non mi è mai capitato di dover soccorrere dei bambini a cui capita una disavventura del genere....i due ragazzi avranno quasi la ma età....e sono scioccata, ecco." 

"Comprensibile" disse l'infermiere. 

"Crede...."cominciò Clère guardando attraverso il vetro.  "Crede che si dimenticheranno di me dopo oggi?" 

“Non ci si può dimenticare di chi ci salva la vita....ma forse con il tempo, se non la vedranno più, si dimenticheranno, voglio essere schietto con lei." disse.

Gli occhioni di Clère si riempirono di lacrime.

"Ma le dico anche, che a volte il destino è incredibile. se certe persone sono destinate a rincontrarsi, succederà, quindi, non abbia paura, sono sicuro che li rincontrerà, il destino è dalla sua parte." disse l'infermiere.

"Crede?" chiese Clère continuando a guardare i volti dei bambini che abbracciavano la zia. 

Sembrava che anche loro la stavano fissando. 

"Ne sono più che sicuro" mormorò l'infermiere con un sorriso, e si allontanò 
 
















Note dell'autrice:  CLèRE:

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Scusate per il ritardo! Purtroppo devo correggere i capitoli prima di pubblicarli, perchè sono pieni di errori e imprecisioni e quindi ci metto tempo a pubblicarli, oltre al fatto che preferisco dedicarmi alle altre mie ff che hanno la precedenza xd

Comunque stiamo arrivando ai capitoli di sostanza, finalmente :)) Spero che Clère vi piaccia :))

   
 
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