Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: Diomache    08/02/2015    3 recensioni
"Ti amo non per chi sei ma per chi sono io quando sono con te." Gabriel García Márquez
---------------------------------------------------------------------------------------
Astoria Greengrass e Draco Malfoy sono promessi.
Ma non si vogliono.
Si detestano e la loro convivenza a Malfoy Manor è difficile e spigolosa, emergono gelosie, rancori e più il matrimonio si avvicina, più loro sono distanti.
Sullo sfondo, tutta la loro reciproca rabbia, la sofferenza mentre cercano di... redimersi o di trovare un nuovo posto nel Mondo Magico, di riadattarsi ad una società che li disprezza.
E non più perchè malvagi.
Perchè deboli.
Perchè è questo che accade a chi perde la guerra.
------------------------------------------------------------------------------------
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Astoria Greengrass, Draco Malfoy, Un po' tutti | Coppie: Draco/Astoria
Note: Lime | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Un abbraccio a tutti i miei lettori, in particolare a Raivo che continuo a ringraziare per la sua recensione! <3 Questo è un capitolo che mi è uscito più lungo e anche più vicino temporalmente rispetto al precedente, avevo troppa inspirazione e non potevo fermarmi! Se vi va, lasciatemi un commento ;)

Diomache.

 

ACQUAMARINA

 

8. Molto oltre la mia immaginazione.

 

Draco’s POV

 

La stanza bianca del SanMungo è fredda come la morte. La riscaldano, certo, ma quello che ti rimane addosso è solo l’amara sensazione di incubo, la tacita idea di essere tra persone non vere, rinchiuso tra spettrali idee di abbandono e solitudine.

Non so da quanto tempo la sto guardando dormire. Non so nemmeno se vada bene che lei dorma così tanto. Il matrimonio doveva essere oggi. Legarsi per sempre ad una persona che non conosci in genere non è una buona cosa, ma Astoria Greengrass esce da qualsiasi tentativo di classificazione.

Di nuovo, come sempre, mi trovo a non sapere nulla di lei. Solo la dolce superficie, i suoi sorrisi appannati e radi, i suoi occhi lontani, le sue piccole mani fredde che si stringono alle mie, i suoi fianchi che sembrano cingermi, il suo fiato mentre all’orecchio mi sussurra “Ancora.”

Mi sarebbe bastato questo per sposarla. Quante volte ho maledetto mio padre, per questa decisione? Quante volte ho odiato mia madre? Adesso l’unica cosa che avrei voluto è che le cose fossero andate come preventivate. Niente di più. Lei nel suo abito da sposa, io con le fedi e nella sua pancia… il futuro. Una nuova vita. Casa.

Il braccio mi trema mentre mi passo il dorso della mano sul naso e sugli occhi. Non posso farmi vedere in questo stato, da nessuno. A momenti loro saranno qui ed io non voglio che vedano questo. È l’unica cosa che posso controllare.

Prima che la portassero in sala operatoria per il raschiamento era così agitata che hanno dovuto sedarla. Io sono arrivato per un soffio e lei s’è aggrappata alla mia mano come se fosse l’ancora di salvezza dal burrone in cui stava cadendo.  “L’ho scoperto questa mattina… perdonami” ovviamente il dottore mi aveva già avvisato di ciò che stava accadendo, mi aveva detto che il bambino era morto e che portavano lei in sala perché aveva la pressione un po’ troppo bassa e volevano vederci chiaro, sapevo già tutto ma i suoi occhi carichi di dolore avevano spezzato il mio cuore. Qualcosa che non avevo mai sentito prima, nemmeno nei maggiori momenti di dispiacere, un dolore ancestrale, scotta sotto la pelle come un vestito in fiamme che non puoi toglierti.

“È andato tutto bene. La sua fidanzata sta bene signor Malfoy e non c’è segno di sofferenza d’organo; tube, utero e ovaio sono integri e sani. Mi dispiace molto per il bambino, nelle primissime fasi della gravidanza, purtroppo... non è raro.”

“Quando si sveglierà?”

“Abbiamo usato una pozione potente perché era molto agitata. Le mamme che subiscono questo trauma hanno bisogno di riposare più che della veglia. Almeno possono non pensare. Domani dormirà profondamente e domani l’altro inizierà a destarsi”

Improvvisamente si muove. È sveglia. Scatto in piedi ma non oso ancora avvicinarmi al suo letto.

Vedo i suoi occhi puntati su di me. Mi sembrano grigi, oggi, come i miei. Lontani e dispersi occhi grigi, quante cose avete ancora da nascondermi?

“Draco…” la sua voce è roca e flebile. Se la schiarisce e tenta si mettersi seduta. Al terzo tentativo ce la fa.

Orgogliosa.

Mi avvicino con la circospezione con cui ci si avvicina ad una belva sconosciuta; prima di tutto la cautela.

“Draco” ripete e sento la supplica nella sua voce.

“Sono qui.”

“Avvicinati, per favore.”

Mi muovo lentamente ma alla fine mi ritrovo ad un passo da lei. Sembra sempre la stessa. Pelle diafana, la bocca piccola e rosa, i capelli un po’ disordinati e negli occhi lo sguardo fiero che non ha dismesso un attimo. “Come stai?” le chiedo, mentre la mia mano si muove ad accarezzarle un ciuffo di capelli sparso sul cuscino.

“Quanto ho dormito?”

“Quasi due giorni.”

“D’accordo.” Si passa una mano sugli occhi, stropicciandoli. “Ho una fame incredibile.”

 “Presto ti passerà, Fotter e i suoi stanno per arrivare.”

Le strappo un sorriso. “Dio mio” mugugna. “Ho sognato tantissimo… così tanto che se mi fossi svegliata a casa e non qui, se non avessi avuto bisogno del ricovero… avrei faticato a credere che fosse tutto vero. Non avrei creduto a questo incubo.” Il suo sguardo ritorna perso, lontano. “ah… ho ottenuto il lavoro.”

Il lavoro? È forse il momento di parlare di lavoro?

Sbuffo “okay.”

“Stai tranquillo, puoi anche concederti un po’ più di entusiasmo, non mi illuderò mai che la cosa ti importi.”

Sospiro. “Scusami se non sono interessato al tuo stupido lavoro, abbiamo altre cose di cui parlare o sbaglio?”

“Ma eri troppo interessato al tuo, per accompagnarmi.”

“Vuoi dire che è colpa mia? Sei tu che ti sei messa a giocare alla bambina ribelle!”

La sua testa affonda nel cuscino. “Non sto dando la colpa a nessuno, accidenti! Ma non mi giustificherò per questo. Ci hanno tirato su come burattini sapendo che siamo deboli e che abbiamo paura. Ma non avranno più ragione su di me: io non sarò più debole.”

“Non ho mai creduto che fossi debole.”

“Tu non hai mai creduto che fossi capace di pensare, è diverso.”

Touché.

“Ammettilo, Draco. La pupetta graziosa in casa tutto il giorno e la notte a scaldare il letto. Ottime ambizioni.”

“Anche se fosse? Non c’è niente di male a desiderare una vita normale.”

“Nemmeno a desiderare che quella vita sia vera.” Mi afferra la mano, di nuovo, come se fosse l’unica cosa per non cadere, e i suoi occhi mi agganciano come un cavallo al lazzo. “Dannazione, Malfoy. Io… io credo di amarti.”

È come se un immenso gong suonasse nella mia testa. Distolgo lo sguardo in fretta perché sento che non lo reggo, che per me è troppo e che annegherei. “Senti… ti stanno iniettando robe pesanti, sfruttale per calmarti, non per straparlare.”

Credo sia la prima volta che affrontiamo apertamente l’aspetto sentimenti. In tanti mesi non l’abbiamo mai fatto. Credo ci fosse un tacito accordo tra noi, come l’ammissione implicita che non ci saremmo amati mai.

“Lascia stare.” La sua voce è amara. “Non voglio niente da te. Avevo bisogno di dirlo ad alta voce… perché fosse reale.”

“Da quando in qua sei un’esperta di sentimenti?”

Astoria ha gli occhi rossi. Sembra una fiera pronta all’attacco. “Gli esseri umani ne provano, Draco. Tutti i giorni.”

“Non pensavo tu li sentissi… per me. Ma non è l’unica cosa che non so di te, a quanto pare. Non sapevo del bambino. Non sapevo di questa storia dell’Idra, io non so niente di te Astoria, niente. Non… so chi sei”

Le parole si denocciolano da sole tra lingua e palato. Deglutisco. Ho deciso poco fa di non cedere a certi sentimenti e non lo farò adesso.

Sentiamo dei passi in avvicinamento. “Sono loro”

“Che fai?”

“Voglio vestirmi. Non mi va che mi vedano mezza nuda in questa specie di pigiama lercio”

“Aspetta… non è una buona idea, sei ancora debole. Vieni, faccio io.” Mi posiziono davanti a lei, prendo le sue caviglie e le tiro al lato del letto. Lì vicino ci sono dei pantaloni griffati che devono essere suoi, piano piano, glieli infilo, e quando sono arrivato alle ginocchia, dico “Ora dovresti scendere.” Lei lo fa, con un piccolo saltellino. Io glieli tiro su facendoli passare oltre il sedere e do un ultimo strattone finale per aggiustarli, poi chiudo la zip e il bottone.

Un’infermiera s’affaccia in quell’istante. “Signor Malfoy… posso?”

“Vada pure.” Rispondo, freddo. “Ci penso io a mia moglie.”

Lei torna a guardarmi.

“Oggi potevamo essere sposati.” Le faccio scivolare il pigiama dell’ospedale da sopra la testa e la infilo in un maglione. “Oggi potevamo avere un figlio.”

Mi fermo.  

“lo volevo questo figlio!” mi grida addosso sbattendo i pugni sulle mie braccia. “Lo volevo”

Non resisto. La trascino tra le mie braccia, violentemente, circondando il suo corpo esile con il mio, affondandola finché possa entrarmi dentro, dentro di me dove nessuno può più farle del male, dove ci sarò sempre io a proteggerla.  “Pagheranno per questo. Te lo giuro.”

Mia piccola dolce ribelle, libera ed indomita ragazzina dalla faccia pulita. Che leonessa nascondi dietro le tue ciglia da serpe? Che abisso ho ancora da scoprire su di te?

Due piccoli tocchi alla porta ci annunciano che gli eroi sono arrivati. A malincuore la lascio andare e lei prima di staccarsi si pulisce in fretta e furia il viso; a quanto pare nemmeno a lei piace che la vedano piangere.

“Scusate…. Noi”

“Entrate pure.” Dico, evitando di guardare Fotter in faccia. “Ma evitate di stancarla.”

Dentro la piccola stanza ci sono Potter, la Granger e il suo cencioso fidanzato.

“Astoria, dobbiamo farti qualche domanda. Ma prima… ecco… condoglianze. Per la vostra perdita.”

Sento la mano di Astoria stringersi attorno al mio braccio. Capisco che vuol dire, significa Stai calmo. Non dire niente. Lo so che non ci meritiamo la loro compassione ma stai calmo.

“Grazie.” Risponde lei, con un sorriso opaco.

Si siedono su delle piccole sedie trovate nella stanza e destinate ai familiari dei ricoverati. “Bene, iniziamo” annuncia lo Sfregiato con un sorrisetto idiota che non ha mai cambiato da quant’è che lo conosco. “Ma forse Astoria preferisce restare sola, Malfoy”

“E tu che cosa nei sai di ciò che preferisce o no mia moglie, Potter?”

“Non è ancora tua moglie. Legalmente…”

Sento di nuovo la gentile stretta di Astoria intorno al mio braccio. “Draco può restare. Non ci sono segreti tra me e mio marito

La Granger gli lancia uno sguardo (Sì, beh, capisco che sia un po’ confusa. Meno di due giorni fa le avevo ammonito di non sentirsi in diritto a riferirmi i fatti privati di Astoria, proprio perché non era mia moglie.) e Potter continua. “Okay allora parlaci dell’Idra.”

Astoria si accomoda seduta sul letto. “Che volete che vi dica. Innanzitutto non posso dirvi i nomi.”

“Li conosciamo quelli. Abbiamo trovato la pergamena.”

Fa una smorfia. “E l’avete aperta subito immagino. Non mi meraviglio, ho sentito che avete superato maledizioni peggiori delle mie. ”

“Astoria, l’hai incantata tu? Ci sono voluti mesi!” esclama la Granger, visibilmente stupita. “Che formula hai usato?”

“Oh non vi piacerà saperlo. È magia Oscura… sì non fate quelle facce. Non c’è bisogno che vi dica che era della massima importanza non farci scoprire e nessuno di noi è famoso per essere uno che ci va leggero. C’era anche un incantesimo punitore per chi rivelava i nomi degli altri… l’idea c’è venuta dalla fronte di Marietta- sogghigna un po’- ma il nostro era peggiore… chi lo rivelava aveva un personale demone che lo avrebbe torturato nel sonno… l’incantesimo si chiama erinni e anche questo non è tra quelli che si insegnano.”

Quasi sogghigno anche io quando vedo la faccia di Weasley rabbrividire “Ci andate giù pesante, voialtri. E per quanto tempo l’erinni… insomma, ti tormentava?”

“Nessuno l’ha mai saputo, Weasley. Anche tutta la vita, chi lo sa. Contavamo proprio che la paura serrasse le nostre bocche nei momenti di difficoltà.”

“E, com’è nata?”

Astoria scrolla le spalle. “Dal malcontento. Voi non potete capire perché nonostante tutto quello che predicate siete molto più rigidi e classisti di noi…”

“Greengrass non divagare” La interrompe la Granger, infastidita.

“Sta bene.” Continua. “il fatto è che l’idea di purosangue è stata deviata. Purosangue non vuol dire superiore. Insomma sì, lo è, per definizione, ma dalla teoria non discendono quelle conseguenze. Perfino Salazar non seppe gestire le sue convinzioni e sbarellò di testa. Per noi essere gli eredi di importanti famiglie di maghi vuol dire essere i custodi della magia. Vuol dire che possiamo essere – cerca le parole.- dei fari, ok? Qualcuno a cui gli altri debbano poter riferire come esempi di bravura, ambizione, destrezza ed intelligenza. I mezzosangue ci saranno sempre perché la gente si innamora tutti i giorni. – il suo sguardo cade su di me, per un secondo - che senso ha escluderli? O dire alla gente di chi innamorarsi? E i Babbani? D’accordo, a me non piacciono va bene? Non mi piacciono e non mi interesso di loro. Ma non li voglio morti! E non voglio nemmeno che i loro figli vengano esclusi dal nostro mondo, se sono maghi!”

Tutti pendono dalle sue labbra, me compreso.

“Ma questo loro non l’hanno capito. Hanno avuto la bella idea di insegnarci le loro stronzate sin da piccoli… riempendoci la testa di concetti deviati, partoriti interamente da loro. E nessuno poteva ribellarsi o saresti stato solo uno sporco traditore del tuo sangue. E noi non volevamo tradire le nostre origini… ma nemmeno potevamo screditare le nostre convinzioni…”

“Così è nata l’Idra.” Sospira Potter, visibilmente colpito. “Sappiamo dei vostri accordi con Anthony…”

“Sì. Forse Paciock non l’ha mai saputo, Goldestein è sempre stato un mediocre, si sarà preso i meriti di tutto. Ma va bene così, eh. Io non ce l’ho con te, Potter, ma non mi vergogno di dirti che non mi è mai balzato nella testa di combattere per te. Noi combattevamo per noi stessi. Per rivendicare la nostra identità, perché ci faceva schifo essere assoggettati al Signore Oscuro. Per la nostra libertà di scelta.”

Il silenzio cala nella stanza. A me ritorna in testa il siamo liberi che mi aveva sussurrato al pub.

“Beh, avete fatto un ottimo lavoro. Dagli appunti di Anthony emergono tantissime soffiate. Avete salvato la vita a molte persone.”

“E se non avessimo trovato quegli appunti e questa lettera non avremmo mai saputo, né noi né il mondo, del vostro coraggio” continua la Granger senza nascondere il suo stupore.

Astoria sbuffa. “Nonostante la storia di Piton non avete ancora capito che il vero coraggio non è di coloro che lo decantano al mondo?”

Il rosso scatta in piedi, infuriato, ma la Granger lo ferma prendendolo per una mano, e lui si risiede, paonazzo.

Mi sento così orgoglioso di lei che potrei persino ammetterlo, davanti a tutti.

“Stai calmo Ron.” Continua Potter. Ha cambiato espressioni più volte in questa conversazione che in una vita intera: stupito, arrabbiato, ancora stupito, ammirato, frustrato. Gli si fonderà il cervello.

“Parliamo dell’aggressione. Luna ci ha detto che non avete fatto in tempo a vedere nulla, giusto?- annuisce.- hai dei sospetti?- nega- lo immaginavo. Per questo credo che sia necessario inserirti in un programma speciale di protezione.”

“Se è come quello che ha protetto i tuoi genitori, Potter, penso di potermela cavare da sola.”

Questa volta è troppo, lo Sfregiato perde il controllo, scatta in piedi sfoderando la sua bacchetta contro di lei ed io non ci vedo più, mi frappongo tra i due, nascondendo Astoria anche dalla sola vista di questo omuncolo con gli occhiali. “Che diavolo credi di fare, Sfregiato? Allontanati” Weasley gli è accanto in un secondo ma la Granger riprende la situazione in mano. “Diamoci una calmata, tutti quanti!”

Lentamente, abbandoniamo le posizioni. Dentro di me, non posso che ridermela della grossa. Farli arrivare al limite dei nervi è sempre stata una cosa che m’ha fatto impazzire.

“Anche tu, Astoria! Capisco che sei sotto shock ma…”

“Andiamo Granger, non ho bisogno di essere giustificata. Mi dispiace, sono stata una stronza.” La situazione si distende, anche se le due donne rimangono vigili nei loro sguardi di sfida. “Che cos’è questo programma di protezione?”

“I dettagli devono ancora essere definiti. Sostanzialmente vorremmo solo capire se sei disposta ad accettare il nostro aiuto e in cambio collaborare per quello che sai.”

Lei gira i suoi grandi occhi verso di me, forse interrogandomi. Forse per dirmi che se non sono d’accordo è questo il momento di dirlo o deciderà di testa sua. “Ve lo faremo sapere”

“Spero che facciate del vostro meglio.” Sento una rabbia che non riesco a contenere. “Perché mio figlio è morto, in tutto questo.” Il tocco gentile di Astoria non tarda ad arrivare; ma questa volta non vuole fermarmi. Vuole solo toccarmi. Esserci.

“Ovviamente, Malfoy. Astoria, grazie del tuo tempo, scrivici appena puoi. Ti lasciamo riposare.” Il trio si sta muovendo verso l’uscita, quando Weasley si ferma sull’arco della porta. “Avete combattuto, la notte di Hogwarts?”

Questa volta Astoria pare in difficoltà. Distoglie lo sguardo. “No… non era nei piani dell’Idra

“E allora perché Aberforth sostiene di averti vista? E anche Percy lo dice. L’incantesimo che ha ucciso Rookwood l’hai lanciato tu, lui ti ha vista. Ha detto che si è girato a vedere chi l’aveva lanciato perché i nostri di solito non combattevano con l’Anatema Che Uccide.”

“Sì, beh… te l’ho detto non ci siamo mai andati sul leggero. Adesso vattene Weasley, per favore”

Lo straccione ha gli occhi gonfi. La Granger gli è accanto. “Andiamo Ron.”

Non aspetto quasi che siano nemmeno usciti. “Che cosa significa. Non fare quella faccia e dimmi che cosa significa.”

Astoria affonda di nuovo la testa nel cuscino. “Sono stanchissima, Draco. Voglio dormire.”

“Mi stai liquidando?- sembra davvero molto stanca ma non è un problema, al momento- voglio sapere tutto anche di questo. Cazzo, te la facevi con lo spilungone morto? Hai appena detto di amarmi o mi sbaglio? Abbiamo perso nostro figlio, mi dici che m’ami e adesso salta fuori questo?”

“Questo, questo cosa? Stai vaneggiando? Non c’è niente da sapere su me e Fred, eravamo quasi amici punto e basta. Fine della storia. E risale tutto a troppi anni fa perché possa importarti!”

“Hai. Detto. Che. Mi. Ami.” La testa mi sta scoppiando “suona un po’ … importante, non trovi? Io non capisco un cazzo di sentimenti ma l’amore è proprio una di quelle cose per cui torni indietro, t’addentri in una guerra e diventi un’assassina, o mi sbaglio?” di nuovo quel dolore. Antico. Odore di sangue e morte. Perdita. Pelle che scotta. “Amavi lui, adesso ami me”

“Io non lo amavo! Eravamo solo amici!”

“Avevo proprio ragione a pensare che straparlassi. E sai cos’altro penso? Penso che tu abbia pescato un po’ troppo dai Grifondoro per essere una Serpeverde.”

“E tu hai pescato un po’ troppo e basta”

Torniamo a guardarci, come due felini. Mi rendo conto che devo vomitare. “Ti lascio dormire.”

A grandi falcate percorro la stanza per andarmene. Lei mi riacciuffa mentre sto per varcarne la soglia. “Ci sarai quando mi risveglierò?”

Fisso lo sguardo davanti a me, uscendo dalla stanza. Nessuna risposta.

 

 

Astoria's POV

L’immagine si apre sui giardini posteriori, vicino ai Salici Piangenti. Sotto uno di questi, protetta da lunghe fronde come tende, una giovane Astoria, col naso in un libro aperto tra le mani e altri due sparsi sull’erba vicina, i capelli che le ricoprono la schiena scivolano in risposta al vento, come i rami leggeri del Salice.

Tre. Due. Uno.

Un grosso polpo nero apparso dal nulla le plana addosso atterrandola con la schiena sull’erba, stretta nei suoi tentacoli, ricoperta in un secondo da uno strano gel incolore. “Ma che diavolo….!!!!”

All’unisono compaiono, uno per lato, i gemelli Weasley . “Hai visto?Funziona !”

“Aspetta a dirlo, non si è ancora azionato! Ehi faccia-di-sale non dimenarti così o farai inceppare Magig-Polpo!”

“Come Magic-polpo! Non avevamo detto di chiamarlo Gelatina-Tris?”

“GELATINA TRIS? Liberatemi da questo cazzo di….” Urla la piccola Serpeverde cercando con lo sguardo amici che non accorrono in suo aiuto. “Stupide pertiche lentigginose!”

“Si, Medusa,- ride Fred, braccia contorte.- lo vedrai subito perché… TRIS!” e sotto le risate del gemello il polpo improvvisamente si stacca dalla malcapitata preda, fa tre passi in dietro e dalla gigantesca bocca emette, a tre ondate, piccoli pezzettini di carta colorata che invadono completamente l’aria appiccicandosi irrimediabilmente alla Greengrass.

Le loro risate sommergono le imprecazioni della ragazza. “Io lo… lo dirò alla Umbrige” dice mentre tenta di pulirsi il viso con mani ancora più sporche di gel e coriandoli, con risultati grotteschi.

“Oh non prendertela-faccia-di-sale, vorrà dire che avrai cambiato espressione… per una volta!” la scimmiotta George. Il duo si scambia il cinque e si allontana, progressivamente disinteressato alla ragazzina coperta di gel e cartoncini che, la beffa, rappresentano i colori di Grifondoro.

“Fred, diventeremo i più grandi inventori della storia!”

 “Ehi, voi due!- gli grida dietro Astoria dopo aver sputato una manciata di coriandoli- Inventatevi questo!” il dito medio chiude l’affermazione.

 

Un pranzo o una cena qualunque, sala comune, davanti ad un dolce, in un tavolo semi-vuoto, un’Astoria silenziosa con i suoi occhi verdi puntati su una piccola foto di due figure in movimento che non le sorridono: mamma e papà. In effetti l’unico movimento delle figure nella foto è dato dal loro gatto, anch’esso incluso, che è stato immortalato durante uno sbadiglio.

 Improvvisamente davanti a lei si siede un ragazzo, alto, con un’abbondante ciuffo di capelli rossi sulla fronte ed uno altrettanto spruzzo di lentiggini in faccia.

La cosa la prende talmente alla sprovvista che, per difendersi, impugna il cucchiaino del dolce a mo’ di bacchetta. “Che diavolo vuoi!”

Fred Weasley fa uno scatto indietro con le schiena, alzando le mani. “Oddio ti prego non uccidermi!”

Sul viso gelido della ragazza balena un piccolo sorriso. “Forse” sibila, abbassandolo. “Se te ne vai all’istante!”

“Vuoi ridurmi in sale per lo scherzetto dell’altra volta?”

“No, non sarebbe una punizione sufficiente!” ribatte lei nascondendo prontamente la foto in un quaderno e prendendo il mantello. “Ho sputato cartoncini per una giornata e… non sai dove non sono finiti!”

Fred ride, con una risata fresca che avvolge tutto il ricordo. “Almeno hai riso.”

“Non mi pare proprio di aver riso, ho bestemmiato intere generazioni di Troll. E poi che cos’è questa storia che non sorrido? Io sorrido, eccome!”

“Mmm mi dispiace sorriso di Medusa, dato non pervenuto.”

“E… Medusa?”

“Perché hai uno sguardo assassino”

“Ti piace questo come sguardo assassino?”

“Questo è un sorriso.”

 

“Dicono in giro che stai con Dean Thomas!” ancora Fred e ancora Astoria, davanti all’aula di pozioni. “Non ci credo e non è esplosa la Sala Comune Serpeverde? Non si è aperta una gigantesca voragine grigia in cui Salazar relega gli innamorati inappropriati?”

Astoria sorride. Si è abitata a farlo, da quando lo conosce. “È inutile, Weasley, che la meni tanto, lo sappiamo entrambi che voi Grifondoro siete molto più classisti di noi Serpeverde!”

“Godric! salvala perché non sa cosa dice!”

“… e anche più ipocriti! Scommetto che ad una decina di voi scemi sono caduti i peli pubici alla notizia, ma non lo ammetterete nemmeno sotto crucio!”

“Medusa, non obbligarmi a testimoniare quello che un uomo può vedere in uno spogliatoio di Quiddich!”

 

“L’hai lasciato, eh.”

“..già.” Non ci sono sorrisi adesso. È sera e si trovano davanti al quadro dei Serpeverde.  “Se sei venuto per lui risparmia il fiato.” La sua voce nel silenzio è più tagliente di quanto volesse.

“Su, sta calma serpioncina. Lo sai, no, qual è il nostro patto: io non ti ridicolizzo con i miei scherzi e tu mi risparmi la vita non trasformandomi in una statua di sale.”

“Credevo che i tuoi amici non ti consentissero di parlare con una come me. E George dov’è? Pensavo che non poteste nemmeno defecare, uno alla volta.”  Ha gli occhi pieni di lacrime amare come le sue fredde, inutili, cattive parole. Letale, come ogni Serpeverde. “Che cosa sei venuto a fare, Weasley?”

“Hai presente cosa fanno gli amici, nei momenti di difficoltà? Questo.”

“Io non ho bisogno di amici.”

“Sì, mi sono accorto che non ami circondartene… senti a parte tutto, vuoi vedere il mio ultimo scherzo?” tira fuori dalla tasca quello che sembra un semplicissimo fiorellino di campo. “È un Non-ti-Scordar-di-Me”

“Un cosa?”

“Il nome l’abbiamo preso da alcuni fiori Babbani… - spia la sua reazione ma lei non ne ha di nessun tipo, e prosegue- si chiamano così perché sono praticamente ovunque… ed è l’idea di base, quella di non dimenticarsi di loro e di quello che contengono. Guarda, premilo.”

Astoria lo prende in mano. È delle dimensioni di una margherita. “Sembra vero” commenta saggiandone la consistenza. “Dove devo premere?”

“Oh dove vuoi, ma credo che se premi la corolla funzioni meglio. E poi parla.”

Astoria preme. “Non succede niente.” Difatti l’unica differenza che nota è un leggero cambiamento di colore nei petali, da azzurro spento sono diventati di un bel blu cobalto. “Che devo fare?”

Fred s’avvicina a lei, chinando la bocca verso il fiore. “Mi chiamo Medusa Greengrass e sono un mostro mitologico. Non ho nessuna utilità di alcun tipo ma essendo una creatura mitologica me la credo da matti.” Esclama ridendo sotto l’incredulità della ragazza. I petali del fiore tornano azzurro spento.

“Ma che diavolo…?”

“Adesso premi di nuovo.”

Obbedisce e il fiore ripete, “Non succede niente! Che devo fare? Mi chiamo…”

“È la cosa più stupida che io abbia mai visto! Non puoi pensare che qualcuno paghi per avere questi ciaffi!”

“Oh sì, ben dodici galeoni! Ma per questa volta visto che sei una ricca spilorcia, te lo regalo. Così se un giorno ti dimentichi chi sei puoi fare un veloce ripasso. Anche se non ti dovresti dimenticare facilmente di essere una creatura malvagia.”

“Dici che i malvagi sanno di esserlo?”

“Non lo so, tu lo sai che puoi contrarre i muscoli del viso non solo per ringhiare ma anche per sorridere? Ecco così! Secondo me prima non sapevi di poterlo fare. Alcune cose superano la nostra immaginazione.”

“E tu sapevi di poter venire qui a rompere le scatole ad una Serpeverde, davanti alla sua Casa, con un fiore in mano?” è così abituato, Fred Weasley, a stupire gli altri, che non immagina che tocchi a lui, per una volta, stupirsi. Né che sia quell’eterea ragazza di ghiaccio a farlo.

Eppure accade, lei si sporge verso di lui, si alza sulle punte dei piedi ed aggrappandosi alle sue spalle, lo bacia. È un bacio semplice, breve, scoccato su una guancia con l’accenno di una timida barba. L’ultimo. Per lui.

“… Decisamente …molto oltre la mia immaginazione.”

 

La notte di Hogwarts. Gli studenti Serpeverde insieme a tutti quelli che non erano stati arruolati a combattere sfilano ordinatamente fuori dalla scuola. La lunga fila di ragazzi si incrocia con alcuni dell’Ordine della Fenice. Fred, tra tutti gli altri, trova lo sguardo di Astoria. Lei cerca di parlargli ma lui la ignora, senza nascondere uno sguardo schifato. “Non è come pensi.” Gli mima, con il labiale, ma lui ha già distolto lo sguardo.

 

La battaglia è iniziata. Astoria corre dentro Hogwarts impugnando la bacchetta, evita i combattimenti più palesi ma schianta uno o due Mangiamorte che si frappongono al suo obbiettivo. Deve trovare Fred e spiegargli che non è una Mangiamorte anche lei. Deve rivedere il suo amico e dirgli che è dalla sua parte. Lo cerca ovunque ma non sembra trovarlo e l’affanno e l’angoscia crescono in lei. Dov’è? Quelli dell’Idra hanno scelto di non combattere perché sarebbero stati troppo esposti e lei con il suo atteggiamento mina la serenità di tutti i membri dell’associazione segreta. “Mi serve solo un secondo.”

E così è stato. Ha avuto solo un secondo. L’ultimo secondo di Fred.

Pattugliando i passaggi segreti si imbatte finalmente nei due alti gemelli rossi, che li difendono. “Fred!” sussurra, individuandolo, ma prima che possa chiamarlo, vede anche altro. Vede Rookwood e capisce quali sono le sue intenzioni, in un secondo. “Fred!!!! Attento!!” Urla, con tutto il fiato di cui dispone, ma il fragore dei combattimenti è troppo alto, la guerra urla più di lei.

Fred fa in tempo a voltarsi per mezzo secondo, la vede mentre lei grida “Protego!”

Il rombo dell’esplosione invade tutto. L’energia che si libera la scaraventa a terra assieme a decine di altri. Come riesce, si drizza in piedi. “Fred?” mugugna cercando di trascinare le sue quattro ossa nella sua direzione.

Ma si blocca. Qualcosa di lei si blocca per sempre in quell’attimo.

Rookwood, rialzatosi, si sta allontanando dal fragore. Alcune persone piangono. George non riesce a parlare. Qualcuno della sua famiglia non se n’è ancora accorto.

Aberforth cerca di schiantare Rookwood ma lo manca, Piercy si lancia all’inseguimento.

Non lo prenderanno mai. Stupidi buoni, pensa Astoria.

Al momento giusto bisogna ricordarsi anche di odiare. Esce dal suo nascondiglio. “Avada Kedavra.”

Lei ha sempre avuto un’ottima mira.

 

 

Quando mi sveglio mi rendo conto di averlo urlato. Nella mia stanza ci sono due infermiere, entrambe con le mani alzate verso l’alto, come se potessi minacciarle nel sonno. “Per il nome di Salazar che diavolo state facendo?”

Una di loro, la più piccola, s’avvicina, timidamente. “Signora, ha un sacco di incubi. Ha urlato tutto il tempo.”

“ E poi ha detto… quell’incantesimo…”

“Dov’è il signor Malfoy” mi tiro su a fatica. “Chiamatelo, per favore, devo parlargli di una cosa.”

“Mi dispiace, signorina. Non è più tornato da ieri pomeriggio.”

Boom. Nella mia testa, nel mio cuore, poco importa. “E che ore sono adesso?”

 “ Le cinque del mattino, signora Greengrass”

Secondo Boom. Questo lo localizzo bene. È sulla croce degli occhi, proprio da dove inizia il mio mal di testa preferito. Ringraziandole, liquido le infermiere in pochi secondi. Rimango sola. Non so se il termine rimanere sia appropriato forse va usato se qualcuno prima era in compagnia e solo in seguito rimane solo, e non per una persona che è sola sempre ma lo realizza solo ogni tanto.

Gli ultimi stralci di conversazione con Draco hanno segnato i miei sogni: ho visto e rivisto Fred per tutto il tempo. Fred e la notte di Hogwarts, soprattutto, perché quella scena s’è ripetuta tante di quelle volte, nella mia mente… quella maledetta notte in cui ho cominciato a perdere tutto.

Ecco, questo avrei dovuto dire a Draco quando diceva di non sapere chi fossi. Astoria Greengrass, la donna che si perde le persone come sabbia tra le dita. La mia famiglia- m’ha detto ciao non appena ha capito che non ero della loro stessa stoffa- Daphne – vedi sopra- Fred- potevo salvarlo e non ce l’ho fatta.- mio figlio­- vedi sopra- Draco Malfoy- per avergli detto ‘Ti amo’.

Noto anche una certa ricorrenza nelle motivazioni; sono pure noiosa, aggiungiamoci.

In ogni caso, qualsiasi cosa fosse, sento di essere peggiorata da quella notte. Cazzo, è proprio vero che l’Anatema Che Uccide scortica la tua anima. Uccide il tuo aggressore ma anche te che lo lanci, solo più lentamente, come un’erinni, goccia dopo goccia, assaporando l’odore della sanità mentale che scivola via dal naso come fumo espirato. L’ho colpito vilmente, senza che potesse combattere, sulla schiena, proprio come un verme. Gli altri mi hanno guardato come a volermi rimproverare di questo. Il mio migliore amico era saltato in aria come un sacco di cacca, ed io dovevo sentirmi in colpa se quel porco di Rookwood non aveva avuto una chance?

Si vede proprio che non sono tra i buoni. E da qualche parte, in una borsa, un fiorellino targato Weasley me lo ricorderà per sempre.

Cerco di elaborare qualche cosa ma la mia testa resiste ai ragionamenti, forse è per questo che in ospedale dopo un po’ si diventa pazzi o forse, al contrario, estremamente consapevoli di se stessi. Nessuna delle due cose coincide con la felicità, comunque. Mamma e papà. Daphne. Fred. Draco. Il bambino.

Mamma e papà. Daphne. Fred. Draco. Il bambino.

Il bambino.

Ripenso soltanto adesso che non ho mai pianto, per nessuno di loro. Non sono una persona che si lascia andare facilmente alle lacrime, mi hanno educato così, a non mostrare mai il fianco a nessuno e per nessun motivo. In realtà con Draco ho pianto, qualche volta. Lacrime di rabbia e frustrazione che mi sono scivolate via come falle nel sistema, senza una vera volontà.

Ma adesso che mi ha lasciato, non ha più importanza. Perché Draco mi ha lasciato, è inutile che ci rimuginiamo sopra. Gli ho detto ti amo e se n’è andato. E se non mi ha lasciato, è comunque troppo tardi, la sua assenza adesso… no, è troppo per me. Davvero troppo, questa volta. Non potrà più fare niente. È troppo tardi per tutto, oramai.

Per cui, Astoria, da brava, piangi i tuoi lutti e ricomincia da capo. Piangi per il tuo bambino.

Ma, beffa assurda, non succede niente. I miei occhi avari di tutto, non mi concedono nemmeno le lacrime… forse sono le pozioni che mi danno, non lo so. “Che posso fare…” domando a me stessa in attesa che il niente di quella stanza mi sotterri del tutto. Poi ho un’idea. Prendo la bacchetta e faccio comparire tra le mani piuma d’oca e pergamena.

 

All’Ordine della Fenice.

Sono pronta ad entrare nel programma di protezione, purché si inizi subito. Mandate qualcuno a prendermi all’ospedale e qualcuno a casa a prendere il mio borsone, per favore.

AG

 

 

Contestualmente scrissi anche un altro biglietto affinché Olga o chi per lei me ne prepari uno con le cose essenziali. Spero che capisca da sola che tutto ciò che è Chanel è indispensabile.

“Posso scappare.” Ecco la risposta.

E di nuovo, per far sì che tutto sembri più reale, ad alta voce “Addio” mentre una mano scivola sul mio ventre (vuoto). Posso finalmente piangere, adesso.

 

 

  
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Diomache