Il sole non era ancora sorto e
l'aria,
al di là delle
finestre, era scura e frizzante.
Kasumi, l'unica sveglia e pimpante, stava finendo di mettere
i tramezzini nelle piccole ceste di vimini, chiuse con sottili nastri
di raso
rosa.
Di tanto in tanto batteva le mani, felice come una bambina la
mattina di Natale, mentre dispensava sorrisi e canzoncine allegre
nonostante
fossero appena le cinque del mattino.
Akane ed io, infreddolite, con gli occhi ancora pesanti ma il
cuore leggero e colmo di eccitazione, passavamo in rassegna gli zaini
per
controllare di non esserci dimenticate nulla:
<< Crema solare? >>
<< C'è >>
<< Teli? >>
<< Ci sono >>
<< Costumi di ricambio? >>
<< Anche >>
<< La palla? >> chiese all'improvviso una
voce
maschile, ancora impastata dal sonno.
Ranma se ne stava in piedi sulla porta, con la testa
scarmigliata poggiata sullo stipite, pantaloncini corti, scarpe da
ginnastica e
felpa blu notte.
<< Ti sei svegliato! >> disse con voce -fin
troppo- stupita Akane.
<< Beh direi, mi hai minacciato in ottocento modi
diversi ieri sera! >>
La ragazza sorrise di gusto limitandosi ad osservare che
“avrebbe dovuto farlo più spesso, visto che
funzionava”. Poi andò in cucina per
la colazione e Ranma la seguì, guardandomi con
un'espressione buffa sul viso e
sussurrando “a volte mi fa davvero paura”.
Il suono improvviso -ma atteso- di un clacson in lontananza
ci ridestò tutti
<< Uh-uh sono arrivati!! >>
cinguettò Kasumi
saltellando e Akane andò a salutare Soun, il quale nel
frattempo stava facendo
mille e una raccomandazione, soprattutto a Ranma, intimandogli con voce
perentoria di “proteggere le sue bambine”, mentre
il povero ragazzo, con aria
rassegnata, si caricava in spalla tutte le valige e raggiungeva Nabiki
già
uscita dal portone
spalancato.
Fuori l'aria era fresca e sembrava sprigionare la stessa
eccitazione che trattenevano i nostri cuori, proprio come quando da
bambini ci
svegliavamo presto per qualche gita scolastica o una scampagnata con la
famiglia.
Il vento del mattino, piacevolmente fresco e profumato, mi
scompigliò i capelli lunghi, spostandomi delle piccole
ciocche sul viso e
impedendomi, solo per qualche secondo, di vedere cosa, o chi, fosse
fuori dalla
porta.
Appoggiati ad piccolo pullman a noleggio, le braccia
muscolose incrociate sul petto, Kuno e Alexander ci aspettavano
splendidi e
sorridenti.
<< Ciao >> mi disse Alexander avvicinandosi.
<< Ciao >> risposi io timidamente.
<< Bene, un attimo di attenzione >>
gridò poi
Nabiki e rivolsi a lei il mio sorriso imbarazzato << Chi
guida? >>
<< Io naturalmente >> esclamò
Kuno con boria,
spostandosi un ciuffo di capelli color castagna dagli occhi con un
gesto
plateale.
<< Conosci
la
strada? >>
<< No... ma ho il navigatore! Qualcuno dovrà
darmi le
indicazioni... chi si offre volontario? >>
Nessuno rispose tranne Ranma che, a voce bassissima, fece
qualche commento sul fatto che sarebbe stato divertente vedere Ryoga,
partito
qualche giorno prima, alle prese con un navigatore, giusto per
confermare la
sua teoria secondo la quale “si sarebbe perso lo
stesso”.
<< Va bene, ho capito, faccio io >> disse
Nabiki
strappando letteralmente il piccolo schermo piatto dalle mani del
nostro
autista e prendendo posto << Dai, muovetevi
>> ci incitò poi.
Kasumi salì subito dopo di lei e le si sistemò
accanto,
stringendosi nel suo bel scialle bianco.
Poi fu il turno di Ranma e Akane che entrarono litigando per
si dovesse sedere di fianco al finestrino, sfida poi vinta da Ranma
che, con
uno scatto quasi felino, prese la ragazza per fianchi
spostandola di peso sul posto accanto al suo,
ridendo.
Mentre ancora sorridevo alla vista dei miei amici che si
scambiavano battute e dispetti, Alexander interruppe i miei teneri
pensieri:
<< Prego >> disse, accompagnando la
gentilezza
della voce con un gesto aggraziato della mano e facendomi segno di
precederlo
mentre chiudeva lo sportello del pulmino.
Dietro di loro Ranma, che sonnecchiava appoggiato al
finestrino ed Akane, concentrata nello scegliere la playlist da mettere.
Ancora più in fondo, agli ultimi posti, Alexander ed io.
Mentre lasciavamo il distretto di Nerima, entrando in
autostrada, e l'alba cominciava a far capolino rischiarando, con le
prime
sfumature turchesi, l'indaco del cielo, Akane si decise finalmente a
passare
l'iPod alla sorella e una musica dolce riempì l'aria.
La voce profonda e appassionata di un uomo con uno splendido
accento inglese cominciò a cantare una canzone flautata e un
po' malinconica,
mentre Akane, crogiolandosi in quelle note delicate, fece scivolare la
piccola
testa sulla grande spalla del ragazzo che le era seduto accanto,
addormentandosi con il sorriso sulle labbra.
Ranma, con la stessa tenerezza dipinta sul volto di lei, non
si mosse, la fece rimanere lì, appoggiata sulla sua spalla,
richiudendo poi gli
occhi e appoggiando di nuovo la testa sul vetro mentre ascoltava le
meravigliose parole cantate come una richiesta da quel ragazzo
britannico.
<< Hai freddo? >> mi chiese in un sussurro
Alexander, unico testimone, assieme a me, di quella dolcezza.
Riscuotendomi inaspettatamente dal torpore che mi aveva
circondata, notai che le mie mani erano effettivamente freddissime e
che dei
piccoli brividi, dati dalla temperatura o forse dall'emozione, mi
riempivano le
braccia di pelle d'oca.
Mi girai ad incontrare i suoi occhi annuendo flebilmente e
lui, con un semplice “vieni qui”,
spalancò l'enorme braccio, avvolgendomi in un
morbido e caldo abbraccio e facendo incastonare la mia testa sul suo
petto
scolpito.
La sorpresa mi colse improvvisa, come un temporale estivo,
mentre la mia guancia si appoggiava con una delicatezza inattesa sulla
roccia
del suo torace e il suo braccio muscoloso mi stringeva a lui.
Così, con quel gesto inaspettato e dolce, anche io mi
lasciai
andare e chiusi gli occhi, come Akane davanti a me, mentre Alexander mi
riscaldava e quel ragazzo nella canzone continuava a cantare un
messaggio che,
forse, aveva più di un significato per tutti noi.
(C'è un buco
nella mia anima)
I can't fill it, I can't
fill it.
(Io non posso riempirlo)
There's a hole in my soul
(C'è un buco
nella mia anima)
Can you fill it? Can you
fill it?
(Puoi riempirlo tu?)
***
Quando mi svegliai il sole era
già alto e Alexander non aveva
smesso di tenermi stretta a lui, accarezzandomi le punte dei capelli
mentre
guardava l'oceano fuori dal finestrino.
<< Svegliati dormigliona >> continuava a
ripetere
Ranma dall'altro lato, punzecchiando con un dito la guancia di Akane
<<
Siamo quasi arrivati >>
<< Sei il solito baka >> rispose lei con la
voce
bassa e lievemente infastidita << stavo facendo un
bellissimo sogno...
>>
<< Ah sì? E che stavi sognando, bella
addormentata?
>> intervenne squillante Nabiki << Un
principe azzurro che ti
svegliasse con un bacio e non con i dispetti? >> rise poi
lei.
<< Nabiki ma che dici?? >> rispose Akane
alzandosi a sedere di scatto, completamente rossa in viso, mentre Ranma
faceva
finta di non aver sentito, frugando nel suo zaino alla ricerca di
“qualcosa”.
Anche io mi tirai su, guardando Akane con aria complice,
mentre Kuno parcheggiava in una zona riservata di fianco alla spiaggia.
Non appena il pulmino si fermò scendemmo tutti, uno per
volta, stiracchiandoci le membra e respirando un profumo di salsedine
caldo ed
intenso.
L'aria fresca dell'alba aveva ceduto il passo al tepore
tipico delle mattinate di luglio, così come il vento che
continuava
instancabile a far volare i nostri capelli.
“È proprio una bella giornata” pensai
guardando il cielo
meravigliosamente limpido e azzurro sopra di noi e incamminandomi verso
la
distesa di sabbia fine e bianca che ci attendeva invitante.
<< Va bene qui? >> chiese Ranma conficcando
il
palo nella sabbia.
<< Basta che non ci sia troppa gente, la calca mi
dà
sui nervi >> rispose fintamente altezzosa Nabiki,
sfilandosi l'abito e
rivelando al di sotto un bikini mozzafiato. Un due pezzi da urlo color
ciliegia
impreziosito sui bordi da paillettes ton sur ton,
stretto ma non
volgare, che metteva in risalto le generose curve della ragazza
coprendo o
mostrando sapientemente, attraverso triangolini di stoffa e laccetti,
piccoli
lembi della sua pelle liscia.
<< Kuno, mi sistemi la sdraio al sole? >>
chiese
poi con fare civettuolo, mentre lui la guardava con gli occhi
leggermente
sgranati, obbedendo senza riserve alla richiesta della ragazza che
continuava a
sbattere le lunghe ciglia nere.
<< Grazie... >> gli disse accomodandosi sul
lettino con in mano una lattina di aranciata e gli occhiali da sole
scuri sugli
occhi, sembrava una diva del cinema.
Nabiki, come le sue sorelle del resto, era una ragazza
bellissima, tanto di viso quanto nel corpo. Aveva delle meravigliose
gambe lunghe
e snelle, il ventre piatto e il seno piuttosto prorompente, tutte cose
che lei,
meglio delle altre, sapeva valorizzare perfettamente.
<< Beh, che ci fate lì impalati?
>> disse rivolta
a noi che non ci eravamo mossi dai nostri posti e ce ne stavamo
immobili e
ancora vestiti mentre la spiaggia si riempiva << Mica ho
fatto una cosa
strana, siete voi gli alieni, su svestitevi! >> concluse
poi scuotendo la
testa con aria sarcastica.
Ridestati improvvisamente dalla naturalezza della nostra
amica, uno ad uno, cominciammo a spogliarci anche noi.
Kasumi indossava un bellissimo costume a fascia verde giada,
che stringeva elegantemente le sue forme gentili e Akane aveva scelto
un bikini
giallo limone, meno provocante di quello delle due sorelle, ma
altrettanto
sofisticato ed in grado di rendere giustizia al suo corpo allenato e
armonioso.
Ranma deglutì alla vista delle meravigliose gambe tornite,
delle braccia lunghe, dei fianchi morbidi e della pelle nivea che la
ragazza
stava generosamente mostrando, a tutta la spiaggia.
<< Un costume un po' più coprente no?
>> sibilò
fra i denti il ragazzo.
<< Cosa c'è Ranma, ti dà fastidio?
>> chiese lei,
sbattendo le ciglia innocentemente.
<< Ma che vai dicendo! Ero solo preoccupato per gli
altri bagnanti... potrebbero scambiarti per una balena e spaventarsi a
morte!
>> rispose lui facendole la linguaccia e cominciando,
subito dopo, a
correre verso l'acqua gridando “tanto non mi
prendi” mentre Akane lo inseguiva
brandendo qualche oggetto contundente.
Anche Kuno si sfilò la maglietta, rimanendo con i suoi boxer
blu di Persia ed esponendo alla calda luce solare il torso scolpito.
Senza attendere oltre anche Alexander si spogliò, e non
potei
non rimanere incantata di fronte allo spettacolo marmoreo del suo
fisico
possente e muscoloso, nascosto solo da dei semplici boxer neri.
Io invece avevo scelto un bikini sobrio, bianco con dei
minuscoli ricami floreali color crema, che non si discostava molto dal
mio
incarnato e che non dava troppo nell'occhio.
<< Che carina che sei, Jude >> mi disse
Kasumi
dopo aver terminato la telefonata con il suo fidanzato, che non era
potuto
venire con noi a causa degli impegni in ambulatorio.
<< Nabiki se non metti la crema ti scotterai!
>>
proseguì poi con i suoi modi materni, rivolta, questa volta,
alla sorella.
<< Uff, che barba! >> replicò la
ragazza
posizionandosi a pancia in giù e slacciandosi i gancetti del
reggiseno, per poi
chiamare “Tatewaki!!” schioccando per due volte le
dita.
Kuno non disse niente, si mise seduto di fianco alla ragazza
e cominciò a spalmarle delicatamente la crema sulla pelle
liscia e calda delle
spalle e della schiena.
Io guardai Kasumi sorridendo e lei fece una faccia buffa, a
metà fra lo scandalizzato e il rassegnato, mentre Alexander,
al mio fianco,
alzava le spalle divertito.
<< Ranma, ma cosa ti è successo?
>> chiese Kasumi
premurosamente, passandogli un telo da mare con disegnati sopra
bizzarri
personaggi di qualche fumetto.
<< Chiedi a quella racchia di tua sorella
>>
rispose lui togliendosi la maglietta.
Ormai ero abituata a vederlo a petto nudo, date tutte le
volte che restava senza la parte superiore del karategi durante gli
allenamenti
nel dojo, ma fece lo stesso un certo effetto -e non solo a me- vedere i
suoi
muscoli, imperlati di minuscole goccioline d'acqua, sfavillare alla
luce del
sole.
<< Te la sei cercata! >> rincarò
la dose Akane
voltandosi di lato.
Per tutta risposta Ranma inarcò un sopracciglio incredulo,
con l'aria di uno che voleva fargliela pagare, e poi agitò
velocemente la
testa, scrollandosi l'acqua dai capelli con energia e facendola
ricadere sulla
ragazza che, nel frattempo, cercava di ripararsi con le mani e
strizzava gli
occhi, come sotto la pioggia.
Non contento poi, le si buttò addosso facendo cadere
entrambi
e cominciò a rotolare, insabbiandole il corpo e i capelli
con le mani mentre
lei si dimenava e si contorceva come una bambina a cui stanno facendo
il
solletico.
Entrambi ridevano raggianti, più luminosi di quella
meravigliosa giornata estiva, contagiando anche noi spettatori che
facevamo il
tifo -chi per lui e chi per lei- incitandoli con incoraggiamenti di
ogni tipo.
Improvvisamente Akane ribaltò la situazione e si
portò a
cavalcioni sopra lo stomaco del ragazzo, avendo particolare cura nello
spargergli la sabbia sul petto, che ormai aveva assunto un colore
dorato.
<< Vai sorellina! >> gridò a
quel punto Nabiki e
Ranma, guardandola con la coda dell'occhio, stese il braccio per
arrivare alla
gamba del suo lettino.
Lo afferrò, alzandolo con una mano sola, mentre tutti i
tendini in rilievo nella parte interna del bicipite davano prova della
sua
forza, e lo rovesciò.
Nabiki rimase per terra immobile, con la faccia a metà fra
il
fintamente indignato e lo schifato, attenta a non impastare
più del dovuto
crema e sabbia, mentre Kuno la guardava famelico.
<< Nabiki Tendo >> esordì il
ragazzo
avvicinandosi un passo alla volta << Sebbene sia stata
un'esperienza più
che unica toccare la tua pelle vellutata, e sinceramente te ne
ringrazio, il
trattamento da schiavetto che mi hai riservato oggi non si addice molto
alla
mia condizione di Aristocrat, dunque... >> Ci fu pausa
lunghissima pausa
ad effetto mentre lui la guardava intensamente e con il fuoco negli
occhi
<< Questa è l'ora della vendetta!
>> disse poi come un urlo di
battaglia e si scagliò contro la ragazza, impanandola come
una cotoletta,
mentre lei cercava di scappare fra un “non osare” e
l'altro.
Ranma e Akane, rimasti nella posizione in cui erano prima,
avevano osservato tutta la scena ridendo di gusto, con quelle risate
genuine
che fanno bene all'anima, quando lei, scendendo dal ventre del ragazzo,
gli
disse qualcosa all'orecchio alzando gli occhi verso di me.
<< Oh no, no, no, no, no, no, no, no, no...
>>
continuai a ripetere io indietreggiando.
Avevo perfettamente intuito le loro intenzioni dai loro
sguardi e dal fatto che si stavano avvicinando con le braccia tese
sussurrando,
con la teatralità degna di due zombie dei migliori film
horror, frasi come “Non
ci scappi, Jude”.
Ma furono nettamente
più veloci di me e, dopo avermi gettato addosso un po'
d'acqua da una
bottiglietta, mi abbracciarono, una davanti e l'altro dietro,
trasferendo la
sabbia dai loro corpi al mio, per poi trascinarmi a terra con loro.
Alexander si unì presto a noi, buttandosi allegro nella
mischia, e così continuammo a rotolarci in quella distesa di
granelli caldi,
giocando spensierati, afferrandoci per i fianchi, buttandoci gli uni
sugli
altri, impiastricciandoci la pelle e i capelli, mentre le risate
gioiose
sembravano non finire mai.
Lasciammo Kasumi, l'unica che era rimasta incolume dalla
battaglia, a guardia delle nostre cose e ci dirigemmo verso la riva.
L'oceano era uno spettacolo.
Pacifico era davvero l'aggettivo che meglio lo descriveva.
Una distesa di acqua turchese, calma e piatta, che brillava
tempestata da tanti piccoli diamanti che sembravano scendere dal cielo,
come
una moltitudine di minuscole stelline che danzavano sul blu.
L'aria ricolma di salsedine solleticava le narici ed il vento,
salmastro e fresco, portava sollievo dal sole cocente.
Anche nella mia America c'è l'oceano, anche nella mia New
York, ma chi dice che il mare è sempre
lo stesso in qualunque posto si vada, sbaglia.
Il mare cambia, come cambiano gli orizzonti, come cambiano i
paesaggi. Nemmeno il sole è sempre uguale. Nemmeno le
persone sono sempre
uguali.
Io di sicuro non ero uguale.
Chi torna da un viaggio non è mai lo stesso che è
partito,
no?
E pensare che l'acqua, con le sue onde e le sue risacche, con
i suoi vortici e le sue maree, va e viene in continuazione, si infrange
e si
riassorbe sempre.
Come fa ad essere sempre la stessa?
Sorrisi a quel pensiero mentre mi guardavo intorno e vedevo i
miei amici, con la pelle resa ocra dalla sabbia, tanto che parevano
abbronzati,
tanto che i loro occhi, azzurri o castani che fossero, risultavano
più luminosi
che mai. Li vedevo mentre il riflesso dell'oceano li rendeva
più belli e la
brezza marina gli spettinava i capelli. Vedevo i loro denti, esposti
nei
migliori sorrisi, più bianchi delle nuvole e le loro
espressioni contente.
Poi, improvvisamente, vidi un'ombra, dapprima lontana e man
mano sempre più vicina, un'ombra che non era sporca di
sabbia come noi, ma che,
come noi, aveva gli occhi verdi scintillanti e i capelli scarmigliati.
Ryoga arrivò sorridente, maestoso e bello, con il costume
militare e i muscoli in bella vista.
<< Ciao ragazzi sono ore che vi cerco ma che... che
avete combinato? >> chiese salutandoci.
<< Battaglia di sabbia >> rispondemmo tutti
all'unisono.
<< State andando a farvi il bagno? >>
chiese poi
lui, ma notai che la sua voce aveva subito una leggera incrinatura.
<< Sì, vuoi venire con noi? >>
gli domandò Akane
con voce gentile.
<< Ehm... oh, Akane sei... sei molto gentile ma io...
no... io credo che vi aspetterò qui... >>
<< Ma dai vieni, non farti pregare! >>
cercò di
convincerlo lei.
<< No, no, ma grazie dell'invito... Vado a dire ad Ukyo
che siete arrivati... così poi possiamo andare tutti a
pranzo... o-ok? >>
<< Non ci metteremo molto, non c'è bisogno che
tu
l'avverta! >>
<< Akane, se Ryoga non vuole venire forse c'è
un
motivo... >> la interruppe Nabiki << Hai
paura dell'acqua? Brutti
ricordi? >> sogghignò lei.
<< Ma che dici! >> ribatté lui
con il tono quasi
offeso << Io non ho paura di niente! >>
<< Allora dimostracelo! >> disse Ranma
tirandogli
addosso delle piccole palle di sabbia bagnata che finirono per
sporcarlo tutto
<< Adesso devi sciacquarti anche tu >>
ghignò poi.
<< Tranquillo, nemmeno io so nuotare. Noi non andremo
nell'acqua alta, resteremo vicini! >> lo
rassicurò ulteriormente Akane e
lui sorrise, finalmente rasserenato.
<< E va bene, mi avete convinto! Andiamo!!
>>
A contatto con i nostri corpi caldi e sudati l'acqua era un
gelido piacere.
Giocammo per quelle che sembrarono ore, eravamo una
combriccola di ventenni o poco più ma ci divertivamo come
bambini.
Ci rincorremmo in lungo e in largo su quel tratto di blu che
ci aveva accolti, sotto gli sguardi stupiti, sorridenti o semplicemente
curiosi
della gente che osservava sette ragazzi tuffarsi, schizzarsi
Ci fu anche una battaglia acquatica, di quelle dove la
ragazza deve salire sulle spalle del ragazzo e cercare di affondare
l'altra
coppia, dove vinsero Ranma e Akane, ché lei, anche se non
sapeva nuotare, in
quanto a forza non si faceva battere da nessuno.
Nabiki, Kuno, Ranma, Alexander ed io facemmo persino una gara
di nuoto spingendoci verso le profondità dell'oceano, mentre
Ryoga e Akane si
tenevano per mano dove l'acqua era più bassa, lei che ci
salutava raggiante e
lui, color porpora in viso, che sembrava più rigido di uno
stoccafisso (ed io
sospettai che non fosse necessariamente solo a causa della paura
dell'acqua).
La gara -ovviamente- fu vinta
da Alexander, dato che una sua bracciata valeva
tre volte
quella della maggior parte di noi e fu poi costretto da Ranma a dargli
una
rivincita nella quale, nemmeno a dirlo, arrivarono pari.
Ci affidammo così al senso dell'orientamento di Ryoga, che
era stato al suo chiosco fino a prima di incontrare noi e, dopo quasi
un'ora
spesa a scottarci i piedi con la sabbia infuocata e a cercare un po'
d'ombra su
e giù fra gli ombrelloni, arrivammo, giusto in tempo per il
pranzo.
<< Oh Jude, vedrai >> mi disse Ranma
entusiasta
<< Ukyo fa le okonomiyaki migliori di tutto il Giappone!
>>
<< Wow... fantastico... ma che cos'è
esattamente una
okonomiyaki? >> chiesi esitante.
<< Che scemo, ovviamente non ci sono in America! Ecco,
l'okonomiyaki è... è... >>
<< Il termine “okonomi”
si può tradurre con “ciò che
vuoi” e “yaki”
con “alla griglia” >>
esordì Nabiki << Per dirla
all'americana, ha la forma di un pancake... È una specie di
pizza insomma, con
sopra tutto quello che vuoi >> finì lei
strizzando un occhio.
<< Beh Jude, vedrai che ti piaceranno! >>
<< Ne sono sicura! >> dissi io sorridendo e
raggiunsi gli altri, di poco avanti a noi.
***
Prima di partire immaginavo il
Giappone come una meravigliosa
perla dell'Oriente, il posto più bello di tutta l'Asia,
così affascinante con
le sue tradizioni, così intrigante con i suoi luoghi
spettacolari.
Dall'inizio della mia permanenza nella terra del Sol levante
però ero giunta anche ad un'ulteriore conclusione: il
Giappone era, senza ombra
di dubbio, il luogo dove c'erano i ragazzi più belli che
avessi mai visto.
Dopo Kuno e il suo fisico possente che lo faceva assomigliare
a una montagna massiccia; dopo Ryoga e i suoi muscoli prepotenti ma
gentili;
dopo Ranma e i suoi occhi che avrebbero potuto tranquillamente fare
concorrenza
all'oceano, dopo l'incantevole bellezza di ognuno di loro, beh, c'era
Ukyo.
Ukyo era uno chef, un affascinantissimo chef.
Aveva dei lunghi capelli color cioccolato legati in una coda
bassa, dei grandi occhi blu avio, delle piccole labbra carnose ed un
sorriso
smagliante.
L'atteggiamento, mentre cuoceva la sua specialità su una
piastra calda e maneggiava con destrezza delle spatole argentate, era
sicuro di
sé e dolce al tempo stesso. Dispensava sorrisi ai suoi
clienti, asciugandosi di
tanto in tanto il sudore con una manica della divisa grigio perla
impreziosita
da bottoni dorati e si muoveva instancabilmente, con una
velocità
straordinaria, riempiendo quei pancakes orientali con ogni tipo di
ingrediente.
I lineamenti del suo viso erano delicati e gentili, quasi
come quelli di una ragazza, e aveva un leggero odore di spezie.
Non appena ebbe finito di servire le numerosissime persone
accorse su quell'angolino di spiaggia per assaggiare le sue okonomiyaki
-che a
quanto pare erano davvero una prelibatezza- corse a salutarci.
<< Venite, ragazzi! >> ci gridò
quando la folla
cominciò a diradarsi, e noi ci avvicinammo.
<< Ciao U-chan! Questa è Jude, la nostra amica
americana >> mi presentò Ranma
<< Jude, Ukyo ed io siamo amici da
quando eravamo due poppanti >>
<< Molto piacere >> dissi io inchinandomi e
lui
fece lo stesso, aggiungendo un “il piacere è tutto
mio”.
<< E lui è Alexander, anche lui è
in scambio culturale
come Jude >> aggiunse poi Akane, tirando una gomitata a
Ranma che mimò un
“ma che ho fatto?” alzando le mani con aria
contrariata.
Ukyo fissò Alexander e mi sembrò quasi arrossire
per un
momento, ma poi rispose al suo inchino e tornò velocemente
dietro al bancone.
<< Allora, voi due, avete mai assaggiato le
okonomiyaki? >>
<< No, mai >> risposi io, enfatizzando le
parole con il movimento della testa.
<< Beh, anche se fosse, non avete mai provato le mie!
Ran-chan gli hai detto che sono le più buone del mondo?
>> scherzò lo
chef.
<< Ma certo! >>
<< Come le volete? >> chiese poi versando
da un
mestolo sette piccole porzioni di impasto e allargandole con una
spatola.
<< Special! Ho già l'acquolina in bocca al
solo
pensiero! >> disse Ranma leccandosi le labbra e
massaggiandosi la pancia
in modo decisamente eloquente.
<< E sia! Sette okonomiyaki special per i miei amici!
Ryoga verresti a darmi una mano? >>
Il ragazzo rispose con un cenno del capo, si rimise l'usuale
bandana gialla, tolta per fare il bagno, e andò dietro al
bancone con il cuoco.
<< Non sapevo che sapessi cucinare anche tu
>>
sussurrai io rivolta a Ryoga.
Da quando eravamo arrivati al mare non avevamo parlato molto
e la cosa, a dire la verità, non mi piaceva. Sembrava quasi
che mi stesse...
evitando?
<< Oh... beh...io >> farfugliò
lui grattandosi la
testa << Me la cavo! Eh-eh-eh-eh... >>
No, forse era solo una mia impressione, in fondo era il
ragazzo timido e impacciato che avevo conosciuto.
<< Oh, su Ryoga, non fare il modesto >>
intervenne
Ranma << Jude, devi sapere che glielo ha insegnato Ukyo!
Quando lui è in
città va spessissimo al suo ristorante... >>
<< Ma che dici Ranma? Ci vado qualche volta,
così, per
salutare... >> rispose Ryoga scaldandosi più
del dovuto.
<< Se lo dici tu! >> proseguì
Ranma in tono
allusivo.
Ukyo non disse niente, rimase con un sorriso accennato sulle
labbra e ci servì i nostri piatti.
Il profumo era delizioso e le okonomiyaki erano decorate
magistralmente, con sottili linee di salsa quasi bordeaux e maionese
che si
intersecavano sui gamberetti formando un reticolato perfetto.
<< Fatemi sapere come sono >> disse il
cuoco
appoggiandosi con i gomiti sopra al bancone e guardandoci trepidante,
ancorando
i begli occhi ai nostri in attesa di una risposta.
La cucina giapponese è un'esperienza unica, un ventaglio di
sensazioni e sapori: delicate o energiche, miti o intense, salate,
acetate,
dolci, ma sempre deliziose.
Fino a quel giorno avevo assaggiato tantissime specialità
del
paese del Sol levante, dato che Kasumi era una cuoca eccezionale, e
anche
dell'ottimo sushi, in un piccolo ristorantino vicino
all'università insieme a
Ranma e Akane, ma l'okonomiyaki era entrata di diritto fra i miei
piatti
preferiti.
Forse era merito dell'impasto o della salsa dal sapore
esotico e particolare, niente che avrei mai potuto trovare a New York,
ma me ne
innamorai al primo morso.
<< Sono squisite Ukyo, complimenti >>
risposi
alla sua domanda con slancio e lui fece uno stupendo sorriso a
trentadue denti.
***
Le prime ore del pomeriggio
arrivarono
calde e afose, e noi dovemmo lasciare Ukyo al suo lavoro, con
la
promessa però che ci saremmo rivisti prima di ripartire.
I ragazzi organizzarono una partita a beach volley e mentre
Akane, Nabiki e Kasumi si erano fermate in un piccolo chiosco con il
tetto di
paglia a bere un drink fruttato da bicchieri decorati con gli
ombrellini, io
ero rimasta seduta sulla sabbia a guardarli.
A guardare le forme armoniose dei loro bei corpi sudati
stendersi, contrarsi e levarsi elegantemente in volo.
A guardare i loro colori rincorrersi, fondersi e poi
distaccarsi di nuovo; a guardarli mentre colpivano con forza la palla
bianca e
blu, mentre si buttavano per terra per riceverla, mentre si
abbracciavano ad
ogni punto.
Rapita dai sorrisi e la loro allegria mi ritrovai a pensare
ad Alexander: così bello e statuario, così
misterioso e riservato nei modi di
fare, così simile a me per certi versi.
E poi a Ryoga. Bello, forte, ma anche timido e gentile e...
sfuggente, ultimamente soprattutto.
Mentre i miei occhi castani erano persi in quello scenario,
improvvisamente una mano sulla spalla mi fece sussultare.
<< Un penny per i tuoi pensieri >>
sussurrò Akane
accovacciandosi sulla sabbia accanto a me << Ti va bene
lo stesso uno
yen? >> aggiunse poi tirandomi una monetina argentata.
Io risi divertita, tornando poi a puntare gli occhi sulla
partita con ancora il sorriso sulle labbra.
Giocherellavo con quel piccolo pezzo di metallo passandomelo
e ripassandomelo fra le dita, mentre il mio sguardo si perdeva oltre i
ragazzi,
direttamente nell'orizzonte.
Akane continuò a tacere al mio fianco, senza dire una
parola,
semplicemente fissandomi e aspettando che mi decidessi a rompere il
silenzio.
<< Non pensavo a niente di particolare...
>>
dissi alla fine in un soffio che pareva rassegnato.
<< Mmm >>
<< Beh... è che... forse è solo una
mia impressione, ma
da quando siamo arrivati qui mi sembra che lui... lui sia un po'
sfuggente
>> mormorai imbarazzata, con la voce più bassa
per non farmi sentire dal
resto del gruppo.
Akane si voltò a guardare i ragazzi proprio mentre il gioco
si era fermato per un secondo e Alexander, venuto più vicino
per prendere un
po' d'acqua, mi aveva sorriso facendomi l'occhiolino.
<< Che dici? Se non ha occhi che per te! Secondo me gli
piaci! >> mi disse in un bisbiglio.
<< Ma se mi ha evitata per tutto il tempo!
>>
<< No, no, credimi. Non lo conosco così bene
ma me ne
sono accorta persino io! >> riprese lei con
più energia, cercando di
rassicurarmi.
<< Credevo foste molto amici... non vi conoscete da
anni? >>
<< Ma di chi stiamo parlando? >>
<< Di... di... ehm... di... Ryoga >> ammisi
infine.
<< Jude, ma... tu e Ryoga..? >> chiese
facendomi
avvampare.
<< No! No! È solo che, beh ecco... mi sembrava
che
fossimo diventati amici, andiamo d'accordo... E invece, tutto ad un
tratto, mi
evita completamente! Credi che si sia offeso per qualcosa che ho fatto?
>>
Akane assunse un'aria pensierosa: << Mmm... forse si
è
accorto che fra te e Alexander... >>
<< Ma non c'è niente fra me e Alexander! Siamo
solo
buoni amici, come credevo di esserlo con lui! >>
<< Allora probabilmente dipende da Ukyo >>
<< Da Ukyo? >> domandai un filino
incredula, non
riuscendo a capire cosa c'entrasse il bel cuoco con lo strano
comportamento di
Ryoga.
<< Sì... sai, Ryoga è stato per
anni innamorato di me
>> mi confidò la mia amica, arrossendo in una
maniera così dolce e pura
che non potei trattenermi dal sorridere a mia volta ricordando
perfettamente le
parole di Ranma: “Ma
chi, Akane? No figurati, ingenua com'è non si accorgerebbe
che un ragazzo è innamorato di lei nemmeno se lui le
scrivesse dei manifesti.”
<<
È... è un
segreto... anche io l'ho scoperto da poco... non credo che lui sappia
che io
so... >> riprese imbarazzandosi sempre di più
<< Ryoga è un ragazzo
davvero buono e dolce, anche se molto timido; un amico ineccepibile e
con un
grandissimo senso della giustizia. Forse, dedicandoti troppe
attenzioni, crede
di fare un torto a Ukyo... ultimamente crediamo che ci sia del tenero
fra
loro... >>
<< Oh... >> non sapevo cosa dire.
<< Una volta, un po' di tempo fa, siamo andati a fare
una scampagnata tutti insieme nella grotta più infestata di
tutto il Giappone,
chiamata “tunnel del perduto amore”
>> cominciò a raccontarmi Akane
sorridendo al solo ricordo << È una galleria
buia, piena di imprevisti e
dove si può entrare solo a coppie. Se l'amore che lega i due
innamorati è
sincero, la coppia uscirà illesa e unita come prima. Se
invece il legame è
debole, gli spiriti riusciranno a separare i malcapitati o i due
finiranno
comunque a litigare e lasciarsi. Beh... Ryoga e Ukyo superarono il
tunnel
insieme! In realtà lo fecero per cercare di separare Ranma e
me, ma quella è
un'altra storia >> concluse in una risata.
<< Akane, temo di non seguirti più! Sono un
po'
confusa... cosa c'entrate tu e Ranma? >>
<< Te l'ho detto! Bisognava entrare a coppie e io
entrai con Ranma e... >>
<< Quindi il ragazzo a cui appartiene il tuo cuore
è...
Ranma? >> chiesi io sogghignando nel vederla imporporarsi
e spalancare i
begli occhi color del whisky.
<< Eh? Ma figurati se posso essere innamorata di quel
baka! >> rispose con la voce più alta di
un'ottava << Solo che
Nabiki entrò con Kuno, Mousse si attaccò come al
solito a Shan-pu e mio padre
entrò con Kasumi. Il signor Genma con Cologne (la vecchia
bisnonna di Shan-pu)
Kodachi con Sasuke... che altro
potevo
fare? Sono dovuta per forza entrare con Ranma... non che la cosa mi
entusiasmasse più di tanto... >>
finì riprendendo fiato.
<< Il non
piacere è stato tutto mio, maschiaccio!
>> le gridò Ranma dal campo da gioco facendole
la linguaccia.
<< Che vuoi tu? Non ascoltare i nostri discorsi da
donne! >>
<< Io di donna ne vedo una sola e comunque Jude, dovevi
vederla la tua amica mentre si stringeva a me temendo che ci fosse
qualche
fantasma! “Ohhh, che paura che ho Ranma!!!” e
intanto mi abbracciava! >>
la prese in giro lui parlando in falsetto per farle il verso.
<< Andiamocene via, Jude qui non si può stare
in pace!
>> disse Akane scattando in piedi e mi
trascinò lontano aggrottando le
sopracciglia spazientita e facendogli una boccaccia come riposta.
<< Non mi ricordo... >> finse lei
grattandosi la
nuca.
<< Mmm... vediamo... tu che ti avvinghi a Ranma...
>>
<< Eh?? No, no... io non mi sono avvinghiata proprio a
nessuno! Non ascoltarlo! >>
<< … >>
<< Tornando al discorso di Ryoga... ecco, lui e Ukyo
uscirono da quel tunnel insieme. Ranma sostiene che da quel momento
Ryoga abbia
smesso di sperare che tra me e lui.... beh ecco... sì,
insomma hai capito
dai... >>
<< Potesse succedere qualcosa >> completai
per
lei.
<< Esattamente. E lo stesso vale per Ukyo >>
<< Ukyo? >> domandai ancor più
confusa <<
Ukyo voleva uscire con te? >>
<< Eh? Ma no, non con me naturalmente. Con Ranma! Anche
se da quel momento in poi smise di andargli dietro come faceva prima
>>
<< Anche Ukyo andava dietro a Ranma? >>
<< Soprattutto Ukyo! Quasi peggio di Shan-pu e Kodachi!
>> asserì lei con l'aria di una che la sa
lunga, ma poi si affrettò a
correggersi: << No, peggio di Shan-pu no!
>> aggiunse poi facendo
scoppiare entrambe in una sonora risata.
<< Ma... non sono amici? >>
<< Oh sì, molto amici! Si conoscono da quando
erano
bambini solo che beh, è una storia lunga! >>
<< Ho tempo >> risposi mentre cominciavamo
a
passeggiare lungo la riva.
<< Ranma è arrivato qui solo qualche anno fa
ma prima
ha avuto una vita molto difficile. Quando era ancora piccolo suo padre
lo
strappò alle cure della madre per portarlo con sé
in viaggio di addestramento
per tutto il Giappone e buona
parte
della Cina. Sotto la guida di Genma, Ranma è diventato
l'abile artista marziale
che hai potuto ammirare. Si è allenato in molti posti
apprendendo una
moltitudine di tecniche diverse, ecco perché oggi
è così forte >> mentre
Akane seguitava nel racconto io mi soffermai un momento a guardarla e
capii
quanto fosse fiera di lui, non solo dalle parole che gli riservava, ma
anche
dai sorrisi teneri che faceva quando si interrompeva. Per non parlare
degli
occhi che, assottigliati e persi nell'orizzonte, celavano uno sguardo
ricolmo
di ammirazione e affetto; forse non guardavano nulla di particolare,
semplicemente vedevano oltre.
<< È stato proprio durante uno di questi
viaggi
che Ukyo e
Ranma si sono conosciuti e sono diventati amici. Un giorno si
imbatterono nel
signor Kuonji, il padre di Ukyo. Anche lui era un cuoco di okonomiyaki
e aveva
un chiosco mobile. Devi sapere che Genma e Ranma
non avevano molti soldi, dormivano in una
tenda e mangiavano quando potevano, così Genma, pur di
assicurarsi del cibo,
promise al signor Kuonji, in cambio del carretto di okonomiyaki, che
Ranma e
Ukyo si sarebbero sposati una volta adulti. Inutile dire che poi
rubò il
chiosco e non si fece più vedere... >>
Io ascoltai avidamente quella storia bizzarra e strampalata,
in perfetto stile “Saotome”, e Akane
proseguì, raccontandomi di quando Ukyo,
una volta ritrovato Ranma, inizialmemente ce l'avesse con lui per la
storia del
chiosco rubato, ma anche di come, dopo poco tempo, fosse caduto preda
anche lui
del fascino del nostro bellissimo amico innamorandosene perdutamente.
<< È per questo che si chiamano in quello
strano modo?
>>
<< Ran-chan e U-chan, dici? >>
Io annuii e Akane sorrise.
<< Sì, anche. I suffissi onorifici hanno
sfumature
abbastanza complicate da capire nella lingua giapponese
>> disse mimando
la voce del nostro professore di storia della cultura giapponese.
<< Il suffisso “-chan” è
per di più un vezzeggiativo,
viene usato da una persona adulta per riferirsi ad una più
giovane. Ad esempio
mio padre potrebbe chiamarti Jude-chan, o anche Kasumi
perché è più grande di
te. E poi si usa anche fra persone che hanno moltissima confidenza: tra
fratelli per esempio, o amici di vecchia data e infine tra fidanzati...
a
volte... anche se è più intimo chiamarsi solo per
nome... >>
<< Mmm ho capito... e io, ad esempio, come dovrei
chiamarti? >>
<< Tu potresti chiamarmi Akane-chan perché
ormai siamo
grandi amiche! >> rispose lei con il suo solito sorriso
contagioso
<< E io ti chiamerei Jude-chan! >>
<< E invece come dovrei chiamare Ranma? >>
<< Ranma-kun. Il suffisso “-kun” per i ragazzi e
“-san” per le ragazze si usa
fra persone che sono amiche ma hanno meno confidenza. Per esempio Ryoga
mi
chiama Akane-san, anche se ci conosciamo da anni, perché
è troppo rispettoso e
timido per chiamarmi Akane-chan, sarebbe sconveniente. E poi sono
indici di un
rispetto maggiore: si usano quando chiami una persona più
grande di te, per
esempio io e te dovremmo chiamare Kasumi Kasumi-san perché
è più grande di noi >>
<< Quindi Ranma chiama Ukyo U-chan perché sono
amici da
moltissimo tempo e Ukyo lo chiama Ran-chan sia per la loro amicizia e
sia in
nome del suo amore? >>
<< Credo di sì >> rispose lei
ridacchiando.
<< Anche se... >>
<< Anche se recentemente anche Ryoga ha cominciato a
chiamare Ukyo U-chan >>
Io non dissi nulla e continuai a camminare guardando le
persone che passeggiavano davanti a me.
E così Ryoga si comportava in questo modo strano
perché,
dimenticando Akane, si era avvicinato sempre di più a Ukyo,
il bellissimo cuoco
precedentemente innamorato di Ranma per via di una vecchia promessa
fatta a suo
padre da Genma.
Non potei fare a meno di pensare che Ranma era una specie di
carta moschicida per le situazioni più assurde: Kodaci Kuno,
la sorella di
Tatewaki, era innamorata di lui e cercava di attirarlo a sé
avvelenandolo e
rapendolo con frequenza mensile; Shan-pu, la bellissima amazzone
cinese, era
convinta di doverlo sposare perché lui l'aveva battuta in
uno scontro e le
severissime leggi del suo villaggio le imponevano questa regola; e ora
venivo a
sapere che anche Ukyo era legato a Ranma per qualcosa che andava contro
la sua
volontà.
Mi ritrovai a chiedermi se, fra tutte quelle bislacche
fidanzate, Ranma ne avesse una che aveva scelto col cuore.
A Nerima sembrava vigere una regola particolare: la maggior
parte delle ragazze era innamorata di Ranma, per via di qualche
bizzarro
evento, regola o semplicemente perché ammaliata dal suo
fascino a cui nessuno
sembrava poter resistere. I ragazzi invece non avevano occhi che per
Akane. Ad
eccezione di Ukyo a quanto pareva e Mousse, che vedeva solo
Shan-pu.
Continuando a fissare con sguardo vuoto di fronte a me, non
potei non cominciare a chiedermi come mai. Eppure questo quartiere
speciale a
nord est di Tokyo brulica di ragazze e ragazzi dalla bellezza
mozzafiato.
Chissà se Akane e Ranma erano interessati a qualcuno dei
loro
pretendenti oppure no.
E chissà se, a parte le coppie nascenti come Nabiki e Kuno
-ormai era evidente ci fosse un certo feeling fra loro-, anche gli
altri miei
strampalati amici celavano nei loro cuori un amore diverso, nascosti
sotto
l'alibi di essere ancora innamorati di Ranma o Akane.
Il mio pensiero andò subito a Ryoga e Ukyo e una fastidiosa
sensazione mi attanagliò lo stomaco.
Chissà se...
Dall'altra parte della spiaggia Ukyo si stava facendo largo
fra la folla di bagnanti per raggiungerci. Indossava ancora l'uniforme
da
lavoro con la cui manica si stava asciugando il sudore che gli
imperlava la
fronte.
<< Ukyo, hai finito il turno per oggi? >>
chiese
Akane.
<< Sì! Ohhh, che fatica e che caldo!! Ma dove
sono gli
altri? >>
Prima ancora che qualcuna di noi potesse rispondergli, i
ragazzi ci vennero incontro con fare irruento, alzando un gran
polverone e
travolgendoci come una valanga.
<< Noi abbiamo bisogno di un altro bagno!
>>
gridò Ranma correndo verso l'acqua.
<< Già, siamo di nuovo tutti sporchi
>> aggiunse
Kuno raggiungendolo.
<< Hey aspettatemi, vengo anche io!! >>
disse
Ukyo con entusiasmo, poi sfilò dalla tasca una sottile
fascia arancione e se la
annodò sulla testa facendo un grande fiocco, tirando
indietro una parte di
frangia e sciogliendosi i capelli.
Proprio nel momento in cui realizzavo che il ragazzo dai
tratti delicati che sembrava quasi una ragazza in realtà era
una
bellissima ragazza per niente androgina, lei si tolse la divisa da chef
e
mostrò un fisico tonico e asciutto, messo in risalto da un
bellissimo costume
con il reggiseno a fascia e le culottes blu notte, bordato di arancione
come il
nastro che le reggeva i capelli.
Forse, in quel preciso istante, seppi che nome dare a quella
strana sensazione che mi pesava sullo stomaco.
La mia espressione doveva apparire proprio stupita -oltre che
molto stupida- perché Akane mi guardò apprensiva:
<< Tutto bene, Jude? >>
<< Sì... >> sussurrai io ancora
incredula
<< Ma Ukyo... Ukyo è una ragazza!
>> chiesi mentre tutto nella mia
testa acquistava magicamente senso.
Akane scoppiò a ridere molto, molto, ma molto divertita.
<< Hey... è fraintendibile! >>
dissi mettendo un
piccolo broncio e sentendomi leggermente offesa dalla mia amica che si
stava
prendendo gioco di me.
<< No, no, scusami, Jude >>
annaspò lei non
riuscendo a fermarsi << È che anche Ranma
inizialmente ha creduto che
fosse un maschio! Però hai ragione, Ukyo ha vissuto molti
anni comportandosi
come un ragazzo, ha persino frequentato una scuola maschile!
>>
Io annuii pensierosa mentre Akane venne scossa da una nuova
ondata di risate senza fine.
<< Scusami... è che è
così comico! Sono stata mezz'ora
a parlarti di Ukyo, Ranma e Ryoga... chissà cosa devi aver
pensato!! >>
<< Già >> feci io, ma il
pensiero che Ukyo fosse
una ragazza non mi divertiva poi così tanto.
La osservai ancora, con consapevolezza questa volta, mentre
si aggrappava alle spalle di Ryoga solleticandogli la pelle accaldata
con i
capelli scuri, mentre rideva sfoggiando una dentatura perfetta, mentre
saltellava in acqua facendo risaltare le sua forme sinuose.
Era davvero bellissima, ancora di più da ragazza che da
ragazzo.
<< Akane, Jude, che ci fate ancora lì?
>> gridò
Ranma uscendo dall'acqua e rientrandoci trascinandosi dietro un'Akane
rassegnata ma divertita.
<< Coraggio >> mi disse Alexander
invitandomi a
raggiungerli con un cenno della mano.
<< Dai Jude, vieni anche tu! >>
urlò Ryoga ed io
entrai in acqua.
***
La nostra gita al mare era
giunta al
termine.
Le risate, i giochi, i bagni, le corse, tutto era cessato ed
era arrivata l'ora di tornare a casa mentre il sole si stava preparando
a darci
la buonanotte.
Ci incamminammo verso il nostro pulmino guardando le
fotografie che Nabiki aveva scattato in quella giornata piena di
emozioni e
nuove scoperte.
Ce n'erano alcune in cui eravamo tutti insieme, in posa o
buttati gli uni sugli gli altri fra la sabbia, alcune in cui
sorridevamo e
altre nelle quali facevamo delle buffe boccacce. Ce n'erano poi un paio
dei
ragazzi mentre giocavano a beach volley, una di Ukyo mentre cucinava,
una mia e
di Akane mentre passeggiavamo sulla battigia, una di Kuno che prendeva
il sole
e una di Kasumi al telefono.
Ma la più bella era quella scattata per ultima.
Eravamo appena usciti dall'ultimo bagno e Nabiki aveva
gentilmente chiesto ad un passante di farci una foto. Il dito poco
esperto di
quel signore grassoccio e con pochi capelli aveva catturato una scena
splendida: Kuno, il primo a sinistra, gonfiava il petto mentre Nabiki,
che lui
teneva abbracciata per la vita, alzava gli occhi al cielo; di fianco a
loro Kasumi
con la mano sinistra alzata in segno di saluto e sul volto il sorriso
di chi ha
passato una bella giornata; poi Ranma che teneva un braccio intorno a
me e
l'altro intorno ad Akane mentre con l'indice e il medio di entrambe le
mani faceva il
segno “V” di vittoria; accanto a
noi, simpaticamente inginocchiato di fianco alle mie gambe, Alexander;
ed
infine Ukyo che faceva una linguaccia e Ryoga che sorrideva mostrando i
canini.
Guardai quella foto per un minuto intero soffermandomi ad
osservare con attenzione i volti rilassati e sorridenti dei miei
compagni di
avventura. Ne mancavano alcuni, come Kodachi, Shan-pu e Mousse che
avevo già
conosciuto, e altri che avrei incontrato a breve e che mi avrebbero
regalato
altre pagine da raccontarvi, ma mi innamorai a prima vista di quella
foto.
<< Ti costerà cento yen! >>
gridò quella in
risposta.
<< Sei sempre la solita!! >>
<< Squadra che vince non si cambia. Jude, per te
è
gratis tranquilla >> disse ancora facendomi l'occhiolino.
<< Quella ragazza non cambierà mai!
>> riprese
Ukyo con un sorriso rivolto a me.
Fra tutte le “fidanzate” di Ranma lei era di sicuro
la più
cordiale.
Lei che, come mi aveva raccontato Akane, si definiva “la
fidanzata carina” e carina lo era per davvero.
Era indubbiamente meno sexy e provocante di Shan-pu, che era
bella come un'attrice, e sicuramente più sana di mente di
Kodachi, che -pazzia
a parte- aveva un fascino altero con quei due occhi glaciali.
Ma Ukyo aveva in lei un certo non so che, un qualcosa che la
rendeva estremamente “carina” non solo nell'aspetto
fisico ma anche nei modi,
sempre gentili e amichevoli, tanto che nemmeno una
“rivale” avrebbe potuto non
volerle bene.
<< Allora, come ti trovi qui da noi? >> mi
domandò camminando al mio fianco.
<< Oh molto bene, il Giappone mi piace tantissimo e le
persone sono tutte così simpatiche! >>
<< In particolare una eh, Jude? >>
ironizzò
Nabiki con il suo solito acume pungente.
<< Chi? >> chiese Ukyo curiosa
<< Non sarà
mica Ranma? >>
<< No. La nostra Jude va molto d'accordo con Ryoga...
vero? >> rispose provocatoria la ragazza con il caschetto.
<< Oh... >> disse Ukyo <<
In... in che
senso? >>
<< Non ti darà certo fastidio, no? Tu sei la
fidanzata
di Ranma dopotutto... >> precisò Nabiki.
Più passava il tempo e più mi accorgevo che
“iena” era
davvero il soprannome perfetto per lei.
<< Dopotutto... >> fece eco la cuoca.
<< In nessun senso, io e Ryoga siamo solo buoni amici,
come con tutti gli altri dopotutto >>
riposi io puntualizzando e
finalmente il respiro di Ukyo tornò regolare.
<< Ah già, dimenticavo Alexander!
>> fu l'ultima
frase di Nabiki accompagnata da un occhiolino mentre saliva i gradini
del
pulmino.
<< Finalmente! Stavamo aspettando voi per partire!
>> ci disse Kuno porgendo il navigatore alla ragazza
appena entrata e
così partimmo.
E Ukyo partì con noi.
***
Il viaggio di ritorno fu
l'esatto
contrario di quello di
andata.
Eravamo tutti così stanchi che quasi nessuno parlava; ce ne
stavamo in silenzio, con gli occhi semi chiusi, ad ascoltare la musica
mentre
il sole calava.
Chi senza pensieri, chi con mille domande, chi senza riposte,
chi con molta confusione.
Poi, improvvisamente, Ranma si mise in ginocchio sul suo sedile
e si girò verso Akane e me, sedute dietro, indicandoci il
finestrino.
<< Guardate! >> disse e noi ci voltammo.
L'alba aveva accompagnato la nostra andata, il tramonto stava
accompagnando il ritorno.
Fuori il cielo era un concerto di colori.
Bagnate da una luce calda e arancione, Akane ed io rimanemmo
senza fiato.
<< Non è bellissimo? >> ci
chiese Ranma
continuando a guardare il meraviglioso spettacolo che la natura ci
stava
regalando.
La luce solare inondava tutto con le sue cascate color ambra,
facendo apparire ogni cosa più sfavillante, dorata e
preziosa.
Soprattutto i nostri occhi. Di qualunque colore fossero,
erano resi ancora più belli dal riflesso del sole che ci si
specchiava dentro.
<< Sì, Ranma, è meraviglioso
>> rispose Akane
spostando lo sguardo verso di lui che stava assorbendo le sfumature del
cielo
mentre le sorrideva.
E mentre ammiravamo incantati quella danza di colori, di
nuovo una canzone riempì l'aria. Ma questa volta quasi tutti
ne cogliemmo il
senso.
(C'è un buco
nella mia anima)
I can't fill it, I can't
fill it.
(Io non posso riempirlo)
There's a hole in my soul
(C'è un buco
nella mia anima)
Can you fill it? Can you
fill it?"
(Puoi riempirlo tu?)
Puoi riempirlo tu?
Prima di tutto una piccola nota tecnica: la canzone che i ragazzi ascoltano per ben due volte e che dà il titolo al capitolo si chiama Flaws ed è dei Bastille. A parte la melodia molto orecchiabile e il bel testo, io la consiglio alle estimatrici del british accent come me... il modo in cui il cantante dice "can" è wow!!
Poi... cominciamo con i ringraziamenti.
Prima di tutto un grazie speciale ad una persona senza la quale non solo questo capitolo non avrebbe visto la luce, ma probabilmente la mia storia avrebbe subito un pesante stop (dato che la fantasia e la voglia cominciano a scarseggiare), la mia motivatrice e beta... Gretel85! Ho solo una parola per lei (e i suoi audio): irrinunciabile!
Il secondo grazie va al Signor Treccani che ci ha fatte diventare matte con le sue regole alquanto contestabili XD
Ancora, un grazie di cuore alla mia Matrona che mi ha aiutata a spiegare i suffissi onorifici giapponesi, le parole di Akane sono le sue <3
Infine (ma non per importanza), grazie a Pierre e Pia che hanno scelto i costumi da bagno dei nostri protagonisti!
Come farei senza di voi?
Dedico questo capitolo alle mie meravigliose Ladies e a chi ha sempre la pazienza di aspettarmi!
Ovviamente grazie a chi leggerà e a chi recensirà, sapete che mi fa tantissimo piacere!
Bene... vi lascio al prossimo capitolo (nemmeno ci provo a dirvi che sarò puntuale) nel quale ci aspetta...?
Baci, Aronoele (: