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Autore: Kaimy_11    08/02/2015    2 recensioni
Si può scoprire come una guerra possa unire, invece che dividere.
In un mondo tanto attento alle regole, alle leggi, una trasgressione può diventare bella e importante quanto un fiore nel deserto.
Forse amare significa trasgredire, forse per un capofazione degli Intrepidi proteggere qualcuno per lui importante potrebbe essere un rischio troppo grande.
Ma come rinunciare ad una persona capace di essere forte e testarda quanto lui, ma che al tempo stesso sa come dare pace al suo cuore tormentato?
Sarà davvero il fuoco che scioglie il ghiaccio, o il ghiaccio a spegnere il fuoco?
In guerra e in amore tutto è permesso...
Genere: Drammatico, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Eric, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Movieverse, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti
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- Questa storia fa parte della serie 'The reason '
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28. Perso per sempre

 

 

 

Quando erano ritornati davanti alla pesante porta scorrevole, questa era stata aperta dalle due guardie per permettere ad Aria di entrare come le era stato ordinato.

Peter invece sarebbe rimasto fuori, di guardia.

Avevano appreso da Robert i loro rispettivi ruoli, e ricevuto l’informazione che i capifazione si erano radunati nei sotterranei per gestire gli Intrepidi che si stavano risvegliando.

Ovviamente Aria non volle soffermarsi su quel particolare, altrimenti avrebbe dovuto chiedersi come sarebbe stato essere mossi e comandati da un computer a distanza senza aver più nessun controllo del proprio corpo. Non sapeva, e non voleva sapere, cosa ne era della propria coscienza, forse veniva spazzata via anche quella insieme alla intenzioni motorie.

Non riusciva a pensare a Sasha o a Will spenti e privi di ogni emozioni e senza pensieri, guidati unicamente dalla simulazione.

Non le restava che sperare che andasse tutto per il meglio e che non accadesse niente di brutto a nessuno.

Dentro la sala, dovette attraversare un ampio corridoio e, svoltato l’angolo, vide i macchinari sistemati nella parte più luminosa dell’ampia camerata intervallata e sorretta da diverse colonne portanti. Gli Eruditi erano indaffarati e si muovevano come degli automi unicamente concentrati sui loro compiti ma, fra tutti, Aria individuò una persona che lei conosceva molto bene.

Vide la sua chioma di capelli dorati raccolti accuratamente in una coda di cavallo e distinse il modo elegante con cui muoveva il collo, le sue spalle elegantemente diritte, ed avvertì un moto di nausea.

Sua sorella Amber era la figlia perfetta che ogni Erudito avrebbe voluto, era la preferita dei loro genitori e la rappresentazione vivente del tipo di persona che Aria sarebbe dovuta diventare, se avesse seguito alla lettera gli insegnamenti della sua famiglia e dalla sua vecchia fazione. Ma lei non aveva mai prestato attenzione a quelle regole, manifestando fin da subito il suo desiderio di libertà e di appartenere ad un’ altra fazione e, quella sua scelta, era stata la sua rovina.

Amber era stata più fortunata, per lei era stato semplice identificarsi con la sua famiglia e diventare non solo un’Erudita rispettabile, ma anche un fedele aiuto per la loro rappresentante Jeanine.

Affiancò la postazione a cui sedeva e rimase in silenzio, un passo dietro di lei, senza emettere nemmeno un suono. Notò che sua sorella sedeva in un angolo appartato rispetto agli altri operatori che si occupavano di faccende e di comandi secondari, questo le fece capire che Amber, lì dentro, doveva avere un ruolo particolare.

Per la comunità era stata proprio quest’ultima a scoprire il meccanismo che permetteva di unire i trasmettitori del siero alle cellule celebrali. Nessuno sapeva che derivava dalla mente di Aria l’idea che l’ aveva portata ad elaborare un progetto soddisfacente.

Sua sorella aveva mentito e si era presa tutto il merito della loro scoperta solo per farsi notare da Jeanine, ma chissà se sapeva quanti vantaggi le avrebbe concesso realmente la sua scoperta.

-Un “grazie”, potrebbe anche andare bene!-

Sentendola, Aria sussultò, non l’aveva neanche vista parlare. Continuando a tamburellare con le dita sullo schermo che stava gestendo, aveva colto l’occasione  per aggredirla. Con lei usava sempre un tono di voce freddo e superficiale, si divertiva a correggerla di continuo e a sminuire ogni cosa che faceva.

-Come, scusa?- le rispose, battendo la palpebra per comprendere meglio la situazione, pur mantenendo la calma.

A quel punto Amber si girò verso la sorella e, i suoi occhi cristallini perennemente freddi e privi di emozioni, si posarono su Aria come si sarebbero posati su qualcosa di estremamente sgradevole.

-Sei qui grazie a me!- sottolineò, spiegandosi con precisione come se stesse dialogando con un bambino. –Se non avessi chiesto di te, saresti insieme agli altri… sai cosa intendo!-

Una volta soppresso l’impulso di urlare, Aria serrò ancora di più i pugni.

Sua sorella faceva parte di quei mostri privi d’anima che avevano pianificato un attacco ai danni degli Abneganti usando i soldati Intrepidi, a cui però non avrebbero chiesto il permesso, poiché avevano trovato un sistema per farli combattere anche conto la loro volontà. Era spregevole manipolare un’intera fazione e, per quanto gli Abneganti non fossero adatti al governo, non credeva ci fosse bisogno di far scoppiare una guerra.

Forse, invece, Amber credeva che tutto quello che stava accadendo fosse lecito e si preoccupava solo di averla risparmiata alla simulazione. Sapeva che era qualcosa di sbagliato, ma a lei bastava aver salvato sua sorella e pretendeva di essere ringraziata. Oppure, dettaglio da non sottovalutare, voleva unicamente evidenziare la sua superiorità, come sempre.

Era lei quella con un ruolo importante, in fondo.

Ma non l’avrebbe mai ringraziata, non mentre guidava i suoi di compagni come se fossero semplice e vuoti burattini contro un’altra fazione innocente.

Si prese del tempo per fingere di ragionare sulle sue parole, poi mosse un dito in aria come se avesse afferrato la risposta, piegò le labbra in un sorriso spento e avanzò verso di lei.

Si chinò per sussurrarle direttamente all’orecchio.

-Lascia che ti dica una cosa: se fosse stato per te, sarei già sotto simulazione!- si scostò e le lanciò un’occhiata carica di risentimento. –A tutti è stata fatta un’iniezione ieri sera, ma la tua personale richiesta è arrivata solo sta mattina.-

Amber non si scompose. –Tutto calcolato! Se non te ne fossi accorta, guido io la simulazione, e ti avrei tenuto fuori.-

-Sono qui grazie a me stessa, Amber!- dichiarò, puntandosi un dito contro al petto. –E anche grazie a… qualcun altro!-

Concluse distogliendo lo sguardo e rifiutandosi di pensare ad Eric, altrimenti l’angoscia l’avrebbe assalita di sicuro.

Chissà dov’era e cosa avrebbe realmente fatto.

Si rifiutò di ricordare, inoltre, che se lei ed Eric erano riusciti a convincere Finn a lasciarli andare, era stato proprio perché aveva inventato la storia che sua sorella avrebbe avuto bisogno di lei.

Che poi, fortunatamente, si era rivelata la verità.

-Si può sapere cos’è tutto questo astio nei miei confronti?- volle sapere Amber, allargando le braccia. –Insomma mi sono preoccupata per te!-

Una risata amara le sfuggì dalle labbra. -È esattamente questo il problema! Tu che ti preoccupi per me? Sei forse fuori di testa?-

Amber inarcò le sopracciglia e la guardò per interminabili secondi, come se si aspettasse che aggiungesse altro.

Un Erudito vicino a loro guardò Amber e si tranquillizzò solo quando lei gli fece segno che era tutto a posto.

-Che stai dicendo?-

Aria scosse la testa. -Fai finta di non capire? Non mi pare di ricordare di aver avuto una sorella gentile e premurosa, ma solo una presuntuosa so tutto io che non perdeva occasione per farmi sentire inutile!- Serrò un pugno. -Vogliamo parlare di tutte le volte che sei corsa dalla mamma a fare la spia contro di me, ogni volta che facevo qualcosa?-

Il silenzio si prolungò per diversi secondi, poi Amber assottigliò il suo sguardo solitamente altezzoso e parlò con calma.

-Lo facevo per te…-

-Che cosa?- Aria si riscoprì indignata e profondamente offesa da quella semplice risposta.

-Volevo che capissi che non dovevi cambiare fazione!-

-E perché? Cosa c’era di sbagliato?-

L’Erudita abbassò per un attimo la testa e, quando tornò a guardarla, era estremamente seria.

-Avevo dodici anni quando ho scoperto, da nostro padre, che gli Eruditi pianificavano qualcosa contro gli Abneganti. Quando ho capito che gli Intrepidi non sarebbero stati trattati esattamente nel migliore di modi, ho tentato di proteggerti!-

-Menti!-

-Non volevo perdere mia sorella, okay?-

-Che grande gesto di egoismo, sempre ammesso che sia vero quello che dici!-

Amber sollevò un mano per indicarle di lasciarla finire di parlare. –Volevo che restassi con noi, che diventassimo entrambe ricercatrici, come papà! E lo volevano anche i nostri genitori, per questo ti riprendevano sempre!-

Fu quello il preciso momento in cui Aria sentì qualcosa rompersi dentro di lei e la sua tolleranza azzerarsi.

Non poteva più tollerare quel discorso privo di senso. Sollevò il mento e fece un respiro profondo, imponendosi di mantenere i nervi saldi, anche se dovette intrecciare le braccia al petto per impedirsi di compiere qualche sciocchezza.

-E dimmi, era con le minacce che cercavano di tenermi con loro?-

Guardò Amber negli occhi, sforzandosi di non mostrarle il suo turbamento, ma la voce le tremava per la rabbia.

-Era terrorizzandomi a morte, e facendomi sempre sentire inutile e debole, che volevano dimostrarmi il loro affetto? L’unica cosa che hanno ottenuto è stato farmi scappare!-

-Nessuno è perfetto!-

-Perdonami, ma detto da te suona ridicolo. Un’Erudita che non crede nella perfezione? Attenta a non farti sentire in giro, o crederanno che sei pazza!- La beffeggiò.

-Abbiamo commesso un errore con te. Nemmeno io ho fatto la scelta migliore, avrei dovuto fare la sorella, non la maestrina!- Proclamò Amber, senza lasciarsi intimorire.

-Come puoi dirlo? I nostri genitori ti adoravano e tu non facevi che ricordarmelo. Mi toglievi tutto e ti credevi sempre migliore di me!- Le ricordò.

Controllare le proprie emozioni, per Aria, diventava sempre più difficile. Avrebbe quasi preferito finire sotto simulazione.

-Ti ho sempre protetto!-

-E come? Facendo la spia?-

-Te l’ho già detto, volevo che smettessi di comportarti come un’ Intrepida, sperando che restassi un’ Erudita!-

-Il tuo è stato un grave errore!- scosse il capo e smise di guardarla, abbracciandosi tenendo le braccia incrociate al petto.

-Lo so!- Ammise Amber, scivolò giù dalla sedia ed avanzò di un passo.

E, per la prima volta da anni, le mostrò un’espressione realmente pentita e veritiera.

Non il solito gelo che emanava con abitudine.

-Ma, tutte le volte che stavi male, io c’ero!-

Nella mente di Aria tornò il ricordo del suo test finale e delle sue paure. Le era bastato il ricordo di sua sorella che correva in suo soccorso quando veniva stravolta da terribili attacchi di panico, intrufolandosi nella sua camera, per superare la paura. Era Amber che le copriva le orecchie con i suoi polsi e la tranquillizzava facendole sentire il battito del suo cuore.

Ma era stato molto tempo prima, quando erano solo due bambine gemelle che si aiutavano a vicenda.

Da bambine era bello giocare a recitare la parte della dura, della sorella maggiore che proteggeva sempre Amber. Si era assunta le colpe al posto suo per anni, l’aveva difesa quando la prendevano in giro, ma crescendo tutto si era ribaltato contro di lei.

Se da piccole essere la sorella forte e intraprendente era stato apprezzato, da grande il suo comportamento veniva identificato come sbagliato.

Assumersi le responsabilità per entrambe non era più un dovere gratificante, ma una condanna del tutto inutile e inapprezzata.

Crescendo le risate erano scemate in un sussurro lontano, e il loro legame si era affievolito sempre di più.

Scosse la testa.

-Io mi prendevo cura di te!- scandì indicandosi. –E come sono stata ripagata? Finendo in punizione quando mi arrampicavo per recuperare la tua stupida palla?-

Amber non rispose.

-Ricordi il giorno del nostro compleanno, quando mi sono presa la colpa per la torta che tu avevi fatto cadere? La mamma ha preso il mio regalo, il libro che voleva tanto e lo ha dato a te. E tu, invece di darmelo, lo hai strappato durante la notte!-

Amber Trasalì. -Non potevo dartelo, la mamma ci avrebbe scoperte e te lo avrebbe portato via. Se non potevi averlo tu, io di certo non lo volevo, e non volevo farti stare male sapendo che era in casa e che non potevi leggerlo. Così l’ho strappato!-

Aria batté le palpebre più volte, non sapendo se credere a ciò che aveva sentito. Poi le ritornarono ancora alla mente le risate di due bambine gemelle che spezzavano il silenzio del quartiere degli Eruditi, e per un attimo fu difficile allontanarle.

Ma sua sorella era cresciuta e non aveva più riso né giocato con lei.

-Ho avuto io l’idea del sistema a spettro gemello, ti ho convinto a dire a tutti che era un’ intuizione che avevamo avuto insieme. E tu invece sei corsa di nascosto da nostro padre per prenderti tutto il merito, inventandoti che avevi scoperto tutto da sola!-

Aria non si sforzò di nascondere il risentimento che la stravolgeva.

-L’ho fatto per te!- fu la risposta di Amber, che la guardò negli occhi senza timore. –Ormai avevo capito che non stavi più bene con noi e che volevi davvero diventare un’ Intrepida. Pensi davvero che ti avrebbero lasciato andare via, se fossi stata l’artefice di una scoperta tanto importante?-

-E come avrebbero mai potuto impedirmelo?-

Però, quando smise di parlare, capì subito che Amber aveva ragione.

La verità le attraverso la mente come una scarica elettrica. Nessuno poteva impedirle di fare la scelta della fazione che preferiva, ma potevano costringerla e minacciarla.

Esistevano mille modi che gli Eruditi, suo padre, e soprattutto Jeanine, avrebbero potuto usare contro di lei per convincerla con le cattive a restare fra gli Eruditi e a lavorare per loro. Magari le avrebbero rivelato il loro piano, le avrebbero detto che quel siero di simulazione era destinato agli Intrepidi e, a quel punto, non avrebbe avuto altra scelta che restare.

-Sai che c‘è?- disse Aria, rifiutandosi di sostenere lo sguardo della sorella. –Credo che posso proteggerti anche da fuori!-

Si voltò e si avviò a grandi passi verso l’uscita.

Non era quella la verità, sua sorella e suoi genitori non le avrebbero mai perdonato la scelta che aveva fatto, senza dimenticare che le avevano fatto passare un infanzia da inferno. Le avevano sempre detto che, se avesse cambiato fazione, avrebbe dovuto dimenticarsi di avere avuto una famiglia e lei lo aveva fatto.

Non poteva arrivare sua sorella e dirle che, in tutti quegli anni, le aveva davvero voluto bene.

Si rifiutava di crederci.

Purtroppo non poteva lasciare il centro di controllo, non senza rischiare di venire ripresa da Robert, che le avrebbe chiesto perché era uscita quando il suo compito era quello di sorvegliare gli Eruditi addetti alla simulazione.

Forse persino Peter le avrebbe posto fastidiose domande, quindi non aveva intenzione di disobbedire agli ordini in un momento tanto delicato come quello.

Svoltò l’angolo e si fermò nell’androne subito dopo la pesante porta scorrevole. Probabilmente non sarebbe successo niente per diverso tempo e, se mai qualcosa fosse andato storto, di certo gli aggressori sarebbero passati dalla porta a meno che non fossero dotati di corpi evanescenti, perciò non poteva scegliersi un posto migliore per rispettare i suoi doveri.

Si lasciò scivolare contro una parete e si sedette per terra, lontana da occhi indiscreti, anche se di tanto in tanto qualche Erudito si sporgeva per tenerla d’occhio. Notò che quelle persone, invece di lavorare ai macchinari come Amber, erano solo di controllo e si accorse della pistola che avevano legata alle loro cinture, chiedendosi se sapessero davvero usarla.

Inoltre, con la fazione addetta alla armi dalla loro parte, di cosa avevano realmente paura?

Aria serrò gli occhi e desiderò con tutta sé stessa che, in caso che il piano non fossero andato come previsto, i suoi compagni non si infuriassero per essere stati messi sotto simulazione e non si rivoltassero contro tutti loro, contro gli Eruditi e contro i capifazione Intrepidi.

I minuti passarono, il tempo iniziò a scorrere quieto, scandito dal rumore di dita che battevano sui monitor dei computer.

Continuava a sentire il ticchettio delle scarpe degli Eruditi che si muovevano continuamente per l’ambia sala e, da fuori, le guardie rimanevano assolutamente silenziose.

Chiuse gli occhi e si concentrò sul proprio respiro, illudendosi che tutto sarebbe andando per il meglio.

 

Un allarme scattò all’improvviso, cogliendo tutti di sorpresa.

Sentì una sirena che continuava a strillare e a martellarle le orecchie con il suo suono acuto ed insistente, così scattò in piedi aiutandosi ad alzarsi con le mani, aggirò l’angolo di corsa e si fermò proprio di fronte ai monitor.

Tutti gli Eruditi erano corsi alle loro postazioni, trafficando animatamente con i loro macchinari, sopra ogni dispositivo lampeggiava una luce rossa che segnalava l’allarme.

Doveva sicuramente essere successo qualcosa di grave, altrimenti non sarebbero scattato lo stato di allerta.

-Grey!- urlò qualcuno.

Per un attimo Aria, ancora paralizzata alle spalle degli operatori, pensò che si riferissero a lei, ma poi capì che avevano richiamato sua sorella.

Infatti, dalla sua postazione appartata, Amber scattò all’opera ed iniziò anche lei a ticchettare freneticamente con le dita sul suo schermo e, in un attimo, su tutti i monitor della stanza comparve un’immagine.

Aria capì all’istante che si trattava della ripresa di una delle tante telecamere che sorvegliavano la citta, mostrando in diretta quello che stava accadendo.

L’inquadratura era su una via principale del quartiere degli Abneganti e seguiva la corsa disperata di due donne. Una era un’ Abnegante, vestita interamente di grigio e con una lunga coda di capelli castani, l’altra era una giovane Intrepida.

Aria la riconobbe subito, con i suoi capelli di un biondo ramato e il visto tondo, paonazzo per lo sforzo.

Il motivo per cui l’allarme era scattato era chiaro, ed Aria inarcò le sopracciglia seguendo la fuga di Tris attraverso lo schermo. Il problema era che sarebbe dovuta essere sotto simulazione, e invece fuggiva via insieme all’atra donna, ma solo i Divergenti erano immuni ai sieri e alle simulazioni. Questo voleva dire solo una cosa, ovvero che Tris, la sua amica e compagna di iniziazione, era una Divergente.

Ma non se ne stupì, finalmente aveva capito come era riuscita a fare quei tempi strabilianti durante il secondo modulo.

Per un attimo ebbe timore per lei, sentì il cuore salirle in gola al pensiero di cosa le avrebbero fatto se fossero riusciti a catturarla.

In seguito, le due donne si nascosero in un vicolo e la telecamera inquadrò il gruppo di soldati che erano stati mandati a fermare le fuggiasche.

Le fu subito evidente che fossero sotto simulazione, poiché vide i loro sguardi vuoti.

Tuttavia, ciò che creò un vuoto nel suo cuore, fu la vista del suo migliore amico Will che correva armato verso Tris, totalmente privo di coscienza.

Non ebbe il tempo di chiedersi quale sfortunata coincidenza avesse portato il computer centrale a scegliere proprio Will per quella missione di recupero ma, mentre lui avanzava verso la sue stessa amica con il fucile carico in mano, Aria intuì che tutto si sarebbe risolto per il verso giusto.

Tris e Will erano amici, non potevano farsi male a vicenda, ne sarebbero usciti entrambi incolumi.

Ma poi tutto accadde troppo in fretta e con troppa ferocia.

Tris fece capolino dal vicolo con l’arma alzata contro Will, mentre lui avanzava con la chiara intenzione di aprire il fuoco.

Quando un colpo di pistola partì dall’arma della ragazza e la telecamera si spostò sul buco in fronte di Will, seguendo la caduta del suo copro ormai privo di vita che si accasciava tristemente al suolo, Aria sentì il dolore di quel colpo esploderle in petto, e l’ossigeno che le entro nei polmoni lasciò una scia di fuoco e terrore.

Brividi di freddo, che tuttavia bruciavano, le attraversarono la pelle e, mentre il dolore cresceva prendendo pienamente possesso del suo copro e della sua mente, sua sorella Amber si voltò verso di lei.

Gli Eruditi attorno a lei continuavano a muoversi frenetici, ma Amber guardava solo sua sorella.

Sapeva che Will era suo amico, ma tutto era già perso per sempre.

Forse Amber vide gli occhi spalancati di Aria, il vuoto che le vibrava dentro e il gelo che bloccava totalmente il suo corpo.

Aria mosse le labbra, ma le serrò prima che qualche suono vi uscisse. Strinse i pugni, senza avere la forza per farlo e, quando le lacrime sfuggirono al suo controllo nella manifestazione della sua sofferenza, si voltò e scappò via.

Corse disperatamente verso la pesante porta scorrevole, che aprì senza sapere da dove avesse tirato fuori la forza per farlo da sola.

Non ascoltò i richiami delle due guardie fuori, superò lo sguardo stupito di Peter e si avviò disperatamente verso le scale, scese, scappò via, si perse in cunicoli che non sapeva nemmeno di conoscere ma alla fine si fermò.

Era arrivata ad un angolo buio e vuoto, si accasciò per terra, colpì con tutta la forza che aveva un muro ma, se la roccia era rimasta intatta, il suo cuore e la sua anima erano esplosi in mille pezzi di vetro tagliente che la laceravano dall’interno.

Nel silenzio di quel cunicolo, accentuato dall’eco delle rocce, esplose un urlo tremendo, ed Aria scoppiò a piangere quando capì che era stata lei stessa ad emetterlo.

Will era perso per sempre, e lei con lui.

 

 

 

 

 

Continua…

 

 

 

 

 

Eccoci ad un momento particolare della storia, spero che vi sia piaciuto e mi farebbe piacere sapere cosa ne pensate.

Siamo ormai alla fine, avrei davvero bisogno di qualche commento in più giusto per sapere se sto procedendo bene o casa vi farebbe piacere vedere.

Sono già ad un ottimo punto con la seconda parte, e sto facendo di tutto per aggiornare in fretta.

 

Piccola precisazione, questa storia… arriva a 30 capitoli…

Contenti per la fine vicinissima? Volete il continuo?

 

Grazie per aver letto fino a qui, grazie davvero.

Baci!

 

   
 
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