28.
Perso per sempre
Quando erano
ritornati davanti alla pesante porta scorrevole, questa era stata aperta dalle
due guardie per permettere ad Aria di entrare come le era stato ordinato.
Peter invece sarebbe
rimasto fuori, di guardia.
Avevano appreso da
Robert i loro rispettivi ruoli, e ricevuto l’informazione che i capifazione si
erano radunati nei sotterranei per gestire gli Intrepidi che si stavano
risvegliando.
Ovviamente Aria non
volle soffermarsi su quel particolare, altrimenti avrebbe dovuto chiedersi come
sarebbe stato essere mossi e comandati da un computer a distanza senza aver più
nessun controllo del proprio corpo. Non sapeva, e non voleva sapere, cosa ne
era della propria coscienza, forse veniva spazzata via anche quella insieme
alla intenzioni motorie.
Non riusciva a
pensare a Sasha o a Will spenti e privi di ogni emozioni e senza pensieri,
guidati unicamente dalla simulazione.
Non le restava che
sperare che andasse tutto per il meglio e che non accadesse niente di brutto a
nessuno.
Dentro la sala,
dovette attraversare un ampio corridoio e, svoltato l’angolo, vide i macchinari
sistemati nella parte più luminosa dell’ampia camerata intervallata e sorretta
da diverse colonne portanti. Gli Eruditi erano indaffarati e si muovevano come degli
automi unicamente concentrati sui loro compiti ma, fra tutti, Aria individuò
una persona che lei conosceva molto bene.
Vide la sua chioma
di capelli dorati raccolti accuratamente in una coda di cavallo e distinse il
modo elegante con cui muoveva il collo, le sue spalle elegantemente diritte, ed
avvertì un moto di nausea.
Sua sorella Amber
era la figlia perfetta che ogni Erudito avrebbe voluto, era la preferita dei
loro genitori e la rappresentazione vivente del tipo di persona che Aria
sarebbe dovuta diventare, se avesse seguito alla lettera gli insegnamenti della
sua famiglia e dalla sua vecchia fazione. Ma lei non aveva mai prestato
attenzione a quelle regole, manifestando fin da subito il suo desiderio di
libertà e di appartenere ad un’ altra fazione e, quella sua scelta, era stata
la sua rovina.
Amber era stata più
fortunata, per lei era stato semplice identificarsi con la sua famiglia e
diventare non solo un’Erudita rispettabile, ma anche un fedele aiuto per la
loro rappresentante Jeanine.
Affiancò la
postazione a cui sedeva e rimase in silenzio, un passo dietro di lei, senza
emettere nemmeno un suono. Notò che sua sorella sedeva in un angolo appartato
rispetto agli altri operatori che si occupavano di faccende e di comandi
secondari, questo le fece capire che Amber, lì dentro, doveva avere un ruolo
particolare.
Per la comunità era
stata proprio quest’ultima a scoprire il meccanismo che permetteva di unire i
trasmettitori del siero alle cellule celebrali. Nessuno sapeva che derivava
dalla mente di Aria l’idea che l’ aveva portata ad elaborare un progetto
soddisfacente.
Sua sorella aveva
mentito e si era presa tutto il merito della loro scoperta solo per farsi
notare da Jeanine, ma chissà se sapeva quanti vantaggi le avrebbe concesso
realmente la sua scoperta.
-Un “grazie”,
potrebbe anche andare bene!-
Sentendola, Aria
sussultò, non l’aveva neanche vista parlare. Continuando a tamburellare con le
dita sullo schermo che stava gestendo, aveva colto l’occasione per aggredirla. Con lei usava sempre un tono
di voce freddo e superficiale, si divertiva a correggerla di continuo e a
sminuire ogni cosa che faceva.
-Come, scusa?- le
rispose, battendo la palpebra per comprendere meglio la situazione, pur
mantenendo la calma.
A quel punto Amber
si girò verso la sorella e, i suoi occhi cristallini perennemente freddi e
privi di emozioni, si posarono su Aria come si sarebbero posati su qualcosa di
estremamente sgradevole.
-Sei qui grazie a
me!- sottolineò, spiegandosi con precisione come se stesse dialogando con un
bambino. –Se non avessi chiesto di te, saresti insieme agli altri… sai cosa
intendo!-
Una volta soppresso
l’impulso di urlare, Aria serrò ancora di più i pugni.
Sua sorella faceva
parte di quei mostri privi d’anima che avevano pianificato un attacco ai danni
degli Abneganti usando i soldati Intrepidi, a cui però non avrebbero chiesto il
permesso, poiché avevano trovato un sistema per farli combattere anche conto la
loro volontà. Era spregevole manipolare un’intera fazione e, per quanto gli
Abneganti non fossero adatti al governo, non credeva ci fosse bisogno di far
scoppiare una guerra.
Forse, invece, Amber
credeva che tutto quello che stava accadendo fosse lecito e si preoccupava solo
di averla risparmiata alla simulazione. Sapeva che era qualcosa di sbagliato,
ma a lei bastava aver salvato sua sorella e pretendeva di essere ringraziata. Oppure,
dettaglio da non sottovalutare, voleva unicamente evidenziare la sua
superiorità, come sempre.
Era lei quella con
un ruolo importante, in fondo.
Ma non l’avrebbe mai
ringraziata, non mentre guidava i suoi di compagni come se fossero semplice e vuoti
burattini contro un’altra fazione innocente.
Si prese del tempo
per fingere di ragionare sulle sue parole, poi mosse un dito in aria come se
avesse afferrato la risposta, piegò le labbra in un sorriso spento e avanzò
verso di lei.
Si chinò per
sussurrarle direttamente all’orecchio.
-Lascia che ti dica
una cosa: se fosse stato per te, sarei già sotto simulazione!- si scostò e le
lanciò un’occhiata carica di risentimento. –A tutti è stata fatta un’iniezione
ieri sera, ma la tua personale richiesta è arrivata solo sta mattina.-
Amber non si
scompose. –Tutto calcolato! Se non te ne fossi accorta, guido io la simulazione,
e ti avrei tenuto fuori.-
-Sono qui grazie a
me stessa, Amber!- dichiarò, puntandosi un dito contro al petto. –E anche
grazie a… qualcun altro!-
Concluse
distogliendo lo sguardo e rifiutandosi di pensare ad Eric, altrimenti
l’angoscia l’avrebbe assalita di sicuro.
Chissà dov’era e
cosa avrebbe realmente fatto.
Si rifiutò di
ricordare, inoltre, che se lei ed Eric erano riusciti a convincere Finn a
lasciarli andare, era stato proprio perché aveva inventato la storia che sua
sorella avrebbe avuto bisogno di lei.
Che poi,
fortunatamente, si era rivelata la verità.
-Si può sapere cos’è
tutto questo astio nei miei confronti?- volle sapere Amber, allargando le
braccia. –Insomma mi sono preoccupata per te!-
Una risata amara le
sfuggì dalle labbra. -È esattamente questo il problema! Tu che ti preoccupi per
me? Sei forse fuori di testa?-
Amber inarcò le
sopracciglia e la guardò per interminabili secondi, come se si aspettasse che
aggiungesse altro.
Un Erudito vicino a
loro guardò Amber e si tranquillizzò solo quando lei gli fece segno che era
tutto a posto.
-Che stai dicendo?-
Aria scosse la
testa. -Fai finta di non capire? Non mi pare di ricordare di aver avuto una
sorella gentile e premurosa, ma solo una presuntuosa so tutto io che non
perdeva occasione per farmi sentire inutile!- Serrò un pugno. -Vogliamo parlare
di tutte le volte che sei corsa dalla mamma a fare la spia contro di me, ogni
volta che facevo qualcosa?-
Il silenzio si
prolungò per diversi secondi, poi Amber assottigliò il suo sguardo solitamente
altezzoso e parlò con calma.
-Lo facevo per te…-
-Che cosa?- Aria si
riscoprì indignata e profondamente offesa da quella semplice risposta.
-Volevo che capissi
che non dovevi cambiare fazione!-
-E perché? Cosa
c’era di sbagliato?-
L’Erudita abbassò
per un attimo la testa e, quando tornò a guardarla, era estremamente seria.
-Avevo dodici anni
quando ho scoperto, da nostro padre, che gli Eruditi pianificavano qualcosa
contro gli Abneganti. Quando ho capito che gli Intrepidi non sarebbero stati
trattati esattamente nel migliore di modi, ho tentato di proteggerti!-
-Menti!-
-Non volevo perdere
mia sorella, okay?-
-Che grande gesto di
egoismo, sempre ammesso che sia vero quello che dici!-
Amber sollevò un
mano per indicarle di lasciarla finire di parlare. –Volevo che restassi con
noi, che diventassimo entrambe ricercatrici, come papà! E lo volevano anche i
nostri genitori, per questo ti riprendevano sempre!-
Fu quello il preciso
momento in cui Aria sentì qualcosa rompersi dentro di lei e la sua tolleranza
azzerarsi.
Non poteva più tollerare
quel discorso privo di senso. Sollevò il mento e fece un respiro profondo, imponendosi
di mantenere i nervi saldi, anche se dovette intrecciare le braccia al petto per
impedirsi di compiere qualche sciocchezza.
-E dimmi, era con le
minacce che cercavano di tenermi con loro?-
Guardò Amber negli
occhi, sforzandosi di non mostrarle il suo turbamento, ma la voce le tremava
per la rabbia.
-Era terrorizzandomi
a morte, e facendomi sempre sentire inutile e debole, che volevano dimostrarmi
il loro affetto? L’unica cosa che hanno ottenuto è stato farmi scappare!-
-Nessuno è
perfetto!-
-Perdonami, ma detto
da te suona ridicolo. Un’Erudita che non crede nella perfezione? Attenta a non
farti sentire in giro, o crederanno che sei pazza!- La beffeggiò.
-Abbiamo commesso un
errore con te. Nemmeno io ho fatto la scelta migliore, avrei dovuto fare la
sorella, non la maestrina!- Proclamò Amber, senza lasciarsi intimorire.
-Come puoi dirlo? I
nostri genitori ti adoravano e tu non facevi che ricordarmelo. Mi toglievi
tutto e ti credevi sempre migliore di me!- Le ricordò.
Controllare le
proprie emozioni, per Aria, diventava sempre più difficile. Avrebbe quasi
preferito finire sotto simulazione.
-Ti ho sempre
protetto!-
-E come? Facendo la
spia?-
-Te l’ho già detto,
volevo che smettessi di comportarti come un’ Intrepida, sperando che restassi
un’ Erudita!-
-Il tuo è stato un
grave errore!- scosse il capo e smise di guardarla, abbracciandosi tenendo le
braccia incrociate al petto.
-Lo so!- Ammise Amber,
scivolò giù dalla sedia ed avanzò di un passo.
E, per la prima
volta da anni, le mostrò un’espressione realmente pentita e veritiera.
Non il solito gelo
che emanava con abitudine.
-Ma, tutte le volte
che stavi male, io c’ero!-
Nella mente di Aria
tornò il ricordo del suo test finale e delle sue paure. Le era bastato il
ricordo di sua sorella che correva in suo soccorso quando veniva stravolta da
terribili attacchi di panico, intrufolandosi nella sua camera, per superare la
paura. Era Amber che le copriva le orecchie con i suoi polsi e la tranquillizzava
facendole sentire il battito del suo cuore.
Ma era stato molto
tempo prima, quando erano solo due bambine gemelle che si aiutavano a vicenda.
Da bambine era bello
giocare a recitare la parte della dura, della sorella maggiore che proteggeva
sempre Amber. Si era assunta le colpe al posto suo per anni, l’aveva difesa quando
la prendevano in giro, ma crescendo tutto si era ribaltato contro di lei.
Se da piccole essere
la sorella forte e intraprendente era stato apprezzato, da grande il suo
comportamento veniva identificato come sbagliato.
Assumersi le
responsabilità per entrambe non era più un dovere gratificante, ma una condanna
del tutto inutile e inapprezzata.
Crescendo le risate
erano scemate in un sussurro lontano, e il loro legame si era affievolito
sempre di più.
Scosse la testa.
-Io mi prendevo cura di te!- scandì
indicandosi. –E come sono stata ripagata? Finendo in punizione quando mi
arrampicavo per recuperare la tua stupida palla?-
Amber non rispose.
-Ricordi il giorno
del nostro compleanno, quando mi sono presa la colpa per la torta che tu avevi
fatto cadere? La mamma ha preso il mio regalo, il libro che voleva tanto e lo
ha dato a te. E tu, invece di darmelo, lo hai strappato durante la notte!-
Amber Trasalì. -Non
potevo dartelo, la mamma ci avrebbe scoperte e te lo avrebbe portato via. Se
non potevi averlo tu, io di certo non lo volevo, e non volevo farti stare male
sapendo che era in casa e che non potevi leggerlo. Così l’ho strappato!-
Aria batté le palpebre
più volte, non sapendo se credere a ciò che aveva sentito. Poi le ritornarono
ancora alla mente le risate di due bambine gemelle che spezzavano il silenzio
del quartiere degli Eruditi, e per un attimo fu difficile allontanarle.
Ma sua sorella era
cresciuta e non aveva più riso né giocato con lei.
-Ho avuto io l’idea
del sistema a spettro gemello, ti ho convinto a dire a tutti che era un’
intuizione che avevamo avuto insieme. E tu invece sei corsa di nascosto da
nostro padre per prenderti tutto il merito, inventandoti che avevi scoperto
tutto da sola!-
Aria non si sforzò
di nascondere il risentimento che la stravolgeva.
-L’ho fatto per te!-
fu la risposta di Amber, che la guardò negli occhi senza timore. –Ormai avevo
capito che non stavi più bene con noi e che volevi davvero diventare un’
Intrepida. Pensi davvero che ti avrebbero lasciato andare via, se fossi stata
l’artefice di una scoperta tanto importante?-
-E come avrebbero
mai potuto impedirmelo?-
Però, quando smise
di parlare, capì subito che Amber aveva ragione.
La verità le
attraverso la mente come una scarica elettrica. Nessuno poteva impedirle di
fare la scelta della fazione che preferiva, ma potevano costringerla e
minacciarla.
Esistevano mille
modi che gli Eruditi, suo padre, e soprattutto Jeanine, avrebbero potuto usare
contro di lei per convincerla con le cattive a restare fra gli Eruditi e a
lavorare per loro. Magari le avrebbero rivelato il loro piano, le avrebbero
detto che quel siero di simulazione era destinato agli Intrepidi e, a quel
punto, non avrebbe avuto altra scelta che restare.
-Sai che c‘è?- disse
Aria, rifiutandosi di sostenere lo sguardo della sorella. –Credo che posso
proteggerti anche da fuori!-
Si voltò e si avviò
a grandi passi verso l’uscita.
Non era quella la
verità, sua sorella e suoi genitori non le avrebbero mai perdonato la scelta
che aveva fatto, senza dimenticare che le avevano fatto passare un infanzia da
inferno. Le avevano sempre detto che, se avesse cambiato fazione, avrebbe
dovuto dimenticarsi di avere avuto una famiglia e lei lo aveva fatto.
Non poteva arrivare
sua sorella e dirle che, in tutti quegli anni, le aveva davvero voluto bene.
Si rifiutava di
crederci.
Purtroppo non poteva
lasciare il centro di controllo, non senza rischiare di venire ripresa da
Robert, che le avrebbe chiesto perché era uscita quando il suo compito era
quello di sorvegliare gli Eruditi addetti alla simulazione.
Forse persino Peter
le avrebbe posto fastidiose domande, quindi non aveva intenzione di disobbedire
agli ordini in un momento tanto delicato come quello.
Svoltò l’angolo e si
fermò nell’androne subito dopo la pesante porta scorrevole. Probabilmente non
sarebbe successo niente per diverso tempo e, se mai qualcosa fosse andato
storto, di certo gli aggressori sarebbero passati dalla porta a meno che non
fossero dotati di corpi evanescenti, perciò non poteva scegliersi un posto
migliore per rispettare i suoi doveri.
Si lasciò scivolare
contro una parete e si sedette per terra, lontana da occhi indiscreti, anche se
di tanto in tanto qualche Erudito si sporgeva per tenerla d’occhio. Notò che quelle
persone, invece di lavorare ai macchinari come Amber, erano solo di controllo e
si accorse della pistola che avevano legata alle loro cinture, chiedendosi se
sapessero davvero usarla.
Inoltre, con la
fazione addetta alla armi dalla loro parte, di cosa avevano realmente paura?
Aria serrò gli occhi
e desiderò con tutta sé stessa che, in caso che il piano non fossero andato come
previsto, i suoi compagni non si infuriassero per essere stati messi sotto
simulazione e non si rivoltassero contro tutti loro, contro gli Eruditi e
contro i capifazione Intrepidi.
I minuti passarono,
il tempo iniziò a scorrere quieto, scandito dal rumore di dita che battevano
sui monitor dei computer.
Continuava a sentire
il ticchettio delle scarpe degli Eruditi che si muovevano continuamente per
l’ambia sala e, da fuori, le guardie rimanevano assolutamente silenziose.
Chiuse gli occhi e
si concentrò sul proprio respiro, illudendosi che tutto sarebbe andando per il
meglio.
Un allarme scattò
all’improvviso, cogliendo tutti di sorpresa.
Sentì una sirena che
continuava a strillare e a martellarle le orecchie con il suo suono acuto ed
insistente, così scattò in piedi aiutandosi ad alzarsi con le mani, aggirò
l’angolo di corsa e si fermò proprio di fronte ai monitor.
Tutti gli Eruditi
erano corsi alle loro postazioni, trafficando animatamente con i loro macchinari,
sopra ogni dispositivo lampeggiava una luce rossa che segnalava l’allarme.
Doveva sicuramente
essere successo qualcosa di grave, altrimenti non sarebbero scattato lo stato
di allerta.
-Grey!- urlò
qualcuno.
Per un attimo Aria,
ancora paralizzata alle spalle degli operatori, pensò che si riferissero a lei,
ma poi capì che avevano richiamato sua sorella.
Infatti, dalla sua
postazione appartata, Amber scattò all’opera ed iniziò anche lei a ticchettare
freneticamente con le dita sul suo schermo e, in un attimo, su tutti i monitor
della stanza comparve un’immagine.
Aria capì
all’istante che si trattava della ripresa di una delle tante telecamere che
sorvegliavano la citta, mostrando in diretta quello che stava accadendo.
L’inquadratura era
su una via principale del quartiere degli Abneganti e seguiva la corsa
disperata di due donne. Una era un’ Abnegante, vestita interamente di grigio e
con una lunga coda di capelli castani, l’altra era una giovane Intrepida.
Aria la riconobbe
subito, con i suoi capelli di un biondo ramato e il visto tondo, paonazzo per
lo sforzo.
Il motivo per cui
l’allarme era scattato era chiaro, ed Aria inarcò le sopracciglia seguendo la
fuga di Tris attraverso lo schermo. Il problema era che sarebbe dovuta essere sotto
simulazione, e invece fuggiva via insieme all’atra donna, ma solo i Divergenti
erano immuni ai sieri e alle simulazioni. Questo voleva dire solo una cosa,
ovvero che Tris, la sua amica e compagna di iniziazione, era una Divergente.
Ma non se ne stupì,
finalmente aveva capito come era riuscita a fare quei tempi strabilianti
durante il secondo modulo.
Per un attimo ebbe
timore per lei, sentì il cuore salirle in gola al pensiero di cosa le avrebbero
fatto se fossero riusciti a catturarla.
In seguito, le due
donne si nascosero in un vicolo e la telecamera inquadrò il gruppo di soldati
che erano stati mandati a fermare le fuggiasche.
Le fu subito
evidente che fossero sotto simulazione, poiché vide i loro sguardi vuoti.
Tuttavia, ciò che
creò un vuoto nel suo cuore, fu la vista del suo migliore amico Will che
correva armato verso Tris, totalmente privo di coscienza.
Non ebbe il tempo di
chiedersi quale sfortunata coincidenza avesse portato il computer centrale a
scegliere proprio Will per quella missione di recupero ma, mentre lui avanzava
verso la sue stessa amica con il fucile carico in mano, Aria intuì che tutto si
sarebbe risolto per il verso giusto.
Tris e Will erano
amici, non potevano farsi male a vicenda, ne sarebbero usciti entrambi
incolumi.
Ma poi tutto accadde
troppo in fretta e con troppa ferocia.
Tris fece capolino
dal vicolo con l’arma alzata contro Will, mentre lui avanzava con la chiara intenzione
di aprire il fuoco.
Quando un colpo di
pistola partì dall’arma della ragazza e la telecamera si spostò sul buco in
fronte di Will, seguendo la caduta del suo copro ormai privo di vita che si
accasciava tristemente al suolo, Aria sentì il dolore di quel colpo esploderle
in petto, e l’ossigeno che le entro nei polmoni lasciò una scia di fuoco e
terrore.
Brividi di freddo,
che tuttavia bruciavano, le attraversarono la pelle e, mentre il dolore
cresceva prendendo pienamente possesso del suo copro e della sua mente, sua
sorella Amber si voltò verso di lei.
Gli Eruditi attorno
a lei continuavano a muoversi frenetici, ma Amber guardava solo sua sorella.
Sapeva che Will era
suo amico, ma tutto era già perso per sempre.
Forse Amber vide gli
occhi spalancati di Aria, il vuoto che le vibrava dentro e il gelo che bloccava
totalmente il suo corpo.
Aria mosse le
labbra, ma le serrò prima che qualche suono vi uscisse. Strinse i pugni, senza
avere la forza per farlo e, quando le lacrime sfuggirono al suo controllo nella
manifestazione della sua sofferenza, si voltò e scappò via.
Corse disperatamente
verso la pesante porta scorrevole, che aprì senza sapere da dove avesse tirato
fuori la forza per farlo da sola.
Non ascoltò i
richiami delle due guardie fuori, superò lo sguardo stupito di Peter e si avviò
disperatamente verso le scale, scese, scappò via, si perse in cunicoli che non
sapeva nemmeno di conoscere ma alla fine si fermò.
Era arrivata ad un
angolo buio e vuoto, si accasciò per terra, colpì con tutta la forza che aveva
un muro ma, se la roccia era rimasta intatta, il suo cuore e la sua anima erano
esplosi in mille pezzi di vetro tagliente che la laceravano dall’interno.
Nel silenzio di quel
cunicolo, accentuato dall’eco delle rocce, esplose un urlo tremendo, ed Aria
scoppiò a piangere quando capì che era stata lei stessa ad emetterlo.
Will era perso per
sempre, e lei con lui.
Continua…
Eccoci
ad un momento particolare della storia, spero che vi sia piaciuto e mi farebbe
piacere sapere cosa ne pensate.
Siamo
ormai alla fine, avrei davvero bisogno di qualche commento in più giusto per
sapere se sto procedendo bene o casa vi farebbe piacere vedere.
Sono
già ad un ottimo punto con la seconda parte, e sto facendo di tutto per
aggiornare in fretta.
Piccola
precisazione, questa storia… arriva a 30 capitoli…
Contenti
per la fine vicinissima? Volete il continuo?
Grazie
per aver letto fino a qui, grazie davvero.
Baci!