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Autore: Blueorchid31    08/02/2015    12 recensioni
Ritorno allo shippuden, dopo gli avvenimenti degli ultimi due capitoli. La mia personalissima versione circa il buco temporale che intercorre tra il 699 e il 700. Naturalmente ci saranno lacrime, risate e tanto, tanto Sasusaku. Penso che abbiate capito che faccio veramente schifo nelle introduzioni, quindi vi auguro solo una buona lettura.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Naruto Uzumaki, Sakura Haruno, Sasuke Uchiha, Un po' tutti | Coppie: Sasuke/Sakura
Note: Lemon, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Naruto Shippuuden, Dopo la serie
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#7 Sensi di colpa









"Sakura ha sempre amato Sasuke"

"Ma Sasuke cosa prova per Sakura?"

"E io, in tutta questa storia, che ruolo ho?"

Queste erano state le domande che avevano reso la nottata di Naruto molto movimentata.

La scena a cui aveva assistito quella sera aveva riaperto una questione che lo riguardava personalmente e che andava avanti sin dai tempi dell'Accademia. Non aveva mai nascosto di provare interesse nei confronti di Sakura anche se lei non aveva mai accennato di ricambiare in alcun modo. Lo aveva sempre trattato male, malmenato, pestato e insultato: era il suo modo di dimostragli affetto, anche se del piffero. Rarissime volte – e solitamente quando lui era in pessime condizioni per aver evitato qualche apocalittico attacco, vedi sotto la voce Pain – gli aveva concesso un minimo di dolcezza e comprensione. Al contrario di Hinata che, invece, era sempre stata carina con lui – gli aveva portato anche il ramen! Ma Hinata in quel quadretto c'entrava ancora poco e dopo il paragone inevitabile tra le due Kunoichi, Naruto si concentrò nuovamente sul problema più grosso: il ritorno di Sasuke.

Era felice, no... non felice... strafelice che lui fosse tornato a casa anche se avrebbe preferito avere ancora il braccio, ma il rapporto che aveva creato con Sakura in quegli anni, con il suo ritorno, che fine avrebbe fatto? Sakura avrebbe ricominciato a ignorarlo come faceva un tempo? O le cose sarebbero rimaste uguali?

I suoi sogni d'amore con la kunoichi dai capelli rosa erano naufragati quel giorno in cui si era dichiarata, mentendo. Tuttavia, in quell'occasione aveva avuto la conferma di quanto lei gli volesse bene tanto da arrivare a fingersi innamorata di lui per non fargli correre rischi. Sasuke aveva avuto sempre un posto speciale nel cuore della ragazza e nonostante tutte le delusioni, le sofferenze che lui le aveva causato, Sakura aveva continuato ad amarlo. Che speranze poteva avere lui? Era fin troppo chiaro che non ve ne fossero e che dovesse accettare la realtà dei fatti, ma quello che gli premeva a quel punto era che lei non patisse alcuna sofferenza per causa di quel testone orgoglioso e che se quello fosse stato il destino che era stato scritto per loro, avrebbe contribuito a farlo avverare anche a costo di staccargli l'altro braccio o addirittura la testa. E la cosa più importante, su cui proprio non si contemplavano compromessi, era che lui avrebbe potuto sempre, a ogni occorrenza, usufruire della "saggezza" della sua leale ed eterna... amica.

"A chi voglio darla a bere?" sussurrò, rigirandosi per l'ennesima volta in quel letto che quella notte sembrava essersi rimpicciolito, diventando terribilmente scomodo. Sentiva il cuore stretto in una morsa dolorosa. Da una parte c'era il suo migliore amico – quello che aveva rincorso per tutte le terre ninja – dall'altro la ragazza che aveva sempre amato. Il tipico triangolo amoroso in cui qualcuno inevitabilmente finisce col prenderla nei denti. E lui si sentiva in quel momento il candidato perfetto per ricoprire quel ruolo. Poteva sperare che Sasuke la rifiutasse per l'ennesima volta e dopo averle offerto la sua spalla per piangere, approfittare della situazione. Un po' da verme, ma il fine giustifica i mezzi. Oppure c'era la remota possibilità che Sakura avesse cambiato idea e si fosse accorta che lui era decisamente meglio dell'Uchiha. Ok, non aveva i capelli neri e gli occhi profondi, né quel fascino da bel tenebroso, né dei seri problemi mentali, ma non era poi da buttar via. Ma tutte le sue teorie finivano per cozzare contro qualcosa che probabilmente solo lui era riuscito a comprendere. Un particolare, un misero particolare, che era scappato a tutti gli altri. Perché come conosceva lui Sasuke, non lo conosceva nessuno.

Era stato un attimo, una frazione di secondo in cui l'amico aveva esitato, a fargli capire che le parole che Sakura aveva pronunciato avessero creato una piccola crepa nel suo cuore granitico. La reazione successiva era stata più che prevedibile: non essendoci panchine nei paraggi e data l'urgenza dello scontro si era dovuto arrangiare con lo sharingan. Aveva trovato quell'escamotage per tenerla fuori da quell'affare che riguardava solo loro due e Sasuke non sapeva cosa fossero le mezze misure. Lei lo aveva colpito, rinfrescandogli la memoria circa il fatto che ci fosse al mondo qualcuno che lo amasse e Sasuke aveva subito pensato che dovesse tramortirla in qualche modo per evitare che si mettesse in mezzo. Paradossalmente era stato un gesto altruistico se non si tiene in considerazione il modo. E per essere sicuro che nessuno si accorgesse di quanto quelle parole avessero smosso l'umanità che aveva represso dentro di sé, aveva sproloquiato qualcosa in merito alla stupidità dell'amore, alla stupidità di Sakura – per non perdere l'abitudine – e al fatto che lui non fosse un buon partito. Quest'ultima affermazione non era poi tanto lontana dalla verità. Il tutto recitato con un'enfasi tale da farci cascare anche Kakashi sensei con tutta la maschera. Che Sasuke fosse refrattario ai legami era ormai cosa arcinota e scontata, ma che li temesse così tanto era stata una insperata scoperta. La missione che si era messo in testa di portare a termine, che contemplava la sua uccisione, si basava per l'appunto sulla rescissione dei legami che aveva. Involontariamente, Sasuke aveva quindi ammesso, e anche in modo alquanto plateale, di essere legato a Sakura. L'unica che sicuramente non ci era arrivata era proprio lei che non aveva avuto neanche la possibilità di rifletterci su. Stesa. Tramortita. Ko.

Kakashi-sensei ancora troppo provato dalla battaglia e dall'andirivieni della vista – ora hai gli occhi, ora passa Madara e te li ruba, ora Naruto te li rimette a posto, ora Obito ti regala il suo sharingan per poi riprenderselo prima del trapasso – era stato solo capace di fargli notare quanto fosse stato meschino a trattarla in quel modo, ma l'uomo tutto d'un pezzo se ne era altamente fregato colto dalla frenesia di perdere anche lui qualcosa, la vita forse... al massimo un arto. Era stato molto difficile far cambiare idea a Sasuke, troppo disilluso e incazzato per vedere le cose da un altro punto di vista che non fosse il suo. Avevano da sempre avuto due modi diversi di affrontare le avversità che la vita gli aveva riservato: Sasuke preferiva vivere nell'ombra di se stesso, nel suo mondo in cui l'unica cosa davvero importante era la sua vendetta, fregandosene di quello che potevano pensare gli altri; per la serie: "Se il mondo non mi vuole, sono problemi suoi"; lui, invece, cercava l'approvazione, voleva essere accettato e cercava quindi di mettersi in mostra nei modi più disparati. In realtà aveva iniziato a sentirsi amato dagli altri quando aveva cominciato ad amare se stesso, ad accettare quello che portava dentro di sé. Era la sua forza e non una maledizione. Con il tempo aveva poi scoperto che Kurama fosse anche una bestiola simpatica che come lui veniva odiata da tutti per principio. Non era mica colpa sua se aveva un debole per gli uomini con lo sharingan!

Alla fine Sasuke aveva capito, non era certo che avesse capito proprio tutto tutto, ma i concetti principali, quelli, di sicuro. Per quanto fosse un genio, in alcuni ambiti era di una stupidità e una testardaggine che dava sui nervi, ma era il suo migliore amico, un fratello, ed era suo dovere tentare di farlo rinsavire anche a costo della vita. Per fortuna era bastato un braccio.

L'idea migliore era, quindi, aspettare gli eventi, anche se Naruto non era noto per la sua pazienza, e vedere come andavano le cose tra Sasuke e Sakura. Non era da lui arrendersi, ma nel profondo sapeva che le sue chances fossero davvero poche.



-§-



Tiepidi raggi di sole entrarono dalla finestra della camera, illuminando il viso di Sakura. Li sentiva accarezzare la sua pelle, ma non aveva voglia di svegliarsi: provava una sensazione di benessere, come se quei raggi la avvolgessero in una calda coperta di luce e qualcuno vegliasse sul suo sonno.

Qualcuno? Ma chi? Dov'era? Perché era già mattina? Quando si era addormentata?

Provò ad aprire gli occhi, ma la forte luce la costrinse a richiuderli immediatamente. Non c'erano più dubbi: era mattina; si era addormentata; ma dove?

Le doleva anche la schiena, quindi aveva dormito in una posizione scomoda e l'odore di disinfettante e riso bollito le suggeriva che fosse ancora in ospedale anche se ad essi se ne aggiungeva un altro... inconfondibile. Che si fosse addormentata nella stanza di...?

Naaa! Non era possibile. Sicuramente il cervello le stava giocando qualche scherzo e ora sentiva anche il suo odore ovunque. In ogni caso non poteva continuare a dormire: c'erano un centinaio di cartelle cliniche che aspettavano di essere archiviate.

"Cinque minuti e ti alzi" si disse, assaporando quel momento di assoluto piacere e scontento di quando si vorrebbe ricadere in un sonno profondo, ma si è costretti a svegliarsi.

Da quanto tempo non dormiva così bene? Tra gli incubi, le notti insonni, le missioni e la guerra, riposare era diventato un optional. Quindi erano quasi... quattro lunghi anni. Era più che normale che fosse esaurita e tendenzialmente violenta; era già tanto che non avesse compiuto una strage o distrutto lei stessa mezzo villaggio.

"Su, Sakura. É ora di alzarsi." si convinse, passati i cinque minuti.

Socchiuse gli occhi, cercando di abituarsi alla luce, ma le bastò scorgere appena un occhio nero e profondo e uno caleidoscopico per convincersi a chiudere i suoi di nuovo – magari per sempre.

Che imbarazzo! Sperò solo di non aver russato durante la notte. Qualche volta le succedeva, soprattutto quando era parecchio stanca... Oh Kami! Sai che figura?

Cercò di mantenere una parvenza di autocontrollo, ma un formicolio sinistro alle gote le suggerì che probabilmente fosse già troppo tardi: era arrossita.

In realtà sembrava una teiera in piena ebollizione pronta a esplodere: non c'era un centimetro del suo viso che non avesse assunto un colorito paonazzo.

Era sveglia. Sasuke non aveva più dubbi.

Forse sarebbe stato il caso di dirle "Buongiorno".

No, non era il caso.

Avrebbe aspettato che fosse lei a dire qualcosa: non poteva certo continuare a fingere di dormire per tutto il giorno. Per quanto quella situazione fosse imbarazzante aveva un non so che di divertente – incutere soggezione era sempre stato uno dei suoi passatempi preferiti.

Sakura, intanto, tentava invano di riavviare il cervello: doveva assolutamente trovare il modo di uscire da quella situazione prima che entrasse qualcuno "a caso" nella stanza e la rendesse ancora più imbarazzante.

Prese mentalmente la rincorsa per essere sicura di riuscire a pronunciare quello che aveva pensato di dire tutto d'un fiato e sgattaiolare fuori dalla stanza senza che la sua psiche rimanesse ulteriormente segnata. Quando fu assolutamente certa di essere pronta, aprì lentamente gli occhi, sbattendo le palpebre più volte come disorientata – come se su quella sedia ci fosse finita casualmente.

"Sasuke-kun?" sussurrò appena, per poi saltare in piedi in modo repentino, facendo cadere la coperta per terra "Ma, ma cosa ci faccio qui? Ho un sacco di cose da fare! Oh Kami! Ma quanto ho dormito? Devo proprio sbrigarmi! L'ho già detto che ho un sacco di cose da fare?" sproloquiò a casaccio, avviandosi verso la porta. Sapeva quanto Sasuke odiasse il suo ciarlare ininterrotto, pertanto era quasi certa che anche lui non vedesse l'ora che lei uscisse da quella camera.

"Scusa, scusami tanto se mi sono addormentata, dovevo essere veramente stanca" continuò a blaterare, impugnando la maniglia.

Ormai era fatta.

"Tu hai questo vizio di chiedere scusa per tutto"

Forse era stata troppo ottimista.

"Scusa se non sono passata a visitarti prima, scusa se mi sono addormentata." le disse, guardandola di sbieco, con un tono che Sakura non riuscì a decifrare. Sembrava risentito, forse appena canzonatorio, ma calmo, troppo calmo.

Strinse la maniglia con tanta forza da farla scricchiolare e cercò di nascondere il tremolio involontario del suo corpo irrigidendosi come una statua di sale.

"Cerco solo di essere gentile" ribatté a voce bassa per poi martoriarsi il labbro inferiore attendendo che lui controbattesse, certa del fatto che se per tutto il resto dell'umanità quella spiegazione potesse sembrare abbastanza logica, per lui non lo sarebbe stata.

"Ed è quindi per gentilezza che eviti certi discorsi?" le chiese, senza girarci intorno, come era nel suo stile.

Lei odiava quelle sue domande a bruciapelo,che assomigliavano più ad affermazioni; quel modo indelicato di arrivare dritto al cuore del problema che non dava modo di ragionare sulla risposta da dargli. Anche da piccolo faceva così e lei puntualmente aveva come la sensazione di non essere più in grado di proferire parola. La mascella si serrava, la lingua le si bloccava, la faringe si attorcigliava su se stessa e le labbra si sigillavano ermeticamente. Ma non aveva più dodici anni! Sasuke non poteva e non doveva più farle un effetto simile! La non chiacchierata di qualche notte prima doveva averlo lasciato insoddisfatto, ma come al solito aveva pensato solo a se stesso e non a quello che lei potesse provare a riesumare quei ricordi. Era sempre e solo lui quello che soffriva, che esigeva comprensione e spiegazioni che lei non voleva dargli, almeno per ora.

Anche lei desiderava avere un chiarimento definitivo, ma non ora, non sapeva bene quando, ma NON ORA. Doveva prima fare ordine nella sua testa e sperare che anche lui lo facesse e poi avrebbero potuto parlare di tutto a mente lucida. Se avessero riletto adesso tutti quei drammatici capitoli, probabilmente avrebbero bruciato il libro e con esso una buona parte di Konoha perché lei non era più quella di un tempo. Per quanto provasse ancora un certo timore reverenziale nei suoi confronti e gli portasse rispetto – nonostante tutto – il rischio di rispondergli a tono, per una volta, elencargli tutte le volte che l'aveva fatta soffrire in modo brutale e plateale anche rendendosi patetica ai suoi occhi e di spaccargli il muso era davvero molto, ma molto, elevato. E questo lo avrebbe fatto sentire meglio, ne era sicura e paradossalmente, non voleva che lui si sentisse meglio. Non che provasse gusto a vederlo soffrire, non aveva tendenze sadiche, ma lei puntava alla gallina e non all'uovo. Le aveva chiesto scusa e, per il momento, se l'era fatto bastare per ricominciare almeno a rivolgergli la parola, ma le risposte che lei desiderava non dovevano derivare dal suo senso di colpa. Voleva onestà, non un contentino e Sasuke al momento non era in grado di dargliela.

"Non so come comportarmi" ammise, abbassando la maniglia della porta e uscendo finalmente da quella stanza. E Sasuke, nonostante avesse intenzione di farla parlare, ne fu sollevato: effettivamente neanche lui sapeva quale comportamento adottare. Se lei gli avesse risposto in una maniera differente cosa avrebbe potuto dirle? Mi dispiace? Era stufo e forse anche chi gli stava intorno. Non aveva argomentazioni valide per spiegare a Sakura ciò che lo aveva spinto a trattarla in quel modo e anche adesso non riusciva a parlare con lei in modo normale, come con Naruto ad esempio. Risultava sempre brusco e indisponente: attaccava per non venire attaccato o forse attaccava con la speranza di essere attaccato? Per una volta era lei a fuggire, a negarsi; non che lo trattasse con indifferenza, ma era palese lo sforzo che lei facesse per stargli vicino e questo gli creava disagio, imbarazzo. C'era un muro tra loro che con il tempo era diventato troppo alto da scavalcare e duro da abbattere. Solo se fossero stati entrambi convinti avrebbero potuto trovare un modo per superare quell'ostacolo e ricostruire una qualsivoglia specie di rapporto.

Sbuffò, decisamente contrariato.

Il senso di colpa era davvero fastidioso: lo portava a provare interesse per i sentimenti delle persone che aveva fatto soffrire. Si augurò che, con il tempo, riuscisse ad affievolirsi, che non rimbombasse più con prepotenza nella sua testa ogni qual volta posasse gli occhi su di lei, su Naruto e su Kakashi.

Il suo pensiero andò a Itachi.

Suo fratello aveva dovuto portarsi per anni il fardello di aver ucciso i suoi stessi genitori: come era riuscito a convivere con quell'opprimente sensazione? Forse le motivazioni di Itachi erano state più nobili, mentre le sue... Cosa c'era di nobile nel cercare di uccidere il proprio migliore amico? O nel rinchiudere una ragazza che ha sempre sostenuto di amarti in una terrificante illusione? O nel deridere il proprio maestro?

Voleva giustizia, voleva dare un nuovo corso alla storia, ma avrebbe potuto farlo in modo diverso, fidandosi delle persone che non lo avevano mai realmente abbandonato al suo deprimente destino. Lo aveva capito troppo tardi, nonostante suo fratello avesse cercato di avvertirlo: Itachi sapeva come sarebbero andate le cose ed era stato il primo a perdonarlo per tutto quello che avrebbe fatto in seguito al loro ultimo incontro.

La rabbia e lo sconforto erano ormai parte integrante del suo essere e a niente sarebbe valso combattere quella guerra e salvare il mondo ninja se dopo non ci fosse stato un nuovo ordine delle cose che evitasse il ripetersi dei medesimi errori. Ne aveva avuta la certezza guardando Hashirama e Madara durante il loro ultimo saluto. Nemici giurati, eterni opposti, ma uniti da un intento: un sogno chiamato pace. Entrambi non erano riusciti a realizzarlo, avevano fallito, e altro sangue era stato versato nel corso del tempo. La pace era solo un'utopia, ora ne era cosciente. Ci sarebbe sempre stato qualcuno desideroso di vendetta o affamato di potere in grado di fare quello che avevano fatto Madara, Danzo, i Consiglieri e infine lui, ma ci sarebbero sempre state altre persone, come Naruto, capaci di fermarlo. Doveva solo scegliere da che parte della barricata stare e dopo quanto accaduto si sentiva amorfo, né carne né pesce, né buono né cattivo. Doveva ricostruire la sua persona, analizzare gli errori che aveva compiuto, dare delle motivazioni reali ad essi; trovare nuovi obiettivi, nuovi stimoli e capire chi fosse davvero. A quel punto, forse, anche parlare con Sakura non sarebbe stato più tanto difficile.


-§-


"Dove ti eri cacciata?"

Sakura alzò lo sguardo verso Ino che, appoggiata alla sua scrivania, a braccia conserte, sembrava irritata.

"Io, ehm, io..."

Adesso come poteva spiegarle che aveva dormito su una scomodissima sedia in camera di Sasuke e che al suo risveglio avevano avuto uno scambio di opinioni non molto piacevole senza rischiare un terzo grado?

"Lascia stare, non mi interessa." le disse l'amica, sbrigativa più del solito " Tsunade-sama mi ha chiesto di cercarti: ha intenzione di dimettere Sasuke e Naruto, ma vuole il tuo parere visto che sei stata l'ultima a visitarli"

"Capisco. Vado subito da lei" si affrettò a risponderle – non poteva certo perdere l'occasione di liberarsi di lei così facilmente – per poi riprendere il corridoio fino alle scale che portavano al laboratorio dove Tsunade stava lavorando alle protesi.

Da un lato era contenta che Sasuke uscisse dall'ospedale – si sarebbero visti di meno e le occasioni per tirare nuovamente fuori quell'argomento sarebbero diventate pari a zero – dall'altro era in ansia: cosa avrebbe fatto Sasuke una volta fuori? Bene o male, con Naruto sempre intorno, non era stato mai solo più di un paio d'ore al giorno ed era stato costretto a relazionarsi con un altro essere vivente. Già lo immaginava rinchiuso in un appartamento con la sola compagnia della sua Katana e dei suoi sensi di colpa. Rabbrividì al pensiero.

"Tsunade-sama, mi ha fatto chiamare?"

La sennin era intenta a manipolare le cellule di Hashirama. Era molto indietro con il processo e prima di sei, sette mesi il braccio non sarebbe stato pronto.

"Sakura, vieni avanti." la invitò la donna, non distogliendo lo sguardo dal composto sul quale stava lavorando "Volevo essere aggiornata sulle condizioni di salute di Naruto Uzumaki e Sasuke Uchiha"

"Sono entrambi migliorati, Tsunade-sama" rispose brevemente la Kunoichi, muovendosi verso di lei.

Avrebbe tanto voluto assisterla per imparare anche quella tecnica, ma l'ospedale traboccava di feriti e come sua allieva e sottoposta era necessaria la sua presenza.

"Credi che possano essere dimessi?"

"Penso di sì, a patto che seguano le terapie e osservino un periodo di completo riposo" le rispose, cercando di scorgere da sopra la sua spalla cosa stesse facendo.

"Perfetto. Manda qualcuno ad avvertire l'Hokage, io termino qui e vi raggiungo"

"Come vuole Tsunade-sama"


-§-


"Niente allenamenti! Sono stata chiara?"

"Non si preoccupi Tsunade-sama, chiunque dovesse percepire anche solo lontanamente una leggera scia di chakra di questi due è obbligato a dirmelo" la rassicurò Kakashi.

"Dovrete continuare a seguire le terapie e a questo penserà Sakura. Io, intanto, cercherò di finire le vostre braccia nel più breve tempo possibile." concluse la sennin, lasciando la stanza.

"Avete capito tutto?" chiese l'Hokage.

I due ragazzi annuirono anche se controvoglia. A nessuno dei due andava a genio un periodo di riposo forzato. Non erano nelle migliori condizioni, questo era vero, con un braccio solo non erano in grado neanche di comporre i sigilli, ma di starsene in panciolle proprio non era nella loro indole.

"Ricordatevi di venire in ospedale per le medicazioni." aggiunse Sakura, porgendogli dei foglietti con su scritti gli orari.

"Ma Sakura-chan non potresti venire tu da noi?" obiettò Naruto.

"Non sono mica la vostra infermiera personale, razza di baka!" sbraitò di rimando la ragazza, dandogli un cazzotto in testa. Medicazioni a domicilio? Era forse impazzito?

"Ok, ok, ho capito, non c'è bisogno di essere violenti" piagnucolò il biondo, massaggiandosi la parte lesa "A proposito" continuò "Teme, tu dove andrai a stare?"

Seguì un momento di silenzio. Sasuke non aveva ancora avuto modo di parlare con Kakashi e avrebbe mille volte preferito farlo in separata sede che con i suoi due compagni di squadra presenti a causa della proposta indecente che Naruto gli aveva fatto il giorno prima.

"Può stare a casa mia. Sempre che per te vada bene, Sasuke" propose l'Hokage.

Sasuke lo guardò per un secondo, indeciso sul da farsi. Kakashi , ovviamente, si era trasferito negli alloggi del Palazzo e il suo appartamento, quindi, era vuoto. Forse poteva essere una soluzione.

"Oppure puoi venire a stare da..."

"Andrà benissimo" rispose l'Uchiha prima che Naruto finisse la frase e qualcuno in quella stanza potesse considerare valida quell'idea bislacca.

"E' solo una sistemazione temporanea. Appena sarà possibile, ti assegnerò un nuovo appartamento" concluse l'Hokage, sorridendo sotto la maschera.

"Ti ringrazio"

"Le chiavi sono sotto lo zerbino" lo avvertì, sparendo poi in una nuvola di fumo.

"Uffa, saresti potuto venire a stare da me!" borbottò Naruto.

Sasuke ghignò: l'aveva scampata. Casa di Kakashi per il momento era assolutamente perfetta, quantomeno era sicuro che il sensei fosse una persona ordinata. Andare a stare da Naruto era fuori discussione: gli avrebbe fatto venire voglia di fuggire di nuovo dal Villaggio dopo poche ore di convivenza. Aveva bisogno di stare un po' solo per riflettere e istintivamente il suo sguardo si posò su Sakura.




.........§.........



Angolo Autrice


Buona domenica!

Sono riuscita a terminare il capitolo dopo non si sa quante riletture, correzioni e via dicendo. Non volevo saltare il nostro appuntamento domenicale, quindi vi chiedo perdono se non è proprio un gran capitolo. Non mi convince tantissimo, ma credo che dipenda dal fatto che sono un po' stanca e ho mal di testa. Se fa schifo ditemelo.:-)

Come sempre vi ringrazio per le splendide recensioni dello scorso capitolo alle quali ovviamente risponderò in ritardo. * Fischi *

Cerco di portarmi avanti con il lavoro perché la settimana prossima sono oberata di impegni e vorrei riuscire a pubblicare anche un capitolo di Kitchen. * i sogni sono desideri, di felicità... *

Sì, mi ci vorrebbe la fata turchina sul serio perché tra il lavoro e il resto non riesco a trovare un buco di tempo per scrivere. Uffa!

Un ringraziamento speciale per questo capitolo va a Meryl Watase che mi ha consigliato casa di Kakashi come dimora dell'Uchiha. Non avevo la più pallida idea di dove spedirlo!

A domenica prossima.

Un bacione








   
 
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