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Autore: Il Fu Sirius    09/02/2005    2 recensioni
Se Sirius Black tornasse in vita e se si innamorasse di una delle più belle figlie di Lucius Malfoy, cosa dovrebbe fare per coronare il suo sogno d'amore?
Genere: Comico, Demenziale, Parodia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Sorpresa
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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Dedicata sempre alla incantevole Harmony Malfoy luce e speranza della mia vita

Dedicata sempre alla incantevole Harmony Malfoy luce e speranza della mia vita.

Maledizione

 

“Maledizione!!!” disse fra sè e sè l’uomo sprofondato nell’elegante poltrona “Adesso come farò a sapere cosa diceva?”

Chiuse gli occhi per calmare la rabbia che lo accecava e gli impediva di ragionare.

“Devo piantarla di fissarmi sul passato e comiciare a pianificare il futuro. La morte di Sirius ha rovinato tutto, accidenti!!!”

Detto ciò puntò la bacchetta alla propria tempia. Un’attimo dopo allontanò la bacchetta, a cui rimase attaccato un filo argenteo, che posò nel pensatoio ai suoi piedi. Ripetè questi gesti più volte, finchè non ebbe più nulla da estrarre dalla sua mente. Ciò nonostante la sua mente era ben lontana dall’essere sgombra. Si alzò dalla poltrona e attraversò la stanza fino al fagotto che giaceva nell’angolo opposto della camera. Da quella creatura, rannicchiata sul pavimento, provenivano frasi sconnesse, che, tra un singhiozzo e l’altro, tentavano di impietosire il mago che le stava innanzi.

La bacchetta si poggiò ora sulla tempia di quell’essere dalla scarsa somiglianza con una donna.

“Crucio”

I lamenti di lei si trasformarono in flebili squittii ed ella cominciò a contorcersi. Una fredda risata riempì la stanza e fece scordare a Lord Voldemort la frustrazione per essersi lasciato fregare, ancora una volta, da quello stupido moccioso. Tornato al pensatoio, si chinò sopra di esso, fissando la sua superficie argentea: vi aveva riposto tutti i ricordi legati a quella piaga,  che lo stava assilando da ormai 16 anni.

“Meglio cominciare dall’inizio” disse a se stesso e così dicendo colpì la superficie del pensatoio con la punta della bacchetta. La sostanza argentata, formante il pensatoio, iniziò a turbinare e al suo interno si cominciò a scorgere la figura di un uomo dallo scuro mantello in una piccola stradina di Goldrick's Hollow. Ad un tratto si fermò e diede un’ occhiata a un foglietto che teneva nel pugno, su cui, in una goffa e infantile grafia, vi era scritto:

“La famiglia Potter si può trovare al numero 17 di Craftsman street, Goldrick's Hollow”. L’Oscuro Signore si immerse nel pensatoio. Alzò lo sguardo: si trovava esattamente tra il numero 15 e il 19. Fissò il punto in cui le due abitazioni si congiungevano; i due edifici iniziarono a scostarsi l’uno dall’altro e, in mezzo, vi apparve un terzo: il numero 17 di Craftsman street. Un sorriso trionfale si dipinse sul volto dell’ignaro mago, che buttò a terra il foglietto con l’indicazione, mentre l’impotente spettatore gli lanciava, vanamente, ogni maledizione conoscesse. Stremato dalla futilità dei suoi tentativi, Voldemort poggiò il viso al palmo della propria mano, facendo accuratamente attenzione di impedirsi la visuale, così da  risparmiarsi ulteriori sofferenze.

“Bombarda”

Alzò di scatto la testa, incredulo nel sentirsi pronunciare un simile incantesimo. Non ricordava di averlo mai usato.

“Che fine ha fatto l’alohomora?” Si chiese. Ma non ebbe il tempo di trovare una risposta perchè il ricordo di sè era già entrato nella casa e doveva affrettarsi a seguirlo. Entrando trovò James Potter che, mentre si stava strozzando con una ciambella, cercava di  riafferrare la bacchetta che aveva, involontariamente, lanciato in aria per lo spavento.

“Avada Kedavra”Entrambi i maghi oscuri scoppiarono in una gelida risata: non avevano mai visto nessuno morire con un’espressione tanto stupida sul volto. Dall’altra stanza provennero dei sussurri seguiti dal pianto di un bambino. La risata si spense sulla bocca dell’assassino, per dare spazio a quell’espressione compiaciuta, che hanno i gatti quando avvistano un topolino con cui giocare. Si spostarono nella stanza adiacente, dove Lily, in piedi di fronte alla culla del piccolo Potter, lo aspettava con la bacchetta alzata e con un leggero tremore alla mano.

“A-a-ava-da K...”

“Accio bacchetta”

La bacchetta della donna volò, attraverso la stanza, nelle mani del mago. Gli occhi di lei cominciarono a riempirsi di lacrime, acquistando così una luminosità, che li faceva apparire due veri smeraldi. Voldemort rimase attonito di fronte  a quello spettacolo di così rara bellezza: d’innanzi a lui vi era una donna giovane, dalla carnagione candida , nei cui occhi si leggeva tutto il dolore per la perdita del compagno e la paura per il pericolo che si palesava davanti a lei e suo figlio.

“No! Harry no, ti prego!”

“Spostati, stupida... spostati...”

“Harry no! Prendi me piuttosto, uccidi me, ma non Harry!”

L’espressione del mago oscuro si fece marmorea: solo un sopracciglio inarcato rivelava che non aveva perso del tutto l’uso dei muscoli facciali. “Ti prenderò più che volentieri, ma prima devo sistemare il moccioso, perciò levati idiota!!!” Pensò

“Ho detto di spostarti stupida !!! Dopo penserò a te!”

“Non Harry! Ti prego... per favore... lui no!”

“Avada Kedavra” Scoppio in una risata raccappricciante anche per se stesso, ora che riviveva la scena da spettatore. Si avvicinò alla culla e Harry lo fissò negli occhi con un espressione beota in volto. Voldemort poggiò la sua bacchetta sulla fronte del bambino.

“Avada Kedavra” Dei lampi verdi scaturirono dal punto in cui il legno toccava la pelle e un pianto molto simile a uno squittio riempì la stanza. “Cos’è questa lagna? Nonostante tutti i difetti che ha Harry Potter non ha mai squittito in mia presenza, non pianse nemmeno all’epoca” pensò lanciando uno sguardo al neonato ormai tramortito. “Che Bella si sia rammolita tanto da urlare così forte?” Lanciò un incantesimo verso l’alto e in un attimo si ritrovò all’esterno del pensatoio. In quella stanza buia, ci mise un po’, prima di riconoscere quella figura ricoperta di ferite su tutto il corpo, che faticava a mantenere una posizione quasi eretta.

“Allora Wormtail ce l’hai fatta?”Sibilò

“Sì, mio Signore, ma non crede di rischiare di far scoprire il nostro piano rapendo Remus con tanto anticipo?”

“No, è meglio recuperare gli ingredienti in tempi diversi, cominciando da quelli meno importanti, in modo da non lasciargli comprendere a che cosa miriamo veramente...”Il Signore Oscuro guardò quell’infima creatura da testa a piedi, come se si rendesse  conto, solo ora, di che orrendo essere avesse davanti.

“...e comunque...Crucio!”Non poteva accettare che un simile rigetto della natura osasse mettere in discussione i suoi piani.

Si lasciò cadere in poltrona e chiuse gli occhi. “Non c’è nulla come un coro di lamenti per rilassarsi, meglio se eseguito da rifiuti umani sotto maledizione.” Pensò Voldemort.

 

Nota :

Le frasi in rosso (eccezion fatta per questa nota) sono tratte da “Harry Potter e il prigioniero di Azkaban” (il libro)

 

P.S. Presto seguirà "Harry Potter: the prisoner of Privet Drive."
  
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