Ebbene si! ho deciso di
continuarla! Non solo perché ne ho voglia, ma anche per le uniche due persone
che hanno recensito! Liby_chan e Itasasodei! GRAAAAAAZIEEEEEE! Me si prostra ai
vostri piedi! Eccovi un bel capitoluccio! È un po’ pesante, vedremo la prima di
una serie di litigate stratosferiche, ma alla fine ci sarà qualcosa che
potrebbe risultare positivo…^^ buona lettura!
Ok, devo ammetterlo…in
parte mi sono dovuto ricredere. La convivenza con la mocciosa fino ad allora non
era stata poi così terribile. Era irriverente,certo, e non faceva che
stuzzicarmi, ma cosa peggiore era alleata di Tobi. Uhn, me misero! Era
un’avversaria difficile da contrastare! Aveva sempre la risposta a tutto e non
faceva che indirizzarmi quei sorrisi maliziosi e sadici che mi mandavano in
bestia! E dire che Sasori la adorava è poco! In quelle due settimane di
convivenza ho visto Sasori più attivo di quanto non lo sia mai stato in
vent’anni di servizio nell’Akatsuki! Non lo capirò mai! Ma a parte questo,
però, Shiori era abbastanza sopportabile. Si faceva i fatti suoi, a meno che
non volesse stuzzicarmi non apriva quasi mai bocca e fino ad allora non aveva
causato problemi. Konan era super felice di avere un’altra donna
nell’organizzazione. Anche perchè quella poverina di
Shiori sentendosi a disagio si era affidata pienamente alle cure della compagna
del capo. Ad esempio, la sua giacca a nuvole rosse era finita nelle grinfie di
Konan, che l’aveva modificata esattamente per come credeva le sarebbe stata
meglio. Konan aveva di certo avuto stile nel modificarla così, ma Shiori ne
aveva molto di più a indossarla così bene. Era più stretta di quelle normali,
molto più stretta! Tranne le maniche, che quella stolta non era stata in grado
di modificare. Ma la diciassettenne sapeva come compensare l’errore di Konan.
Teneva la giacca chiusa dal seno fino alla vita, lasciando le gambe, che oserei
definire artistiche, perennemente scoperte, indossando null’altro che dei
pantaloncini di pelle. Sopra la maglietta a rete, invece, non indossava che un
corpetto nero con i lacci rossi. La sua spada era sempre attaccata al fianco
sinistro, ai polsi aveva dei bracciali di cuoio e al collo uno shuriken.
Beh…inutile dire che attirava molti sguardi, la giovincella. Ma non il mio…
“Deidara…la stai
fissando!” mi fece notare Konan dandomi una poderosa gomitata.
“No, non è vero”
dissi, senza però distogliere lo sguardo da Shiori. Era un giorno come tanti,
nessuna missione importante, quiete più totale…non sapevo che quel giorno
avrebbero avuto inizio i problemi con quella mocciosa. Era seduta sul divano
con entrambe la gambe rannicchiate quasi al petto, era immersa nella lettura di
un libro. Ok, lo ammetto…neanche io riuscivo a non guardarla. La cosa che più
mi piaceva di lei…erano i suoi sbalzi di umore tipicamente adolescenziali.
Bastava nulla per trasformare quella ragazzina docile che leggeva in una bestia
assetata di sangue…solitamente il mio! Tobi era seduto a terra davanti al
divano. Faceva da me a Shiori con la testa. “Deidara-senpai, perché guardate
Shiori-chan?” chiese all’improvviso. Razza di idiota menomato! Konan, Hidan e
Kisame risero. “Sta zitto, Tobi” dissi semplicemente, promettendomi però una
vendetta. “Shiori-chan, perché Deidara-senpai ti guarda?” ma quanto è idiota?
Shiori non distolse gli occhi dal libro. Tobi attese qualche istante la
risposta. “Shiori-chan, vieni con Tobi a…” Shiori alzò una mano verso di lui,
invitandolo a tacere. “Lasciala stare, Tobi, non lo vedi che oggi morde più del
solito?” dissi. Sempre senza smettere di leggere, Shiori spostò la mano che
aveva usato per zittire Tobi in mia direzione e alzò lentamente il medio, al
quale stava l’anello. “Se vuoi ti suggerisco un posticino dove mettere quel
dito, che ne dici, uhn?”
“Non ho intenzione di
toccare il tuo didietro, onestamente!”
“Guarda che mi
riferivo al tuo”
“E io a quello della
tua fottuta arte!”
Mi alzai di scatto,
lei alzò gli occhi dal libro. “Si, Shiori! Tu si che sai come imprecare!” disse
Hidan facendo il tifo. “Cosa hai detto?” chiesi con fare minaccioso.
“Non ci senti?”
“Perché non alla tua
musica?”
“Perché la mia musica
è troppo superiore alla tua arte! È una signora!”
“E allora che ne dici
di tua madre?” ok, avevo esagerato di brutto, lo so. Ma ero troppo arrabbiato!
Le sue iridi verdi si puntarono sulle mie, il suo sguardo lasciava intendere
solo una cosa: l’avevo fatta incazzare. Il suo libro mi colpì in fronte con una
tale violenza che caddi all’indietro, tra le risa generali. Si alzò dal divano
e camminò verso di me. “Picchialo, Shiori, picchialo!” disse Hidan. Per un
attimo ebbi il timore che lo prendesse in parola…invece semplicemente si chinò
a prendere il libro e a puntarmi al collo la spada. “Se tu osi di nuovo dire
una cosa simile o infangare il nome di mia madre o padre che sia…giuro che
questo bel collo tenero lo taglio a cubetti e lo faccio mangiare a Zetsu! Bada
a come parli con me, biondino” rinfoderò l’arma e allontanandosi provvide a
pestarmi la mano sinistra. La guardai torvamente mentre ancheggiando usciva
dalla cucina. “Ok…hai esagerato…” disse Konan.
“No che non ho
esagerato! È stata lei a cominciare!”
“Sei stato tu a dire
che morde più del solito”
Tobi teneva lo sguardo
fisso sulla porta. “Uffa…si è arrabbiata…” disse.
“Potresti almeno
scusarti, no?” suggerì Hidan.
“Scusarmi? Io?”
scoppiai in una risata fragorosa. Ma che aveva in testa? Segatura? Io scusarmi
con quella ragazzina viziata? Nemmeno se crollasse il mondo! Sasori entrò in
cucina, osservando il corridoio. “Che le hai fatto?” mi chiese.
“Niente, le ho solo
ricordato che è un animale imbestialito”
dissi in modo che mi sentisse.
“Crepa!” urlò la sua
voce qualche stanza più in là. Sasori sogghignò. “Dovresti sentire quante
minacce di morte borbottava…” aggiunse. “Cavoli, è qui da due settimane e
finora non avete fatto che litigare…”
“Non ci posso fare
niente se è un’arpia” dissi di nuovo con lo scopo di farmi sentire.
“Artista fallito!”
urlò lei in risposta.
“Sei sempre tu che la
stuzzichi…non è che per caso sei innamorato di lei?” chiese il danna
ammiccando.
“PROVA A DIRLO DI NUOVO E TI STACCO L’AORTA A MORSIIIIIIII!” ma che gli è
saltato in mente a quest’altro?!
“Io non ho aorta,
Deidara…”
Mi bloccai…ah, già…era
vero. Hidan scoppiò a ridere. “Cazzo, fratello, ma tu dov’eri quando Jashin
divideva i cervelli?”
“Al cesso o a
pistrarsi i capelli facendosi la manicure!” disse Shiori.
“VIENI QUI E RIPETILO
RAGAZZINA!!!”
La sentii ridere. Che
antipatica! La detestavo. Mi gettai sul divano cercando di mantenere la calma.
“Calma, calma, calma…non serve a niente arrabbiarsi, così fai il suo gioco,
Deidara…” mi ripetevo. Mi sentivo un tale idiota! Rammaricarmi per una ragazzina…Tobi
mi guardava e diceva cose che non capivo. “Che dici?” gli chiesi.
“Niente…Tobi non ha
detto niente…” disse.
“Bene, meglio così…”
Konan sussurrò
qualcosa a Pain ed entrambi sogghignarono…che strazio non riuscire a capire
cosa passava per le loro menti chiuse! “SHIORI!!! È pronta la cena!” urlò
Konan. Lei arrivò quasi subito. Era strana però…aveva gli occhi leggermente
arrossati, ma non mancò di guardarmi male, prima di accomodarsi per cenare.
*Eravamo seduti a
tavola, si parlava del più e del meno. Io fissavo di sottecchi Deidara. Non ero
ancora riuscita a perdonarlo. Non era tanto per ciò che aveva detto a me, tanto
era da due settimane che non facevamo altro che stuzzicarci a vicenda…mi aveva
dato fastidio il fatto che avesse immischiato anche mia madre. La pagherai,
biondino, stanne certo! Ero seduta fra lui e Sasori, sentivo che anche Deidara
mi lanciava occhiatacce di tanto in tanto. Lo de-te-sto! Ad un tratto lo vidi
sorridere. “Vuoi la salsa, Sasori? Certo che te la passo, con piacere!” disse.
Sasori lo guardava stranito…non gli aveva mai chiesto la salsa. Il biondo prese
la salsa e allungando il braccio verso Sasori la versò ‘accidentalmente’ sul
mio petto. “Oh, ma che sbadato! Perdonami, non l’ho fatto a posta…” disse
fingendosi dispiaciuto, ma se la rideva alla grande. “Figurati, Deidara! Non è
nulla” dissi acidamente. Mi stava facendo perdere le staffe! “Se vuoi Tobi ti
aiuta a pulire!” disse Tobi raggiante. “No, grazie mille, faccio da sola!” Presi un tovagliolo e pulii il danno. Una
chiazza scura troneggiava sul mio petto. A tavola era calato uno strano
silenzio, a parte i risolini del biondo. “Ho visto le tue marionette, Sasori!
Devo ammettere che sono meravigliose!” dissi. “O meglio…artistiche!” Deidara si
irrigidì.
“Davvero?” disse il
rosso.
“Certo! Hai
talento...si, perché ci vuole davvero tanta bravura per creare delle cose così
perfette…non come creare delle esplosioni che anche un bambino sarebbe in grado
di fare…”
“La prossima volta
casa tua te la fai esplodere da sola…”
sussurrò Deidara.
“Basta un po’ di
benzina e un fiammifero”
Ci fissammo torvamente
per parecchi istanti. Konan, di fronte a noi ci guardava temendo una sfuriata.
“Prendiamo il dolce?” chiese cercando di rilassare la tensione che si era
creata. “Si! Il dolce!” esclamò Tobi.
“Non vi scomodate! Lo
prendo io!” dissi. Mi alzai e presi il dolce che avevo preparato con Tobi nel
pomeriggio. Panna, miele, crema al cioccolato, un pizzico di cannella e
caramello. Un dolce ammazza - fegato che Tobi aveva insistito per avere. Ad un
tratto mi balenò in mente un’idea subdola. Sorrisi fra me. Presi il dolce e mi
avvicinai alla tavola. Stavo per sedermi al mio posto, ma il dolce mi scivolò
‘accidentalmente’ sulla testa platinata di Deidara, e sempre accidentalmente la
mia mano fece spiaccicare il dolce anche sul viso del biondo. “Ops! Ma che
sbadata! Perdonami, non l’ho fatto a posta!” dissi in una sua perfetta
imitazione. I commensali a stento trattennero le risate. Lui strinse i pugni.
“Ma che peccato…tu che hai i capelli così belli…ti ci vorranno settimane per
togliere l’odore della cannella e il cioccolato li potrebbe macchiare…per non
parlare del miele e del caramello, che renderanno il tuo faccino perfetto così appiccicoso
da poter passare per un accalappia - mosche…e la panna, poi…sono così
addolorata” dissi portando le mani al petto. “E pensa, biondo, questo è solo
l’inizio” aggiunsi. Cambiai tono, dall’ironico divenne arrabbiato. “Tobi, se
vuoi in frigo c’è un altro dolce, Konan, grazie per la cena.” Poggiai l’indice
sul naso di Deidara, sporcandomi il dito di panna montata, poi mi leccai il
dito e senza aggiungere altro mi diressi in camera. “Potrei sposarla, quella
tipa…” disse Sasori scoppiando a ridere. “Che Jashin la benedica” aggiunse
Hidan, ridendo a sua volta. “Questo è troppo, stiamo oltrepassando il limite”
disse Deidara. Lo sentii alzarsi dalla sedia e camminare. Per un attimo pensai
che sarebbe venuto in camera ma non accadde. Cosa voleva questo tizio? Perché non faceva
che attaccare briga? E perché…il suo sguardo mi faceva rabbrividire? Cercai di
non pensarci e tornai a concentrarmi sul libro.
Passarono un paio
d’ore. Sentii dei passi nel corridoio. Io ero già sotto le coperte, ma
continuavo a leggere. Mi appoggiai e finsi di dormire. Riconobbi distintamente
la voce di Deidara e Sasori. “Assumiti le tue responsabilità, Deidara…sei stato
tu a iniziare”
“No, danna! Lei ha
esagerato! Quella del dolce è stata pessima!”
”A me ha fatto ridere”
“Tu sei un caso
patologico, non fai testo! Quando devi ridere non ridi, e ridi quando non
devi!”
Entrarono in camera.
“Ecco…dorme come se nulla fosse, e a chi importa se sono stato due ore sotto la
doccia, uhn?”
“Parla piano che la
svegli”
“Non mi interessa! Io
questa tizia qui non-la-voglio! Da quando è arrivata lei sono cambiate troppe
cose…tu che ridi, Itachi che parla, Konan che cuce…”
“E tutto questo non ti
sembra positivo?”
“No, perché ciò che è
positivo per voi non lo è per me! Non ho più privacy, devo condividere la
stanza con una donna, devo sempre stare attento a non perderla di vista come ha
ordinato Pain, devo sopportare le sue critiche! Non posso andare avanti”
“Come sei
melodrammatico, Deidara! La verità è che ti brucia che qualcuno ti tenga
testa!”
“Non c’entra niente,
danna! È lei che mi da fastidio!”
“Credo sia un sentimento
reciproco!”
“Non può che farmi
piacere! Io non la volevo nell’organizzazione, te lo avevo detto subito, no?
Avremmo dovuto ammazzare lei quella sera piuttosto che il Raikage.”
Quelle parole mi
colpirono come uno schiaffo. Non mi era mai importato cosa diceva Deidara di
me, ma quelle parole furono taglienti. Mi alzai di scatto afferrandolo per la
maglietta. “Primo: se forse non ti ricordi non sono stata io a venire qui!
Neanche io ci voglio stare, detesto tutto in questo posto, te per primo! Fosse per
me sarei andata via da tempo! Secondo: se davvero mi vuoi ammazzare fallo qui e
adesso! Terzo: se quella sera avessi ammazzato me, mi avresti solo fatto un
favore!” dissi. Non aggiunsi altro,
tornai a letto, spensi il lume e mi voltai verso la parete opposta, dando le
spalle a entrambi e sentendo i loro sguardi puntati su di me. “Vai a dormire
anche tu, Deidara…” disse Sasori. Il biondo non rispose. Forse lo avevo colpito
duramente con quelle parole. Oppure lo avevo fatto colpire dal senso di colpa. Per
non so quale ragione il sapore salato delle lacrime giunse fino alle mie labbra
non appena Sasori uscì dalla stanza spegnendo la luce. Sentivo Deidara girarsi
e rigirarsi nel letto. Si…avevo smosso in lui abbastanza senso di colpa. Ma
allora…perché piangevo?*
Mi svegliai di
soprassalto. Non sapevo cosa avevo sognato, ma qualunque cosa fosse mi aveva
reso nervoso. Guardai l’orologio…le due di notte. Avevo dormito solo tre ore?
uffa! Cercai di riprendere sonno, ma mi accorsi di qualcosa di strano…silenzio.
C’era troppo silenzio. Nessuna coperta in movimento, nessun respiro regolare.
Mancava qualcosa. Mi voltai dal lato opposto. Il letto di fronte a me era
vuoto. Le coperte erano scombinate e sopra vi stava una delle custodie nere di
Shiori. Lei dov’era? Non che mi importasse di quella ragazzina…ma devo
ammettere che le sue parole erano state dure. Pesanti. Il letto di Sasori era
perfettamente intatto, come sempre del resto. Di lui nessuna traccia.
Probabilmente era nel suo laboratorio a fare chissà cosa. Ma di lui al momento
non mi importava. Mi alzai dal letto e silenziosamente uscii dalla stanza.
Continuavo a chiedermi cosa stessi facendo…appunto…cosa diamine stavo facendo?
Che mi era saltato in mente? Non stavo cercando Shiori…no, assolutamente! Ecco
cosa stavo facendo! Stavo andando a bere qualcosa! Faceva un caldo infernale!
Camminai verso la cucina. La porta era socchiusa e c’era la luce accesa.
Dentro, però, nessun rumore. Spinsi leggermente la porta. Sul davanzale interno
della finestra stava seduta Shiori. Suonava il suo violino con gli occhi
chiusi, lasciandosi trasportare dalla melodia, muoveva l’arco sopra le corde
come se avesse suonato quella stessa
canzone mille e mille volte. Io non sentivo nulla, però. Entrai nella stanza,
badando a non farmi vedere, fu come attraversare un velo…solo allora riuscii a
sentire la melodia. Era triste e malinconica, nelle sue note si poteva cogliere
il grido disperato di chi soffre, di chi ha paura…di chi viene strappato da
qualcosa che ama. In quel momento vidi qualcosa di brillante scivolare sul viso
della diciassettenne. Una lacrima? Rimasi immobile a fissarla, senza muovermi
di un centimetro, trattenendo il respiro. Era la cosa…più bella che avessi mai
visto. La luce della luna illuminava il suo viso e le sue lacrime, creando un
effetto chiaroscuro tale da sembrare una fotografia e cadeva esattamente sulla
sua figura coperta solo da un top e una culottes rosso fuoco, dando ai suoi
capelli una sfumatura argentata. Il mio cuore smise di battere, le mie mani
ebbero un lieve tremito. Il tempo parve fermarsi. Fui completamente rapito da quell’immagine
che rimarrà per sempre nella mia testa. E quella melodia così struggente…la
ricorderò fino alla fine dei miei giorni…riusciva ad arrivare fino alla mia
anima, sfiorarla, attraversarla, esplorarne gli angoli più nascosti.
Credevo…anzi no, ne ero certo…non mi ero mai sentito in quel modo prima
d’allora. Shiori si morse le labbra, forse per lo sforzo di non piangere.
Finita la melodia sospirò. No, ti prego, continua a suonare…avrei voluto dirglielo,
ma ero paralizzato. Aprì gli occhi, mentre altre lacrime scorrevano sul suo
viso. Mi notò dopo pochissimi istanti. Sgranò gli occhi e arrossì
violentemente. Si asciugò le lacrime con il dorso della mano e si voltò dal
lato opposto lentamente, nascondendosi. Non parlò e io non mi mossi. La vidi
stringere una cosa al ventre, forse per nasconderla…una fotografia. “I - io….”
Dissi. Beh…non sapevo cosa dire! Per la prima volta in vita mia…devo ammettere
che è terribile non sapere cosa dire! “Io…c’è caldo…” ma certo che sei un
genio, Deidara, dire qualcosa di intelligente ti risulta così difficile? Ma certo! Idiota come sei! Ecco…ci mancava
solo che mi rimproverassi da solo per fare tombola! “Lo so…” disse Shiori con
una nota strana nella voce. “Prendo qualcosa da bere…e torno di là…” dissi.
No…non volevo andarmene sul serio…non volevo andarmene affatto! Il perché? Non
lo so nemmeno io. Mi avvicinai al frigorifero e afferrai con mani tremanti del
tè ghiacciato. “Vuoi?” chiesi. Lei non si voltò a guardarmi, si limitò ad
annuire, tenendo il viso nascosto. Ne versai un po’ per me e un po’ per lei.
Trattenendo il respiro mi avvicinai a Shiori. Lei prese il bicchiere
sussurrando appena un grazie. “Vado a letto…” dissi. Mi avvicinai alla porta
con il mio bicchiere, ma non appena poggiai la mano sulla maniglia capii che
anche se avessi voluto dormire non ci sarei riuscito. C’era qualcosa che mi
richiama irrimediabilmente verso di lei. Mi voltai a fissarla. Stava guardando
il tè. “Guarda che non è avvelenato…” dissi.
“Lo so…”
Mi riavvicinai a lei e
mi appoggiai alla parete accanto alla finestra, osservandola. Carezzò la
condensa sul bordo del bicchiere, poi bevve. Una gocciolina fredda scese lungo
il suo mento, verso il collo, per poi sparire dispettosamente sul suo seno.
Poggiai un dito sulla gocciolina e feci il suo stesso percorso a ritroso, per
giungere infine sulle sue labbra. La vidi rabbrividire, ma non mi guardava.
Aveva gli occhi fissi sul bicchiere. “Ti ho sentita suonare” dissi. Lei alzò la
testa di scatto, mostrando gli occhi leggermente arrossati. “Ti ho svegliato?
Scusa, e dire che avevo insonorizzato la cucina…” disse. Ecco cosa era quella
strana sensazione entrando. “No, non mi hai svegliato tu…avevo caldo e sono
venuto a prendere qualcosa da bere”
“Ah…” sussurrò, poi si
voltò ad osservare la luna.
“Non credevo che
suonassi così bene. Devo ammettere che mi hai fatto rabbrividire.”
“La musica produce un
piacere di cui la natura umana non può fare a meno…”
“Questo è vero, ma
serve un buon musicista per provocare questo piacere…”
Sorrise lievemente.
“Ho visto che…mentre suonavi piangevi…”
Shiori arrossì
violentemente. “Pensavo” rispose.
“A chi?”
Strinse maggiormente
la foto. “A tante cose…o meglio, a tante persone”
Faceva un certo
effetto sentirla parlare con voce così velata…quando litigavamo la sua voce non
era affatto così. “Posso?” chiesi accennando alla foto. Lei allentò la presa e
io la guardai. Un uomo, una donna, e al centro una bambina. Lei e i suoi
genitori. “Avevo tre anni qui…” disse con un sorrisino. “Si vede…avevi lo sguardo
meno omicida…” dissi. Sorrise di nuovo.
“Non avevo sete di
vendetta…tutto qui”
“So che ti hanno
adottata…”
“Già. Il mio vero
padre è morto prima della mia nascita, mia madre mettendomi al mondo. Shuro e
Theana non potevano avere figli, e quando mi videro fu un colpo di fulmine. Io
ho sempre saputo che non erano i miei veri genitori, ma non mi hanno mai fatto
pesare ciò. Ero molto affezionata a loro. Erano due persone straordinarie. Mia
madre non faceva che suonare e cantare…e insegnarmi a fare lo stesso. Mio
padre, invece, era un insegnante di arti marziali, mi insegnava a combattere
soprattutto con le spade, ma più di tutto amava cucinare! Il suo sogno è sempre
stato quello di aprire un ristorante multi-etnico. Sapeva cucinare di tutto e
di più.”
La guardai mentre
raccontava. Era persa in chissà quali ricordi, i suoi occhi brillavano e
sorrideva con nostalgia. Doveva essere molto affezionata a loro…mi sentii uno
stronzo ad aver detto quella cosa su sua madre, quel pomeriggio. “Io…non vorrei
essere invadente, ma…cosa è successo di preciso?” chiesi.
“Beh…eravamo in
viaggio, a Konoha. Mia madre doveva esibirsi e mio padre partecipare ad un
torneo. Erano amici del clan Uchiha, e soggiornavamo in casa loro. Quella notte
i miei genitori erano andati a cena fuori e io a causa di problemi di salute
ero rimasta in casa Uchiha. Mi ricordo che avevano due figli…ma non ricordo né
i nomi né i volti. Stiamo pur sempre parlando di sette anni fa. Io dormivo. Non
ricordo quasi nulla di quella sera. Ricordo soltanto un urlo. Corsi fuori dalla
stanza in cui dormivo. Era l’inferno! Sangue…morte…scesi le scale in cerca di
vita, tramortita. Poi ricordo i due figli…il minore contro la parete,
traumatizzato e scosso. Il maggiore invece stava uscendo dalla casa. Non
ricordo il suo viso, come ho già detto, né quello del fratello. Ricordo solo i
suoi occhi. Rossi come il sangue che avevano versato. Dopodiché ho un
vuoto…probabilmente svenni. Mi svegliò un altro urlo. Quello di mia madre. Non
appena giunsero le forze dell’ordine i miei genitori, trovati gli unici in vita
e sporchi di sangue, furono considerati i responsabili e arrestati. Io dissi
che non c’entravano nulla, ma la parola di una bambina e per giunta figlia dei presunti colpevoli non valeva
nulla. Aspettavano di sentire l’unico altro superstite, ma era talmente scosso
che non parlò per giorni. Intanto, per i miei genitori scelsero la condanna a
morte. Il Raikage agì con un giorno di anticipo e li fece giustiziare. Mezz’ora
dopo arrivò una lettera che scagionava i miei genitori e con la cattura di
altri due tizi…dopo tre giorni, il piccolo Uchiha riprese l’uso della
parola e disse che era stato il fratello
maggiore a commettere la strage. Ma era troppo tardi. I miei genitori, ormai
erano stati giustiziati. Le sue parole non me li avrebbero portati indietro.
Sarebbe bastata solo mezz’ora…non di più…”
Cazzo…parlava di
Itachi…Itachi è stato la causa di tutto. Che dovevo fare? Dirglielo? No…avrei
solo creato problemi in più. “Da allora detesto il mio villaggio, il Raikage,
il piccolo Uchiha che ha parlato tardi e quel bastardo di suo fratello…che per
la sua pazzia ha causato la morte di due anime innocenti. Non si sa che fine
abbia fatto dopo di che. È sparito nel nulla.”
“Mi dispiace che sia
andata così…”
“Grazie…dispiace anche
a me…”
“E inoltre…mi dispiace
anche per quella cosa…che ho detto questo pomeriggio…sono stato…”
“Uno stronzo,
insensibile, bastardo privo di tatto e uso della ragione?” suggerì. Io sorrisi.
“Si, esatto.” Sorrise
anche lei.
“Non importa.”
Shiori si alzò e dal
davanzale si trasferì sul divano, sotto la finestra. Mi fece cenno di sedermi.
Io, chissà perché, obbedii. Lei si girò con i corpo verso di me, e io verso di
lei, in modo che fossimo l’uno di fronte
all’altra. “E tu? Che mi dici di te? Come mai sei diventato il pazzo
dinamitardo ossessionato dalle esplosioni che sei adesso?”
Sorrisi. “Diciamo solo
che non tutti apprezzavano le mie capacità e le mie…ecco…diversità” dissi
guardando distrattamente il palmo della mia mano destra. “Posso?” chiese. Io
annuii senza capire a cosa si riferisse. Arrossii quando Shiori mi prese la
mano e cominciò ad esplorarla. Passò un dito sul mio palmo, studiando ogni
dettaglio delle labbra che vi erano impresse. “Per me è una figata vera e
propria” disse sorridendo. “Pensa, chi riuscirebbe a creare delle esplosioni
così?”
“Un bambino” dissi
facendole il verso. Lei rise.
“No…un bambino non
potrebbe utilizzando la tua stessa tecnica. E non potrebbe nemmeno fare delle
opere d’arte come le tue…”
“Grazie” dissi
semplicemente. Era concentrata sulla mia mano… “Oggi la pensavi diversamente”
“No, l’ho sempre
pensata così…ho detto diversamente, non pensato”
“Certo che te sei
subdola e contorta!”
“E anche pazza,
aggiungerei”
Entrambi scoppiammo a
ridere. Parlammo parecchio, delle cose più insensate. Ma stando con lei persi
la cognizione del tempo e della stanchezza, non sentivo niente se non la sua
voce. E non volevo sentire altro. Andammo a letto che erano quasi le cinque del
mattino. Sasori non era in camera…figuriamoci! “Ok…grazie per la chiacchierata.
Buonanotte, Capo” disse Shiori.
“Capo?!”
“Si, capo! Ricordati
che sono affidata a te, sei un po’ il mio maestro”
“Wow…mi sento
lusingato”
“Non montarti la
testa, scendi dal piedistallo, biondino”
Rise. Che bella
risata…le poggiai una mano sulla guancia, e lei mi puntò addosso i suoi occhi.
Ritrassi la mano come se mi fossi scottato. “Buonanotte, Shiori” dissi
imbarazzato.
“Eh no! Così non
vale!”
“Eh?”
“Così è come se tu mi
avessi dato un bacio! Non è giusto!” disse. Si alzò un pochino e mi stampò un
bacio sulla guancia. “Ora siamo pari! Notte Maestro Artistico!”
“Notte”
Mi misi a letto un po’
stordito, mentre il punto in cui le sue labbra mi avevano sfiorato bruciava.
Sorrisi. Maestro Artistico, eh? Non sapevo spiegare cosa fosse successo quella
notte. Sapevo solo che sarebbe stato l’inizio di molte cose…belle, forse. Ma
non credevo che proprio da quella bella esperienza sarebbero iniziati i miei
dilemmi.
Fine chappy!
E allora? Che ne dite? Si lasceranno andare alle sensazioni? Sono stata troppo
crudele con Shiori? Come sempre accetto commenti positivi, negativi e consigli!
Grazie per aver letto! **Therys**
P.s: probabilmente aggiornerò ogni lunedì! ^^