Salve! Questa che segue è
una fan fiction che avevo cominciato a scrivere mesi fa, e poi ho abbandonato.
Secondo voi dovrei continuarla? Non è un gran che, e per questo vorrei sapere
cosa ne pensate. Da qui potrebbe nascere una storia molto interessante, secondo
quello che ho in mente. Vi avverto che ci potrebbero essere degli errori perché
il mio pc fa la correzione automatica! Fatemi sapere cosa ne pensate!
**Therys**
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Rabbrividii per la
terza volta. Augurai a Pain e la sua
giovane (o vecchia che sia) vita che ci fosse un valido motivo per averci
trascinati lì. Eravamo nel Villaggio della Nuvola, e chissà per quale stupido
scherzo del destino nevicava nonostante fosse settembre. Per la prima volta
dopo tanto tempo, Pain e Konan si erano scomodati a uscire dal nostro caldo e
accogliente covo- che in quel momento rimpiangevo- per accompagnare me, Sasori,
Itachi e Kisame in questa missione. Ebbene si. Aveva mobilitato metà
dell’organizzazione per questa missione. La cosa peggiore era che nessuno di
noi, se non Pain e Konan, aveva idea di cosa facessimo lì. Vedere Sasori e
Itachi indifferenti come al solito mi mandava in bestia. Solo Kisame sembrava
soffrire il freddo quanto me. “Insomma, Pain, si può sapere che cavolo stiamo
facendo qui?” chiesi in preda ad altri brividi di freddo. “Tutto a tempo
debito, Deidara” rispose. Lo detesto quando fa così!
“E quando sarebbe il
tempo debito, di grazia?”
“Fra…due minuti” disse
dando un’occhiata ad un orologio da polso che mai avevo notato. Ad un
tratto, fra la neve comparve una figura.
Non avevo idea di come e quando fosse arrivata lì. Ci dava le spalle. Non
riuscivo a vedere nulla…se non che aveva i capelli corti. Pain si fermò ad un
metro dalla figura. Questa si irrigidì e si voltò di scatto puntando una spada
alla gola di Pain. Dall’abbigliamento e dalla maschera che indossava era chiara
la sua provenienza: un Anbu del villaggio. Vidi Kisame, come me, prepararsi
allo scontro. Cosa poteva fare mai un misero Anbu tutto solo contro noi sei?
Assolutamente nulla. Konan alzò una mano, in un tacito invito a fermarci. Si
era bevuta il cervello? Spostai lo sguardo da lei a Pain , che aveva ancora la
spada dell’Anbu puntata alla gola. Contro ogni aspettativa, l’Anbu si rilassò e
rinfoderò la spada. Rise sotto la maschera. “Hai mobilitato metà Akatsuki?
Davvero speri che così mi convincerai?” l’Anbu portò una mano alla maschera e
la tolse, abbassò anche il fazzoletto nero che copriva la bocca. “Sei uno
sciocco, Pain” dire che rimasi sconvolto è poco. “Aspetti da tanto, Shiori?” chiese
Pain. La donna che gli stava di fronte sorrise maliziosamente. “Non poi così
tanto…un paio d’ore” aveva i capelli biondo cenere, lisci, che non sfioravano
le spalle per pochissimi centimetri, un ciuffo le ricadeva sulla guancia
destra, coprendo un po’ l’occhio...le sue iridi erano verdi, con sfumature
azzurrognole. In quel momento…era la cosa più artistica nel raggio di
chilometri. “Perdona il ritardo, ma qualcuno era troppo impegnato a lamentarsi
per camminare velocemente” Pain mi lanciò un’occhiata torva, Shiori seguì il
suo sguardo, incrociando i miei occhi. Si…era davvero artistica! Talmente bella
da sembrare un dipinto. Poi tornò a Pain. “Capisco. Adesso mi è dato sapere il
motivo della vostra visita, che dubito sia di pura e semplice cortesia?” chiese.
Mi stavo facendo la stessa domanda.
“Diciamo che sono qui
per lanciarti un ultimatum.”
“La risposta è no”
“Non vuoi nemmeno
pensarci?” chiese Konan. E chi l’aveva mai sentita la sua voce?!
“Perché dovrei? Datemi
un valido motivo per cui dovrei unirmi ad una…una…balbettante, bambocciona,
banda di babbuini!” disse quasi con disprezzo. Si riferiva a noi?!
“Ehi!” sbottai
contemporaneamente a Kisame e Sasori, che sembrava essersi svegliato. Chissà
perché, però, l’occhiataccia di Pain, Konan e Shiori me la guadagnai soltanto
io. Infami! “Bada a come parli, siamo gente di tutto rispetto” disse Kisame.
“Oh, ma davvero?
Chissà perché ma non me n’ero accorta! Tsk…”
Bella quanto bella
potrei odiarla questa tizia qua! “Taci Kisame. Tornando a noi, Shiori…dovresti
essere fiera di questo invito. Non accogliamo chiunque.”
“Che mi importa?
Preferisco agire da sola”
“Spero tu abbia un
piano”
“Certamente. Ed è
anche molto efficace.”
“E il primo passo
sarebbe fare la lecchina del consigliere del Raikage?”
“Io non faccio la
lecchina di nessuno. Cerco solo di convincerlo a farmi parlare con il Raikage
privatamente”
“Capisco. Allora,
ascoltami bene. Tu ci hai appena definiti una balbettante bambocciona banda di
babbuini…il che fa presupporre che ti consideri migliore di noi…”
“Non mi considero
migliore…lo sono!”
“Tsk! Ma sentila!”
ecco un’altra occhiataccia di Konan…cavoli, fa paura quella donna!
“Perfetto. Su qualcuno
potrei darti ragione, ma appunto per questo ci serve gente competente. Gente
come te. Sai bene che non ho mai visto nessuno con le tue potenzialità, con la
tua agilità, bravura, temperamento, intelligenza…nessuno che usa un jutsu come
il tuo…sei l’unica sulla faccia della terra rimasta con tali potenzialità. E ho
bisogno di te”
“Non fare il ruffiano”
“Non sto facendo il
ruffiano. Ti sto elogiando per le tue doti. Ma adesso stammi a sentire. Ti
propongo un patto: se entro stasera tu riuscirai ad attuare il tuo piano, da
sola, vuol dire che sei davvero migliore di noi e quindi potrai fare quello che
ti pare. Ma se fallirai…allora devi venire con noi e unirti all’Akatsuki”
“Questo è il patto?”
“Esatto”
“A me sembra più una
minaccia mal riuscita…”
“No, più propriamente
è una sfida”
Vidi una luce
illuminare gli occhi verdi di Shiori. Una reazione alla parola “sfida”
immagino. Sorrise. “Ok, prenderò questo aborto di minaccia come una sfida. Ma
alziamo la posta in gioco. Se riesco a portare il piano a termine…prendo due a
caso di voi, li faccio fuori e mi prendo gli anelli”
“Mi dispiace, ma i
miei mi servono ancora per un po’…”
“Ma se non ci
riesco…dovrò prestare servizio all’Akatsuki per sempre”
“Bene…interessante. Ci
sto”
I due presero un kunai
e si fecero un piccolissimo taglio sul palmo destro. “Prometti che se riuscirò
a compiere la mia missione entro la mezzanotte potrò uccidere due di voi e
impossessarmi degli anelli?”chiese Shiori.
“Lo prometto. E tu
prometti che se non ci riuscirai ti unirai all’Akatsuki?”chiese Pain.
“Si, lo prometto”
I due si strinsero la
mano destra. Non avevo mai assistito ad un giuramento con il sangue. Sapevo che
si faceva quando si mettevano in gioco cose molto importanti, come la propria
libertà o la vita di qualcuno. Devo dire che è straordinario! O per essere più
precisi…è artistico!
“Ok. Allora vado a
prepararmi...le mie lame avranno un bel lavoretto da fare, per uccidere tre
persone…a stasera”
“A stasera”
Shiori fece un passo
indietro, alzò le braccia verso il cielo facendo un ampio movimento dalle gambe
su cui erano poggiate prima, fino a sopra la testa. Una spirale di neve la
avvolse e quando scomparve, sulla schiena della donna erano comparse delle ali
bianche. Giuro, in vita mia non avevo mai visto nulla di simile. Shiori
sorrise, con mio sommo stupore si voltò verso di me, mi squadrò da cima a
fondo, mentre io arrossivo fino alla punta dei capelli. Poi sorrise scettica.
“Ci si vede” disse a Pain, poi con un salto prese il volo, veloce come un
drago. Potrei giurare sulle mie doti artistiche che prima di prendere il volo
mi strizzò l’occhio. Ripeto: non avevo mai visto nulla di simile. “Cosa hai
intenzione di fare, Pain?” chiese Konan.
“Esattamente seguire i
miei piani. Che ve ne pare?”
“Chi diamine è?”
chiesi sconvolto.
“È una ragazza fuori
dal comune…”
“Come se non l’avessi
capito”
“Si chiama Shiori”
iniziò Konan “…ha diciassette anni…”
“Diciassette?! Quella
cosa è più giovane di me?” chiesi sbalordito. “Insomma una mocciosa?!”
“Hai visto cosa sa
fare, no? E questa è solo una misera parte delle sue capacità. È nata in questo
villaggio, orfana di entrambi i genitori è stata adottata da una famiglia
benestante. Rimase nuovamente orfana a 10 anni, da allora nutre un profondo
odio verso il villaggio e il Raikage. È diventata Anbu a 14 anni, e il suo
unico scopo è quello di guadagnarsi la fiducia del Raikage…per vendicarsi. È
una vendicatrice disposta a tutto pur di fare giustizia a ciò di cui è stata
privata.”
“Wow…interessante…e il
piano di cui parlava poco fa…”
“Si, è un piano per
assassinare il Raikage. E purtroppo…è un piano a dir poco perfetto. Non fa una
piega.”
“E in tutto questo noi
che ci facciamo qui? Tu e Pain non potevate sbrigarvela da soli?”
“Non proprio. Kisame e
Itachi servivano a metterle paura…tu e Sasori…ci servite per sabotare il suo
piano”
“Sabotare il suo
piano?”
“Esatto. Non penserai
mica che ce la facciamo scappare così!”
“Mm…mi piace come
idea…sabotare…suona artistico!”
“Oddio, non
ricominciare” sbuffò Sasori. Lo detesto! “Sta zitto, che tu di arte non ci
capisci niente!” sibilai con fare minaccioso.
“Su, basta perdere
tempo. Dobbiamo agire. Missione 009: operazione Recuperiamo-Shiori!” ci
voltammo tutti contemporaneamente verso Pain. “Che c’è? Che ho detto?” chiese
intimidito. “Missione 009?” chiese Konan.
“Operazione
Recuperiamo-Shiori?” chiese altrettanto sconvolto Itachi. Toh! Ma tu guarda chi
si era deciso ad aprir bocca!
“Che male c’è?” chiese
Pain.
“Niente, lasciamo
perdere”
Più tempo passa e più
mi convinco di essere in mezzo a dei pazzi! Ma chi me lo ha fatto fare? Dannato
Itachi! Stavo morendo di freddo e di sonno…non vedevo l’ora che tutto questo
finisse. Ma devo ammettere che il caso Shiori mi allettava. Sembrava una tipa
interessante. Una vendicatrice, uhn? La vendetta è così artistica! Staremo a
vedere se è degna della sua fama…
*Erano le 22:15.
Vagavo sicura all’interno dell’abitazione del Raikage. Nulla mi avrebbe
impedito di compiere la mia vendetta e mostrare a quegli scimmioni
dell’Akatsuki le mie capacità. Era una serata perfetta per il piano. Cielo
nuvoloso, neve che imbiancava tutto, freddo pungente. Si…era perfetto! Giunsi
nei pressi degli alloggi del Raikage. Le luci erano ancora accese...come avevo
previsto, era ancora nel suo ufficio. Ma prima c’era un altro enorme ostacolo
da superare, ma sapevo bene cosa fare. Bussai alla posta della ricevitoria. Bisognava passare
necessariamente da lì per giungere al Raikage. “Avanti!” disse una voce
all’interno. La conoscevo bene…e l’avevo sempre odiata! Misi su il mio sorriso
migliore, poi aprii la porta. “Buonasera Toshio!” dissi.
“Ah, sei tu, Shiori!
Accomodati pure” disse. Toshio era la persona più vicina al Raikage in
assoluto. Il suo consigliere. Stravedeva per me, ed era stupidamente convinto
che anche io stravedessi per lui…idiota! Ma devo ammettere che questo giovava a
mio favore. Mi avvicinai alla scrivania su cui era seduto. Gli porsi una mano,
ma lui come sempre, invece di stringerla la portò alle labbra e la baciò. Che
schifo! “Dimmi, cosa ti porta nel mio studio a quest’ora?” chiese.
“Nulla di
importante…volevo solo tenerti compagnia”
Certo, come no! “E ti
ho portato un regalino!” dissi esibendo una grandissima bottiglia di vodka alla
pesca. Lui adora gli alcolici…e anche questo giovava perfettamente a mio
favore. “Bricconcella che non sei altro! Vuoi farmi licenziare? Lo sai che se
mi beccano a bere sul lavoro…”
“Non sarebbe la prima
volta, Toshio” mi sedetti sulla scrivania, accavallando le gambe. Non sarebbe
mai e poi mai riuscito a resistere alle due cose che più adorava messe insieme.
Mi guardò famelico. Quasi mi faceva pena! Si stava illudendo per nulla. Gli
versai un bicchiere di vodka e glielo porsi. “Suvvia, non vorrai farti pregare,
spero”
“Mi stai tentando, Shiori…”
“Non mi risulta che le
mie tentazioni ti infastidiscano…”
“No, anzi…al
contrario”
Allungò lentamente una
mano verso le mie gambe. Eh no, bello! Neanche
hai bevuto e già ci provi?! “Non credo di essere abbastanza brilla da
concedermi a te, Toshio…” dissi.
Mi porse un bicchiere
di vodka. Ma allora è scemo! “E allora datti da fare a bere questo affare”
disse. Bleah! È proprio convinto! Sorrisi con malizia e finsi di bere il liquore.
Lui ingoiò il primo bicchiere tutto d’un fiato. Sorrisi. Il piano stava andando
alla grande.
Ore 22:53. Toshio aveva
fatto fuori da solo ben tre bottiglie di vodka. Era fuori come un balcone! Stava
dando i numeri. “Ma lo sai che sei proprio bellissima?” chiese con voce
impastata d’alcol.
“Si, tesoro, lo so!”
“Non essere modesta!
Dico sul serio! Sei la più bella del mondo”
“Si, si, certo. È
rimasto l’ultimo bicchiere. Mandalo giù…se mi vuoi tutta per te” inutile dire
che mi strappò il bicchiere dalle mani per berlo tutto in una volta. Ma eravamo
arrivati a quota 23, ragion per cui il consigliere-maniaco, si addormentò d’un
colpo, battendo violentemente la testa sulla scrivania. “Molte grazie Toshio.
Sogni d’oro!” sussurrai. Mi voltai verso lo studio del Raikage. Ormai non c’era
più nessuno a proteggerlo! Non potevo chiedere di meglio. Entrai nello studio
senza nemmeno bussare. A che servono le buone maniere quando stai per uccidere
qualcuno? “Shiori cara! Qual buon vento?” con che coraggio chiamarmi cara?
“Salve signor Raikage.
Bella serata, non trova?”
“Stupenda. La neve è
incredibilmente affascinante”
“Si…molto. Ma…è anche
piuttosto letale…”
Mi bastò un cenno
della mano, la neve poggiata sul davanzale delle finestre si allungò verso il
Raikage, afferrandolo per polsi, caviglie e collo e tenendogli chiusa la bocca.
E bravo il mio elemento! Il Raikage mi guardava sconvolto, gli occhi sgranati,
emetteva mugolii e versi. “Sai perché è una bella serata?” sfoderai la mia
spada, massaggiando il collo dell’uomo con la lama. “Perché finalmente, dopo
sette lunghi anni sarà fatta giustizia.” Sgranò ulteriormente gli occhi, in
preda al terrore. Sorrisi. “Te li ricordi Shuro e Theana? Si, i miei genitori
adottivi…quelli che avete fatto giustiziare prima dell’orario previsto dalla
condanna…ricordi com’è andata? Accusati di reati mai compiuti, chiusi in
carcere per poche settimane…e la sentenza di condanna a morte? Era prevista per
il 16 settembre alle 09:30 del mattino. E tu cosa hai fatto? Li hai fatti
giustiziare alle 19:30 del 15 settembre. E guarda un po’…oggi è giorno 15. Che
destino infame…morire il loro stesso giorno. Non ne saresti degno! Ricordi cosa
è accaduto alle 20:00 del 15 settembre? È arrivata una lettera da parte dei
giudici…che affermava la loro innocenza e la cattura dei veri responsabili
dell’omicidio a Konoha. Mezz’ora…sarebbe bastata quella per farli sopravvivere!
Ma tu avevi fretta, dico bene?”
L’uomo non disse
nulla, ormai in preda a spasmi di terrore. Sferzai l’aria davanti a lui,
incidendo un profondo taglio su entrambe le sue gambe. Cadde al suolo, mentre
le prime tracce del suo sangue arrossavano il pavimento. Un altro cenno della
mano, la neve attorno alla sua bocca si dissolse. Gli puntai la lama al collo.
“Se tu osi gridare, non avrai nemmeno il tempo di renderti conto di essere in
punto di morte.” Minacciai. Gemeva…tremava…quale soddisfazione migliore?
“Implora pietà…” sussurrai.
“Ti supplico, Shiori,
sii ragionevole! Non uccidermi, ti prego! Abbi pietà! Ero ai primi anni nel mio
ruolo, volevo solo cercare di mostrare a tutti che ero capace di punire chi
sbagliava…ma ti supplico, non uccidermi!”
“Guardati…tremante e
indifeso…implori pietà, strisci ai piedi di una ragazzina…saresti il Raikage?
Il ninja più forte del villaggio? Semplicemente mi disgusti! Dov’è il tuo
onore? La tua dignità è sempre stata pari a quella di un viscido verme. Meriti
più di ciò che sto per infliggerti!”
“No, ti supplico, non
farlo!”
Lo afferrai per il
collo, sbattendolo violentemente contro la parete. Strinsi sempre di più. Le
sue vie respiratorie si chiusero lentamente, annaspava alla ricerca disperata
di aria. Conficcai la spada nella sua spalla, mentre la neve, mia complice, gli
tappò la bocca. “Speravi forse che ti avrei ucciso subito? No, mio caro, ti sbagli! Prima…dovrai
soffrire!”
Lo scaraventai
dall’altra parte della stanza. Infranse uno specchio e cadde a terra
agonizzante. Mi avvicinai a lui con passo lento, ma deciso. “Osservati…osserva
come ti sei fatto ridurre da una ragazzina in dieci minuti…è uno spettacolo
penoso! TU sei penoso…e sono stanca di vederti in vita”
Alzai le braccia,
impugnando la spada con entrambe le mani. “Addio, signor Raikage!” dissi. Risi
malignamente. Caricai il colpo, ma qualcosa mi bloccò a pochi centimetri dal
Raikage. Dei fili di chakra trattenevano la mia spada e i miei polsi,
impedendomi ogni movimento. “Ma cosa…?” mi voltai verso la finestra. Loro?! Che
facevano loro lì? Che volevano?! Sulla finestra stava uno dei membri
dell’Akatsuki, capelli rossi, occhi nocciola, era lui a controllare i fili di
chakra…il marionettista di cui ignoravo il nome. Dietro di lui…il biondino
sorrideva sadico e soddisfatto. Che aveva da ridere?! E perché quell’idiota mi
stava trattenendo?
“Che diamine volete
voi due? Levatevi dai piedi!” sibilai minacciosamente. Il rosso entrò nella
stanza, indifferente, concentrato sulla sua azione. “Da qui in poi fai tu,
Sasori” disse il biondo. Ancora non riuscivo a capire. “Lasciami!” ordinai al
tipo chiamato Sasori. Evidentemente detestava gli ordini, perché mi guardò
parecchio male. Ma figuriamoci se io, Shiori, mi lascio impressionare da
un’occhiataccia. Sasori mi si avvicinò, mi strinse un polso con tale forza che
fui costretta a lasciare cadere la spada. A quel punto, lui mi afferrò per un
braccio e mi strattonò verso il compare biondo. “Tutta tua…” disse. Non ebbi
nemmeno il tempo di muovermi, di pensare. Il biondo mi aveva afferrata per
entrambi i polsi, portandomeli dietro la schiena. Non potevo muovermi. “Che
storia è questa? Lasciami immediatamente!” urlai.
“Tu adesso vieni con
me, senza fare storie, ok?”
“Ok un corno, razza di
imbecille! Lasciami andare!!”
Mi puntò
minacciosamente un kunai alla gola. “Forse non ti è chiaro con chi hai a che
fare, ragazzina! Vedi di moderare i termini e non farmi arrabbiare! Non ci sto
nulla a farti saltare per aria”
Ma senti questo che
osa minacciarmi! “Bastardi!” sibilai. Lui sorrise malignamente. Ma che cazzo
vogliono questi da me? Il biondo mi trascinò con sé su un enorme uccello
bianco. Era talmente grande da farmi paura. All’ordine del tizio, l’uccello
partì velocemente, sferzando l’aria con le ali immense. Fui costretta a
chiudere gli occhi. Sentivo il respiro calmo del biondo sui miei capelli. Era
rilassato, come se fosse routine. Diedi una sbirciatina giù…non era poi così
alto…e poi potevo volare anche io…ma avevo le mani legate nel vero senso della
parola! Quel bastardo aveva una presa talmente salda che sentii la circolazione
bloccarsi. E con le mani bloccate non potevo fare nulla. Provai a dimenarmi, mi
agitai ripetutamente, sotto la sua stretta. “Siete dei sudici ignobili
bastardi! Siete sleali! I patti erano diversi!” urlai.
“Criminali” rispose
semplicemente. Sorrise soddisfatto. Provai dentro un forte desiderio di fargli
sparire quel sorrisetto una volta per tutte! “Questo non è giusto! Lasciami
andare!”
Mi misi a scalciare, e
credo anche di averlo colpito, visto che mi afferrò per i capelli, portandomi
la testa indietro a pochi centimetri dal suo viso. “Ti ho già detto di non
farmi arrabbiare, signorina. Davvero, non ti conviene! Fai la brava”
“Siete spregevoli”
“Neanche tu sei una
santa”
“Ma i patti erano
chiari! Non è giusto!”
“Beh, c’è stato un
cambio di programma, questo è il nuovo piano. Se ti sta bene perfetto, se non
ti sta non me ne fotte niente, ok? E se forse non te ne sei accorta la vita non
è giusta!”
Non risposi. Come
dargli torto? Il mio respiro affannoso era in perfetto contrasto con il suo
calmo. Non riuscivo a pensare, a fissare altro che non fossero le sue iridi
azzurre. Smisi di dimenarmi…in fondo era inutile. Lentamente lasciò la presa
dai miei capelli, ma mai dai miei polsi. “Ecco, da brava…stai buona, rendi
tutto più semplice” rimasi zitta e immobile, lo sguardo fisso sul paesaggio che
scorreva sotto di noi. Alzai per un istante lo sguardo sul biondo…lo avevo già
visto…ma dove? “Tu…sei Deidara, dico
bene?” chiesi.
“Mi conosci, vedo…”
sembrava compiaciuto.
“Ho letto il tuo
profilo nel catalogo dei ricercati del Raikage. Non c’è scritto nulla, se non
che sei del Villaggio della Roccia, ex-terrorista, attuale membro
dell’Akatsuki e altamente esplosivo ”
“Davvero c’è scritto
così? Yeah!”
“Non proprio così, ma
il nesso è quello. Sei tu, quindi?”
“Temo di si…”
“Capisco…un tempo ti
ammiravo…prima che tu trovassi divertente rapirmi”
“Non ti ho rapita, ti
ho solo prelevata”
“Certo, come no…razza
di inutile Emo-Platinato”
“Guarda che ti butto
giù e ti faccio saltare in aria come un petardo!”
“Non lo faresti! Pain
ti ucciderebbe!”
“Sei sicura che non mi
abbia ordinato di ucciderti?”
“Lo avresti già fatto”
Deidara strinse
ulteriormente la presa attorno al mio polso…evidentemente non era abituato a
perdere le sfide verbali e non. Chi se ne importa? Il pennuto su cui
viaggiavamo scendeva di quota. Giungemmo all’ altezza delle abitazioni, di una
in particolare. La mia. La finestra della mia camera era aperta. Deidara mi
spinse dentro con poca grazia, tanto che caddi per terra, sbattendo la testa su
un mobile. “Ascoltami attentamente. Ci sono due dei nostri al piano di sotto,
tentare la fuga è inutile. Adesso prendi la tua roba, più velocemente
possibile. Prendi lo stretto necessario, non ho intenzione di aspettare i tuoi
comodi.” Lo fissai con rabbia. Aveva quella dannata aria superiore. Mi alzai e
sbuffando misi i miei effetti in uno zaino. *
Ero su quella finestra
da pochi secondi, eppure ero già stanco di aspettare. Non c’era proprio nulla
da far saltare per aria? Shiori si muoveva per la stanza, raccogliendo pochi
oggetti. Armi per lo più, e indumenti. “Qui manca della roba” disse osservando
un cassetto vuoto. “Konan è stata qui e ha preso qualcosa” risposi. Lei sbuffò
nervosamente. Prese una fotografia e due custodie nere di diverse dimensioni.
“Suoni?” le chiesi fissando il pianoforte al centro della stanza e le due
custodie che aveva preso. “Secondo te?”
“E i tuoi strumenti
sono indispensabili?”
“La musica è la mia
vita, Emo-psicopatico!”
“Bada a come parli e
datti una mossa”
La musica era la sua
vita…da come lo aveva detto, sembrava che davvero non potesse farne a meno. E
in fondo capivo il suo attaccamento ai suoi strumenti. Shiori sta a musica come
Deidara sta ad esplosione. Nulla di più facile. Ho sempre pensato che la musica
fosse una forma d’arte di tutto rispetto. Un’artista anche lei. “Ho finito”
disse. La guardai. Uno zaino con indumenti, uno con armi e la custodia nera più
piccola, l’altra in spalla. “Hai più armi che abiti?”
“Fatti miei”
Si avvicinò alla
finestra, scrutandomi. Presi i suoi effetti posandoli sulla mia opera d’arte
volante, poi la presi bruscamente per un braccio “Faccio da sola, non c’è
bisogno che mi tratti così!” protestò.
“Non voglio correre
rischi” risposi. Avrebbe potuto spiccare il volo se le avessi lasciato le mani.
Ci librammo sopra le abitazioni. “Aspetta! Fermati” disse Shiori.
“Che c’è? Hai
dimenticato qualcosa?” chiesi scocciato.
“No…devo chiederti un
favore”
“E speri che io te lo
faccia?! Tsk”
“No, ascoltami prima.
Potrebbe divertirti. Hai detto che puoi creare delle esplosioni, no?”
“E allora?”
improvvisamente ero curioso di sapere la sua richiesta.
“Fai esplodere casa mia…e
cerca di portare con lei più persone possibili!”
Sorrisi. Non avevo
aspettato altro per tutto il giorno. Il suo sguardo era colmo di rabbia e
rancore, lo desiderava davvero. “Ne sei sicura?”
”Sicurissima”
“Perché?”
“So che mi avete
rapita perché mi volete con voi. Io ho promesso che il giorno in cui avrei
lasciato questo villaggio, sarebbe stato per sempre e non avrei lasciato
nessuna traccia di me, del mio passaggio. Sarebbe stato come se non fossi mai
stata qui. Devo spezzare il legame con questa gente, e l’unico modo è quello di
liberarmi della casa. Falla esplodere…te ne prego”
La guardai fisso negli
occhi. Possibile che una ragazza così giovane portasse dentro tutta questa
rabbia? Tutto quest’odio? Che facesse riflessioni così profonde? Non smetteva
di stupirmi. Pain aveva detto di non fare esplodere il villaggio…me lo aveva
vietato…ma per una piccola casetta isolata…chissà, forse avrebbe chiuso un
occhio. “Sappi che lo faccio solo perché è divertente” mentii. Infilai una mano
nella sacca che avevo alla cintura, plasmai un piccolo fringuello bianco. Shiori
lo guardò ammaliata, boccheggiando un ‘wow’ appena percettibile. Eh, si…devo
ammetterlo, sono un vero artista! “A te l’onore” dissi. Le liberai una mano,
lei la aprì e il fringuello si posò sul suo palmo. “Questo…è magnifico…” disse.
Senza nemmeno accorgermene le liberai anche l’altra mano, con la quale Shiori
accarezzò il fringuello, studiandone ogni dettaglio. “Che peccato sprecarlo…è
così…così…”
“Artistico?” suggerii.
Shiori sorrise. Annuì.
“Già…artistico”
Shiori lasciò volare
il fringuello, che andò dritto verso la sua abitazione. “Vedi, Shiori, secondo
la mia filosofia, l’arte…”
Vi fu un gran boato,
la splendida luce che solo la mia arte riusciva a creare, sentii un fremito,
accompagnato dall’adrenalina che mi scorreva nelle vene. “È un’esplosione…”
conclusi. Lei guardava ammaliata lo spettacolo che si presentava ai suoi occhi.
Sorrideva. “Mi piace questa forma d’arte…” disse. Io sorrisi. Le afferrai
nuovamente i polsi. “Andiamo, è tardi”
Durante tutto il
tragitto non disse una parola, stava immobile fra le mie braccia, tanto che
pensai si fosse addormentata. Appena giungemmo dagli altri, però, si irrigidì.
Non appena mise piede a terra, Itachi la
afferrò per la maglietta con poca grazia e la scaraventò verso Pain. Lo fissai
torvamente. Shiori stava già collaborando, perché trattarla così? “TU! Lurido
bastardo!” inveì la giovane puntando un dito contro Pain. “I patti erano
chiari, o sbaglio?”
“Si, erano
chiarissimi. Sei riuscita ad uccidere il Raikage?”
Shiori si bloccò,
arrossendo. “No, ma se non fosse stato…”
“Ok, perfetto. Hai
perso, ti toccherà unirti a noi”
“Ma che discorsi
sono?! Sono intervenuti i tuoi tirapiedi! Se non fosse stato per loro il
Raikage sarebbe bello che morto!”
“Ma non lo è, quindi
hai perso la sfida. Secondo i patti ti tocca unirti a noi a vita”
“Voi i patti non li
avete rispettati, perché io dovrei?”
“Tu hai promesso che
ti saresti unita a noi se non fossi riuscita nella tua impresa, non hai
specificato che non ci dovevamo intromettere per ostacolarti”
Shiori lasciò
scivolare le braccia lungo i fianchi, sconfitta. “Sei un infame” sibilò.
“No che non lo sono. I
patti sono patti”
La ragazza abbassò lo
sguardo. In un certo senso mi faceva pena. Sapevo come ci si sentiva ad essere
obbligati. “Va bene…rispetterò il giuramento e mi unirò a voi. Ma vi avverto.
Io non sono dalla parte del bene e nemmeno dalla parte del male. Io agisco
secondo ciò che ritengo giusto, senza considerare se sia una cosa buona o
cattiva. Se mi ordinate qualcosa e io non la riterrò giusta…non la farò.”
“Perfetto. Chiarito
questo, possiamo anche tornare al covo”
“Ma è tardi, non ci
potremmo riposare un po’?” chiese Kisame.
“Non se ne discute.
Partiamo subito”
E che palle! Mai un
minimo di riposo! Che vita straziante, la vita da criminale! Vidi Konan
avvicinarsi a Shiori, ancora immobile e a testa china. Le porse un comune
mantello nero, invitandola a indossarlo. Shiori glielo strappò dalle mani e lo
indossò. Dopo meno di un quarto d’ora cominciammo a camminare verso casa.
Camminammo tutta la
notte senza sosta, in silenzio. Solo Kisame parlava di tanto in tanto e Sasori
mi rimproverò per la mia piccola adorabile esplosione, definendola stupida e
indecorosa. Ed eccoci di nuovo a litigare come due bambini. Indecorosa?! La mia
arte?! Ma io gli stacco la giugulare a morsi! Ah…lui non ha giugulare…vabbè, lo
uccido! Konan parlava sommessamente a Shiori, che però non accennava a
risponderle né a parlare. Camminavamo da dodici ore quando Pain si fermò
d’improvviso. “Che ti prende?” chiesi. Ma Pain non mi ascoltò. Si voltò verso Shiori.
Le tolse il cappuccio e le sollevò il viso. Lei lo fissò torva. “Da quanto non
dormi?” le chiese Pain.
“È mezzogiorno…sono
ventisette ore…” ammise Shiori. Cosa?! Ventisette ore?! E si reggeva ancora in
piedi? Io il giorno prima avevo dormito in attesa di attuare il piano…lei
evidentemente no…poverina! “Così rischi un collasso…Itachi, prendila”
“Non mi serve il
vostro aiuto, non sono stanca, riesco a camminare!”
Pain sbuffò. “Voi
donne e il vostro dannato orgoglio…” borbottò. Si tolse l’orologio da polso, lo
fece dondolare davanti agli occhi di Shiori e lo lasciò cadere. Mi aspettavo
che lei lo prendesse al volo, e doveva esserne sicura anche lei perché chiuse
la mano. Ma l’orologio cadde per terra. “No…non sei stanca, sei sfinita!
Itachi…”
“Ma…”
“Niente ma…”
Itachi si avvicinò a Shiori,
che lo guardò male. Sbuffò quando Itachi la prese sulle spalle. Gli cinse il
collo con le braccia e la vita con le gambe. Lui la sorreggeva senza dare segni
di emozione. “È così imbarazzante…” sussurrò Shiori.
“Suvvia, è per il tuo
bene, non fare storie! Però…sei leggera! Ma mangi?” chiese Itachi. Cavoli,
questo è un trauma! Itachi che usa ben 14 parole di fila. È un record! Devo
appuntarmi questo giorno. “Si, anche troppo” rispose Shiori. Appoggiò la
guancia sulla nuca di Itachi, mentre gli occhi le si chiudevano lentamente.
“Dormi, che è meglio” sussurrò Itachi…oggi mi stupisce! Inizialmente lei cercò
di stare sveglia. Io non smettevo di fissarla, approfittando di essere dietro
Itachi e del ciuffo che mi copriva gli occhi. Chissà per quale ragione ma ero
un po’ infastidito. Non so da cosa, né il perché…ad un tratto incontrai gli
occhi verdi di Shiori. Mi guardava. Ricambiai lo sguardo, ma mi sentivo perforare
l’anima. Fui costretto ad abbassare gli occhi, con le gote in fiamme. Dopo
venti minuti, il respiro di Shiori si fece regolare e i suoi occhi si chiusero
definitivamente. Dormiva. Itachi la strinse maggiormente per evitare di farla
cadere, visto che dormendo non si reggeva da sola. Io sentii qualcosa muoversi
nel mio petto, sbuffai nervosamente. “Ti brucia, eh?” chiese una voce
improvvisa. Mi voltai verso Sasori. Sorrideva maliziosamente. “Cosa mi dovrebbe
bruciare?”
“Non fare lo scemo con
me…sai a che mi riferisco…”
“Ho sempre pensato che
tu fossi un idiota, danna, ma adesso ne sono del tutto certo…”
“Ok, nega pure quanto
vuoi…ma giuro su Hiruko che riuscirò a farti sputare la verità…”
Lo guardai senza
capire. “Eh?” chiesi.
“Va bene, Deidara,
lascia perdere…”
Chi lo capisce è
proprio bravo! Ma bravo forte! Dopo un’altra ora di totale silenzio, Pain si
voltò verso Itachi, senza però fermarsi. “Dorme?” chiese. Itachi annuì.
“Perfetto…Deidara, renditi utile…portala tu…”
“Ma io mi stanco…”
obiettai. Non era vero…ho sempre avuto un’ottima resistenza fisica, ma non
volevo darla vinta a Sasori, che aveva sogghignato appena mi aveva visto
arrossire. “Non così, idiota! Intende che devi fare una delle tue porcherie
svolazzanti!” precisò Sasori. Porcherie?!
“PORCHERIE?!” urlai.
“Shhhh! La svegli!”
dissero quattro voci contemporaneamente.
“Fallo e basta! Non
dici che sei stanco? Così ne approfitti per riposarti” disse Kisame. Sbuffai.
Mi fermai, plasmai una meravigliosa civetta, le feci assumere dimensioni
mastodontiche. “Splendida come sempre!” dissi compiaciuto. Poi raggiunsi Itachi
e sospirai. Presi Shiori in braccio, e per chissà quale stupido motivo
arrossii. Itachi aveva ragione…era leggerissima! La portai con me sulla mia
meravigliosa civetta. Shiori strofinò la testa sul mio petto e mi strinse le
braccia al collo. Credo di essere arrossito ulteriormente, perché provocai i
risolini di Sasori, ma cosa peggiore anche di Kisame, Konan e soprattutto Pain.
Non li degnai di attenzione e feci spiccare il volo alla mia civetta. Faceva un
freddo terribile lassù, nonostante fosse settembre. Cercai di concentrarmi su
altro, ma la mia mente andava sempre a finire sulla figura seduta davanti a me,
con entrambe le gambe da un lato, e la testa sul mio petto. La vidi
rabbrividire. “Deidara…” sussurrò.
“Che vuoi? Dormi!”
“Deidara…” mi chiamò
di nuovo.
“Dimmi…”
“Sento freddo” era in
dormiveglia, più di là che di qua. Sospirai. Badando a non svegliarla
definitivamente mi tolsi la giacca a nuvole rosse e gliela misi di sopra. Lei
sorrise e si strinse di più a me. “Grazie…” sussurrò.
“Di niente” ma dubito
mi avesse sentito…già dormiva.
*“Signori, un attimo
di attenzione, per favore” disse Pain entrando nella cucina del covo. Strano a
dirsi, ma hanno una cucina anche loro. Che stupida, Shiori, è ovvio! Sono
criminali, ma ciò non significa che non mangiano! Nove paia di occhi si
voltarono verso di noi, e io sentii il sangue fluire velocemente verso le
guance. Eravamo arrivati un paio d’ore prima, ma Pain mi aveva subito
trascinata nel suo studio per parlare. Mi aveva spiegato le regole, quali erano
i miei limiti, la loro missione, e aveva pienamente concordato sulla mia regola
personale: se qualcosa non mi va non la faccio! Poi ero stata trascinata da
Konan, leggermente entusiasta, in una camera, dove mi aveva procurato abiti
nuovi. Insieme avevamo modificato la mia giacca nera a nuvole rosse. “Bene. Da
questo momento in poi, Shiori è ufficialmente una di noi. Mi raccomando non
lasciatevi incantare dal suo visino angelico…è molto più potente di quanto
dimostri. Detto questo, Shiori, fa come se fossi a casa tua”
Decisi di non
ascoltare i loro saluti e auguri…perciò mi diressi in quella che sarebbe stata
la mia stanza. Vale a dire, la stanza del terrorista biondo e del rossino
asociale. Ebbene si. Avrei fatto squadra con loro. Perché, poi? Pain sapeva
bene che preferivo lavorare da sola, e invece di darmi un compagno…me ne da
due! Che antipatico! ‘Il lavoro di squadra è molto importante, devi impararlo!’
aveva detto. Evidentemente, il suo concetto di ‘squadra’ si riferiva anche a
condividere la stanza con due persone di sesso opposto. Addio privacy! Per non
parlare del caldo infernale che c’era! Passare dal gelo del mio villaggio
all’afa del covo…era struggente. Io e il caldo non andavamo d’accordo nemmeno
un po’! Arrivata in stanza ovviamente la trovai vuota. C’erano tre letti. Uno
nella parete di fronte, uno alla mia destra e uno alla mia sinistra. Ma…avevo
capito male o il rossino non dormiva? “Hai ragione, lui non dorme, quel letto è
per figura…”
“O per quando Deidara
fa esplodere il suo…”
“Ehi!”
Due voci alle mie
spalle. Mi voltai verso quelli che sarebbero stati i miei concubini. Sembravano
entusiasti quanto me della convivenza. Avevo già sistemato i miei effetti fra
cassetti e armadio, sotto il mio letto avevo messo la mia chitarra ultra
meravigliosa e il violino di mia madre. Lei era una musicista professionista,
mi aveva insegnato a suonare quando ero una bambina. Sasori e Deidara erano
alle prese con una discussione che per me non aveva né capo né coda…mi sarei
mai abituata? Sbuffai. Ad un tratto Deidara zittì Sasori con aria di chi si era
appena ricordato una cosa fondamentale. Si voltò a guardarmi. “Prima che me ne
dimentico…dobbiamo stabilire le regole!” disse.
“Lasciala in pace,
Deidara” sbuffò Sasori. Il biondo si tolse la giacca, la lanciò sul letto e si
piazzò di fronte a me, che lo guardavo indifferente. “Bene, iniziamo: tutto ciò
che è in mio possesso non-si-tocca-nemmeno-con-lo-sguardo!”
“Figurati se vengo a
toccare la tua roba” dissi.
“Non devi mai e poi
mai disturbarmi mentre sono alle prese con un’opera d’arte!”
“Se così si possono
definire…” commentai. Avevo voglia di stuzzicarlo.
“Prova a ripeterlo!”
“Se così si possono
definire”
Sasori ridacchiò.
“Potresti farmi simpatia, ragazzina” disse.
“Io ti uccido!”
minacciò il biondo.
“Fai pure se ci tieni
a farti trucidare da Pain” dissi.
Deidara sembrava
sull’orlo della sfuriata. Prese a camminare su e giù per la stanza. “Mantieni
la calma, non farla esplodere, ti vendicherai a tuo tempo, mantieni la calma!”
si ripeteva. A me veniva da ridere. Si fermò, sospirando. “Tornando alle
regole: non devi parlarmi se non è strettamente necessario, non devi confinare
nel mio territorio, non devi toccare ciò che è mio”
“Ti stai ripetendo,
biondino”
“WAAAAAA! Stai zitta!”
“Come sei noioso!
Passiamo alle mie di regole!” dissi. Lo spinsi sul letto. “Non guardarmi, non
avvicinarti alle mie cose, non stare mai a meno di un metro di distanza da me,
non mi parlare perché la tua voce mi dà fastidio, non mi disturbare qualsiasi
cosa faccia, non ti azzardare a fare apprezzamenti
sulla sottoscritta se non vuoi essere sbranato, non fare esplodere le mie cose
perché altrimenti io faccio esplodere te! Non giudicare mai, MAI, ciò che dico,
faccio o penso, non mi stuzzicare e non rompermi le scatole con le tue regole
del cavolo, ok?” citai le me regole con tale violenza che mi guardava
sconvolto. Annuì lievemente. Sorrisi. “Bene!”
“Bene!” rispose lui.
Incrociò le braccia al petto e si girò imbronciato. Io mi sedetti sul mio
letto. Sasori ridacchiava. “E tu che hai da ridere?” sbottò Deidara.
“No, niente…penso solo
che mi divertirò a vedere Shiori che ti tiene testa…”
“Vedremo chi l’avrà
vinta”
Stavo ancora guardando
male Deidara quando bussarono alla porta. “Deidara-senpaaaaiiiiii!!!” cantilenò
una voce dietro la porta. “Oh no! Lui no!” disse il biondo. Mi apprestai ad
aprire la porta. “Non aprire!” ordinò Deidara.
“Perché non dovrei, è
anche camera mia, adesso!”
“Ma io non voglio che
tu apra!”
“E io invece voglio
aprire!”
“No, non lo farai!”
“Chiediamo al terzo
concubino. Sasori?”
Deidara guardò con
fare omicida Sasori, che sorrise. “Apri pure, Shiori”
“La maggioranza
vince!” dissi soddisfatta. Aprii la porta. Una figura si lanciò dentro con le
braccia spalancate. Si gettò a capofitto su Deidara, abbracciandolo e
lasciandosi dietro una scia di cuoricini. “Deidara-senpai! Siete tornato! Tobi
è tanto felice!” disse il tipo con la buffa maschera arancione. Deidara
sembrava stesse per soffocare. “Lasciami Tobi! Lasciami ho detto!” disse con
voce strozzata. Io scoppiai a ridere, Sasori si limitò a sogghignare. Tobi
sciolse l’abbraccio con Deidara che lo fulminò con lo sguardo. Si voltò verso
di me, che ancora ridevo. “Tobi è molto contento che Shiori-chan sia nostra
compagna!”
“Si, anche io…” disse
sarcastico il biondo.
“Tobi pensa che lui e Shiori-chan
diventeranno tanto amici!”
“Si, lo penso anche io
Tobi!” dissi sorridendo. Lui batté le mani contento. “Sapete, Deidara-senpai,
Tobi in vostra assenza si è preso cura della vostra stanza! Tobi ha pulito,
sistemato, spolverato, e ha messo via tutta quella roba bianca! Perché Tobi è
un bravo ragazzo!”
“Roba bianca?!”
“Si, era pieno! Ma
Tobi ha pulito!”
“COOOOSAAAA?! Tobi
quella era argilla!!!!!!”
“Ah…davvero?”
“Davvero?! Ma io ti
SBRANDELLO!!!!!”
L’aria indemoniata che
assunse Deidara mi mise paura. Tobi prese a scappare, con il biondo alle
calcagna. “SE TI PRENDO È LA VOLTA BUONA CHE TI AMMAZZO!!”
“Chiedo perdono!! Tobi
non voleva farla arrabbiare! Giuro, non voleva!”
Io li guardai sparire
oltre il corridoio, ridendo. Forse non era poi così male stare là. “Cavoli, si
vede che Deidara è tornato…” commentò un tipo alle mie spalle. “O meglio…si
sente” aggiunse un altro al suo fianco. “Salve signorina, benvenuta
nell’Akatsuki! Sai, credo proprio che a Jashin piacerai! Tu credi in Jashin? Io
credo in Jashin! È proprio onnipotente Jashin! Devo ringraziare Jashin per
averci donato la tua sublime presenza! È stato Jashin a mandarti, lo so, me lo
sento, ne sono certo!”
“Hidan, dacci un
taglio! Perdonalo, è un idiota! Piacere, sono Kakuzu, tesoriere dell’Akatsuki!
Benvenuta fra noi!”
Strinsi la mano a
entrambi. “Piacere mio!” dissi.
“Beh…se dovesse
servirti qualcosa…se vuoi convertirti…mi trovi in giro!” disse Hidan.
“E se cerchi me per
depositare denaro, mi trovi con lui!”
“Ok, me ne ricorderò!
Molte grazie!” dissi. Poi entrai in camera. “Ma chi me lo ha fatto fare?!”
chiesi.
“Me lo chiedo anche
io!” disse Sasori. Beh, tutto sommato, direi che potrei sopravvivere qui. Mi
aspettavo che i criminali fossero un po’ più…più…criminali! Lì mi sembrava di
essere in mezzo a dei ragazzini del liceo! E dire che erano tutti più vecchi di
me! Ma non era poi così male. Tobi mi faceva simpatia, e Sasori sembrava essere
dalla mia parte. Speravo solo che sarei riuscita ad andare d’accordo anche con
gli altri! E chissà, magari con un po’ di fortuna ci sarei riuscita.
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Ebbene, questo è il primo
chappy! Spero vi sia piaciuto! Devo continuarla? Sono indecisa! Che ne pensate?
Ho segnato con degli asterischi le parti raccontate dal punto di vista di
Shiori! ^^ Accetto commenti negativi o positivi e soprattutto accetto
volentieri consigli! Fatemi sapere il vostro parere! Grazie!