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Autore: Vause    09/02/2015    0 recensioni
Questa mia prima fanfiction segue la vita di Blake, una ragazza cresciuta in un orfanotrofio babbano. All'età di undici anni Blake scopre di essere una strega. Questa scoperta le cambia completamente la vita e la immerge in un mondo tutto magico. Non aggiungo altro sperando che vi piaccia!
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Cedric Diggory, Fred Weasley, George Weasley, Voldemort | Coppie: Angelina/George, Arthur/Molly, Bellatrix/Severus, Bellatrix/Voldemort, Sirius Black/Bellatrix Black
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Altro contesto
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Capitolo 15
Ignari di tutto
L’ombra era a cinque passi, lei correva, correva come non aveva mai fatto, sentiva il cuore batterle in petto come fosse un tamburo, l’impugnatura salda sulla bacchetta, mentre lui continuava a starle dietro, insistentemente. Ora era a quattro passi da lei. Il pensiero che prima o poi sarebbe stata raggiunta la tormentava. Era solo a tre passi. Intorno a lei, la foresta era buia e fredda, la neve caduta nei giorni precedenti aveva ghiacciato il terreno, Blake rischiava di scivolare; i suoi lunghi capelli scuri erano impastati di neve e sudore, la secolare e fiera divisa di Grifondoro tutta sporca. Due passi. Sentiva il profumo della morte avvicinarsi a sé, sempre di più. Il cuore sembrava volerle uscire dal petto ed andarsene per conto suo. Un passo. Finalmente l’aveva afferrata e la scuoteva come per risucchiare la sua anima.
-…Blake! Blake svegliati!-
Sbarrò immediatamente gli occhi, la sua mente impiegò qualche istante per mettere a fuoco il viso di Angelina Johnson, bianco come un cadavere, con i capelli arruffati e gli occhi dilatati dalla paura. La ragazza era a cavalcioni su di lei che, con il fiato corto e il sudore freddo sulla fronte, stava riacquistando la lucidità e i colori. Alicia Spinnet era ai piedi del letto, molto scossa.
-C-che è successo?- domandò Blake alle amiche.
-Beh… ti agitavi, parlavi, urlavi. Forse “che è successo” dovremmo chiederlo noi a te.- disse Alicia in tono grave, ma con aria sollevata.
-Era solo un brutto sogno!- si giustificò la ragazza.
Angelina sbuffò.
-Blake sono settimane che va avanti questa storia! Basta! Devi parlarne con qualcuno!-
-Angelina ha ragione! Parlane con Silente!-
-Ragazze come al solito non capite! Ho detto che sto bene, che è stato solo un sogno e non c’è bisogno di esagerare in questo modo!- sbottò Blake infastidita.
Le due si guardarono negli occhi e, dopo alcuni secondi di sconcerto e tensione, lasciarono perdere.
-Fai come ti pare. Però la prossima volta ti spediamo dal preside!- l’avvertì Angelina con fare minaccioso.
-Addirittura il preside!- osservò in tono spiritoso.
Le due si girarono a guardarla, severamente. Dunque si arrese alle loro minacce.
-Blake, forse non te ne rendi conto, ma non crediamo che tu stia bene.- ammise Alicia sconcertata.
Blake ora si stava innervosendo, stava bene, non c’era motivo di essere assillata in quel modo. Quei sogni la preoccupavano, ovviamente, ma non le andava giù il fatto che le sue compagne di stanza fossero più preoccupate di lei, nonostante avesse fiducia nel loro silenzio.
-Avete ragione, ne parlerò con qualcuno, ma vi prego; non fatene parola con nessuno, specialmente con Fred.- le pregò.
Alicia e Angelina si scambiarono uno sguardo colmo d’incertezza.
-D’accordo, ma mantieni la tua promessa Lestrange!- le intimò la Johnson.
-Sempre!-
La conversazione finì lì e Alicia e Angelina si rinfilarono a letto. Blake si mise a sedere, con la schiena contro la spalliera, pensierosa e preoccupata. Le sue amiche avevano ragione e lei aveva sbagliato a sottovalutare la situazione. Forse non voleva ammettere che ci fosse un problema: lo stesso incubo tutte le notti, la stessa ombra assetata di sangue, la stessa paura al risveglio. Non ne aveva parlato con nessuno, nemmeno con il suo fidato miglior amico e futuro cognato George o con Cassy, sua sorella. Anthea Blake Lestrange credeva di poter gestire quella fase della sua vita autonomamente, ma la paura che aveva dentro era tanta. Nessuno sapeva cosa viveva in quei momenti, ma era consapevole che i sogni volevano dirle qualcosa, volevano avvertirla.
Aveva bisogno di riflettere se farne o no, parola con qualcuno, così si vestì e andò in sala comune, completamente deserta, il fuoco era ridotto a carboni ardenti. L’unica fonte di luce proveniva dalla finestra: nell’oscurità del cielo, una timida mezzaluna, faceva compagnia a chi, come lei, aveva l'abitudine di farsi consigliare dalla notte. Superò il ritratto della Signora Grassa, che non prese molto bene il fatto di essere stata svegliata. Blake non sapeva con certezza dove aveva intenzione di andare ma, sentendo dei rumori quando fu davanti la porta dell’aula d’incantesimi, ebbe l’esigenza di vedere chi ci fosse dentro.
-Cedric!-
-Blake?-
Cedric Diggory le fu davanti in un istante, alto e bello nella sua uniforme di Tassorosso.
-Che ci fai qui?- gli domandò con aria sospettosa.
-Ripassavo qualche incantesimo per la seconda prova. Tu piuttosto che ci fai qui?-
-Scappo dagli incubi!- rispose mentre raggiungeva un banco e vi si sedeva sopra.
Cedric con la bacchetta tese di fronte a se, iniziò a spostare gli oggetti da un lato all’altro della stanza. Blake stava a guardare con aria annoiata.
-Che ti succede Blake? Ti vedo strana.- le chiese Cedric mentre con la testa schivava una sedia volante.
Blake alzò gli occhi al cielo.
-Non so cosa succede Ced, continuo a dire a tutti che sto bene, ma non credo sia così! Non voglio lagnarti con i miei problemi, ne hai già abbastanza! Accio cattedra!- esclamò puntato la bacchetta sull’oggetto che stava per schiantarsi sul muro.
-Mi rendo conto che ormai non abbiamo più la confidenza di un tempo, ma faresti meglio a sfogarti!- affermò Cedric in tono di convinzione, interrompendo gli schiantesimi e concentrandosi sulla conversazione.
Blake lo guardò di nuovo, ma senza vederlo realmente. E poi lentamente rispose:
-Sai? Non ne ho parlato con nessuno, nemmeno con Fred. Non voglio preoccuparlo, anche se credo si sia accorto che qualcosa non va.-
Cedric la fissò, nervoso.
-Blake, posso chiederti cosa c’è che non va, o devo tirare ad indovinare?- le domandò piegando il capo da un lato, premurosamente.
Blake distolse lo sguardo da lui, e lo posò sulle alte finestre dalle quali s’intravedeva lo spicchio di luna. All’improvviso ammise i suoi timori.
-Credo che stia per accadere qualcosa di brutto Ced. Spero di sbagliarmi, ma ho questa sensazione che non riesco a scollarmi di dosso.-
Cedric inarcò le sopracciglia.
-Ti prego non dirmi che non supererò la seconda prova!- la pregò con il tono di chi si comporta da idiota. Un tono a cui era abituata stando sempre con Fred e George.
Blake non poté trattenere un sorriso, e alla vista di questo, Cedric, soddisfatto, tornò serio.
  -Sai che puoi dirmi tutto, ma se insisti, posso consigliarti di parlarne con un adulto. Loro sanno sempre cosa fare, prova a parlare con la McGranitt, o con Moody!- la consigliò comprensivamente.
Al sentir nominare il nome del professore, Blake trasalì, mentre un brivido le percorreva la schiena, non sapeva giustificarne il motivo, ma dalla loro conversazione risalente al Ballo del Ceppo, non riusciva a non provare disagio quando Alastor Moody era nei paraggi. Lei sapeva che l’ex Auror, nella sua vita aveva combattuto numerose volte Il-Signore-Oscuro e i suoi seguaci, ma non riusciva a digerire che conoscesse così bene Bellatrix Lestrange, la donna che aveva rifiutato d’amarla, di coccolarla, d’insegnarle ciò che una madre insegna a sua figlia. Forse non riusciva a digerire il fatto di essere stata ritenuta l’indesiderata di turno, probabilmente l’indignazione nei confronti di Moody era inappropriata.
-Blake? Ci sei?- Cedric interruppe i suoi ragionamenti, dal momento che non otteneva una risposta.
-Scusami! Stavo solo pensando che hai ragione… domani ne parlerò con il professor Moody e… niente, credo sia meglio che vada! Scusa il disturbo!- così Blake balzò giù dal banco e, in men che non si dica, aveva già raggiunto la porta. Senza voltarsi verso Cedric Diggory, uscì dall’aula, con passo deciso verso la torre di Grifondoro.
Era quasi arrivata al ritratto della Signora Grassa quando andò a sbattere contro qualcosa, o contro qualcuno. Ma apparentemente non c’era nessuno, tuttavia sentì un lamento soffocato. Blake tirò fuori la bacchetta e la puntò contro il nulla, più o meno nel punto in cui aveva sentito il gemito.
-Esci da sotto quel mantello!- disse minacciosa con la bacchetta puntata.
Molto lentamente scorse la testa di… George, o Fred: era indubbiamente un gemello Weasley.
- Accidenti Weasley che diavolo ci fai qui!- sollevata abbassò la bacchetta.
-Scusami amore, stavo solo… provando il mantello di Harry, me l’aveva promesso… per tutti i gargoyle! Funziona sul serio questo coso. Ma tu piuttosto, che ci fai in giro a quest’ora?- le chiese Fred, dubbioso.
-Oh niente, mi sono appena incontrata con il mio amante segreto!- scherzò amabilmente Blake, sorridendo.
Fred, inizialmente colto alla sprovvista, ricambiò il sorriso di Blake e, improvvisamente la baciò intensamente. La cinse  in un abbraccio e le sussurrò all’orecchio:
-Non stuzzicarmi in questo modo Lestrange, sai bene che potrei commettere delle follie per te.-
Blake divertita dalle circostanze bizzarre, tenne il gioco del suo ragazzo.
-Beh, allora commettile queste follie Weasley!-
Questa volta Blake fu rapida a scansarsi per non farsi baciare, trattenne il capo di Fred tra le mani e fu lei a stampargli un bacio sulle labbra, sbattendolo contro il muro. Non lo lasciò andare quando le sue labbra si staccarono da quelle di lui, ma continuò a fissare i lineamenti del suo viso. Lentamente mormorò:
-Non so che cosa farei se non ci fossi tu, ma qualsiasi cosa accada, ricorda che ti amerò per sempre!-
Fred non comprese.
-Che cosa…- non riuscì a completare la frase che si lasciò andare nel baciò appassionato che la ragazza gli riservò.
Fred sorrise.
-Sai che solitamente non sei così sdolcinata? Ma non importa, perché anch’io ti amerò sempre.-
Dopo essersi fissati negli occhi intensamente, Fred non poteva immaginare che di lì a pochi anni, Blake avrebbe preso una decisione così dolorosa, che avrebbe commesso qualcosa d’irrimediabile, qualcosa che, forse, li avrebbe separati per sempre. Ma la cosa che non poteva immaginare, era che lui non avrebbe potuto fare niente per fermarla, perché Anthea Blake Lestrange era destinata a farlo. Senza conoscere il loro destino, i due ragazzi s’abbracciarono forte, per molto tempo; Fred non seppe mai quanto stette ad aspirare il suo profumo, a sfiorare la sua pelle. Non avevo il men che minimo dubbio che sarebbe stata solo questione di tempo e avrebbe perso Blake per sempre. E Blake non poteva sapere che cosa stava per succedere nella sua vita.
Ignari di tutto questo, Blake e Fred rimasero lì a contemplare il silenzio, per poi tornare nei loro letti e abbandonandosi ai loro pensieri. Fred si riaddormentò, mentre Blake aveva timore che l’ombra sarebbe tornata ad inseguirla, come faceva quasi ogni notte. “E se scrivessi a Cassy? Almeno per un supporto morale!” stava pensando. Sarebbe stata una buona idea, era da tanto che non la vedeva.
Così dopo aver detto addio a qualsiasi speranza di dormire, Blake nella Sala Comune di Grifondoro, con inchiostro e foglio di pergamena e iniziò a scrivere.
Ciao Cassy,
come stai?  Spero bene, so che se ci fosse qualcosa che non va, tu me lo diresti, o almeno mi aspetterei  che tu lo facessi. Perlomeno io lo sto facendo per un motivo: c’è qualcosa  che mi preoccupa ultimamente. Ogni notte faccio lo stesso incubo e questo mi spaventa molto. Sei la prima con cui ne faccio parola. Ti prego, cerca di venire ad Hogsmeade la settimana prossima. Ti aspetterò con ansia.
                                                                                                                                                      Blake
PS. Non preoccuparti per me.
Dopo aver letto e riletto quelle quattro righe, Blake si rese conto che, tra poco più di due ore, gli altri studenti si sarebbero svegliati. Così decise che avrebbe aspettato che iniziasse ufficialmente la giornata prima di spedire la lettera  a Cassy e, mentre pensava a questo, crollò lentamente in un sonno senza sogni sulla poltrona della Sala Comune.
 
  
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