Libri > Percy Jackson
Segui la storia  |       
Autore: Amantide    09/02/2015    4 recensioni
Una FF ambientata tra il secondo e il terzo libro, in cui Annabeth e Percy saranno alle prese con qualcosa di più insidioso dei soliti mostri con cui li abbiamo visti combattere... i loro sentimenti.
Come se questo non bastasse a complicare la situazione ci sarà la profezia che l'Oracolo ha pronunciato per Annabeth tanti anni prima. La perseveranza di Annabeth e il coraggio di Percy li porteranno alla ricerca della verità che si rivelerà assai diversa da come se la immaginavano.
Dal testo:
"Mia madre ha fatto centro. Il problema è che non è mia mamma ad avere una cotta per Annabeth, sono io. E io, nonostante le nostre avventure insieme, non penso di aver mai fatto colpo su di lei."
Genere: Avventura, Comico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Annabeth Chase, Percy Jackson, Percy/Annabeth
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Angolo dell'autrice: Ciao lettori! Il nuovo capitolo è finalmente pronto. La storia parla da sé quindi non ho altro da aggiungere, come sempre vi aspetto dopo per i commenti! Grazie mille a tutti voi perchè siete tantissimi! Alla prossima! :-)





Una nuova speranza


 
 
Ora, voi penserete che per un semidio affrontare un titano sia all’ordine del giorno, ma in realtà non è proprio così. Tanto per cominciare il mio avversario è gigantesco ed è ben lungi dall’essere socievole. Secondo, sono abituato a battermi con Annabeth al mio fianco e l’idea di affrontare Crio da solo, sapendo che lei sta precipitando da una scogliera di duecento metri perché io ho lasciato la presa, non mi aiuta di certo.
Basandomi su questi pensieri riesco a convogliare tutte le mie energie sull’unica cosa veramente importante: distruggere Crio.
Corro verso il titano ignorando tutti i dolori che mi affliggono, ho un braccio talmente ricoperto di sangue da sembrare il make-up perfetto per un film horror. La spalla sinistra probabilmente si è slogata sotto il peso di Annabeth, ma questo è un problema di cui mi occuperò più tardi.
Nella mia disperata corsa riesco a vedere Blackjack con la coda dell’occhio. È a terra, l’ala nettamente spezzata e l’espressione così afflitta da impedirgli anche solo di alzarsi in piedi. Mi domando se sarà mai in grado di volare di nuovo. Quell pensiero mi distrugge, si è ridotto così per colpa mia, non avrei mai dovuto coinvolgerlo in questa missione. Sembra che tutti quelli a cui tengo finiscano per farsi del male. Avrebbero fatto meglio a starmi alla larga.
Blackjack ha bisogno di aiuto, e l’unica cosa che mi viene in mente è contattare Grover telepaticamente. Sono combattuto, mi sembra l’idea migliore ma allo stesso tempo ho paura di mettere a rischio anche la vita del mio amico satiro.
“Sono il tuo custode! Farei qualunque cosa per salvarti la vita, non disturbarti a ringraziarmi!” La sua voce risuona con fierezza dall’alto della montagna semidistrutta.
“Grover!” Esclamo talmente stupito da rischiare di finire schiacciato dal titano.
Schivo il gigantesco piede mentre mi allontano da Crio nella speranza di riuscire a concludere la conversazione con Grover.
“Come facevi a sapere dov’eravamo?” Domando mentre vedo il titano cominciare a scagliare pietre nella mia direzione.
“Cosa ne dici di rimandare le spiegazioni a più tardi?” Risponde mentre scende dal ripido versante con l’abilità che solo un satiro può avere.
“Andata! Tu adesso occupati di Blackjack!” Grido mentre studio un piano per affrontare il mio nemico con saggezza.
Vortice è nella mia tasca e so di doverla estrarre solo all’ultimo momento perché ho le braccia così deboli da riuscire a stento a sostenere il peso della spada.
Osservo il titano e i suoi movimenti e capisco che la cosa migliore è sfruttare la sua lentezza. Devo riuscire ad avvicinarmi per conficcare Vortice nel punto vulnerabile identificato da Annabeth. Quel punto si trova alla base del collo ed è quasi impossibile da colpire se non lo si attacca alle spalle. Sarebbe stato tutto molto più semplice con Annabeth pronta a distrarlo. Per un attimo rivedo i suoi occhi grigi invasi dalle lacrime e sento le viscere contorcersi come serpi. Il titano si sta avvicinando minacciosamente e capisco di non avere più molto tempo per le strategie. Corro verso il mio avversario senza un’idea precisa quando improvvisamente Grover comincia a gridare.
“Ehi! Ammasso di roccia!” Le sue urla sono accompagnate da sassi che colpiscono il titano in modo talmente lieve da rendere totalmente ridicola la scena. “Si, dico proprio a te! Dico, ma ti sei guardato allo specchio stamattina?” Grover continua a blaterare in modo così convincente da attirare completamente l’attenzione di Crio. Senza perdere tempo comincio ad arrampicarmi sulla sua gamba destra. La sua mole gli impedisce di percepire il mio peso, il che mi rende facile la scalata. Sarebbe tutto fantastico se solo Grover non avesse esagerato con gli insulti. Adesso il titano ha ripreso a muoversi, si piega per raccogliere pietre da lanciare verso il mio amico che però, muovendosi agilmente sulla superficie rocciosa, riesce a schivare con facilità.
Il movimento del titano rende difficile la mia scalata, ma il suo corpo è talmente rozzo e bitorzoluto da offrire un sacco di appigli. Riesco a raggiungere la spalla e mi decido ad estrarre Vortice.
‘Adesso o mai più’ penso sguainando la spada e conficcandogliela nell’incavo tra spalla e collo. Inizialmente non sembra accadere nulla, poi, improvvisamente, il titano si piega in due. Crolla a terra distrutto dal dolore, le urla strazianti che risuonano così forti da essere udibili probabilmente in tutta l’isola. Nonostante il titano si sia accasciato, mi trovo ancora a tre metri d’altezza. Mi guardo intorno alla ricerca della soluzione più rapida per scendere ma Crio esplode senza preavviso in una gettata di lava e roccia, scagliandomi a metri di distanza. Improvvisamente tutto diventa nero.
 
Credo di aver perso i sensi per qualche minuto perché al mio risveglio vedo Grover e le sue corna chini su di me.
“Sei vivo!” Esclama con un enorme sorriso dipinto in volto.
Mi metto a sedere tossicchiando, Crio deve aver fatto proprio un bel lavoretto perché in torno a me sembra essere stato tutto raso al suolo.
“Come ti senti?” Domanda Grover mentre mi rendo conto di avere un orecchio completamente fuori uso.
“Come se fossi appena saltato in aria.” Commento cercando di alzarmi.
Ora, io i nomi di tutte le ossa non le so, ma dubito di averne intere anche solo il cinquanta per cento.
“Prendi questo.” Grover mi offre un termos di cui non mi è difficile immaginare il contenuto. Lo porto alla bocca e sento il sapore del nettare rinvigorirmi.
“Grazie amico.”
Un rumore di zoccoli mi fa trasalire, Blackjack si sta avvicinando. Fatico a guardarlo negli occhi ma devo ammettere che vederlo almeno in piedi mi rasserena.
“Perdonami.” Sussurro mentalmente.
“Non hai nulla da rimproverarti capo! Fa tutto parte del mestiere.” Blackjack riesce sempre a strapparmi un sorriso. È una delle sue migliori qualità.
Quel sorriso è destinato a durare poco, mi sono appena ricordato di Annabeth. Sussurro il suo nome e vedo Grover avvicinarsi, mi dà una pacca sulla spalla e poi mi stringe in un abbraccio.
“Non potevi fare nient’altro.” Dice sciogliendo l’abbraccio e sforzandosi di trattenere le lacrime.
Sono stordito.
“Tu non capisci, io posso salvarla!” Finalmente mi riscuoto e corro verso la scogliera. Tendo una mano per richiamare le onde ma sono così debole da non riuscire a controllare neanche le acque più superficiali.
“Dobbiamo scendere!” Grido mentre una pessima sensazione si fa largo dentro di me. Non posso aver fallito.
“Percy…” Grover tenta di farmi ragionare.
“Ho detto che dobbiamo scendere!” La mia voce suona così preoccupata che stento a riconoscerla.
Blackjack e Grover si scambiano un’occhiata, poi si decidono a seguirmi senza aggiungere una parola.
Imbocco il sentiero che meno di un’ora fa mi aveva condotto in cima a quella dannatissima montagna. Ormai la ricerca della conchiglia di Afrodite mi sembra solo uno stupido, lontanissimo ricordo.
Sono talmente messo male da far fatica a reggermi in piedi, ma so di non poter crollare. Non adesso. Annabeth è ancora viva e ha bisogno di me. Voglio raggiungere il mare per rigenerarmi. Voglio raggiungere il mare per cercare Annabeth. Ovunque sia, io la troverò.
Una volta raggiunta la costa mi volto a guardare i miei amici. Blackjack e Grover mi hanno seguito in silenzio per tutta la camminata e adesso osservano il mare con aria abbattuta. Sono così sconvolto da non sapere nemmeno cosa dire pertanto, in silenzio comincio a camminare verso il mare. M’immergo fino alla vita ed è in quel momento che Grover si avvicina alla battigia con aria preoccupata.
“Percy… che cosa stai facendo?” Domanda con dolcezza. La verità è che nemmeno io so cosa sto facendo. Non ho un piano, perché ai piani di solito ci pensa Annabeth, e l’idea di non averla più al mio fianco è inaccettabile.
“Vado a riprendermi Annabeth.” Dico sapendo che ho molte più probabilità di trovarla morta piuttosto che viva.
Volto le spalle a Grover e m’immergo completamente.
 
Dopo un tempo incalcolabile riemergo nel punto esatto in cui mi sono immerso con la differenza che adesso ho recuperato una buona parte delle energie e che ho tra le braccia il corpo inerme di Annabeth. Mi ergo in tutta la mia altezza chiedendo alle onde di farsi da parte. Una sorta di passerella di sabbia si stende davanti a me contornata dalle onde che si scansano per favorirmi il passaggio. Cammino lungo la striscia di sabbia con il cuore che martella nel petto. Un passo dopo l’altro mi avvicino alla costa, dove vedo Grover e Blackjack attendermi ansiosi. Anche da quella distanza riesco a cogliere le loro espressioni. I loro volti riflettono il mio animo, sono cupi e preoccupati. Decido di ignorarli e mi sforzo di affrettare il passo. Ogni istante potrebbe essere fondamentale. Raggiungo la costa e depongo il corpo di Annabeth sulla sabbia. Le scosto i capelli bagnati dal viso e le parlo come se lei stesse solo dormendo. I miei amici si tengono a debita distanza.
Le stringo i polsi, come ho già fatto ripetutamente sott’acqua, alla ricerca di un battito che ormai so che non c’è. Il suo cuore è fermo e per quanto io la stringa forte al mio petto so che non basterà a farlo ripartire. Mi sento inutile, mi sento terribilmente vulnerabile, mi sento un comune mortale.
Grover trova il coraggio di avvicinarsi, le fa una carezza e poi si asciuga le lacrime.
“Mi dispiace, Percy!” Mormora senza staccare gli occhi da Annabeth.
“A cosa serve essere un eroe se non puoi salvare la persona che ami?” Ormai non sono più in grado di frenare le lacrime.
“Percy, tu sei un eroe, ma una parte di te sarà sempre mortale, errare è umano.” Le parole di Grover invece di rassicurarmi mi mandano in bestia.
“L’ho lasciata morire! Non potrò mai perdonarmelo.”
“Percy, tu non puoi tutto, non sei un Dio!
Improvvisamente un lampo attraversa la mia mente. Tutto d’un tratto so esattamente cosa devo fare.
Mi rialzo stringendo Annabeth tra le braccia, finalmente pervaso da una nuova speranza.
“E adesso dove stai andando?”
“Sull’Olimpo naturalmente!”
Vedo Blackjack e Grover scambiarsi un’occhiata e so che nessuno dei due proverà a fermarmi.
  
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Percy Jackson / Vai alla pagina dell'autore: Amantide