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Autore: Harley92    09/02/2015    0 recensioni
La verità? Ogni volta che salgo su un tetto, mi metto sul cornicione e cerco la forza per buttarmi giù. La verità é che in diciott'anni non sono mai stata veramente bene, ho sempre lottato contro i miei demoni finché non mi hanno piegata e hanno fatto di me cio' che sono oggi. Un'egoista, stronza, pazza che lotta contro se stessa ogni giorno per noi tagliarsi le vene, morire e dare al mondo cio' che vuole. La verità é che mi nascondo dietro ad una maschera come tutti, peccato che sotto alla mia maschera ci siano altre maschere, una dietro l'altra perché nemmeno io so chi sono. La verità é che da quando ti conosco sono ancora più confusa su chi io sia.
*Questo é un piccolo pezzo del nono capitolo*
Genere: Dark, Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
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 Capitolo 5-

 

Aiutavo Alex a pulire il bar prima della chiusura e solitamente Cam restava fino a quell'ora ad aiutarci con la forza del pensiero ma quella sera eravamo soli, il che mi metteva a disagio. Non tanto per il fatto che non parlavamo quasi mai, mi sono sempre trovata a mio agio del silenzio ma temevo che lui volesse introdurre una conversazione. Quello si che mi metteva a disagio.

-Di...- disse facendo un sospiro, mi voltai per guardarlo ma lui aveva già smesso di parlare. -Vuoi chiedermi qualcosa?

-Lascia perdere...

-Ok- dissi, feci un sospiro di sollievo e continuai a pulire ma più in fretta. -Di dove sei?

-Micchigan...- risposi, scuotendo la testa consapevole di avere l'universo contro. -Dove esattamente? Midland? Wyoming?

-De...Detroit- dissi esitante, non che mi vergognassi delle mie ''origini'' ma a nessuno piace parlare con uno di Detroit sopratutto se sembra uno dei bassi fondi. -Ok...ora si spiegano molte cose.

-Immagino.

-Droga?- chiese guardando il dito dove avevo tatuato il nome di mia sorella. -Si...é suicidata.

-Mi dis...- disse prima che potessi interromperlo, quello sguardo compassionevole e il tono di voce triste mi davano ai nervi. -Risparmiamelo...quelle due parole non riporteranno in vita mia sorella o i tuoi famigliari e non mi faranno nemmeno sentire meglio quindi risparmiamelo.

-Ok...ti senti in colpa?

-Non voglio parlarne con te e con nessun altro quindi cambiamo argomento- dissi, mettendo le sedie sui tavoli. -Te lo chiedo perché mi sono sentito in colpa...per...- disse, fece una pausa e tra un sospiro e l'altro continuo' a parlare. -Insomma, dopo che qualcuno vicino a te muore senza una vera ragione inizi a chiederti se potevi evitarlo...

-Potevo evitarlo ma non mi sento in colpa ; non so nemmeno perché te lo sto dicendo. A te non interessa sapere....- dissi maledicendomi dopo ogni singola parola. Ero certa che a lui non interessasse sapere chi fossi e se fosse stato qualcun altro probabilmente non avrei risposto alla prima domanda ma quando si trattava di lui non controllavo me stessa. -Cavolo quanto sei complicata...svegliati Sun. Se non mi interessasse non te l'avrei chiesto e ora smetti di giocare a fare la dura e parla per una volta.

-Perché dovrebbe interessare?

-Perché tua sorella si é suicidata?- chiese.

Avete presente quando nei film lui deve dire qualcosa a lei e ci mette venti minuti a dirla? Una di quella cose che magari non si puo' buttare li' cosi' perché si chiamerebbe mancanza di tatto? Quello era uno di quei momenti, tecnicamente avrebbe dovuto girare intorno alla cosa per qualche minuto prima di dirlo ma l'aveva buttata li' come fosse un sasso ma non aveva nascosto la mano.

-Non eri l'unico con un genitore che dimenticava di essere un genitore- dissi, con un ghigno, lui mi guardo' confuso. -Come fai a...

-Ogni volta che parli di tuo padre stringi i pugni talmente forte che temo ti si strappino le mani e sarebbe normale visto che ha ucciso tua madre e tuo fratello ma quando ti guardo parlare di lui...insomma dovrebbe esserci altro oltre alla rabbia. Infondo era tuo padre, dovresti essere deluso, stupito e anche triste perché é tuo padre ma non lo sei. L'unica spiegazione logica é che tu lo odiavi perché probabilmente picchiava te o tua madre- dissi, sedendomi davanti al bancone. -Tuo padre picchiava anche te e Hope? Non ne poteva più e...
-No, sarebbe stato più facile se mio padre ci avesse fatto del male. L'avrei denunciato appena avesse toccato mia sorella. Mia madre..lei era il genitore che dimenticava di essere un genitore- replicai, lui mise una birra davanti a me. -Tua madre vi picchiava?

-Non é l'unico modo per aggiudicarsi il titolo da genitore di merda Alex- risposi, buttai giù un sorso di birra e feci un respiro profondo. Cercai di dividere i sentimenti dai ricordi che iniziavano a tornare a galla per non ritrovarmi a piangere in un bar perché era un cliché. -Avevo dieci, dodici anni tornavo da casa di Lauren dopo una festa. Abitava lontana da me, lei era nei quartieri di lusso mentre io ero nei bassi fondi dei bassi fondi. Era il suo compleanno e non potevo mancare, le avevo persino fatto un regalo. Comunque, sarei dovuta tornare alle quattro in punto ma visto che la festa era finita a quell'ora ci misi più tempo ad arrivare a casa. Mia madre riempi' una vasca d'acqua gelata, mi costrinse a spogliarmi e..dovetti entrarci. Disse che se non fossi rimasta li' dentro finché non decideva lei ci avrebbe messo Hope che all'epoca aveva otto anni. Cosi' restai li' dentro per quasi due ora, quando mio fratello mi tiro' fuori ero quasi svenuta. Lei, mia madre, non ci picchiava si divertiva a farci crollare. A renderci deboli mentalmente e fisicamente ma senza toccarci con un dito. Probabilmente faceva parte dei maestri della programmazione Monarch- dissi fredda come il ghiaccio, mandando giù il groppo che avevo in gola. Ero riuscita a non far trasparire alcuna emozione e cavolo quanto era difficile non prendere tutto a calci ripensando alle mi ossa congelate in quella vasca. -Wow...- disse con un sospiro, alzai le spalle e fissai la bottiglia di birra. -Non...l'ho mai raccontato a nessuno e non farti delle strane idee, non te l'ho detto perché sei speciale o cazzate del genere.

-Perché me l'hai detto allora?

-Perché non riuscivo a trattenermi dal dirlo- risposi, guardando la bottiglia pur di non guardare lui

-Il mistero non si puo' comprendere si puo' solo accettare- disse Alex, lo guardai per un'istante e non riusci' a smettere di sorridere e pian piano quel sorriso si trasformo' in una vera e propria risata e mi sembro' cosi' strano ridere. Come fosse stata la prima volta dopo tanto tempo. -Stai avendo un attacco di cuore o ho qualcosa sulla faccia?

-Non fare finta di niente- risposi, tra una risata e l'altra. -Cosa c'é?

-I passi dell'amore, Alex? Davvero.

-Non ho mai letto un libro del genere- replico' mettendosi sulla difensiva.

-Come sai che é un libro e non magari un film?- chiesi, lui si morse il labbro per essersi fregato da solo mentre continuavo a ridere. -Ma dai...ho scelto la frase più mascolina di quel film. ''Il mistero non si puo' comprendere si puo' solo accettare'' sembra la frase di un film di Kung Fu.

-Non posso credere che tu abbia visto quel film. Io sono una ragazza e non sono nemmeno riuscita a finirlo per quanto fossero stupidi e stucchevoli i dialoghi. Tu invece ne citi anche una frase? Mi dici quando hai perso il tuo apparato genitale?

-Come hai fatto a riconoscere la frase se non l'hai finito il film?

-E anche se l'avessi finito? Alex, io ho una vagina,sono giustificata.- dissi con un sorriso compiaciuto, lui mi tiro' uno straccio bagnato in faccia. -Davvero Alex, sei una continua scoperta- dissi ritirandoglielo, lui si poggio sul bancone e mi guardo' fisso negli occhi per qualche istante. -Prova a dirlo ad anima viva e sei morta Sun.

-L'hai guardato quando eri una donna?

-Ne hai per molto?

-Lo guardi ogni volta che un ragazzo ti spezza il cuore?- lui serro' la mascella credevo che cercasse di soffocare una risata mentre io non riuscivo a smettere di ridere. -Questo é un commento omofobico.

-Scommetto che hai poster di lui sul letto e che ogni mattina gli dai un bacio prima di venire a gestire un bar per maschi forti e virili. Se i tuoi clienti sapessero raderebbero al suolo questo posto- dissi, mentre lui mi fulminava con lo sguardo.

-Come fai ad essere una ragazza e non amare quel film.

-Detesto i film romantici, in particolare quello. Troppe frasi sdolcinate e banali, situazioni fin troppo fuori dall'ordinario.

-Cosa? Guarda che non capita tutti i giorni che il ragazzo ribelle si innamori della figlia di un reverendo che per giunta ha il cancro.

-Appunto..non capita tutti i giorni, anzi non capita mai- replicai, buttai giù l'ultimo goccio di birra e buttai la bottiglia nel cestino. -Quindi ti piacciono i film realistici...peccato che non esistano.

-Non dico che debbano essere per forza situazioni ordinarie ma dovrebbero almeno essere situazioni possibili. Un ragazzo su mille si innamora per la prima volta di una ragazza che sta per morire ma milioni di ragazze e ragazze ogni giorno vengono presi in giro e lottano contro i cyberbully.

-Il tuo film preferito?

-Non ho un film preferito...ma Sette Anime é il migliore- dissi senza pensarci un secondo, quel film era la rappresentazione di come le persone potessero cambiare, come una persona potesse renderti migliore o peggiore. -Bisogna essere dei filantropi e dei cristiani credenti per condividere i pensieri e le azioni del protagonista.

-Lo sai cosa penso degli esseri umani ma se fossi stata io al suo posto, probabilmente avrei fatto lo stesso. Non per redimermi con Dio ma perché quando si sbaglia e una persona rimane gravemente ferita non devi semplicemente scusarti, devi curare quella ferita al meglio.

-Quindi tu saresti arrivata al suicidio per salvare l'uomo che ami pur sapendo che la sua vita avrebbe significato la tua morte?

-Non lo so se l'avrei fatto per amore ma se Lauren avesse bisogno del mio cuore non ci penserei due volte, me lo strapperei dal petto e glielo darei.

-Davvero?

-Ha fatto più lei per me in dodici anni che mia madre in diciotto- risposi, strofinandomi il ginocchio, ero stressata e nervosa e sapevo il perché. Alex e la mia parlantina.

 

Passammo il resto della serata a parlare di tutto, cinematografia, letteratura, musica, cucina, storia, teatro, musical. Non avevo mai parlato cosi' allungo con qualcuno che non fosse Lauren eppure mi sembro' cosi' naturale farlo con lui. Mi sentivo diversa, mi sentivo a mio agio nel mio corpo con una persona che avrei dovuto odiare per il semplice fatto che fosse umana. Avevo vissuto un singolo momento di tranquillità e serenità pura. Per la prima volta il mio passato non mi stava frenando, per la prima volta capivo che cosa volesse dire respirare a pieni polmoni. Fu probabilmente la serata più bella della mia vita, non volevo finisse perché una parte di me sapeva che non avrei avuto altre serate come quella.

Guardai l'orologio sperando di poterlo mandare indietro per poter restare seduta accanto a lui a parlare e parlare ma erano le quattro del mattino e la mia sveglia avrebbe suonato tra tre ore. -Devo andare- dissi spegnendo il suo sorriso, guardo' l'orologio e spalanco' gli occhi sorpreso. Cerco' qualcosa nella giacca, le chiavi della sua auto tintinnarono davanti ai miei occhi. -Un passaggio?

-Prendo...

-Non ci sono autobus- disse, prendendomi la borsa, serrai le labbra e lo seguii fuori dal locale. In auto calo' il silenzio, una volta in macchina quell'atmosfera che si era creata al bar era svanita ed eravamo tornati quelli di sempre.

Salii in camera e mi buttai a letto senza mettermi il pigiama, ero troppo assonnata per farlo e poi mi sarei dovuta cambiare entro tre ore. La sveglia suono' non appena riuscii ad entrare nella fase rem, dovetti spegnerla tre volte ma non so come lei si riavviava dopo dieci minuti. La tecnologia che non ti lascia dormire, pensai. -A che ora sei tornata ieri?

-Sono tornata tre ore fa.

-Non l'avrete mica fatto nel bar?
-No!

-Allora sei andata a casa sua?- chiese, legandosi i capelli in una coda, mi sorrise ed uscii dalla stanza mentre cercavo di non sprofondare in un sonno da cui non sarei riuscita ad uscire. Fortunatamente il cellulare squillo' e mi permise di svegliarmi. -Ehi, ehm, Sun- disse la voce all'altro capo del telefono, feci un po' fatica a riconoscerla ma dopo un po' capii. Alex. -Ehi, che succede?

-Abbiamo fatto tardi ieri...cioè oggi. Aspetta la serata é cominciata ieri ed é finita oggi ma abbiamo preso la decisione di prolungarla ieri quindi tecnica...

-Alex...vai avanti- dissi con un sorriso.

-Credo di aver capito che hai lezione quindi mi volevo assicurare che ti svegliassi- disse con la voce roca e assonnata, sorrisi e me lo immaginai nel suo letto mezzo addormentato con il cellulare in mano per assicurarsi che io andassi a lezione. -Avresti dovuto lasciarmi dormire, chi si sveglierebbe mai per una stupida lezione di letteratura francese?

-Tu.....prima che il sonno scappi anche da me torno a dormire.

-Infierisci ora?

-Ci vediamo stasera, Sun.

-A stasera.

 

Sapevo che tutta quella situazione non era un bene, quella sera mi ero avvicinata a lui come non avevo fatto con nessuno. Ero in caduta libera ma lui era riuscito a rallentarmi, avevo abbassato le difese che credevo non potessero più abbassarsi e lui ne aveva approfittato per entrare nella mia vita. Mi sentivo talmente in colpa per aver lasciato che accadesse, ero sul filo del rasoio ad un certo punto sarei caduta e mi sarei fatta male, succedeva sempre. Lui sarebbe uscito dalla mia vita con la stessa facilità con cui ci é entrato e non potevo reagire, era troppo tardi.

Ero rimasta sdraiata a letto a pensare, quanto ero stata stupida quella sera, io gli avevo permesso di entrare nella mia vita e qualsiasi cosa sarebbe successa dopo, era colpa mia.

Mi odiavo in quel momento, ero cosi' sicura che nessuno sarebbe riuscito a varcare la soglia che non mi ero accorta che lui aveva già aperto la porta.

Mi alzai dal letto con la consapevolezza di aver sbagliato quella sera, dovevo trovare una soluzione per allontanarlo ma con lui ero diversa: parlavo, arrossivo, sorridevo. Con lui mi sentivo come la ragazza riflessa nel soffitto.

 

 

Mi infilai una canotta e una camicia azzurro pallido insieme a dei jeans, indossai una cuffia verde muschio ed uscii. -Ehi Sun- disse Logan, scendendo le scale insieme a me, avevo esaurito gli argomenti di conversazione quella mattina quindi non ero in vena di chiacchiere. -Logan- borbottai, inarco' le sopracciglia e si mise davanti a me bloccandomi la strada. -Come va?
-Cambia qualcosa se non rispondo?

-Ho chiacchierato con Lauren ieri, in lavanderia. Ci siamo incrociati o almeno diro' cosi' al nostro matrimonio. In realtà l'ho spiata e mi sono segnato gli orari in cui va in lavanderia cosi' da creare un incontro.

-Se Lauren inizia a sospettare che qualcuno la stia seguendo sapro' a che porta bussare- mormorai passandogli davanti, continuo' a camminarmi di fianco per tutto il tragitto verso la classe biologia. Seguiva il mio stesso corso quindi ero costretta ad ascoltarlo. -Mi piace molto e a me non succede mai. Io sono il tipo che aspetta che faccia lei la prima mossa ma con lei é diverso.

-Dite tutti cosi' quando si tratta di Lauren. Con lei é diverso ma sai che c'é di diverso tra Lauren e le altre? Lei é stupenda e in più ha un cervello e anche se al genere maschile piace andare a letto con le ragazzi facili rimanete affascinati dall'intelligenza di una bella ragazza e non potete fare ameno di provarci- dissi prima di mettermi a correre verso l'aula di letteratura, non ero in ritardo ma non avevo voglia di parlare.

-Avrete un test la prossima settimana e spero che riusciate a passarlo- disse l'insegnante con un sorriso, la chiamavano Sweetheart per via della sua gentilezza eccessiva e per il fatto che sorridesse continuamente. Per me più che dolce era una psicopatica, non si sorride cosi' tanto per nessun motivo senza essere affetti da una malattia cerebrale. Sorrideva continuamente quando faceva una domanda, quando le rispondevano alla domanda, quando scriveva alla lavagna, quando annotava qualcosa sul bloc notes. Conoscevo cosi' bene la sua dentatura che avevo dato un nome ad ogni singolo dente.

Logan fuori dalla classe tento' di parlarmi nuovamente mentre cercavo di prendermi una buona tazza di caffé. Chi mi conosce sa che senza caffé sono irritabile la mattina e il pomeriggio e la sera ma lui non mi conosceva. -Logan, io spero che tu possa conquistare la mia migliore amica ma non mi interessa di come vuoi fare ok? Non mi importa di come ti faccia battere il cuore o di come te la vuoi sbattere. Non so cosa ti abbia fatto pensare che a me importi anche solo minimamente della tua esistenza- dissi con estrema calma, sentivo il bisogno di urlare ma farlo avrebbe significato arrabbiarmi e arrabbiarmi voleva dire usare le mani e volevo evitarlo. Dopo quello sfogo ero certa che Logan mi odiasse visto che non appena mi girai vidi Lauren. Logan se ne ando' lasciandomi in pasto ai cani. -Che cavolo Sunshine! Devi sempre essere cosi' acida?

-Sono stata più gentile del solito- dissi, cercando di giustificarmi, non dovevo sentirmi in colpa, Jessica Hunter non si sente in colpa. -Perché non riesci a farti degli amici ma riesci solo a farti odiare da tutti?

-Che vuoi che faccia? Che sorrida alla vita, che sia gentile ed altruista, che mi innamori e metta su famiglia? Non sono quel tipo di persona e lo sai. Ho detto come al solito cio' che penso, non m'importa di sembrare cattiva, pensavo fosse chiaro.
-Si,le persone ti hanno fatto del male ma é il cerchio della vita. Conosci qualcuno, fai amicizia, ci litighi, stai male e poi si fa pace, Sunshine. Puoi essere la stronza più stronza su questa terra ma non riuscirai ad allontanare le persone che sono state messe sul tuo cammino- disse, abbassando il tono di voce frase dopo frase, il suo modo di parlare sembrava tratto da uno di quei film romantici da quattro soldi. Odiavo quando cominciava a sparkeggiare, un verbo che avevo inventato dopo l'uscita di uno dei suoi film preferiti, The Last Song tratto da un libro di Nicholas Sparks da cui viene il verbo. Sparkeggiare: parlare in modo filosofico e melodrammatico come se si stesse per morire, per farvi capire meglio significa parlare come nei libri di Sparks o meglio parlare come non parleresti mai nella vita reale. Lauren lo faceva spesso ecco perché avevo creato un verbo in onore del suo modo occasionale di parlare. -Ora vagli a chiedere scusa.

-Ehm..
-Sunshine- grido', la guardai e scossi la testa. -Non chiedero' scusa per essere stata sincera.

-Sun, per favore.

-Si chiede scusa quando si sbaglia, non quando si dice la verità- dissi, Lauren era chiaramente irritata ma non era la prima volta. Tornammo in silenzio al HHH e sentivo che era arrabbiata con me perché non volevo scusarmi ma sapevo come farmi perdonare.

-Passi al bar stasera?- chiesi con sguardo da vincente, lei mi guardo' incuriosita mentre apriva la porta della stanza. -Perché?
-Per assicurati che non parli troppo con Alex- mentii, non le avevo ancora raccontato quello che era successo la sera prima e dovevo farlo. -Sunshine Blossom Evans- disse con tono orgolgioso e ammicante, dopo che le avevo confessato la mia chiaccherata pericolosa con Alex. -Allora ti piace?
-Lauren, mi offendi, io non provo piacere.

-Giusto. Il tuo corpo pero' lo prova quindi la vera domanda é sei mai arrossita in sua presenza?- chiese con un sorriso malizioso, la guardai e mi sentii sconfitta, aveva vinto. Aveva centrato il punto. -Non ci posso credere, una Evans che arrossisce. E' come se un cane miagolasse. Sono fiera di te.

-Non é una cosa che faccio di proposito, congratulati con il mio debole corpo da essere umana. Ah e su internet é pieno di video di cani che miagolano.

-E' questo il peso che ogni essere umano deve portare.

-Cioé?

-Quello di essere umano- rispose lei con un sorriso.

 

Alex ed io arrivammo praticamente nello stesso momento, scendevo dall'auto di Lauren mentre lui parcheggiava davanti al locale. -Bella macchina- disse Lauren non appena lo vide, sorrise per poi dirigersi verso la porta. -Ti dispiace se l'ho portata?
-Cam viene sempre, no?
-Tu sei il proprietario- replicai mentre lui armeggiava in tasca alla ricerca delle chiavi. -Devi sempre contestarmi?- disse facendoci entrare per prime, -é un talento naturale- commento' Lauren guardandosi intorno. -Rustico, il tuo stile Sun- disse la mia amica, la fulminai con lo sguardo mentre Alex accendeva le luci.

Indossava una camicia di flanella e una canottiera bianca, riuscivo a vedere i suoi pettorali attraverso la canotta il che mi mise in una pessima situazione. Era talmente sexy da farmi star male, le sue braccia sembravano scoppiare in quella camicia, i capelli erano spettinati e li coprivano un occhio quasi casualmente. -Sun?- disse Lauren divertita, mi ero incantata su di lui e speravo non se ne fosse accorto. -Cazzo- imprecai, uscendo da quello stato di trans, Lauren non smetteva di ridere. Ero davvero cosi' patetica?

-Tutto ok?

-Tutto ok- dissi spintonando Lauren che si era accasciata sul bancone, -dai una birra alla tua amica- disse avvicinandosi a noi. Sbattei la bottiglia di vetro davanti a lei, sobbalzo' e mi guardo' minacciosa. -Dieci dollari.

-Offre la casa, Lauren.

-E' ricca, puo' permettersela.
-Non si rifiuta una birra offerta dalla casa- ribatté Lauren senza smettere di guardarmi, sostenni lo sguardo nell'intento di farla cedere. -Ragazze- chiamo' Alex sospettoso, lo ignorammo e proseguimmo a guardarci. Lo facevamo ogni volta che eravamo in disaccordo su qualcosa, quella che distoglieva lo sguardo per prima era la perdente. Infantile e stupido ma lo facevamo da quando eravamo piccole ed era l'unico modo per raggiungere una soluzione. -Giù le mutandine, zio Cam é qui- la voce di Cameron attiro' l'attenzione di Lauren e mi aggiudicai la vittoria. -Si!- esclamai orgogliosa, -hai vinto una battaglia ma non la guerra- replico'. -Ok, é stato intenso direi- commento' Alex, aprendo il frigo ai suoi piedi, prese tre birre e le poggio sul bancone.

-Stai tu dietro al bancone oggi, Sun.

-Cosa? Perché?

-C'é una tua amica, ci penso io ai tavoli.
-Tu e il bancone siete come un prete e la bibbia- dissi scuotendo la testa, lui prese il vassoio e mi fece segno di passare dietro al bancone. -Alex.
-Non sono innamorato di quella postazione, Sun. Cambiare per un giorno non mi ucciderà, solo cerca di non rompere niente.

Il locale si riempi' in fretta ed ebbi difficoltà nel servire le persone sedute davanti a me e allo stesso tempo preparare i drink per quelli seduti ai tavoli. Alex non mi aiuto', preferiva stare a guardarmi mentre mescolavo vino e wisky credendo di preparare un martini ma dopo un po' iniziai a trovare un equilibrio.

Alle nove vidi Logan entrare nel bar, guardo' Lauren ed arrossi' poi si accorse che lo stavo fissando cosi' si passo' una mano tra i capelli imbarazzato. Si avvicino' a noi e si sedette tra Lauren e Cam, che non riusci' a staccargli gli occhi di dosso. -Vuoi una birra Logan?

-Niente birre offerte dalla casa per i tuoi amici dotati di prostata- grido' Alex sentendoci parlare, sorrisi e alzai il pollice per confermare. -Logan- disse Cam, osservandolo per bene. -X-Men?- chiese guardando la t-shirt, sembrava infastidito dalla sua presenza. -Qualche problema Cam?- chiesi minacciosa, lui scosse la testa senza distogliere lo sguardo da quello di Logan. -Mi devo preoccupare?

-E' innocuo- rispose Lauren con un sorriso, Logan sembrava agitato dalla sua presenza era cosi' adorabile. -Allora vuoi una birra che pagherai di tasca tua?- dissi alzando la voce per farmi sentire da Alex che stava servendo dei cocktails ad un tavolo pieno di ragazze. -Cosi' si lavora.

-Mi fai un vodka tonic, Sun?- chiese Cam, interrompendo Logan che alzo' le sopracciglia infastidito. -Niente vodka per te.

-Io prendo una birra, alla spina se é possibile- chiese con l'educazione di uno cresciuto in Minnesota. -Cam, ti posso parlare?- chiesi facendogli cenno di spostarsi, lui scalo' di qualche sgabello fino a raggiungermi infondo al bancone. -Che fai?
-Non mi faccio soffiare la bionda da un nerd- disse, mentre si stava per girare lo presi per la cravatta e lo avvicinai al mio viso. -Era ora che mi baciassi.

-Le nostre labbra si toccheranno solo nell'eventualità che tu abbia un problema a respirare e io sia l'unica persona a saper fare la respirazione bocca a bocca. E mi assicurero' che tu non rischi mai di soffocare- lui si mise a ridere mandandomi un bacio, scossi la testa indignata ma Cameron era fatto cosi'. Esplicito, diretto, erano qualità che approvavo, mi piacevano i ragazzi capaci di dirti cio' che pensano.

 

Cameron ed Alex ci avevano invitate ad una festa a casa di un loro amico e anche se quel week-end doveva essere dedicato a O.C ma Lauren voto' per la festa e anche se non volevo andarci fui costretta per via della Jesse che usciva in presenza di Alex.

Il lato di me che tenevo nascosto a tutti spuntava fuori ogni volta che stavo con Alex, era più forte di me e non riusci' a dirgli di no. La situazione mi era sfuggita di mano, non riuscivo a tenere a bada il mio lato peggiore ma non riuscivo a farne a meno. Era diventato una droga e la cosa mi spaventava.

Lauren si stava vestendo per la festa mentre io ero sdraiata sul letto ad ascoltare musica. Indossava un vestito e mi chiedeva il mio parere visto che la sera prima al bar aveva trovato una qualche sintonia con Logan e visto che sarebbe venuto anche lui alla festa. Ascoltavo Birdy e i suoi testi riuscivano a rispecchiare i miei sentimenti alla perfezione ma il problema era che io non potevo provare sentimenti. I sentimenti facevano male, ero forte ma non cosi' forte da sopportare altri abbandoni.

I ragazzi ci sarebbero venuti a prendere verso le otto, io non mi ero cambiata e non avevo la minima voglia di andare e passare una serata insieme a Alex. Ero entrata in guerra con me stessa, da una parte c'era la Jesse che voleva vivere e dall'altra la Jesse che si accontentava di sopravvivere. La prima era una sognatrice, convinta che il passato non sarebbe tornato a tormentarmi, che Alex ed io eravamo fatti l'uno per l'altra, che eravamo destinati a stare insieme e tutte quelle stronzate sull'amore. La seconda era una realista, sapeva che non sarebbe riuscita ad andare avanti, che il passato avrebbe bussato alla sua porta e si sarebbe stabilito nella sua testa facendole dimenticare resto del mondo, costringendomi a ricordare tutto, giorno dopo giorno. Sapeva che non ci sarebbe stato lieto fine per lei, che il futuro le avrebbe riservato solo altro dolore, che avrebbe trovato felicità solo nel sonno eterno. Quella ero io. Forse era l'eterna battaglia tra cuore e mente di cui si parla tanto nei libri ma sapevo che sarebbe stata la Jesse realista a vincere, era lei quella forte. Ero giunta ad un accordo tra cuore e mente, quando le cose nella mia testa sarebbero peggiorate in quel momento sarei tornata avrei cacciato Alex dalla mia vita.

 

-Sun!Vestiti, stanno arrivando- esclamo' Lauren, distogliendomi dai miei pensieri. Mi infilai un paio di calze scure e dei pantaloncini, una canotta bianca e un cardigan bordeau, nero e grigio per contrastare il freddo, mi infilai gli stivali vintage e presi la tracolla in cuoio. -Vedi, ci metto poco.

-Lo so, é questo il problema- ribatté lei. Sobbalzai nonappena squillo' il telefono, sullo schermo c'era scritto Alex, non avevo il tempo di pettinarmi i capelli cosi' li pettinai un po' con le mani anche se l'effetto ottenuto era pessimo. La Jeep di Alex era parcheggiata davanti al portone del Calhun, io e Lauren ci sedemmo dietro.

-Salve belle signore- disse Cam, Alex mise in moto e con un inversione a U usci' dal parcheggio. -Continuerai cosi' per tutta la serata? Perché al bar non posso fare del male al migliore amico del mio capo ma ora non sono sul mio posto di lavoro quindi la mia immaginazione sta cavalcando su dei bellissimi pony sanguinolenti. Scegli bene le parole che userai sta sera Cam, qualcuna di loro potrebbe farti male- minacciai con freddezza e indifferenza, Alex si fece scappare un sorriso mentre Lauren scuoteva la testa arrendevole. -Come stai Sun?- chiese Alex, prima di mettere in moto, si giro' verso di me e mi guardo' dritto negli occhi.

-Sto bene- risposi poggiando la testa contro il finestrino, quella domanda mi era sembrata cosi' strana. E il modo in cui mi guardava, era come se stesse sfogliando le pagine della mia vita guardandomi negli occhi.

L'amico di Alex aveva una bellissima casa in campagna e quindi aveva tutte le ragioni per dare feste settimanali. Per quello che avevo capito si chiamava Brandon e andava a Yale con Alex e Cameron, faceva parte di una confraternita ed ecco spiegato il suo amore per le feste. La musica era alta anche solo fuori da quella casa, c'erano una ventina di macchine parcheggiate in quel giardino trascurato.

Alex e Cam ci fecero strada all'interno e ci presero dei bicchieri rossi pieni di birra scadente. -Ho cercato del bourbon ma non c'é- grido' Alex per sovrastare la musica assordante, alzai le spalle fingendo che le sue premure per me non mi interessassero. Restammo tutti e quattro insieme lontani dalla pista da ballo che alla fine era il salotto finché Lauren non vide Logan e sparii con lui. Alex e Cam andarono a salutare dei vecchi amici e mi ritrovai da sola seduta su un divano vecchio e puzzolente. -Non sapevo avessero invitato una spogliarellista- disse un ragazzo avvicinandosi a me. -I miei amici sono dei geni. Allora me lo fai un bel balletto?- chiese, sprofondai nei cuscini cercando di mantenere la calma. -Che ne dici di sparire prima che contare fino a cento diventi inutile?- dissi, digrignando i denti. -Questa é casa mia dolcezza e visto che non ti conosco o sei una spogliarellista o ti sei infiltrata alla mia festa.
-Credi che la gente non abbia niente di meglio da fare che intrufolarsi alla festa di un ventenne figlio di papà che passa le giornate a bere birra e farsi di cocaina?

-Fuori di qui puttana!- esclamo', furono quelle parole a farmi perdere la calma. Mi avevano chiamata molte volte in quel modo e di solito non mi faceva ne caldo ne freddo ma in quel momento avevo la mente talmente in disordine che non riuscivo a rimanere calma. Mi alzai, lo guardai negli occhi e gli tirai un pugno sul naso. Lui cadde a terra stringendosi il naso tra le mani, gli invitati rimasero a guardarci e a esultare come dei bambini. Ovviamente aspettavano una rissa da quando erano entrati in quella casa. Il ragazzo si rialzo' e prima che potesse tirarmi uno schiaffo gli tirai un calcio in mezzo alle gambe e tornai a sedermi sul divano. Lui si rialzo' di nuovo e prese uno di quegli aggeggi per sistemare il fuoco nel camino e stava proprio per colpirmici ma venne fermato da Alex. -Che cavolo ti é preso Brandon? Picchiare una ragazza, sul serio?- chiese spingendolo contro il muro e facendo cosi' dileguare la folla. -E' lei che ha iniziato- rispose, mentre bevevo dal primo bicchiere che avevo davanti. -Fatti un giro, calmati e quando tornerai lei ti chiederà scusa- disse Alex, Brandon mi regalo' uno sguardo gelido e se ne ando'. -Ci sono due persone con cui non te la puoi prendere alle feste. Il proprietario di casa e la ragazza del proprietario di casa- disse Alex, sedendosi accanto a me. -Cosa gli hai fatto?

-Pugno al naso e ai paesi bassi.

-Colpire quella zona é da stronzi...- commento' accarezzandosi l'interno cosca, alzai le spalle incurante e cercai di essere il più fredda possibile. -Lui che ti ha fatto?

-Avevo voglia di colpirlo.

-Conosco Brandon e...so qualcosa di te quindi direi che non é cosi'.

-Mi ha chiamata puttana e mi ha dato della spogliarellista.

-Gli sfondo il culo se vuoi- propose lui, sorrisi debolmente e scossi la testa. -Mi hanno detto cose peggiori ma non ero in vena di giudizi da perfetti sconosciuti- dissi, mi guardo' per qualche secondo in silenzio e lottavo con tutta me stessa per non arrossire o dire qualcosa di stupido e per una volta fui io a vincere.

-Tieni- disse dandomi una busta, la aprii e trovai dei soldi, sembravano duecento dollari forse di più. -Volevo metterteli sul conto ma non sapevo se ne avessi uno e ho pensato di darteli in contanti- disse vedendomi confusa, li' misi in una tasca nascosta della tracolla e chiusi la cerniera. -Grazie- risposi fredda.

-Sei sicura di stare bene?

-Sicura.

-Ho la netta sensazione che non sia cosi'- disse guardandomi dritto negli occhi, il cuore batteva cosi' velocemente che sembrava stesse facendo una gara clandestina con Vin Disel. -Che cosa te lo fa credere?

-Sesto senso femminile- scherzo' lui, non potei evitare di sorridere. Il suo viso si illumino' non appena alzai gli angoli della bocca verso l'alto. -Lauren ti lascia sempre sola alle feste?

-Mi piace stare da sola, mi sento a mio agio con me stessa. Non devo fingere quando sono da sola- risposi, mi sentivo cosi' patetica. Il mio capo doveva farmi compagnia ad una festa perché non sapevo mescolarmi. -Ma non sembra che tu abbia smesso di fingere- disse.

-Alex, vai pure dai tuoi amici- dissi cambiando discorso

-E' da un po' che non vedo queste persone come amici- disse guardandosi intorno con malinconia, lottai con tutta me stessa per non chiedergli il motivo ma ero debole in sua presenza e mi odiavo per questo. -C'é una ragione in particolare o...

-Non é facile tenersi gli amici una volta che tutta la città sa gli affari tuoi.

-E allora? Tuo padre ha fatto un'errore e i tuoi amici ti hanno abbandonato per questo?
-Sarei d'accordo con te se non fosse per il fatto che un anno fa i miei amici conoscevano un altro Alex. Fingevo di essere qualcun altro fuori casa...

-Ma Cam...

-Lo conosco da quando sono nato, era lui a tirarmi su tutte le volte. Mi aiuto' con i corsi di box quando avevo quindici anni, mi puliva le ferite tutte le volte che perdevo contro mio padre e mi ritrovavo con lividi su tutto il corpo. Insieme abbiamo imparato come usare il fondotinta, Cam lo usava per i brufoli, io per i lividi- disse. Non l'avevo mai odiato cosi' tanto prima di quel momento, sapevo che suo padre lo picchiava ma che bisogno c'era di confessarmelo e di avvicinarmi cosi' alla sua vita?

-Basta...é meglio se smetti di parlarne con me. Non sono nessuno, Alex...smetti di raccontarmi cose come questa- dissi alzandomi, mi feci spazio tra la folla per uscire fuori da quella casa e una volta fuori corsi il più lontano possibile. Intorno a me non c'era niente, era un campo enorme e completamente privo di alberi o cespugli dietro ai quali nascondersi per non affrontare un ragazzo difficile quanto me. Mi sedetti a terra più lontano possibile dall'entrata e respirai. Allontanare le persone era la cosa che facevo meglio, era l'unica cosa che bene o male mi piaceva di me ma da quando Alex era entrato nella mia vita non sapevo che pensare di me. Ero davvero cosi' forte come credevo di essere? Ero davvero sicura di poter sopravvivere a quella vita? Sarei riuscita a lottare contro me stessa?

-Sunshine stai bene?- chiese Lauren, distogliendomi dai miei pensieri. -Si..volevo solo...sto evitando Alex.

-Classico...questo é quello che direi se tu avessi mai cercato di evitare qualcuno. Che é successo?

-Non lo so, Lauren. Non riesco a capire che mi sta succedendo. Sono scappata via nel bel mezzo di una conversazione e l'ho lasciato con una stupida frase senza senso- dissi portandomi le mani al volto, mi accorsi che erano sporche di terra solo dopo essermi toccata il viso. -Forse ti piace...

-No...non é questo, sono certa che non sia cosi'. Certo lo trovo molto attraente e sexy ma lui non mi piace in quel senso.

-Fanno sempre piacere i complimenti- disse Alex, sed endosi dietro di noi, mi girai con il cuore a mille ma l'espressione facciale più inespressiva che potessi avere. -Mi spieghi che ti é preso?

-E' giunto il momento per me di sparire e ridere per qualche minuto da sola dopo la figuraccia che la mia migliore amica ha appena fatto- disse Lauren correndo via sghignazzando. -Non puoi raccontare cose come quella alla gente.

-Tu non sei la gente, Sun.

-Non puoi nemmeno chiamarmi Sun. Sono Sunshine e ringrazia il cielo che non ti costringo a chiamarmi con il mio cognome- dissi, suonando stupida e infantile. -Non sono il tipo che racconta gli affari suoi in giro ma l'ho fatto con te e mi é sembrata la cosa più naturale che avessi mai fatto quindi anche se a te magari non piace, quando avro' voglia di parlare con qualcuno verro' da te- disse, sedendosi accanto a me. Mi sdraiai a terra e fissai il cielo sperando che un angelo mi dicesse come comportarmi. La vita sarebbe molto più facile se avessimo un copione da seguire, avremmo sempre la risposta pronta, sapremmo cosa dire e come dirlo e sopratutto non rischieremmo di dire la cosa sbagliata. -Spero che tu la stia sgridando come si deve- disse una ragazza alle nostre spalle, quando mi girai mi sembro' di vedere un sogno una modella di Victoria Secrets. Aveva dei lucentissimi capelli biondi, grandi occhi azzurri e anche se era senza trucco era stupenda, aveva delle labbra rosee e carnose, un naso alla francese e un viso perfetto. Alex alzo' gli occhi al cielo quando la vide, come se fosse infastidito dalla sua presenza ma se fossi stata in lui sarei stato al settimo cielo di vedere che una ragazza come quella venisse a parlarmi. -E' lei quella che ha cercato di rendere sterile Brandon?- chiese, Alex si alzo' e io per qualche strana ragione feci lo stesso. -Aveva le sue ragione- rispose Alex.

-Quali ragioni? Aspetta..non dirmi che l'hai portata tu qui- disse assumendo un'aria snob che stava iniziando a darmi fastidio. -Sunshine lei é Rebecca.

-La sua ex ragazza- aggiunse lei, come per dirmi che se ha avuto una come lei non avrebbe mai pensato a me in quel modo. -Da quando vai in giro con i rifiuti della società?

-Aspetta..non dirmi che sono tornate di moda le bionde stronze che fanno le bullette perché nel conto in banca hanno più zeri- dissi, Alex sorrise mentre la bionda mi fulmino' con lo sguardo. -Non dirmi che sono tornate di moda le stronzette squattrinate che si infiltrano alle feste di lusso per rompere le scatole.

-Sapevo che sarebbe andata cosi'....perché non vi calmate ragazze?

-Mai stata più calma di cosi' in vita mia- dissi, guardando Rebecca con sguardo gelido lei sostenne il mio sguardo per qualche secondo poi sorrise ad Alex. -Ti va di rientrare? Ho tante cose di cui parlarti.

-In realtà io e Sun....

-Vai pure...non era poi cosi' importante- dissi, raggiungendo Lauren e Logan che erano nascosti dietro alla casa. Prima di poterli raggiungere venni intercettata da Cameron che mi prese e mi butto' a terre, un perfetto placcaggio. -Sei talmente ubriaco da credere di essere ad una partita di football?

-Non sono ancora ubriaco, dolcezza- disse, sdraiato su di me, lo spinsi via e rimasi sull'erba. -Non eri con Alex?
-Sta parlando con la bionda.

-Rebecca? Sul serio? Odio quell'ochetta, é l'ex di Alex che sopporto meno- replico' Cam, annui' concordando pienamente con lui mentre li guardavo ridere e toccarsi da lontano. In realtà solo Rebecca rideva, Alex si limitava a sorridere e sfregarsi il ginocchio impaziente. Continuava a guardarsi alle spalle e sembrava annoiato. -Non dirmi che sei invidiosa...

-Cosa? No, quella ragazza mi é indifferente.

-Volevo chiederti se sei gelosa ma temevo mi tirassi un pugno- replico' Cam, lo spinsi e scossi la testa cercando di essere fredda come sempre. -Non sono gelosa, Cam ma curiosa. Sul serio Alex usciva con una come quella?

-Oh si ed erano una bella coppia. Lui riusciva a tirare fuori la parte più accettabile di lei mentre lei rendeva Alex solo meno Alex. Poi il padre di Alex ha fatto un casino e la vita del mio amico si é stravolta e Rebecca non poteva sopportare di vedere le sue foto sul giornale. Sunshine, vorrei dirti cosa gli é successo ma Alex preferisce che le persone che non lo sanno continuino a non saperlo.

-Io lo so- dissi, Cam si sedette sull'erba e mi scruto' cosi' mi sedetti anche io. -Cosa sai? Hai cercato il suo nome su google?

-Mi ha detto lui di suo padre...- risposi, lui spalanco' gli occhi e sorrise. -Ti ha davvero detto che suo padre é un assassino? Wow...Sunshine tu non lo conosci bene come lo conosco io e ti posso assicurare che Alex non é una di quelle persone che vanno in giro a lamentarsi dei propri problemi. E scommetto che se non lo conoscessi da tutta la vita non avrebbe raccontato nulla nemmeno a me- disse Cam, contento, confuso e scioccato.

Non riuscivo veramente a capire perché stava succedendo. Perché io e Alex insieme diventavamo persone diverse? Perché lui mi parlava di cose di cui non avrebbe parlato nemmeno con il suo migliore amico? Perché quel ragazzo continuava ad essere un mistero per me?

   
 
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