“Phantom
Of The Opera”
Cap.
2“I do this only for you!”
Christine
uscì dalla sua camera cercando di fare il meno rumore
possibile, era notte
fonda e se l’avessero trovata ad aggirarsi per il teatro non
ci avrebbe di
certo fatto una buona figura.
Camminava
leggiadra come una piuma e il solo rumore che si sentiva era lo
sfregare della
veste contro il pavimento di legno del teatro. Christine
salì moltissimi
gradini e passò tra infiniti cunicoli, fino a quando non
raggiunse i tetti
dell’Opera. Tutto era silenzio, in lontananza si vedeva la
luna velata dalle
nuvole che aleggiavano su Parigi, si vedeva qualche stella sparsa per
il cielo,
sola in mezzo al buio della notte.
Lei
e Raul avevano deciso di vedersi li, per non attirare
l’attenzione di Erik.
Anzi, in verità, era stato il visconte a volerla incontrare,
lei era del tutto
contraria, non voleva vederlo e non voleva avere niente a che fare con
lui.
Sbucò
in mezzo ai camini e, quasi del tutto congelata, sobbalzò
quando due mani le si
poggiarono sugli occhi:
“Oh
visconte, quanto siete sciocco!” si sciolse da quel contatto
indesiderato e
guardò negli occhi il ragazzo che le stava davanti, di circa
venticinque anni,
con i capelli biondi raccolti in un codino e due occhi grigi,
completamente
inespressivi. Raul fece un passo indietro, atterrito.
“Christine,
ti prego, perché mi tratti in questo modo?”
“Non
siamo più bambini Raul, siamo diventati grandi e siamo
cambiati…entrambi!” il
visconte le prese la mano.
“I
nostri sentimenti non sono cambiati…non è
vero?” continuò speranzoso.
Christine
si allontanò appoggiò le mani a una ringhiera del
tetto, guardò Parigi ancora
addormentata, silenziosa e triste.
“invece
si…i miei sentimenti sono cambiati!”
“Avete
dato il vostro cuore a un altro?” chiese trasalendo il povero
visconte, una risata
increspò il viso della ragazza sentendo quelle parole.
“Non
solo,la mia anima, la mia voce…tutta me stessa!”
girò su se stessa e per un
attimo cercò negli occhi vacui del giovane un minimo
sentimento che potesse
ricordarle quello sguardo profondo che tanto l’aveva fatta
piangere nel Lago
sotterraneo. Ma vide solo un giovane triste e sconvolto dalle sue
parole.
“State
parlando di quel ciarlatano? Di colui che si fa chiamare
Fantasma?” Raul rise e
strinse ancora più forte il polso di Christine che gemette
dal dolore “voi non
gli dovete nulla, lui vi sta ingannando, ma come potete non
capirlo?”
“L’unico
che si inganna siete voi caro visconte, ora lasciatemi!” lo
scialle di
Christine le scivolò oltre le spalle e lasciò
scoperto il collo. Raul vide
l’anello che Erik le aveva donato, lo strappò dal
collo della cantante e urlò:
“No!”
un lampo di follia percorse gli occhi del giovane, pazzo di gelosia e
dolore
“voi non tornerete da lui, verrete via con me, questa notte!
Quest’anello è il
simbolo del suo potere su di voi!” disse trionfante facendole
vedere quel
piccolo cerchio di metallo dorato sotto i raggi della Luna.
“Ridatemi
quell’anello, non vi appartiene!” disse Christine
lanciandosi sul giovane che,
divertito, la prese per i fianchi e le impedì di riprendersi
l’oggetto che
tanto bramava.
Christine
vide brillare gli occhi di quel ragazzo, non era più in lui,
era accecato dal
suo amore passionale e dalla gelosia che ormai lo dilaniava da
più di due mesi.
La
trascinò per le scale dell’Opera, giù,
sempre più in giù poi a destra e a
sinistra, altri scalini e in fine verso le scuderie. Christine non
osava
urlare, sapeva che Erik non avrebbe saputo trattenersi
dall’uccidere Raul. Il
visconte era impazzito le teneva i polsi e la trascinava con forza, non
curante
delle sue suppliche silenziose.
“Non
temere Christine lo faccio solo per te, per noi! Sei di nuovo sotto
l’influsso
malefico di quel mostro…ma io ti
libererò da lui!” la sua voce era scossa da un
brivido d’eccitazione, era del tutto impazzito.
“No!
Raul fermati, te ne prego tu non sai quello che stai
facendo!” Christine si
dimenava e tentava di fermare il ragazzo ostacolandolo nei movimenti.
“So
benissimo quello che sto facendo, ma non capisco come faccia
lui…
“A
fare cosa?” si fermò a guardarla, erano vicini
alle scuderie e avevano corso
come dannati.
“Come
fa ad ammaliarti in questo modo, quali
sono le sue magie? qual è il modo con cui ti parla, come
Christine? Ti tiene
stretta, così?” e le cinse i fianchi con forza
“o ti accarezza, così?” le
passò
la mano tra i ricci e le prese il viso scuotendolo ” O ti
bacia, così?” cercò
di incrociare le sue labbra a quelle di Christine, smanioso di lei e
pazzo di
gelosia. Ma una mano sbucata dalle tenebre si poggiò sulla
sua spalla e lo
staccò da Christine.
Raul
si girò con rabbia, ma si ricompose quando vide davanti a se
niente meno che il
Persiano, quello strano individuo che si aggirava per i corridoi e i
sottopalchi dell’ Opera. Era un uomo imponente e seminava il
terrore tra le
ballerine del teatro con quell’ aria misteriosa e tetra che
avvolgeva i suoi
lineamenti color della notte.
“Non
dovreste girare a quest’ora di notte madamoiselle Christine
Daae!” la sua voce
era grave e intensa, tese la mano alla ragazza che, sconvolta, la prese
e si
avvicinò all’uomo “se mi permetterete vi
riaccompagnerò al vostro camerino!”
“Posso
accompagnarla io!” ringhiò Raul cercando di
trattenersi dallo sventrare con lo
sguardo l’uomo che l’aveva separato da Christine.
“Non
mi sembrate, se posso, nelle condizioni ideali per un compito
simile…buona
notte signor visconte de Chagny!”.
Il
Persiano prese Christine, tremante dal freddo e dalla paura, sotto il
suo lungo
mantello e la ricondusse nelle sue stanze.
Raul
rimase da solo nelle stalle, il suo respiro era interrotto da
singhiozzi che non
riusciva a trattenere, come le due grosse lacrime che gli inumidivano
il volto
sferzato dall’aria gelida di una notte invernale.
“Cosa
ho fatto…” gemette sconsolato. Un fruscio alle sue
spalle lo fece voltare
“Christine?” chiese, ma non rispose nessuno.
Temendo che qualcuno lo spiasse se
ne tornò all’interno del teatro per andare a
vegliare dietro la porta di
Christine, nel caso quel ciarlatano del Fantasma dell’Opera
tentasse di rapire
la ragazza.
Ma
non erano quelle le intenzioni di Erik, per quella notte aveva fatto
abbastanza. Si avvolse le spalle con il pesante mantello e sogghignando
se ne
andò dalle stalle e scese nel suo antro sotto il teatro
dell’Opera.
“Madamoiselle
Daae, permettetemi di darvi un consiglio, non date troppa confidenza a
chi vi
sta intorno…chiunque esso sia!” il Persiano le
disse queste parole prima di
lasciarla sola nel suo camerino.
“Quindi
non dovrei fidarmi nemmeno di voi signore?” rispose guardinga
Christine mentre
scrutava quell’uomo così misterioso e insolito.
“Forse…”
abbozzò un inchino e si congedò silenziosamente.
Christine
richiuse la porta e si infilò nel suo letto caldo.
Pensò alle parole di Raul “Sei
di nuovo sotto il suo influsso malefico!”
che fosse vero? E se colui che si faceva chiamare Erik la stesse
realmente prendendo
in giro di nuovo?
Si
addormentò con quella domando sugli occhi, ma quando li
chiuse non poté fare a
meno di guardare nello specchio davanti a se, intravide una piccola e
distante
mezzaluna che la guardava.
“No…non
lo sono ora e non lo sono mai stata!” e dolcemente si
abbandonò al mondo dei
sogni, dove non esistevano fantasmi, botole,visconti o mezzelune con
delle voci
melodiose.