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Autore: Strega_Mogana    10/02/2015    1 recensioni
Severus Piton non è il Principe Azzurro.
Severus è un cattivo.
E per i cattivi non esiste un “per sempre felici e contenti”
Genere: Avventura, Comico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Het | Personaggi: Altro personaggio, Severus Piton
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da Epilogo alternativo
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Capitolo 20: Seguire le istruzioni

- Sono Spugna e chiedo di esser accettato nella vostra ciurma, Capitano! – gridò Severus sull’attenti.
- Sveglio o Spugna... - gli mormorò la donna cercando di non perdere il controllo della voce da uomo che era riuscita a fatica ad impostare - Noi abbiamo già una nave che ci attende all'Isola della Balla Addormentata.
- Allora chiedo di unirvi a voi solo per il breve tragitto che ci unirà. Un giusto prezzo per ripagare la gentile ospitalità del Capitano.
Patricia alzò gli occhi al cielo.
- Permesso accordato marinaio. – fece Uncino – E in quanto a te mozzo, - continuò puntando l’uncino verso la strega – le brande dei mozzi sono sotto il secondo ponte. In qualche modo ci sarai d'aiuto. Sei gracilino, ma non occorre un fisico robusto per pulire i pavimenti.
Si fece strada tra i due. Severus stava sull'attenti, osservava il Capitano con occhi colmi di rispetto, Patricia si stava trattenendo dall'urlare.
Mentre il Capitano urlava qualcosa alla ciurma, la strega fece un passo verso l'amico.
- Ho capito...- gli mormorò – è una punizione per il bosco di Alice. Vero, Severus?
Il pozionista si voltò versi di lei.
- Non so di cosa stai parlando, Bill.
Patricia gemette sconsolata.
- Era la risposta che temevo.
- Bene, brutti pigri topi di fogna. - urlò Uncino – La nave è pronta. Levate l'ancora! Spiegate le vele! Si salpa!
Patricia si coprì il volto con le mani mentre Severus gridava euforico come un vero pirata.

* * * *

Sotto coperta l'aria era quasi irrespirabile.
I muri di legno erano umidi, le cuccette non erano altro che amache legate ai pali portanti della nave.
Negli angoli c'erano palle di cannone di scorta ben legati per non rotolare in giro, barili chiusi, sacchi di farina che presto si sarebbe deteriorata, oltre ad armi di riserva.
La strega aveva preso la borsa sua e di Severus e si era concessa qualche minuto per riflettere.
Severus aveva perso la testa, questo era lampante.
Ora capiva come doveva essersi sentito lui mentre lei canticchiava credendo di essere Alice.
Camminava in cerchio con le mani nei cappelli.
- Oh io non rischio di finire come te Patricia. - mormorò la strega a voce bassa – Io, non mi faccio ingannare da questo mondo. La mia mente è resistente. - pestò un piede a terra con fare stizzito – Eccoti servito Severus! Adesso ti credi un pirata! Anzi ti credi Spugna! Il braccio destro di Capitano Uncino. Ora inizio ad odiare pure io Arthur e quel suo stupido libro!
La nave oscillò e la strega dovette aggrapparsi ad un palo per non cader sul pavimento sporco.
Sbuffando, cercò di sedersi sull'amaca dove aveva appoggiato le borse. Le ci vollero quattro tentativi prima di restare in equilibrio.
- Io sono guarita uscita dal bosco. Per Severus basterà scendere dalla nave. - ragionò a voce alta – Ma se passiamo troppo tempo sul vascello c'è il rischio che non torni più in sé o che non voglia lasciare l'equipaggio. E poi c'è una gemma da cercare. - demoralizzata prese la borsa dell'amico e ci rovistò dentro.
Lasciò perdere i vestiti, ma trasferì nella sua borsa gli appunti di Merlino e la mappa. Il sacchetto delle gemme decise di tenerlo sempre con sé.
In mezzo ai pirati non si poteva mai sapere quello che sarebbe successo.
Quando trovò l'ultima cosa che stava cercando abbandonò la sacca per terra e aprì il foglietto.
Lesse attentamente ogni parola e ogni frase. Ne capiva il senso, ma non sapeva cosa fare.
- Non avrei mai creduto che mi sarebbe mancato il noioso Severus pozionista – mormorò rileggendo la formula che gli aveva dato Merlino.

* * * *

- Cinque galeoni sul gabbiano. – mormorò un pirata basso. Aveva braccia e gambe quasi sproporzionate al resto del corpo, muscolose e coperte da tatuaggi.
- Dieci sul mozzo. – rispose il compagno, seduto scomposto su un barile. Aveva una lunga barba nera, la pelle olivastra e pochi denti in bocca.
- Per me cade della nave e non lo rivediamo più.- echeggiò il terzo. Aveva un occhio coperto da una benda, stava a torso nudo mostrando una pancia tesa e una sciabola affilata infilata in vita.
Il mare era calmo, avevano lasciato il porto da qualche ora ormai e attorno a loro non si vedeva che una distesa blu scintillante sotto i raggi del sole.
Patricia, dopo aver riflettuto, aveva deciso di procedere con cautela e un passo alla volta.
La prima cosa era far tornare Severus in sé per cercare insieme la pietra. Ma per farlo tornare padrone della sua mente doveva distillare quella pozione che, per quanto semplice, per lei era una delle cose più complicate del mondo.
Lei che viveva in mezzo ai giochi politici da sempre, di faccende complicate ne conosceva tante, ma distillare una pozione... era oltre la sua comprensione.
Aveva preso una D nei GUFO e non era mai riuscita a recuperare per entrare nella classe di pozioni avanzate, Lumacorno l'aveva sempre considerata un'ottima studentessa, ma totalmente negata nella sua materia. Ogni volta che la vedeva entrare in aula sapeva già che il suo calderone sarebbe esploso, oppure fuso. Una volta la sua pozione era schizzata sul soffitto ed era così densa che c'erano voluti tre giorni prima che si staccassedalle pietre e l'alone era rimato per mesi.
Restava il fatto che, le piacesse o meno, doveva distillare quella roba, o Severus non avrebbe ripreso coscienza, avrebbe continuato a cantare quell'orrida canzone da pirati come stava facendo in quel momento con gli altri dell'equipaggio.

Ooooooooooooooooh
che bella vita che bella davver
la vita del bucanier
su e giù per il mare
io voglio andando a pirata
mi piace il mestier
Ooooooooooooooooh
mi piace nel mare vagar
Ooooooooooooooooh
che bel mestiere fa il filibustier
non bada al suo funeral
se tira le cuoia raggiunta la noia
finisce sul fondo del mar
Ooooooooooooooooh
a mollo per sempre nel mar! (*)


Patricia si asciugò la fronte con la manica della camicia, il gabbiano era più difficile da catturare di quanto immaginasse. Ferma sul ponte di poppa, con lo scopettone in mano, fissava il cocciuto uccello con aria di sfida.
L'aveva rincorso per tutto il ponte tra le risate sguaiate dei marinai e scommesse sul suo miserabile fallimento.
Il gabbiamo sembrava prenderla in giro, saltellava per tutto il ponte, incurante dei suoi attacchi, beccando tutto quello che gli capitava sotto tiro.
- Andiamo stupido volatile,- mormorò la strega – mi serve solo una tua piuma. Non credo di chiedere troppo.
Aveva imparato la ricetta di Merlino a memoria, aveva recuperato le alghe dall'ancora e anche qualche guscio di conchiglia. Lui precisava ostriche, ma non poteva essere così precisa visto il posto dove si trovava. Anche la piuma non andava propriamente bene, Merlino aveva precisato che la piuma doveva essere bianca, mentre quello del gabbiano erano di un debole grigino.
Continuava a ripetersi che, con quello che aveva a portata di mano, non poteva fare di meglio.
Dopo aver ripreso fiato tornò alla carica, reggendo lo scopettone sopra la testa come se fosse una clava.
I bucanieri scoppiarono a ridere quando l'uccello le saltò sopra il cappello.
- Bestiaccia!- gridò cercano di afferrarlo, ma l'uccello, burlandosi di lei, riprese a saltellare per il ponte.
Ormai i marinai si tenevano la pancia per le grandi risate. Alcuni rotolavano a terra, altri battevano le mani sulla balaustra di legno fino a farlo tremare.
- Bravi divertitevi, marinai da quattro soldi! – urlò il Capitano salendo la piccola scala che dal ponte maggiore portava a quello di poppa – Ora al lavoro sfaticati! Dobbiamo tracciare la nuova rotta. E tu, - continuò puntando l’uncino contro Patricia – mozzo da quattro soldi, farai bene a non creare scompiglio nella mia ciurma o andrai a cacciare i pesci direttamente dal fondo del mare la prossima volta.
- Sì, Capitano. – mormorò la strega – Stavo solo cercando di cacciare via quell’uccello. Probabilmente ha un’ala rotta e…
- Se ha un’ala rotta non può volare giusto? – valutò il capitano accarezzando una delle pistole che aveva alla cita.
- Beh sì ma…
L’uomo si mosse veloce, afferrò la pistola e sparò direttamente all’animale.
La strega si voltò a guadare il gabbiano morto, poi il capitano che ghignava soddisfatto.
- Ora non c’è più il problema. Pulisci quello schifo.
Patricia si chinò sull’animale morto.
- Mi dispiace. – gli disse – Io volevo solo una tua piuma.
Prese quello che le serviva e si sbarazzò della carcassa dell’animale gettandolo in acqua.
Infilando più di una piuma in tasca scese dal ponte a poppa, si accorse che quasi tutto l’equipaggio era circondato attorno al timone dove Uncino fissava le mappe per tracciare la nuova rotta.
Severus, ancora convinto di essere Spugna, lo seguiva come un fidato marinaio.
Si avvicinò anche lei, curiosa e, in qualche modo, spinta dal sacchetto delle gemme che aveva addosso. Sentiva quasi un richiamo verso il Capitano e non ne capiva il motivo.
- Capitano, abbiamo trovato una nuova rotta?
- Pazienza Spugna. I mari sono vasti, insidiosi, ogni rotta non va presa alla leggera. Ma conosco un’isola dove quel moccioso di Peter Pan aveva nascosto uno dei suoi tesori più grandi e io ho intenzione di prenderlo.
I marinai urlarono soddisfatti alzando i pugni al cielo.
- Bisogna solo…- continuò Uncino – trovare la strada giusta… - da una delle tasche della giacca estrasse una grossa bussola, aprì il coperchio e la mise sul tavolo dove erano state srotolate le mappe.
Patricia allungò il collo verso la bussola, sempre più curiosa, sempre più spinta da quella strana sensazione.
Sgranò gli occhi e si morse l’interno di una guancia per non lasciarsi sfuggire un’affermazione stupita.
Quella di Uncino non era una semplice bussola. L’ago che segnava la coordinate non era di semplice metallo, ma era un rubino, splendente con l’inconfondibile forma a goccia, la punta puntava dritto verso ovest.
- Ovest signori! – urlò il capitano al suo equipaggio – Issate tutte le vele! Abbiamo vento favorevole e il mare oggi è nostro allenato. Sfruttiamo questo vantaggio. Quanto a te mozzo, - disse voltandosi a guardare Patricia che continuava a fissare la bussola – qui non servi. Vai in cambusa e aiuta il cuoco a preparare un pasto decente.
La strega sollevò lo sguardo e annuì.
____________________________________
(*) Nota: la canzone è presa direttamente dal film d’animazione della Disney Peter Pan del 1953. Potete trovarla a questo indirizzo: https://www.youtube.com/watch?v=lkt00HHggpc
   
 
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