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Autore: TheSlayer    10/02/2015    2 recensioni
Mary Jane Watson ha un nome che la rende il bersaglio di battutacce da parte di tutte le persone che conosce. E la gente non sa nemmeno il vero motivo per cui si chiama così (fortunatamente, perché le battute orribili potrebbero solo peggiorare). Frequenta la Washington University a St. Louis, nel Missouri, e ha una cotta enorme per il suo professore di Scrittura Creativa: Harry Styles.
E se anche il professore mostrasse un interesse particolare nei suoi confronti? Oppure Mary si sta immaginando tutto?
***
Dalla storia:
"Che vita difficile. Avevo un professore che, nella migliore delle ipotesi, era un idiota e non si rendeva conto dell'effetto che faceva sulla gente. E, nella peggiore, era un maledetto diavolo tentatore e faceva apposta a torturarmi in quel modo."
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 26 – Book Signing
 
Dopo pranzo non riuscii a parlare con Laurel, perché dovetti correre in libreria per iniziare il mio turno. O meglio, il turno di Becky, che quel giorno “era troppo malata per lavorare”, il che significava sicuramente che la sera prima era uscita, si era ubriacata e quella mattina non riusciva a scendere dal letto. Non era la prima volta che capitava, ma a me non dispiaceva. I turni in più mi venivano pagati come straordinari e i soldi mi facevano comodo.
 
“Mary?” Domandò Joshua, il titolare della libreria.
 
“Becky è malata.” Spiegai, correndo nel retro per lasciare la borsa e la giacca e attaccare il cartellino con il mio nome sulla maglietta.
 
“Se continua così dovrò licenziarla.” Disse Josh, seguendomi. Scosse la testa e si appoggiò alla parete. “Sai che oggi verrà quello scrittore che ha anche insegnato qui all’università per leggere un pezzo del suo libro e per firmare le copie alle groupie, vero?” Domandò l’uomo, sogghignando. Roteai gli occhi al cielo.
 
“Sì, lo so. Styles è stato il mio professore durante il primo anno.” Risposi. “Stamattina ha tenuto una lezione speciale all’università e ha detto che sarebbe stato qui.” Aggiunsi.
 
“Oh, quindi sei una delle groupie? Perché ricordo che quando insegnava qui tutte le ragazzine gli morivano dietro. Era abbastanza irritante.” Continuò Josh. Sapevo che stava dicendo quelle cose per farmi credere che disprezzasse Harry, la sua bella presenza e il gruppo di studentesse a cui aveva mandato gli ormoni in subbuglio quando insegnava alla Washington University. In realtà si capiva benissimo che era geloso, perché in fondo desiderava essere stato al suo posto.
 
Joshua non era un brutto uomo. Aveva sicuramente un’aria affascinante, con i capelli scuri, gli occhi chiari, il naso leggermente aquilino e gli zigomi alti. Il suo più grande problema era che aveva trentacinque anni, ma si comportava ancora come un ragazzino di quindici. Nessuna donna voleva stare con lui per più di due settimane, e alla fine lo lasciavano tutte accusandolo di essere immaturo.
 
“No.” Risposi a denti stretti. “Sono solo stata una sua studentessa, quindi volevo partecipare alla sua lezione.” Mentii. Trovavo inutile confessare al mio capo che tra noi c’era stato qualcosa in più di un semplice rapporto insegnante-studentessa.
 
“D’accordo. Allora sarai felice di ascoltarlo leggere una parte del suo libro quando verrà qui.” Concluse l’uomo, scostandosi dalla parete e allontanandosi dal retro del negozio, lasciandomi sola.
 
Harry avrebbe letto un passaggio dal suo libro? Non ero pronta. Non volevo ascoltarlo. Maledetta Becky e il suo vizio di bere troppo ogni volta che usciva.
 
***
 
L’incontro con Styles iniziò alle cinque e trenta di pomeriggio. La libreria si era già riempita da un’ora e il pubblico era per la maggior parte femminile. Carmen, ovviamente, era in prima fila.
 
“Sei stata fortunata ad avere il turno oggi, così potrai assistere alla lettura insieme a noi! Non sei felice? Styles è uno dei miei scrittori preferiti. I suoi due libri precedenti li ho praticamente consumati da quanto li ho letti!” Esclamò la mia compagna di corso quando mi vide.
 
“Già.” Dissi distrattamente. Non pensavo di essere fortunata. Per niente. Soprattutto dopo aver visto Harry entrare dalla porta sul retro con un uomo che non conoscevo. Non volevo ascoltarlo mentre leggeva una parte del suo libro, non volevo guardarlo mentre sorrideva amabilmente a tutte le persone che si erano presentate per lui. E poi non volevo che mi vedesse o che il suo sguardo incontrasse il mio o che cercasse di parlarmi.
 
***
 
Joshua presentò brevemente Harry e poi mi raggiunse, per permettergli di leggere il passaggio di Venerdì Nero prima di fermarsi a firmare copie del suo libro a tutti i presenti. L’uomo si schiarì la voce, poi aprì la copia che aveva in mano nel punto in cui aveva inserito un segnalibro e sorrise alle ragazze prima di iniziare a leggere.
 
“Seth posò lo sguardo sulla studentessa in prima fila che l’aveva guardato con i grandi occhi verdi sgranati all’inizio della lezione e capì di essere fottuto. Aveva detto di chiamarsi Jade quando lui le aveva chiesto il nome, e lui si era ritrovato a pensare che i suoi genitori le avessero dato il nome perfetto. Jade, Giada, come gli occhi che in quel momento lo stavano osservando e che gli stavano facendo provare una sensazione piacevole in tutto il corpo.
‘Professore, ci può parlare del primo libro che ha pubblicato, quello che è entrato al numero uno della classifica dei Best Seller del New York Times?’ Gli chiese la studentessa di fianco a Jade.
Seth si costrinse a distogliere lo sguardo dalla ragazza dagli occhi verdi e a puntarlo invece sulla sua compagna di banco. Che cosa gli aveva chiesto? Oh sì, voleva che parlasse di quello stupido libro.
‘Ogni cosa a suo tempo.” Borbottò scorbuticamente l’uomo. In quel momento era così distratto dalla ragazza di fronte a lui che gli veniva voglia di abbandonare la lezione a metà e scappare.
Nella sua mente si vedeva già mentre le sistemava i lunghi capelli castani dietro le orecchie, mentre le baciava quelle labbra color rubino e mentre esplorava quel corpo perfetto con le mani. Si vedeva toglierle i vestiti lentamente per assaporare ancora di più quel momento. E poi si vedeva lasciare una scia di baci su quella pelle perfettamente pallida e liscia. E…
‘Prof?’ La voce di Jade interruppe quei pensieri poco adatti al posto di lavoro. Seth si costrinse a concentrarsi e ad abbandonare quelle immagini così allettanti che vedeva nitide nella sua mente. Jade era una studentessa. Una sua studentessa. Non poteva permettersi di cadere in quel tunnel e di intraprendere quella strada. Se poi lei avesse scoperto il suo segreto sarebbe scappata a gambe levate ancora prima di avere il tempo di dire ‘ciao’.
‘Sì?’ Rispose il professore, guardandola da capo a piedi e indugiando per qualche secondo di troppo sul suo decolleté. Dio, quella ragazza era perfetta. Avrebbe dato qualunque cosa per poter affondare il viso nell’incavo del suo collo e assaporare il suo profumo anche solo per cinque minuti.
Aveva l’aria di essere una di quelle ragazze divertenti, intelligenti e un po’ sfacciate che lo facevano tanto impazzire e che incontrava raramente.
Erano tutte uguali, ormai, le ragazze. Sembravano uscire tutte dalla stessa fabbrica. Si vestivano, pettinavano, truccavano, comportavano nello stesso modo e dicevano le stesse cose. Jade, invece, sembrava diversa. Sembrava l’unica persona a colori in una stanza piena di manichini in bianco e nero.
‘Nel programma del corso c’è scritto che con lei perfezioneremo la nostra tecnica di scrittura e parleremo anche del mondo dell’editoria. È corretto?’ Domandò Jade, arricciandosi una ciocca di capelli intorno alla biro che teneva in mano e fissando il professore negli occhi.
Seth scrocchiò nervosamente le dita e si obbligò a rilassarsi e a rivolgerle un sorriso.
‘È tutto esatto, signorina Flynn.’ Rispose prima di lanciarsi in una dettagliata spiegazione di tutto quello che avrebbero affrontato durante quel corso. Doveva parlare e concentrarsi su qualsiasi cosa tranne quelle labbra e quegli occhi, perché altrimenti non avrebbe superato il suo primo giorno di lavoro.
Verso la fine della lezione il professore annunciò i suoi orari d’ufficio e disse agli studenti di fermarsi alla sua cattedra per cominciare a prendere appuntamento.
La prima persona che si alzò e cominciò a camminare verso di lui fu proprio Jade che, con il suo sorriso dolce e un po’ imbarazzato sembrava voler dire: è proprio fottuto, professor Kent.
Seth segnò velocemente l’appuntamento sull’agenda, si costrinse a salutarla e a concentrare la propria attenzione sulla studentessa successiva. Tutto quello che voleva fare, in quel momento, era tornare nel suo ufficio, chiudere la porta e le tende, sistemarsi sul divanetto, chiudere gli occhi e immaginare dettagliatamente tutto quello che avrebbe potuto fare a Jade Flynn.”
 
Dal pubblico si levò un applauso vigoroso e vidi Harry arrossire leggermente e sorridere per nascondere l’imbarazzo.
Mi domandai se la decisione di leggere proprio il passaggio dell’incontro tra il protagonista e la studentessa fosse stata deliberata o se fosse stata opera del suo agente, che era in piedi dalla parte opposta della stanza e aveva un’espressione che significava solo una cosa: soldi.
 
Joshua raggiunse velocemente Styles, prese il microfono dalle sue mani, si complimentò con lui e cominciò a moderare la parte dedicata alle domande e risposte, così ne approfittai per sgattaiolare dietro il bancone e a cominciare a servire alcune delle ragazze che erano tra il pubblico.
 
Non sapevo come sentirmi, ero solo felice di potermi concentrare sul lavoro per non dover pensare a quello che avevo appena sentito. Quando Harry mi aveva detto che alcuni passaggi del libro mi sarebbero sembrati un po’ familiari… beh, la protagonista era palesemente basata su di me e la descrizione di quel primo incontro mi aveva fatto sentire le farfalle nello stomaco e il cuore pesante. Si era davvero sentito così quando mi aveva vista per la prima volta? Gli avevo fatto quell’effetto? Dovevo assolutamente smettere di pensare a quello che avevo appena sentito.
 
“Grazie!” Esclamò la ragazza di fronte a me. “Ho deciso di saltare le domande e risposte e comprare subito il libro, così poi posso mettermi in fila per prima per farmelo autografare. Non vedo l’ora di vederlo da vicino! Non trovi anche tu che sia un figo allucinante?” Aggiunse, sventolando la banconota da venti dollari che teneva in mano per farsi aria.
 
“Già.” Risposi asciutta. Sì, Harry Styles era figo, aveva talento e ci sapeva fare con la gente. Era bravo in quelle situazioni, sembrava che fosse stato messo al mondo apposta. E certo, lui si imbarazzava e arrossiva quando gli facevano i complimenti – e, anche se il pubblico non lo sapeva, probabilmente dopo aver letto il passaggio del suo libro era arrossito anche perché aveva appena messo a nudo i suoi sentimenti più profondi, non quelli del protagonista immaginario del suo libro -  ma sapevo che gli facevano più che piacere.
 
La ragazza prese il resto che le stavo porgendo e corse verso il tavolo che era stato sistemato in fondo al negozio per mettersi in fila. Scossi la testa e pregai che quella giornata finisse in fretta.
 
***
 
Il pomeriggio sembrò durare all’infinito. L’ultima persona in fila lasciò la libreria all’ora di chiusura ed io non vedevo l’ora di tornare nel dormitorio e di buttarmi a letto. Ero così stanca che mi facevano persino male le gambe. Cominciai ad avere il dubbio che Becky non fosse né malata e né stesse soffrendo dei postumi di una sbornia, ma che avesse capito che ci sarebbe stato tantissimo lavoro da fare e che avesse finto di avere l’influenza per quello.
 
“Ottimo lavoro, Mary! Abbiamo venduto tantissime copie del libro di Styles!” Esclamò Joshua, esaltato.
 
“Trecentoventiquattro, per essere precisi.” Replicai, chiudendo la cassa e tirando un sospiro di sollievo. Era davvero finita, potevo tornare a casa e dormire fino al mattino dopo, cercando di ignorare tutto quello che era successo quel giorno. Ero così sfinita che sentivo il peso di tutte quelle trecentoventiquattro copie sulle mie spalle.
 
“Grandioso! Forza, vai a cambiarti e torna a casa, direi che per oggi ti sei guadagnata lo stipendio.” Scherzò lui.
 
Salutai il mio capo e mi recai nel retro della libreria per riprendere la mia borsa e la giacca. Quando aprii la porta trovai Harry seduto sulla panca in mezzo alla stanza.
 
“Cosa fai qui?” Domandai. Probabilmente gli stavo risultando maleducata, ma avevo passato una giornataccia. Non avevo bisogno anche di quello.
 
“Volevo parlarti e il tuo capo mi ha detto che potevo aspettarti qui.” Replicò lui, fissandomi con intensità. Desiderai improvvisamente avere poteri magici, così avrei potuto scomparire in un secondo.
 
“Non è il caso di discutere al lavoro. Fammi prendere le mie cose e usciamo.” Dissi, prendendo velocemente la borsa e la giacca e uscendo dalla porta sul retro. Aspettai che Harry mi seguisse nel vicolo completamente deserto, poi mi appoggiai alla parete esterna e attesi.
 
Cercai con tutte le mie forze di non pensare alla sera in cui ero al pub con le mie amiche e lui mi aveva mandato un messaggio per darmi appuntamento nel vicolo fuori dal locale. Mi aveva baciata come non aveva mai fatto e poi mi aveva lasciata lì, perché doveva vendicarsi per qualche altro stupido scherzetto che gli avevo fatto io.
 
“Abbiamo una discussione in sospeso.” Disse fermamente. Non stava più sorridendo e aveva un’aria molto seria.
 
“No.” Replicai con testardaggine. “Abbiamo parlato a casa tua e ti ho detto tutto quello che dovevo dirti. La discussione è conclusa.” Aggiunsi. In quei giorni avevo accumulato così tanta tensione che pensavo che sarei scoppiata.
 
“Non mi sembra!” Esclamò Harry, alzando la voce. “Mi sembra che tu mi abbia detto che Courtney ti ha ricattata con quelle foto, ma non abbiamo mai finito di parlarne.” Ora era più agitato e stava parlando più velocemente del solito. Le sue guance si erano arrossate e i suoi occhi verdi sembravano ancora più brillanti del solito.
 
“Che cosa vuoi che ti dica, Harry? Non te l’ho detto quando è successo perché avevo paura delle conseguenze. E se anche te l’avessi detto cosa sarebbe cambiato? Courtney avrebbe usato quelle foto in ogni caso e ci avrebbe rovinati!” Replicai, alzando a mia volta la voce e agitandomi. Sentivo gli occhi lucidi e un nodo in gola che non se ne voleva andare. Odiavo discutere e l’unica cosa che volevo fare era tornare nel dormitorio, mangiare gelato e sfogarmi con Laurel fino ad addormentarmi.
 
“Non lo puoi sapere! Non lo potremo mai sapere, perché sono passati tre anni! Abbiamo perso tantissimo tempo.”
 
“E mi stai dando la colpa?” Domandai, improvvisamente furiosa. “Tu stai dando la colpa a me? Chi non mi ha detto che era sposato? Chi era la persona più adulta, quella che avrebbe dovuto sapere come comportarsi? Avevo diciannove anni, Harry. Sei stato la mia prima storia seria, il mio primo amore. Non avevo idea di come comportarmi. Non ero mai stata ricattata e minacciata in quel modo dalla moglie di nessuno!” Urlai. “Non c’è un maledetto manuale che spiega cosa fare in queste situazioni! E il fatto che tu te la stia prendendo con me per non avertelo detto è semplicemente ridicolo!” Aggiunsi.
 
“Non me la sto prendendo con te perché non me l’hai detto. Me la sto prendendo con il mondo, con l’universo, per averci separati e per averci tenuti lontani per tre anni.” Rispose Harry, cercando di avvicinarsi e di prendermi la mano. Forse voleva calmarmi, ma io ero furibonda e non volevo che mi toccasse. Non volevo sentire ragioni.
 
“Non pensi che abbia passato gli ultimi tre anni a sentirmi in colpa per quello che ho fatto? Non ho veramente bisogno di tutto questo. L’unica cosa di cui ho bisogno è tranquillità per laurearmi e cominciare il mio futuro.” Dissi, scuotendo la testa. “Non ho bisogno di rivivere il passato in questo modo.” Aggiunsi. Cominciai a camminare verso la piazza del campus per tornare nel mio dormitorio e ignorai i tentativi di Harry di seguirmi, di parlarmi e di farmi ragionare.
 
Era finita. Erano passati tre anni, ci eravamo ritrovati, ma il tempismo era ancora pessimo e c’erano troppe cose irrisolte tra di noi. Non potevamo cambiare il passato. Non eravamo anime gemelle, non eravamo destinati a stare insieme. Mia madre si era sbagliata.

 


Mary e Harry si incontrano di nuovo in libreria, dove lui legge una parte del suo nuovo libro e lei è costretta ad ascoltare quella che è palesemente la descrizione del loro primo incontro. Le cose sono complicate tra i due, sono passati tre anni da quando si sono visti l'ultima volta e in quel periodo non si sono mai contattati o parlati. Ci sono tante cose irrisolte tra loro e i caratteri (e le paure) di entrambi rendono difficile il dialogo.
Nel prossimo capitolo, martedì, vedremo qual è la reazione di Mary a tutto quello che è successo. E non preoccupatevi, non è l'ultima volta che vedremo Harry in questa storia. Mancano ancora vari capitoli e potrebbe succedere letteralmente qualunque cosa :)
Alla settimana prossima, spero che questo capitolo vi sia piaciuto!
Grazie per aver letto fin qui <3 <3 <3
Un bacione

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