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Autore: sole51    02/12/2008    1 recensioni
MA CHE IDIOZIA!!!! Il tonfo del libro scagliato contro il muro rimbombò nella stanza praticamente vuota. -Ops..-bisbigliai sentendo che dalla stanza accanto era arrivato un commento poco carino. Promemoria:ricorda che vivi in un dormitorio. Ma ero così nervosa!!! Un altro libro inutile e idiota , che mi aveva solo fatto perdere tempo. Mi alzai dal letto e svogliatamente mi trascinai per la stanza fino alla pila di libri che avevano avuto la stessa sorte dell’ultimo. Con il piede li spinsi verso il muro. Cominciavano a diventare tanti dovevo decidermi a farne qualcosa.
Genere: Romantico, Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Mi sono dimenticata di dirvi una cosa.

La scelta del cognome di Mia, Guerin , è un omaggio ad una grande giornalista Veronica Guerin. Un personaggio che mi ha molto colpito.  Se vi capita guardate il film che è stato fatto sulla sua vita.

Baci Sole.

Arrivai al locale vagamente riappacificata col mondo.

Appena minacciavano di saltarmi i nervi ripensavo alla faccia di Zack quando gli avevo sfasciato la macchina e mi tornava il buon umore.

-Ehi Mia.

-Ehi Joe.

-Niente scorta oggi? -ovviamente alludeva a Ben.

-Non vedi che sto sorridendo? Ci tieni proprio a farmi innervosire?

-Per carità!-scherzò lui. –Vorrei tenermi i clienti..e possibilmente il locale.

-Ecco bravo.-naturalmente scherzavo. Joe era un tipo a posto. Si faceva i fatti suoi e non aveva molto da ridire se ogni tanto maltrattavo i clienti. Diceva che facevo folklore. Contento lui..

-Forse dovrei licenziarti come cameriera e assumerti come buttafuori.

-Forse. –ammisi sorridendo.

Joe era un omone davvero enorme  ma con un cuore d’oro.

Certo bisognava prendersi la briga di andare oltre la sua..minacciosa..apparenza.

Diciamo che aveva un trascorso burrascoso quanto il mio.

E infatti tra lui e me non c’era davvero bisogno di un buttafuori in quel locale, bastava la nostra reputazione di teste calde..e le condanne per lesioni multiple di Joe.

La prima volta che avevo messo piede nel suo bar era stato da cliente.

Alcuni dei clienti avevano iniziato a fare i cretini e prima ancora che lui se ne accorgesse li avevo messi al loro posto.

Due minuti dopo mi aveva assunta.

E così eccomi qua. Bellicosa cameriera da JOE’S il locale del momento per gli studenti del college.

Momento che era iniziato con la mia assunzione a dire il vero.

-Ehi Joe dovresti ringraziare la ragazzina per averti fatto riempire il locale.

-Grazie Henry. Meno male che ci sei tu che mi apprezzi. –gli dissi strizzandogli l’occhio.

-Sta zitto ubriacone..e tu non dargli altro da bere stasera. Ha già fatto il pieno.

-Sono un cliente pagante io. Non puoi rifiutarti di servirmi da bere.

Alzai gli occhi al cielo di fronte all’ennesimo litigio di quei due.

Henry era uno dei clienti di “prima”..e Joe diceva sempre che in realtà avevano costruito il locale attorno a lui per risparmiargli la fatica di dover uscire per andare a bere.

Effettivamente Henry era sempre lì .

Ma a Joe faceva piacere che fosse così.

Ormai erano come una vecchia coppia sposata..ed era uno spasso vederli bisticciare.

-Uno di questi giorni non ti farò più entrare qui. Mi spaventi i clienti con la tua brutta faccia.- urlò Joe mentre spariva nel retro a prendere altre casse di birra.

-Non dargli retta Henry..anzi oggi ti trovo molto meglio.

-Grazie ragazzina. Mi sento meglio infatti. E penso proprio che festeggerò con un'altra birra.

-Mmm..quante te ne sei scolato già?

-Non comincerai anche tu vero?-disse storcendo la bocca.

-E va bene.-concessi alla fine – Ma questa è proprio l’ultima.

Mentre gliel’aprivo cominciarono ad arrivare i primi clienti. Quelli del “dopo”.

Studenti e studentesse del mio college che venivano a svernare lì.

-Ehi Joe sono arrivati i marmocchi!!-urlò Henry mentre lasciava il suo posto al bancone e veniva a sedersi   dietro il bancone sul suo sgabello riservato.

Non gli piacevano quei “dottorini” come li chiamava lui e se ne teneva alla larga.

E faceva bene. Henry era un barbone e più di una volta i signorini del college lo avevano pestato a dovere..finchè una volta Joe non era intervenuto e gli aveva tolto la voglia per sempre.

Quella era stata la causa del primo arresto di Joe e della loro amicizia.

Come dicevo nessuno lo aveva più toccato da allora, ma lui non aveva dimenticato.

-Tranquillo Henry qui non ti daranno fastidio, ma non approfittarne per riempirti il bicchiere…ti controllo. –gli dissi mentre andavo a prendere le prime ordinazioni.

-Che vi porto?

Mentre loro si affannavano a cercare cosa prendere sullo pseudo menù, mi chiamarono da un altro tavolo.

-Ok,chiamatemi quando avete fatto.-dissi andando verso i nuovi arrivati.

E toh..chi era? Ma ovvio!! Zack con i suoi seguaci.

Respirai a fondo  e andai da loro. Non dissi niente , mi limitai a prendere il blocchetto e la penna.

Zack prese il menù e finse di sfogliarlo mentre i suoi amichetti ridevano.

Li guardai scocciata. Andy, il suo lacchè e praticamente gli altri buzzurri atletucoli del college e naturalmente le varie squinzie che di volta in volta gravitavano accanto a loro.

Avevo avuto modo di conoscerli tutti. Non ce n’era stato uno che non era venuto a bussare alla mia porta per chiedermi un appuntamento..ovviamente all’insaputa di Zack.

Se lo avesse saputo infatti non credo che l’avrebbe presa bene. Per via di quelle cose tipo “LEI E’ ROBA MIA” e altre ottusaggini del genere.

Per me era solo un sollievo in realtà. Inconsciamente me li levava lui di mezzo.

-Allora  vediamo cosa c’è di  nuovo..

Stavo per dirgli che sarei ritornata quando lui si rivolse ad un tizio che non conoscevo.

-Cosa possiamo consigliare al nuovo arrivato..ci vuole qualcosa con cui fare bella figura..che ci consigli?

Mi voltai a guardarlo e mio malgrado mi trovai a sussultare quando lo feci.

Mi guardai intorno ma per fortuna sembrava che nessuno se ne fosse accorto.

-So già cosa voglio. –mi disse guardandomi come sovrappensiero.

Quello bastò per farmi mettere in guardia. Avevo già pronta la rispostaccia che si meritava ma lui mi stupì. –Una birra chiara. –disse e poi tornò a guardare la ragazza che gli ciarlava accanto.

Lo fissai a bocca aperta per un po’ ma mi riscossi abbastanza in fretta per evitare di farmi vedere.

Per fortuna Joe scelse proprio quel momento per chiamarmi, così ebbi una scusa per allontanarmi da una probabile figura da cretina.

Lo raggiunsi nel retro ma non ascoltai una sola parola di quello che diceva.

Continuavo a pensare a quello che era successo.

Non per essere immodesta ma era la prima volta che non ottenevo nemmeno uno sguardo ammirato da un ragazzo.

Eppure lui  mi aveva a stento considerata.

-Mia!! Ma mi ascolti?

Ovviamente no. –Certo Joe.

-Allora che aspetti a portare queste di là. –e indicò le casse che mi aveva messo davanti.

-Se non ce la fai di a quello sfaticato di là di darti una mano.-e sparì caricandosene due.

Mi diedi un contegno e feci quello che dovevo.

Che scema che ero stata. In realtà avrei dovuto esserne contenta. Un rompiscatole in meno di cui preoccuparmi, no?

Mi caricai la prima cassa e la portai a fatica di là.

Questo era uno dei pro/contro del lavorare per Joe.

Lui non faceva distinzioni di sesso in nulla..compresi i lavori pesanti.

Nemmeno il tempo di tornare che già sentivo che mi chiamavano dai vari tavoli che intanto si stavano riempiendo.

-Ehi Henry ,andresti tu a prendere le altre? –presi il mio blocchetto e cominciai la mia lunga marcia.

Non mi diedero un attimo di tregua. Correvo da una parte all’altra del locale portando in un instabile equilibrio vassoi carichi per lo più di bicchieri di birra.

Proprio per questo non ebbi tempo per continuare con le mie considerazioni né sul fatto che per la prima volta da tempo ero stata io a restare affascinata e non il contrario.

Stavo prendendo nuovi bicchieri da sotto il bancone quando qualcuno mi chiamò da vicino.

Senza urlare ,al contrario degli altri e molto educatamente.

-Scusami, credo tu abbia dimenticato la mia ordinazione.

Anche senza vederlo capii subito chi era.

Lentamente tornai su.

Sentivo le guance in fiamme e non per il lavoro o il caldo.

-Oh sì, scusa. –borbottai imbarazzata.

-Pienone eh?

-Uhm..già..qui è sempre così…cosa volevi?

-Una birra. Chiara.-disse sorridendo.

Chiusi gli occhi di scatto –Merda!!

Rendendomi conto di quello che avevo fatto li riaprii immediatamente.

Lui sembrava sorpreso. –Cosa? –mi chiese con un sorriso incerto.

-Ho detto merda.-dissi non credendo alle mie stesse parole.

-Sì, l’avevo capito già la prima volta.

Mi morsi il labbro.-Oh.

-Ti senti bene?-sembrava incuriosito dal mio comportamento.

-Uhm?..sì..sì sto bene..stavo pensando..beh, merda è finita le birra chiara. Vado a prenderla di là. –e filai vigliaccamente a rintanarmi nel retro.

IDIOTA IDIOTA IDIOTA.

Ma che diavolo mi era preso?

Mi misi una mano sul petto. Il mio cuore era impazzito e batteva fuori controllo.

Mi misi seduta su una cassa e aspettai che si regolarizzasse.

-Tutto ok?

-E che cavolo!!!-scattai sorpresa per poi accorgermi che non era Henry come pensavo ma lui.

-Non volevo spaventarti.

-Non mi hai spaventata..

Si avvicinò di più.

-Hai fatto un salto.-non era una domanda e poi non è che potessi negarlo.

-Sempre sicura di stare bene?

-Sto bene. –dissi rialzandomi.

-Il tuo cuore batte fortissimo.

-Il mio..cosa? Come fai a sentirlo?

Stavolta fu lui a restare in silenzio. Sembrava pensieroso.

Oddio davvero si sentiva da fuori? Ci rimisi una mano sopra per calmarlo.

Lui continuava a fissarmi in silenzio.

-Devo tornare di là. –dissi per venire fuori dall’imbarazzo.

-Ma certo..e la birra non la prendi?

Ma stava ridendo!! Di me!!!

-Mi sono dimenticata che Henry aveva appena portato la cassa di là. –dissi cercando di darmi un contegno.-Ora gli dico di venire a prendere anche le altre.

Mi avviai e poi mi voltai per vedere se mi seguiva. E in effetti lui era lì..con le due casse fra le braccia e un sorriso disinvolto sul viso.

-Non devi farlo tu.

Scrollò le spalle. –Velocizzo i tempi. Ho proprio voglia di quella birra.

-Beh..però i clienti non possono entrare qui..

-Allora è meglio che mi sbrighi ad uscire no?

Mi oltrepassò e uscì dalla stanza.

Il tempo di riprendermi e lo seguii anche io. Mi aspettavo di trovarlo ancora dietro il bancone a sistemare le casse ma lui era già seduto al suo posto al bancone e le casse erano ordinatamente impilate con le altre.

Sorrideva tranquillo. Non aveva nemmeno un po’ di affanno.

Mentre io..beh , quella era un’altra storia.

In silenzio gli presi la sua birra. Lui mi ringraziò e tornò al tavolo con gli altri.

Per tutto il resto della serata non accadde altro, anche perchè io mi tenni ben lontana dal tavolo di..solo allora mi accorsi di non sapere nemmeno il suo nome.

Continuai a pensare a lui per tutta la sera e poi la notte.

Ma non sapevo il perché.

Oh che fosse bello era fuori discussione..attraente, nel senso più proprio del termine.

Mi ero sentita calamitata da lui.

C’era qualcosa di insolito nella forma del suo viso, nel taglio degli occhi che lo rendevano però ancora più interessante..esotico.

Da sola in camera ricostruii mentalmente il suo viso e non fui più di tanto stupita di poterlo fare nei minimi dettagli.

La forma del suo viso si delineava spontaneamente nella mia memoria. La fronte alta, la mascella forte..e poi la bocca, piena, piegata in quel pigro sorriso..il naso , deciso..gli occhi..dello stesso colore del cioccolato..scuri,profondi ..

Mi tirai su a sedere quando sentii che il mio cuore era impazzito di nuovo.

Corsi in bagno, volevo bagnarmi il viso con l’acqua fredda ma poi decisi che non era abbastanza, così mi infilai direttamente sotto la doccia e a aprii l’acqua. Fredda.

-Uhh!!!  -altro che fredda era ghiacciata.

Ma almeno mi avrebbe tolto quel viso dalla mente.

Non potevo lasciare che accadesse.

L’acqua mi stava schiarendo le idee,mi faceva vedere le cose con lucidità.

Non importava quanto fosse bello o sexy quel ragazzo..o che fosse stato gentile..l’unico non porco in quel mare di luridi..beh porci.

Non dovevo lasciare che la mia mente prendesse quella strada.

-Niente amore. Non si può.-dissi ad alta voce .

Niente amore. Non c’era posto per questo nella mia vita. Non ora certo, e forse mai.

Avevo ben altro a cui pensare. Ben altro di cui occuparmi.

Chiusi l’acqua e presi l’accappatoio lì vicino.

Tornata in camera raccolsi un libro accanto al letto.-Ecco. E’ a questo che devo pensare ora.

Mi lasciai cadere sul letto e accesi la luce del comodino.

Un altro libro. Un’altra speranza di poter trovare le risposte che cercavo.

Accarezzai la copertina lucida del libro e toccai una per una le lettere che ne componevano il titolo “Miti e leggende della cultura occidentale”.

-Ti prego, ti prego fa che sia la volta buona.

Mi misi comoda e iniziai a leggere.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

  
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