Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: sixi    02/12/2008    1 recensioni
un mangiamorte che tenta di scappare dal suo destino e un ragazzo che l'aiuta a conoscere le meraviglie del mondo esterno, una vita basata su un'eterna fuga, cosa succederà? (se vi ho incuriosito leggete la loro storia)
Genere: Romantico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Capitolo XIV

Capitolo XIV

 Solo una parola

 

Aprì lentamente gli occhi, ma non distinse niente. Sentì qualcosa scorrerle lungo la faccia, alzò una mano, ma un dolore lancinante la costrinse a riabbassarla. Provò ad alzare l’altra mano, ma quella sembrava bloccata da delle catene, troppo pesanti per essere sollevate. La vista iniziò ad abituarsi al buio e vide del sangue circondarla, troppo sangue…

- Vedo che ti sei svegliata.

Riconobbe istantaneamente quella voce e ricordò tutto: i Dissennatori, i Mangiamorte, Voldemort… era stata catturata.

- Cosa vuoi da me? - l’uomo le si avvicinò e le tirò un calcio facendole sputare altro sangue.

- Portami rispetto. Devi tornare a servirmi.

- Mai! - ricevette un altro calcio e altro sangue uscì copioso dalla sua bocca.

- Presto cambierai idea.

Si avviò verso l’uscita e, mentre se ne andava, distinse dei Dissennatori avvicinarsi facendo ondeggiare i mantelli. Presto avrebbe perso la ragione… presto sarebbe morta.

 

Doveva trovarla, sapeva perfettamente che cosa stava pensando in quel momento Miriam, stava pensando a come morire e lui doveva impedire che ciò accadesse…

- Aliack, mi stai ascoltando?! – si riprese dai suoi pensieri e fissò Nerix come se la vedesse per la prima volta.

- Scusa… è che…

- Aliack, devi capire che non sei solo. Adesso il destino di Miriam non è solo nelle tue mani, anche io e Zecks vogliamo fare qualcosa.

- Giusto – convenne il Tassorosso – Ma siamo più intelligenti di te, infatti, mentre ti crogiolavi su come salvare la dolce Serpeverde, io e Nerix abbiamo pensato ad un piano, ma ci serve il tuo aiuto per completarlo, quindi, vorresti, gentilmente, ascoltarci?

Fissò entrambi e in quel momento gli vennero in mente tutte le foto scattate con loro, eppure… non ce n’era neanche una in cui non ci fosse anche Miriam … Sentì gli occhi inumidirsi, tentò di nasconderlo, ma entrambi lo notarono subito, era difficile non vederlo, gli occhi di un vivace azzurro avevano preso una cupa sfumatura fin da qualche sera precedente, dalla sera in cui l’avevano catturata.

- Ne riparliamo più tardi… - Zecks fece per alzarsi, ma Aliack lo bloccò subito dicendo: - Ne parliamo adesso.

-  Dobbiamo scoprire dove si è stabilito Voldemort. – spiegò la ragazza.

- Niente di più facile. – si voltò verso un gruppo di Serpeverde e fece segno a uno di loro di avvicinarsi. Draco Malfoy si separò dal gruppo e si avvicinò al ragazzo. – Che vuoi?

- Dov’è Miriam?

- Non ne ho idea.

- Allora cambio domanda, dov’è Voldemort?

- Anche se lo sapessi non te lo rivelerei mai.

- Neanche se questo potesse aiutarmi a salvare Miriam? – lo vide esitare, ma non disse niente, così continuò – Sai che Miriam è tua cugina, vero? Per voi famiglie antiche il rapporto di sangue dovrebbe essere molto sentito, soprattutto quando un tuo parente è un discendente di Salazar Serpeverde. Se lei morisse voi Malfoy non avreste più qualcuno che testimoni la vostra gloria.

- Non so dove sia il Signore Oscuro.

- Sì che lo sai. Non costringermi ad usare la legilimanzia, non ne ho voglia.

- Non servirebbe a niente.

Ghignò soddisfatto, era proprio quello che voleva sentire. – Allora fammi controllare, ci metto poco. Legilimens.

Entrò nella mente del ragazzo, scorse vari ricordi e finalmente, trovò ciò che stava cercando.

- Grazie mille, Malfoy.

Il ragazzo se ne andò, Aliack si voltò verso i due amici. – Voldemort è al castello dei Malfoy, il vero problema è che tutti i mangiamorte hanno deciso di stabilirsi lì.

- Problema? A me sembra il minimo… Miriam sarà sicuramente nei sotterranei, quel castello è immenso, potremmo metterci anche un mese per capire in che cella sia rinchiusa.

- Basterà mandare un infiltrato, magari un elfo domestico… - stava già pensando di mandare Kreacher, ma Zecks lo fermò dicendo: - Anche se ce la facessimo ci vorrebbe comunque troppo tempo, dobbiamo trovare un piano migliore.

- Allora vado io.

- Piantala di scherzare! Sai benissimo che Voldemort conosce la tua faccia!

Passarono tutta la giornata a pensare, ma non trovarono nessun piano, così se ne andarono a dormire sconsolati.

Verso le 3 di notte Nerix andò nella camera di Aliack, lo vide accovacciato vicino al muro, sembrava addormentato, però distinse immediatamente il sangue che gli usciva dalle nocche e il muro con delle chiazze più scure. Accese la luce e lo svegliò baciandolo. Lo vide aprire lentamente gli occhi, ma non accennavano a un sorriso come faceva spesso, sembrava di guardare Miriam, sembrava di guardare un infinito baratro di tristezza.

- Aliack, che hai?

- Niente…

- Perchè hai le nocche rovinate?

Lo vide sbuffare, sembrava intenzionato a non risponderle, ma alla fine lo fece: - Pensavo a Miriam, al dolore che starà provando in questo momento…

- Aliack, sii sincero, tu l’ami?

Si voltò di scatto verso la ragazza. – Ma che dici?

- Da ieri pensi solo ed esclusivamente a lei, anche adesso che stiamo parlando so che stai pensando a lei.

- Dove vorresti arrivare? Che ho sbagliato ancora a capire i miei sentimenti? Nerix, non so cosa tu voglia sentire, ma se vuoi litigare, ti prego di aspettare domani, ora sono stanco.

- Piantala d’illuderti! È un miracolo se Miriam sia ancora viva! – la guardò furente e le tirò uno schiaffo.

- Scusami… non dirlo mai più.

Se ne andò tenendosi la guancia ferita con una mano. Non pensava che lo avrebbe fatto davvero, anzi, si sorprese nel pensare che non lo avrebbe mai fatto con Miriam …

Andò davanti al dormitorio Tassorosso e rimase alcuni istanti sulla soglia: era indecisa se chiedere l’aiuto di Zecks, dopotutto era più che normale che Aliack fosse nervoso, però…

Non finì il pensiero che il dipinto si aprì ne uscì Zecks baldanzoso come sempre.

- Nerix! - urlò appena la vide. Si girò verso le ragazze dietro di lui e le pregò di lasciarli soli; quelle entrarono nel dormitorio, mentre lui rimase davanti alla ragazza attendendo che parlasse.

- Zecks, devi aiutarmi.

- Con Aliack? Nessun problema, domani gli parlo… aspetta, ma che hai fatto? - si avvicinò alla ragazza e le osservò attentamente la guancia. La vide rossa, capì che qualcuno le aveva tirato uno schiaffo, ma chi? - Chi e’ stato?

Non rispose, riuscì solo ad  abbassare lo sguardo e le lacrime che stava trattenendo da svariati minuti le uscirono dagli occhi; non voleva piangere, non davanti a qualcuno almeno…

- Nerix… - si avvicinò alla ragazza e la strinse a sè. Sentì che lei voleva liberarsi da quella stretta, ma non gl’importava, non avrebbe lasciato sola la persona che amava. Usò la magia e divennero entrambi invisibili e l’accompagnò nella sua stanza. Si sedette sul letto, ma non la lasciò neanche in quel momento, non ce la faceva…

- Spiegami cos’è successo.

Recuperò la calma e rispose: - Prima sono andata da Aliack e… - la bloccò appena vide il suo disagio.

- Ho capito… è stato lui?

- Sì…

- Va bene… vuoi che vada da lui adesso? - Sciolse l’abbraccio per guardare i suoi occhi, quei zaffiri in cui adorava specchiarsi. La vide scuotere la testa mentre guardava fissa a terra.

- Nerix, cos’hai detto ad Aliack?

Si voltò di scatto e per la prima volta la vide senza quella maschera che indossava sempre.

- Io… gli ho detto che Miriam può… - ricominciò a piangere. Non sapeva perchè, ma non riusciva a smettere, eppure voleva, lo voleva a tutti i costi, non voleva che la vedessero così…

La guardò tristemente, aveva perfettamente capito che cos’aveva detto all’amico, aveva anche capito perchè Aliack si era arrabbiato, era normale… eppure…

L’avvolse nuovamente in un abbraccio, ma non disse niente, non provò a consolarla, non poteva, aveva detto una cosa blasfema anche per lui… Dopo qualche secondo sentì che lei stava ancora provando a ribellarsi a quel contatto, ma neanche quella volta la lasciò; si allontanò leggermente da lei per guardarle il volto e le sussurrò: - Mi spieghi che ci trovi in quello?

La vide abbassare lo sguardo e sorrise, per la prima volta l’aveva messa in imbarazzo. La lasciò e si alzò dal letto e rimase a fissarla inginocchiato a terra. - Allora?

- Mi dà sicurezza…

- Anche adesso che ha una crisi dietro l’altra?

Girò la testa per non guardare quegli smeraldi, due anni prima adorava riflettersi in quella superficie opaca, adorava quando quegli occhi guardavano solo lei, quando sapeva che erano solo per lei, le sembrava di essere scrutata nell’anima, ma in quel momento odiò quella sensazione. Lo vide allungare una mano verso di lei e si ritrasse timorosa di cosa sarebbe potuto accadere se quella situazione fosse andata avanti. Si alzò da quel letto per andarsene, ma lui la bloccò per una mano, la trasse verso di sè e la baciò. Un bacio sensuale accentuato dalle mani sulla schiena e dietro la testa; sentì la mano scendere per appoggiarsi sul suo fondoschiena, ma non provò a separarsi, voleva scoprire fin dove sarebbe arrivato. L’avvicinò a sè e la ragazza non poté fare a meno di toccare il suo torace: scolpito come l’aveva sempre immaginato. In quel momento la parte di lei che non aveva mai smesso di amare i mille aspetti del carattere di Zecks riemerse e a gran voce urlò che voleva andare oltre quel bacio, che voleva altro.

Ma non fu accontentata perchè Zecks separò le loro labbra, ma non la lasciò, rimase a guardarla aspettando che dicesse qualunque cosa, che facesse qualunque cosa, sarebbe stato felice anche se gli avesse tirato uno schiaffo, ma lei non fece niente, ancora sconvolta da quella voce dentro di lei.

Dopo alcuni istanti lo guardò negli occhi e lo spinse lontano da sè, dopo tutto ciò che aveva fatto per avere Aliack non voleva creare altri problemi decidendo di lasciare il ragazzo, non in quel momento, almeno…

- Ehi, tutto bene?

Adorava il fatto che lui la capisse con un solo sguardo, adorava il fatto che lui si preoccupasse per lei… - Sì.

- Questi sono i sentimenti che provo per te. Farei qualunque cosa per vederti sorridere, basta che chiedi e io ti aiuterò.

- Grazie… - arrossì vistosamente e lui le prese il volto per ritoccare quelle labbra che aveva sempre desiderato. La baciò dolcemente e l’accompagnò al suo dormitorio sorridendo e parlando come se non fosse successo niente.

Appena la vide entrare si diresse verso il dormitorio di Aliack ed entrò nella sala comune. Vide i gemelli seduti sulle poltrone e chiese a gesti se l’amico fosse in camera. Loro risposero di sì e lui entrò deciso a farsi spiegare la situazione.

Lo vide accovacciato in un angolo, non dormiva, fissava il vuoto; vide i suoi occhi scrutarlo silenziosi, poi alzò lo sguardo e disse: - Che c’è?

- Volevo ricordarti quello che ti ho detto qualche settimana fa.

- Ovvero?

- Falla soffrire e te la vedrai con me.

- Ti ha detto cos’è successo, immagino…

- L’ho capito da solo. So che cosa ti ha detto e non sono qui per rimproverarti o altro, l’avrei fatto anch’io, ma ti sei pentito, almeno?

- Certo che l’ho fatto! Le ho subito chiesto scusa, cosa credi?!

Sorrise: quello era l’Aliack di sempre. - Va bene, voglio fidarmi. Adesso, mi vuoi dire che ti sta succedendo? Non sei l’Aliack di sempre, sei… depresso…

- Come dovrei stare? Ha ripreso Miriam, lo sai anche tu ciò sta provando lei… io… mi sento un idiota, non l’ho aiutata, non ho potuto fare niente per salvarla.

- Aliack, Nerix ti ha già detto che non sei il solo a voler aiutare Miriam, devi farti aiutare anche da noi.

Lo guardò per qualche istante e capì che di loro poteva fidarsi, che l’avrebbero aiutato a salvare Miriam. - Domani vediamo come entrare nel castello dei Malfoy.

Zecks se ne andò lasciandolo solo, immerso nei suoi pensieri e nei suoi sentimenti… sentimenti che non aveva mai capito… S’innamorava di Miriam e non lo capiva, poi giocava con Nerix non capendo di amarla e poi? In quel momento non pensava a Nerix, la sua mente non pensava a come doveva sentirsi la ragazza, la sua mente pensava solo a come si sentiva Miriam, al fatto che non l’aveva protetta, al fatto che se fosse stato più veloce avrebbe potuto salvarla…

I rimorsi lo attanagliavano più di ogni altra cosa al mondo e non poteva fare a meno di pensare a quanto avrebbe desiderato averla lì, a sostenerlo… Gli venne in mente lo schiaffo dato a Nerix,… non l’avrebbe mai fatto con la sua amica d’infanzia… che, in realtà, non aveva mai considerato tale. Fin da quando aveva tolto il cappuccio scoprendo il viso ne era rimasto affascinato, quegli occhi d’ametista che lo scrutavano con quella spavalderia mista a tristezza… aveva detto di non aver mai visto quella malinconia che avvolgeva la ragazza, ma in realtà aveva mentito, se n’era accorto fin troppo bene: per 14 anni, tutte le mattine, si alzava e fissava il vuoto per svariati minuti tentando di capire come poterla rendere felice, come cancellare quella tristezza…

Si alzò da terra e aprì la porta della sua camera. Vide i gemelli seduti mentre controllavano dei fuochi d’artificio. Appena sentirono la porta aprirsi i due si voltarono per scoprire se avevano sentito bene o se era stato frutto della loro immaginazione. Però vedendo il ragazzo lasciare, finalmente, quella stanza, sorrisero felici e gli andarono incontro. - Come stai?”

- Male, avete qualcosa per tirarmi su di morale?

- Oltre alla nostra simpatia  e alle nostre battute, niente! - esultarono all’unisono.

- Credo che mi basteranno… - qualche secondo con quei due e già ritrovava il sorriso, meno male che li aveva conosciuti…

Li vide girarsi verso l’entrata del dormitorio, seguì i loro sguardi e vide entrare il loro fratellino insieme ai due inseparabili amici.

- Fred, pensi anche tu a ciò che sto pensando io?

- Credo proprio di sì.

Tornarono verso i fuochi, presero un razzo e lo puntarono verso Ron. - Pronti, via!

Il razzo andò verso il rosso e lo trascinò in aria agganciandosi alla sua maglietta. Ron volò per qualche secondo in aria, sarebbe rimasto più tempo a fluttuare, però entrò la McGrannit nella sala comune e i gemelli riportarono il fratello a terra.

- Black, il professor Piton vuole parlarti.

- E che vuole? - chiese scioccato.

- Penso voglia parlare della signorina Serpeverde.

Andò nei sotterranei del castello piuttosto svogliatamente, non avrebbe immaginato di percorrere quei corridoi per parlare con Piton e neanche per parlare di Miriam!

Bussò alla porta dell’ufficio del mago ed entrò con molta calma.

- Prego, Black, accomodati.

- Preferisco stare in piedi. - Rispose pacatamente.

- Capisco. Ti ho fatto chiamare per porti delle domande su Serpeverde. Prima di tutto: perchè l’hai tradita in quel modo?

Sorrise amaro. - Mi sembra che non si voglia parlare di lei.

- Rispondi e poi capirai.

- Non so perchè l’ho fatto…

- Hai visto come l’ha ridotta il tuo tradimento?

- Certo che l’ho visto.

- E non ti sei ancora chiesto se lei ce l’avrebbe fatta a salvarsi se fosse stata in forma? Mentre era insieme a te ho visto quella ragazza per la prima volta felice, da quando l’hai lasciata ha perso ogni convinzione per andare avanti, ti sei mai chiesto quanto male le hai procurato?

Rimase in silenzio, incapace di replicare, di dire qualunque cosa… Fissò quell’uomo e disse soltanto: - Perchè mi ha detto questo?

- Non provare a salvarla, deve prima reagire ai suoi sentimenti. Se tu la salvassi in questo momento dovresti stare con lei in ogni momento perchè il Signore Oscuro potrebbe…

- E dovrei lasciarla da sola, a soffrire perchè non ho saputo proteggerla? Mi dispiace, ma non ho intenzione di farlo.

- Voglio dirti un altro motivo per cui non puoi salvarla: è controlla in ogni momento dal Signore Oscuro, non riusciresti a portarla in salvo.

Uscì dalla stanza infuriato e corse fuori dal castello. Voleva respirare a pieni polmoni l’aria della sera, doveva liberarsi. Arrivò davanti al salice e i ricordi lo sommersero come un fiume in piena: Miriam, Miriam … ogni angolo su cui si posava il suo sguardo aveva qualcosa che gli ricordava Miriam. Il salice sotto al quale l’aveva baciata, il prato su cui avevano camminato insieme, il lago che avevano osservato per ore da piccoli, fantasticando su quali animali potessero viverci… perfino la luna gli ricordava la ragazza, gli veniva in mente la sera che si erano conosciuti: c’era la luna piena e i suoi occhi avevano assunto una sfumatura argentea… quegli occhi…

S’inginocchiò a terra e iniziò a piangere, amaramente per non averla salvata e tristemente per averla persa. Si appoggiò al tronco dell’albero e rimase lì a fissare la luna, non tentò di smettere di piangere, sapeva perfettamente che non ce l’avrebbe fatta e poi… desiderava liberarsi da quel peso che gli opprimeva il cuore. Vide una sagoma avvicinarsi e riconobbe Ryan… che ci faceva fuori dal dormitorio?

- Salve, Black.

- Salve… che ci fai qui?

- Penso che il motivo sia uguale al tuo.

Tornò a fissare la luna e ai suoi pensieri. Esaminò la sua coscienza e per l’ennesima volta si disse che avrebbe potuto salvarla se solo fosse stato più veloce, se solo avesse avuto il coraggio d’infrangere quella maledetta promessa e prendere la sua scopa… già… quella promessa…

L’aveva fatta a 14 anni, subito dopo aver perso contro i Serpeverde a Quidditch; aveva perso una sfida fatta con Miriam e così era stato costretto a promettere che non avrebbe mai più preso in mano una scopa… Promessa stupida, che poteva benissimo infrangere, ma non l’aveva fatto, perchè? Perchè era convinto che Miriam ce l’avrebbe fatta? Perchè aveva sottovalutato la situazione? O solo perchè era un idiota?

Fissò Ryan e vide che anche lui aveva iniziato a piangere, non disse niente sapendo che le sue parole sarebbero risultate false… Si alzò dal prato e tornò nel suo dormitorio. Vide i gemelli provare dei nuovi fuochi che avevano intenzione di far scoppiare il giorno dei GUFO, così si avvicinò incuriosito e rimase tutta la serata con loro, aveva bisogno di ridere, sapeva che Miriam non l’avrebbe voluto ridotto così a causa sua, doveva riprendersi anche per lei.

Andò nella sua stanza verso l’una di notte e si rallegrò nell’essere svegliato dal trambusto dei Grifondoro. Vide Ron fissarlo, come al solito, in cagnesco e decise di vendicarsi a colazione: la ciotola di porridge gli volò addosso. Scorse Nerix e decise di parlarle, ormai aveva capito di non amarla e non gli sembrava giusto continuare ad illuderla e poi… avrebbe dato una chance al suo migliore amico.

La bloccò dopo colazione e  cominciò: - Nerix, mi dispiace per come mi sono comportato in questo periodo.

- Non è un problema.

Vide Zecks passare attorniato dal solito gruppo di ragazze e fermarsi a qualche metro da loro due. – In questi giorni ho pensato molto e ho capito di amare ancora Miriam, quindi credo sia meglio se ci lasciamo e continuiamo ad essere amici.

- L’avevo immaginato, d’accordo, allora a pranzo ti voglio sotto al salice, facciamo un picnic noi tre. Ciao.

Scorse Zecks sorridere trionfale e mandare via tutte le sue guardie del corpo e avvicinarsi a lui. – Aliack, ti voglio bene!

- Non fare lo sdolcinato o potrei preoccuparmi…

- Ehi, ehi… questa frase me l’hai detta prima dello spiacevole  incontro con il Dissennatore… stai tornando quello di un tempo?

Rimase in silenzio a pensare: era vero, una frase del genere gliel’aveva detta prima di quell’evento, e anche il comportamento di ieri sera, di piangere per togliersi un peso, l’avrebbe fatto solo prima dei 17… forse stava tornando il ragazzo di prima, forse avrebbe avuto il coraggio d’infrangere quella stupida promessa  e avrebbe ritrovato la spavalderia per aiutare Miriam.

 

A pranzo si recò nel luogo indicato da Nerix e vide i due che lo stavano aspettando.

- Finalmente, si mangia! – Zecks si lanciò vorace su un panino e iniziò a mangiare di gusto. Ne prese uno anche Aliack, se il suo amico mangiava così doveva essere buono… diede un morso e iniziarono a venirgli i conati di vomito, com’era possibile che Zecks lo mangiasse? Capì: quei panini li aveva fatti Nerix…

- Buono… però… preferisco  mangiare il dolce… chi l’ha fatto? – chiese facendo scomparire il panino.

- L’abbiamo preso dagli elfi domestici. – spiegò Nerix che aveva intuito il motivo per cui Aliack aveva fatto scomparire il panino: la sua cucina faceva schifo come sempre. Si fermò a guardare Zecks, dalla sua faccia sembrava buono… assaggiò incuriosita… faceva veramente schifo. – Zecks, piantala, so che fa schifo.

Il ragazzo si bloccò di colpo e sembrò sollevato. – Meno male, non ce la facevo più…

Risero tutti e tre e accesero un fuocherello usando i panini come combustibile. Parlarono allegramente per il resto del picnic e andarono a lezione quando sentirono la campanella suonare.

 

Alla fine delle lezioni tornò nel suo dormitorio e si chiuse in camera per rimanere sola… i suoi piani andarono in fumo: nella sua camera c’era Zecks. Lo fissò sorpresa, mentre lui rimase immobile a guardare la finestra.

- Zecks…

- Ciao, come stai?

- Bene, perchè?

- Pensavo di vederti triste, dopotutto Aliack ti ha lasciata.

Aveva ragione, eppure quando lui le aveva detto che era meglio lasciarsi si era sentita libera da un peso che le opprimeva il cuore, da un peso che schiacciava i sentimenti che provava per Zecks. – Sei qui perchè volevi consolarmi?

- Effettivamente sì, ma non ce n’è bisogno, quindi vado subito al sodo: tu mi piaci, io ti piaccio, quindi dovremmo metterci insieme, giusto?

L’aveva spiazzata, quel suo modo di ragionare l’aveva sempre spiazzata, semplice e lineare senza neanche una piega. – Giusto.

- Bene! – si alzò dalla sedia e la baciò dolcemente e tornò nel suo dormitorio affermando che andava a studiare per gli esami… quell’idiota…

Sorrise divertita e andò nel dormitorio di Aliack, doveva dire a qualcuno quella notizia, normalmente l’avrebbe detto a Miriam e solo in quel momento si rese conto di quanto le mancasse averla lì vicina. Mentre percorreva i corridoi capì ciò che provava Aliack: una solitudine infinita e un senso di rimorso senza paragoni.

Chiese alla Signora Grassa di farlo uscire e dopo qualche istante il dipinto si aprì per far uscire il ragazzo.

- Ehilà, come mai qui?

- Volevo annunciarti una cosa: io e Zecks siamo insieme.

Lo vide sorpreso e felice. La prese in braccio e la fece girare finalmente contento. La lasciò qualche secondo dopo affermando che andava da Zecks per congratularsi… non pensava che sarebbe stato così felice, dopotutto l’aveva lasciata solo qualche ora prima, a quanto pare entrambi non avevano capito i loro reali sentimenti. Tornò verso il suo dormitorio e sorrise divertita quando le venne in mente la sera che era andata nel dormitorio di Aliack per fargli “capire” i suoi sentimenti… che idiota che era stata, come poteva lei far capire a lui i suoi sentimenti se neanche lei riusciva a farlo, se lei si rifiutava di accettare la verità, di accettare il fatto di amare ancora Zecks… era stata un’idiota e per colpa sua aveva fatto soffrire tutti: Aliack, Miriam e Zecks e per colpa di quel suo errore la sua migliore amica era stata presa  da Voldemort, proprio in quel momento, quando aveva iniziato a pronunciare il suo nome, quando il terrore di rivedere Voldemort si era allentato… e tutto per colpa di un suo stupido errore.

 

Stava correndo per la scuola felice, non avrebbe mai immaginato di prendere così bene quella notizia, eppure era felice, finalmente il suo migliore amico aveva avuto ciò che voleva, e lui? Si sarebbe sentito un peso? Un terzo incomodo? Forse, ma non era il momento migliore per pensarci, doveva solo abbracciare Zecks e prenderlo n po’ in giro, quello era il suo piano.

Irruppe rumorosamente nella stanza dell’amico e gli saltò addosso iniziando a gioire.

- Aliack, che cavolo ti è preso? - chiese Zecks riuscendo a liberarsi dalla sua presa.

- Sono felice, finalmente ce l’hai fatta!

- Te l’ha detto Nerix?

- Sì

- Meno male che l’hai presa bene… non me lo sarei aspettato da te.

Sorrise e lo abbracciò ridendo come non faceva da tempo… l’ultima volta che l’aveva fatto era stato quando era insieme a Miriam, lei riusciva a farlo stare bene, lo capiva perfettamente e lui l’aiutava, anche se non capiva cosa celasse il suo sguardo l’aiutava e lei ne era felice, lo sapeva…

Si allontanò da Zecks e fece per andarsene, ma l’amico lo bloccò e lo fece girare. - Perchè piangi?

- Perchè sono felice. – Tentò di sdrammatizzare, ma non funzionò.

- È per Miriam, vero? - non rispose, non ce la faceva, abbassò solo lo sguardo e Zecks lasciò la presa. - Hai bisogno di una seduta da uno psicologo.

- Ci sono psicologi a Hogwarts?

- Forse…

 

Era seduto su un cuscino a fissare il soffitto della stanza… perchè si era lasciato convincere da Zecks? E poi come aveva potuto portarlo da Fiorenzo? Cosa c’entrava lui con uno psicologo?

- Aliack, sento la tua agitazione, rilassati.

Come faceva a rilassarsi in una stanza piena di strane erbe che gli davano solo il voltastomaco? Girò lo sguardo verso Zecks e lo vide completamente rilassato e immerso in una mondo tutto suo, in cui neanche lui, il suo migliore amico, poteva entrare. Probabilmente lui aveva già fatto qualche seduta di quel tipo. Si voltò e chiuse gli occhi: era andato in quel posto per pensare e rilassarsi, doveva farlo.

Gli venne in mente la prima volta che aveva tolto il cappuccio a Miriam, quegli occhi viola come le ametiste che lo avevano incantato fin dal  primo istante, quella sua ingenuità che non aveva niente a che vedere con il mangiamorte che doveva impersonare… si ricordò di quando aveva visto per la prima volta una scopa ed era rimasta per ore a fissarla sorpresa e lui, dietro di lei, che la guardava fingendo passione per la scopa, ma che in realtà pensava a lei, a quella ragazza il cui unico scopo nella vita era stato il fuggire da Voldemort. Era stata lei a decidere di studiare all’estero, era stata lei con la sua gentilezza ad averlo aiutato ad ambientarsi in quel mondo sconosciuto in cui tutti parlavano una lingua diversa dalla sua, era stata lei ad averlo aiutato con gli studi, ad avergli insegnato quelle lingue strane, piene di simboli che gli sembravano geroglifici… era stata lei ad averlo fatto innamorare, quella sua gentilezza nascosta da una maschera d’indifferenza che celava anche la sua tristezza, che celava quel mondo di cui anche lui avrebbe voluto farne parte… Miriam… la sua mente e il suo cuore chiamavano solo quel nome, non pensavano ad altro, anche di notte la sognava: immobile a fissarlo sorridendo dolcemente e salutandolo. Lei era sempre stata con lui, quando era svenuto dopo aver incontrato il Dissennatore colei che gli era rimasta accanto tutta la notte era stata Miriam, colei che aveva rifiutato di mangiare per assisterlo era stata lei, colei che non aveva dormito per accudirlo era sempre stata Miriam, colei che gli aveva sorriso appena si era svegliato era stata lei, con le lacrime agli occhi… Pensava di perderlo? Forse, non l’aveva mai scoperto, aveva sempre taciuto il motivo del suo pianto… quegli occhi umidi a causa sua… aveva giurato che non l’avrebbe mai più fatta piangere e invece l’aveva fatto e le aveva recato la più grande angoscia che l’avesse mai avvolta… Gli vennero in mente le parole di Piton, era per colpa sua che lei non aveva avuto modo di reagire, era ancora sconvolta dagli avvenimenti… proprio lei… il suo angelo…

Sentì qualcosa di caldo solcargli la guancia e si riprese dal suo mondo immaginario accorgendosi solo in quel momento che stava piangendo.

- Aliack… - inizio’ Zecks, ma non finì la frase, sapeva perfettamente che cos’aveva l’amico.

- Torno nella mia stanza. - sussurrò prima di uscire dall’aula e rientrare nel suo dormitorio. Davanti alla sua porta vide i gemelli, voleva entrare nella stanza per buttarsi sul letto e piangere fino a finire tutte le lacrime che aveva in corpo, ma si disse che era meglio parlare con qualcuno per distrarsi da quella situazione.

- Ciao, Aliack. - Salutarono i due all’unisono.

- Ciao, volete qualcosa?

- Volevamo mostrarti i nostri nuovi botti.

Uscirono di nascosto nel giardino e Fred accese i fuochi: nell’aria c’erano un grifone e una fenice che volteggiavano leggiadri nell’immensità del cielo.

- Questo è il nostro regalo per il tuo compleanno!

Guardò l’orologio: 00.05… era davvero il suo compleanno… sorrise… quello era il più bel regalo che avesse mai ricevuto, ma ancora una volta il pensiero di Miriam lo colpì come un secchio di acqua ghiacciata: quello era il primo compleanno da quando la conosceva che non passava con lei. Iniziò a piangere senza ritegno; i gemelli capirono immediatamente la situazione e, richiamati i due fuochi d’artificio, accompagnarono Aliack nel dormitorio. Ringraziarono il fatto che non ci fosse nessuno nella sala e lo lasciarono sul suo letto supino, mentre continuava a piangere senza riuscire a fermarsi. Gli mancava troppo, non poteva farci niente, e il pensiero che anche lei stesse subendo quella tortura quasi lo uccise, probabilmente lei stava piangendo ancora per causa sua… Si addormentò con in mente un solo nome: Miriam.

Si svegliò per il troppo casino nella sala, rimase per qualche istante a fissare il soffitto, poi girò lo sguardo verso il calendario e realizzò che giorno fosse. - Maledizione! Oggi ci sono i GUFO!

Che bel regalo che gli facevano i professori…

Si fiondò nel suo bagno privato e si preparò ad una velocità supersonica. Tornò nella stanza per cercare la cartella gettata da qualche parte sotto i vestiti. La trovò dopo qualche minuto sul comodino vicino alla foto di Miriam e si sorprese nel pensare che lei l’avesse custodita per lui.

- Grazie, amore.

Forse era un pensiero che avrebbe fatto un bambino, ma quello gli diede la forza di non piangere: la speranza che lei fosse lì con lui.

Mangiò velocemente e prese un libro a caso iniziando a leggere da una pagina a caso, gli portava fortuna leggere a casaccio, di solito quello che aveva appena letto era nei test.

Quando suonò la campanella tutti se ne andarono e gli studenti del quinto anno rientrarono nella sala trovando davanti a loro una miriade di banchi. Ognuno prese posto e iniziarono l’esame, quando sentirono dei botti, si girarono verso la porta e videro i gemelli Weasley entrare accompagnati da dei fuochi. Un immenso drago pedinò la Umbridge e tutte le nuove regole caddero sonoramente a terra rompendosi in mille pezzi.

I due se ne andarono dalla scuola, concludendo così il loro percorso di studi e utilizzando i soldi regalati da Harry per aprire il loro negozio di scherzi.

Passarono alcuni giorni quando Harry fece un sogno nel quale il suo padrino Sirius soffriva in mano a Voldemort. Harry cascò come un pollo nella trappola di Voldemort e andò al Ministero della Magia accompagnato da Ron, Ginny, Hermione, Nevil e Luna per aiutarlo. Dopo aver visto delle stanze davvero strane, entrarono in una stanza dov’erano tenute tutte le profezie. Lì incontrarono Lucius Malfoy e Bellatrix Lestrange che volevano la profezia appena presa da Harry, come risposta i ragazzi fecero esplodere tutte le profezie della stanza e scapparono. Finirono in una stanza nella quale al centro c’era un arco con appeso un velo. Combatterono contro i Mangiamorte e in loro aiuto arrivarono alcuni membri dell’Ordine della Fenice, tra i quali lo stesso Sirius Black. Bellatrix combattè contro quest’ultimo e lo uccise, di lui però non rimase niente, perchè il corpo cadde dietro al velo dell’arco. Harry, infuriato, tentò di seguire Bellatrix, ma fu fermato da Aliack arrivato in ritardo per salvare il fratello. Il ragazzo inseguì Bellatrix lanciando nel frattempo incantesimi contro di lei. Arrivarono davanti alla fontana del Ministero e iniziarono a combattere, nel frattempo arrivò anche Harry e in quello stesso istante comparve anche Voldemort. Aliack si gettò verso Harry interrompendo lo scontro con Bellatrix evocando una barriera.

- È da tempo che non ci vediamo, ragazzino. - Pronunciò Voldemort in tono mellifluo.

- Volevo venire a trovarti, ma me l’hanno impedito. - Rispose Aliack scherzosamente - Dov’è Miriam? - aggiunse cambiando tono e diventando di colpo serio. Harry lo guardo sorpreso: era la prima volta che assumeva quel tono.

- In una cella, se vuoi ti porto da lei.

L’aveva messa in una cella, chissà quanto stava soffrendo in quel momento.

- Perchè l’hai catturata?

- Dovresti saperlo, i suoi poteri sono straordinari e io ho intenzione di servirmene.

- Non lo farai.

- Vuoi impedirmelo?

- Sì, uccidendoti.

Uscì dalla barriera correndo verso di lui. Puntò la bacchetta verso il suo avversario e una lingua di fuoco partì da quella investendo Voldemort. Stava per lanciare un altro incantesimo, ma venne bloccato da Silente, che gli si parò davanti, intraprendendo uno scontro con il suo nemico numero uno. Alla fine del duello Voldemort scappò perchè tutti gli Auror del Ministero stavano per arrivare, ma riuscì ad impadronirsi del corpo di Harry, anche se dovette lasciarlo perchè respinto dai sentimenti di Harry.

 

Aliack, Nerix e Zecks superarono il GUFO a pieni voti, ma, a differenza degli ultimi due, Aliack se ne andò da Hogwarts andando a lavorare dai gemelli. Non volle rimanere al castello perchè gli ricordava troppo Miriam e poi, era sicuro che avrebbe avuto più informazioni in merito al castello dei Malfoy lavorando laggiù.

 

 

Campagna di Promozione Sociale - Messaggio No Profit:
Dona l’8‰ del tuo tempo alla causa pro recensioni.
Farai felice milioni di scrittori.
(Chiunque voglia aderire al messaggio, può copia-incollarlo dove meglio crede)

 

  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: sixi