Capitolo XIV
Solo una parola
Aprì lentamente gli occhi,
ma non distinse niente. Sentì qualcosa scorrerle lungo la faccia, alzò una
mano, ma un dolore lancinante la costrinse a riabbassarla. Provò ad alzare
l’altra mano, ma quella sembrava bloccata da delle catene, troppo pesanti per
essere sollevate. La vista iniziò ad abituarsi al buio e vide del sangue
circondarla, troppo sangue…
- Vedo che ti sei
svegliata.
Riconobbe istantaneamente
quella voce e ricordò tutto: i Dissennatori, i Mangiamorte, Voldemort… era
stata catturata.
- Cosa vuoi da me? - l’uomo
le si avvicinò e le tirò un calcio facendole sputare altro sangue.
- Portami rispetto. Devi
tornare a servirmi.
- Mai! - ricevette un altro
calcio e altro sangue uscì copioso dalla sua bocca.
- Presto cambierai idea.
Si avviò verso l’uscita e,
mentre se ne andava, distinse dei Dissennatori avvicinarsi facendo ondeggiare i
mantelli. Presto avrebbe perso la ragione… presto sarebbe morta.
Doveva trovarla, sapeva
perfettamente che cosa stava pensando in quel momento Miriam, stava pensando a
come morire e lui doveva impedire che ciò accadesse…
- Aliack, mi stai
ascoltando?! – si riprese dai suoi pensieri e fissò Nerix come se la vedesse
per la prima volta.
- Scusa… è che…
- Aliack, devi capire che
non sei solo. Adesso il destino di Miriam non è solo nelle tue mani, anche io e
Zecks vogliamo fare qualcosa.
- Giusto – convenne il
Tassorosso – Ma siamo più intelligenti di te, infatti, mentre ti crogiolavi su
come salvare la dolce Serpeverde, io e Nerix abbiamo pensato ad un piano, ma ci
serve il tuo aiuto per completarlo, quindi, vorresti, gentilmente, ascoltarci?
Fissò entrambi e in quel
momento gli vennero in mente tutte le foto scattate con loro, eppure… non ce
n’era neanche una in cui non ci fosse anche Miriam … Sentì gli occhi
inumidirsi, tentò di nasconderlo, ma entrambi lo notarono subito, era difficile
non vederlo, gli occhi di un vivace azzurro avevano preso una cupa sfumatura
fin da qualche sera precedente, dalla sera in cui l’avevano catturata.
- Ne riparliamo più tardi…
- Zecks fece per alzarsi, ma Aliack lo bloccò subito dicendo: - Ne parliamo
adesso.
- Dobbiamo scoprire dove si è stabilito
Voldemort. – spiegò la ragazza.
- Niente di più facile. –
si voltò verso un gruppo di Serpeverde e fece segno a uno di loro di
avvicinarsi. Draco Malfoy si separò dal gruppo e si avvicinò al ragazzo. – Che
vuoi?
- Dov’è Miriam?
- Non ne ho idea.
- Allora cambio domanda,
dov’è Voldemort?
- Anche se lo sapessi non
te lo rivelerei mai.
- Neanche se questo potesse
aiutarmi a salvare Miriam? – lo vide esitare, ma non disse niente, così continuò
– Sai che Miriam è tua cugina, vero? Per voi famiglie antiche il rapporto di
sangue dovrebbe essere molto sentito, soprattutto quando un tuo parente è un
discendente di Salazar Serpeverde. Se lei morisse voi Malfoy non avreste più
qualcuno che testimoni la vostra gloria.
- Non so dove sia il
Signore Oscuro.
- Sì che lo sai. Non
costringermi ad usare la legilimanzia, non ne ho voglia.
- Non servirebbe a niente.
Ghignò soddisfatto, era proprio
quello che voleva sentire. – Allora fammi controllare, ci metto poco. Legilimens.
Entrò nella mente del
ragazzo, scorse vari ricordi e finalmente, trovò ciò che stava cercando.
- Grazie mille, Malfoy.
Il ragazzo se ne andò,
Aliack si voltò verso i due amici. – Voldemort è al castello dei Malfoy, il
vero problema è che tutti i mangiamorte hanno deciso di stabilirsi lì.
- Problema? A me sembra il
minimo… Miriam sarà sicuramente nei sotterranei, quel castello è immenso,
potremmo metterci anche un mese per capire in che cella sia rinchiusa.
- Basterà mandare un
infiltrato, magari un elfo domestico… - stava già pensando di mandare Kreacher,
ma Zecks lo fermò dicendo: - Anche se ce la facessimo ci vorrebbe comunque
troppo tempo, dobbiamo trovare un piano migliore.
- Allora vado io.
- Piantala di scherzare!
Sai benissimo che Voldemort conosce la tua faccia!
Passarono tutta la giornata
a pensare, ma non trovarono nessun piano, così se ne andarono a dormire
sconsolati.
Verso le 3 di notte Nerix
andò nella camera di Aliack, lo vide accovacciato vicino al muro, sembrava
addormentato, però distinse immediatamente il sangue che gli usciva dalle
nocche e il muro con delle chiazze più scure. Accese la luce e lo svegliò
baciandolo. Lo vide aprire lentamente gli occhi, ma non accennavano a un
sorriso come faceva spesso, sembrava di guardare Miriam, sembrava di guardare
un infinito baratro di tristezza.
- Aliack, che hai?
- Niente…
- Perchè hai le nocche
rovinate?
Lo vide sbuffare, sembrava
intenzionato a non risponderle, ma alla fine lo fece: - Pensavo a Miriam, al
dolore che starà provando in questo momento…
- Aliack, sii sincero, tu
l’ami?
Si voltò di scatto verso la
ragazza. – Ma che dici?
- Da ieri pensi solo ed
esclusivamente a lei, anche adesso che stiamo parlando so che stai pensando a
lei.
- Dove vorresti arrivare?
Che ho sbagliato ancora a capire i miei sentimenti? Nerix, non so cosa tu
voglia sentire, ma se vuoi litigare, ti prego di aspettare domani, ora sono
stanco.
- Piantala d’illuderti! È
un miracolo se Miriam sia ancora viva! – la guardò furente e le tirò uno
schiaffo.
- Scusami… non dirlo mai più.
Se ne andò tenendosi la
guancia ferita con una mano. Non pensava che lo avrebbe fatto davvero, anzi, si
sorprese nel pensare che non lo avrebbe mai fatto con Miriam …
Andò davanti al dormitorio
Tassorosso e rimase alcuni istanti sulla soglia: era indecisa se chiedere
l’aiuto di Zecks, dopotutto era più che normale che Aliack fosse nervoso, però…
Non finì il pensiero che il
dipinto si aprì ne uscì Zecks baldanzoso come sempre.
- Nerix! - urlò appena la
vide. Si girò verso le ragazze dietro di lui e le pregò di lasciarli soli;
quelle entrarono nel dormitorio, mentre lui rimase davanti alla ragazza
attendendo che parlasse.
- Zecks, devi aiutarmi.
- Con Aliack? Nessun
problema, domani gli parlo… aspetta, ma che hai fatto? - si avvicinò alla
ragazza e le osservò attentamente la guancia. La vide rossa, capì che qualcuno
le aveva tirato uno schiaffo, ma chi? - Chi e’ stato?
Non rispose, riuscì solo
ad abbassare lo sguardo e le lacrime che
stava trattenendo da svariati minuti le uscirono dagli occhi; non voleva
piangere, non davanti a qualcuno almeno…
- Nerix… - si avvicinò alla
ragazza e la strinse a sè. Sentì che lei voleva liberarsi da quella stretta, ma
non gl’importava, non avrebbe lasciato sola la persona che amava. Usò la magia
e divennero entrambi invisibili e l’accompagnò nella sua stanza. Si sedette sul
letto, ma non la lasciò neanche in quel momento, non ce la faceva…
- Spiegami cos’è successo.
Recuperò la calma e
rispose: - Prima sono andata da Aliack e… - la bloccò appena vide il suo
disagio.
- Ho capito… è stato lui?
- Sì…
- Va bene… vuoi che vada da
lui adesso? - Sciolse l’abbraccio per guardare i suoi occhi, quei zaffiri in
cui adorava specchiarsi. La vide scuotere la testa mentre guardava fissa a
terra.
- Nerix, cos’hai detto ad
Aliack?
Si voltò di scatto e per la
prima volta la vide senza quella maschera che indossava sempre.
- Io… gli ho detto che Miriam
può… - ricominciò a piangere. Non sapeva perchè, ma non riusciva a smettere,
eppure voleva, lo voleva a tutti i costi, non voleva che la vedessero così…
La guardò tristemente,
aveva perfettamente capito che cos’aveva detto all’amico, aveva anche capito
perchè Aliack si era arrabbiato, era normale… eppure…
L’avvolse nuovamente in un
abbraccio, ma non disse niente, non provò a consolarla, non poteva, aveva detto
una cosa blasfema anche per lui… Dopo qualche secondo sentì che lei stava
ancora provando a ribellarsi a quel contatto, ma neanche quella volta la lasciò;
si allontanò leggermente da lei per guardarle il volto e le sussurrò: - Mi spieghi
che ci trovi in quello?
La vide abbassare lo
sguardo e sorrise, per la prima volta l’aveva messa in imbarazzo. La lasciò e
si alzò dal letto e rimase a fissarla inginocchiato a terra. - Allora?
- Mi dà sicurezza…
- Anche adesso che ha una
crisi dietro l’altra?
Girò la testa per non
guardare quegli smeraldi, due anni prima adorava riflettersi in quella
superficie opaca, adorava quando quegli occhi guardavano solo lei, quando
sapeva che erano solo per lei, le sembrava di essere scrutata nell’anima, ma in
quel momento odiò quella sensazione. Lo vide allungare una mano verso di lei e
si ritrasse timorosa di cosa sarebbe potuto accadere se quella situazione fosse
andata avanti. Si alzò da quel letto per andarsene, ma lui la bloccò per una
mano, la trasse verso di sè e la baciò. Un bacio sensuale accentuato dalle mani
sulla schiena e dietro la testa; sentì la mano scendere per appoggiarsi sul suo
fondoschiena, ma non provò a separarsi, voleva scoprire fin dove sarebbe
arrivato. L’avvicinò a sè e la ragazza non poté fare a meno di toccare il suo
torace: scolpito come l’aveva sempre immaginato. In quel momento la parte di
lei che non aveva mai smesso di amare i mille aspetti del carattere di Zecks
riemerse e a gran voce urlò che voleva andare oltre quel bacio, che voleva
altro.
Ma non fu accontentata
perchè Zecks separò le loro labbra, ma non la lasciò, rimase a guardarla
aspettando che dicesse qualunque cosa, che facesse qualunque cosa, sarebbe
stato felice anche se gli avesse tirato uno schiaffo, ma lei non fece niente,
ancora sconvolta da quella voce dentro di lei.
Dopo alcuni istanti lo
guardò negli occhi e lo spinse lontano da sè, dopo tutto ciò che aveva fatto
per avere Aliack non voleva creare altri problemi decidendo di lasciare il
ragazzo, non in quel momento, almeno…
- Ehi, tutto bene?
Adorava il fatto che lui la
capisse con un solo sguardo, adorava il fatto che lui si preoccupasse per lei… -
Sì.
- Questi sono i sentimenti
che provo per te. Farei qualunque cosa per vederti sorridere, basta che chiedi
e io ti aiuterò.
- Grazie… - arrossì
vistosamente e lui le prese il volto per ritoccare quelle labbra che aveva
sempre desiderato. La baciò dolcemente e l’accompagnò al suo dormitorio
sorridendo e parlando come se non fosse successo niente.
Appena la vide entrare si
diresse verso il dormitorio di Aliack ed entrò nella sala comune. Vide i
gemelli seduti sulle poltrone e chiese a gesti se l’amico fosse in camera. Loro
risposero di sì e lui entrò deciso a farsi spiegare la situazione.
Lo vide accovacciato in un
angolo, non dormiva, fissava il vuoto; vide i suoi occhi scrutarlo silenziosi,
poi alzò lo sguardo e disse: - Che c’è?
- Volevo ricordarti quello
che ti ho detto qualche settimana fa.
- Ovvero?
- Falla soffrire e te la
vedrai con me.
- Ti ha detto cos’è
successo, immagino…
- L’ho capito da solo. So
che cosa ti ha detto e non sono qui per rimproverarti o altro, l’avrei fatto
anch’io, ma ti sei pentito, almeno?
- Certo che l’ho fatto! Le
ho subito chiesto scusa, cosa credi?!
Sorrise: quello era
l’Aliack di sempre. - Va bene, voglio fidarmi. Adesso, mi vuoi dire che ti sta
succedendo? Non sei l’Aliack di sempre, sei… depresso…
- Come dovrei stare? Ha
ripreso Miriam, lo sai anche tu ciò sta provando lei… io… mi sento un idiota,
non l’ho aiutata, non ho potuto fare niente per salvarla.
- Aliack, Nerix ti ha già
detto che non sei il solo a voler aiutare Miriam, devi farti aiutare anche da
noi.
Lo guardò per qualche
istante e capì che di loro poteva fidarsi, che l’avrebbero aiutato a salvare Miriam.
- Domani vediamo come entrare nel castello dei Malfoy.
Zecks se ne andò
lasciandolo solo, immerso nei suoi pensieri e nei suoi sentimenti… sentimenti
che non aveva mai capito… S’innamorava di Miriam e non lo capiva, poi giocava
con Nerix non capendo di amarla e poi? In quel momento non pensava a Nerix, la
sua mente non pensava a come doveva sentirsi la ragazza, la sua mente pensava
solo a come si sentiva Miriam, al fatto che non l’aveva protetta, al fatto che
se fosse stato più veloce avrebbe potuto salvarla…
I rimorsi lo attanagliavano
più di ogni altra cosa al mondo e non poteva fare a meno di pensare a quanto
avrebbe desiderato averla lì, a sostenerlo… Gli venne in mente lo schiaffo dato
a Nerix,… non l’avrebbe mai fatto con la sua amica d’infanzia… che, in realtà,
non aveva mai considerato tale. Fin da quando aveva tolto il cappuccio
scoprendo il viso ne era rimasto affascinato, quegli occhi d’ametista che lo
scrutavano con quella spavalderia mista a tristezza… aveva detto di non aver
mai visto quella malinconia che avvolgeva la ragazza, ma in realtà aveva
mentito, se n’era accorto fin troppo bene: per 14 anni, tutte le mattine, si
alzava e fissava il vuoto per svariati minuti tentando di capire come poterla
rendere felice, come cancellare quella tristezza…
Si alzò da terra e aprì la
porta della sua camera. Vide i gemelli seduti mentre controllavano dei fuochi
d’artificio. Appena sentirono la porta aprirsi i due si voltarono per scoprire
se avevano sentito bene o se era stato frutto della loro immaginazione. Però
vedendo il ragazzo lasciare, finalmente, quella stanza, sorrisero felici e gli
andarono incontro. - Come stai?”
- Male, avete qualcosa per
tirarmi su di morale?
- Oltre alla nostra
simpatia e alle nostre battute, niente!
- esultarono all’unisono.
- Credo che mi basteranno…
- qualche secondo con quei due e già ritrovava il sorriso, meno male che li
aveva conosciuti…
Li vide girarsi verso
l’entrata del dormitorio, seguì i loro sguardi e vide entrare il loro
fratellino insieme ai due inseparabili amici.
- Fred, pensi anche tu a
ciò che sto pensando io?
- Credo proprio di sì.
Tornarono verso i fuochi,
presero un razzo e lo puntarono verso Ron. - Pronti, via!
Il razzo andò verso il rosso
e lo trascinò in aria agganciandosi alla sua maglietta. Ron volò per qualche
secondo in aria, sarebbe rimasto più tempo a fluttuare, però entrò la McGrannit
nella sala comune e i gemelli riportarono il fratello a terra.
- Black, il professor Piton
vuole parlarti.
- E che vuole? - chiese
scioccato.
- Penso voglia parlare
della signorina Serpeverde.
Andò nei sotterranei del
castello piuttosto svogliatamente, non avrebbe immaginato di percorrere quei
corridoi per parlare con Piton e neanche per parlare di Miriam!
Bussò alla porta
dell’ufficio del mago ed entrò con molta calma.
- Prego, Black, accomodati.
- Preferisco stare in
piedi. - Rispose pacatamente.
- Capisco. Ti ho fatto
chiamare per porti delle domande su Serpeverde. Prima di tutto: perchè l’hai
tradita in quel modo?
Sorrise amaro. - Mi sembra
che non si voglia parlare di lei.
- Rispondi e poi capirai.
- Non so perchè l’ho fatto…
- Hai visto come l’ha
ridotta il tuo tradimento?
- Certo che l’ho visto.
- E non ti sei ancora
chiesto se lei ce l’avrebbe fatta a salvarsi se fosse stata in forma? Mentre
era insieme a te ho visto quella ragazza per la prima volta felice, da quando
l’hai lasciata ha perso ogni convinzione per andare avanti, ti sei mai chiesto
quanto male le hai procurato?
Rimase in silenzio,
incapace di replicare, di dire qualunque cosa… Fissò quell’uomo e disse
soltanto: - Perchè mi ha detto questo?
- Non provare a salvarla,
deve prima reagire ai suoi sentimenti. Se tu la salvassi in questo momento
dovresti stare con lei in ogni momento perchè il Signore Oscuro potrebbe…
- E dovrei lasciarla da
sola, a soffrire perchè non ho saputo proteggerla? Mi dispiace, ma non ho
intenzione di farlo.
- Voglio dirti un altro
motivo per cui non puoi salvarla: è controlla in ogni momento dal Signore
Oscuro, non riusciresti a portarla in salvo.
Uscì dalla stanza infuriato
e corse fuori dal castello. Voleva respirare a pieni polmoni l’aria della sera,
doveva liberarsi. Arrivò davanti al salice e i ricordi lo sommersero come un
fiume in piena: Miriam, Miriam … ogni angolo su cui si posava il suo sguardo
aveva qualcosa che gli ricordava Miriam. Il salice sotto al quale l’aveva
baciata, il prato su cui avevano camminato insieme, il lago che avevano
osservato per ore da piccoli, fantasticando su quali animali potessero viverci…
perfino la luna gli ricordava la ragazza, gli veniva in mente la sera che si
erano conosciuti: c’era la luna piena e i suoi occhi avevano assunto una
sfumatura argentea… quegli occhi…
S’inginocchiò a terra e
iniziò a piangere, amaramente per non averla salvata e tristemente per averla
persa. Si appoggiò al tronco dell’albero e rimase lì a fissare la luna, non
tentò di smettere di piangere, sapeva perfettamente che non ce l’avrebbe fatta
e poi… desiderava liberarsi da quel peso che gli opprimeva il cuore. Vide una
sagoma avvicinarsi e riconobbe Ryan… che ci faceva fuori dal dormitorio?
- Salve, Black.
- Salve… che ci fai qui?
- Penso che il motivo sia
uguale al tuo.
Tornò a fissare la luna e
ai suoi pensieri. Esaminò la sua coscienza e per l’ennesima volta si disse che
avrebbe potuto salvarla se solo fosse stato più veloce, se solo avesse avuto il
coraggio d’infrangere quella maledetta promessa e prendere la sua scopa… già…
quella promessa…
L’aveva fatta a 14 anni,
subito dopo aver perso contro i Serpeverde a Quidditch; aveva perso una sfida
fatta con Miriam e così era stato costretto a promettere che non avrebbe mai
più preso in mano una scopa… Promessa stupida, che poteva benissimo infrangere,
ma non l’aveva fatto, perchè? Perchè era convinto che Miriam ce l’avrebbe
fatta? Perchè aveva sottovalutato la situazione? O solo perchè era un idiota?
Fissò Ryan e vide che anche
lui aveva iniziato a piangere, non disse niente sapendo che le sue parole
sarebbero risultate false… Si alzò dal prato e tornò nel suo dormitorio. Vide i
gemelli provare dei nuovi fuochi che avevano intenzione di far scoppiare il
giorno dei GUFO, così si avvicinò incuriosito e rimase tutta la serata con
loro, aveva bisogno di ridere, sapeva che Miriam non l’avrebbe voluto ridotto così
a causa sua, doveva riprendersi anche per lei.
Andò nella sua stanza verso
l’una di notte e si rallegrò nell’essere svegliato dal trambusto dei
Grifondoro. Vide Ron fissarlo, come al solito, in cagnesco e decise di
vendicarsi a colazione: la ciotola di porridge gli
volò addosso. Scorse Nerix e decise di parlarle, ormai aveva capito di non
amarla e non gli sembrava giusto continuare ad illuderla e poi… avrebbe dato
una chance al suo migliore amico.
La bloccò dopo colazione
e cominciò: - Nerix, mi dispiace per
come mi sono comportato in questo periodo.
- Non è un problema.
Vide Zecks passare
attorniato dal solito gruppo di ragazze e fermarsi a qualche metro da loro due.
– In questi giorni ho pensato molto e ho capito di amare ancora Miriam, quindi
credo sia meglio se ci lasciamo e continuiamo ad essere amici.
- L’avevo immaginato,
d’accordo, allora a pranzo ti voglio sotto al salice, facciamo un picnic noi
tre. Ciao.
Scorse Zecks sorridere
trionfale e mandare via tutte le sue guardie del corpo e avvicinarsi a lui. –
Aliack, ti voglio bene!
- Non fare lo sdolcinato o
potrei preoccuparmi…
- Ehi, ehi… questa frase me
l’hai detta prima dello spiacevole
incontro con il Dissennatore… stai tornando quello di un tempo?
Rimase in silenzio a
pensare: era vero, una frase del genere gliel’aveva detta prima di
quell’evento, e anche il comportamento di ieri sera, di piangere per togliersi
un peso, l’avrebbe fatto solo prima dei 17… forse stava tornando il ragazzo di
prima, forse avrebbe avuto il coraggio d’infrangere quella stupida
promessa e avrebbe ritrovato la
spavalderia per aiutare Miriam.
A pranzo si recò nel luogo
indicato da Nerix e vide i due che lo stavano aspettando.
- Finalmente, si mangia! –
Zecks si lanciò vorace su un panino e iniziò a mangiare di gusto. Ne prese uno
anche Aliack, se il suo amico mangiava così doveva essere buono… diede un morso
e iniziarono a venirgli i conati di vomito, com’era possibile che Zecks lo
mangiasse? Capì: quei panini li aveva fatti Nerix…
- Buono… però…
preferisco mangiare il dolce… chi l’ha
fatto? – chiese facendo scomparire il panino.
- L’abbiamo preso dagli
elfi domestici. – spiegò Nerix che aveva intuito il motivo per cui Aliack aveva
fatto scomparire il panino: la sua cucina faceva schifo come sempre. Si fermò a
guardare Zecks, dalla sua faccia sembrava buono… assaggiò incuriosita… faceva
veramente schifo. – Zecks, piantala, so che fa schifo.
Il ragazzo si bloccò di
colpo e sembrò sollevato. – Meno male, non ce la facevo più…
Risero tutti e tre e
accesero un fuocherello usando i panini come combustibile. Parlarono
allegramente per il resto del picnic e andarono a lezione quando sentirono la
campanella suonare.
Alla fine delle lezioni
tornò nel suo dormitorio e si chiuse in camera per rimanere sola… i suoi piani
andarono in fumo: nella sua camera c’era Zecks. Lo fissò sorpresa, mentre lui
rimase immobile a guardare la finestra.
- Zecks…
- Ciao, come stai?
- Bene, perchè?
- Pensavo di vederti
triste, dopotutto Aliack ti ha lasciata.
Aveva ragione, eppure
quando lui le aveva detto che era meglio lasciarsi si era sentita libera da un
peso che le opprimeva il cuore, da un peso che schiacciava i sentimenti che
provava per Zecks. – Sei qui perchè volevi consolarmi?
- Effettivamente sì, ma non
ce n’è bisogno, quindi vado subito al sodo: tu mi piaci, io ti piaccio, quindi
dovremmo metterci insieme, giusto?
L’aveva spiazzata, quel suo
modo di ragionare l’aveva sempre spiazzata, semplice e lineare senza neanche
una piega. – Giusto.
- Bene! – si alzò dalla
sedia e la baciò dolcemente e tornò nel suo dormitorio affermando che andava a
studiare per gli esami… quell’idiota…
Sorrise divertita e andò
nel dormitorio di Aliack, doveva dire a qualcuno quella notizia, normalmente
l’avrebbe detto a Miriam e solo in quel momento si rese conto di quanto le
mancasse averla lì vicina. Mentre percorreva i corridoi capì ciò che provava
Aliack: una solitudine infinita e un senso di rimorso senza paragoni.
Chiese alla Signora Grassa
di farlo uscire e dopo qualche istante il dipinto si aprì per far uscire il
ragazzo.
- Ehilà, come mai qui?
- Volevo annunciarti una
cosa: io e Zecks siamo insieme.
Lo vide sorpreso e felice.
La prese in braccio e la fece girare finalmente contento. La lasciò qualche
secondo dopo affermando che andava da Zecks per congratularsi… non pensava che
sarebbe stato così felice, dopotutto l’aveva lasciata solo qualche ora prima, a
quanto pare entrambi non avevano capito i loro reali sentimenti. Tornò verso il
suo dormitorio e sorrise divertita quando le venne in mente la sera che era
andata nel dormitorio di Aliack per fargli “capire” i suoi sentimenti… che
idiota che era stata, come poteva lei far capire a lui i suoi sentimenti se
neanche lei riusciva a farlo, se lei si rifiutava di accettare la verità, di
accettare il fatto di amare ancora Zecks… era stata un’idiota e per colpa sua
aveva fatto soffrire tutti: Aliack, Miriam e Zecks e per colpa di quel suo
errore la sua migliore amica era stata presa
da Voldemort, proprio in quel momento, quando aveva iniziato a
pronunciare il suo nome, quando il terrore di rivedere Voldemort si era
allentato… e tutto per colpa di un suo stupido errore.
Stava correndo per la
scuola felice, non avrebbe mai immaginato di prendere così bene quella notizia,
eppure era felice, finalmente il suo migliore amico aveva avuto ciò che voleva,
e lui? Si sarebbe sentito un peso? Un terzo incomodo? Forse, ma non era il
momento migliore per pensarci, doveva solo abbracciare Zecks e prenderlo n po’
in giro, quello era il suo piano.
Irruppe rumorosamente nella
stanza dell’amico e gli saltò addosso iniziando a gioire.
- Aliack, che cavolo ti è
preso? - chiese Zecks riuscendo a liberarsi dalla sua presa.
- Sono felice, finalmente
ce l’hai fatta!
- Te l’ha detto Nerix?
- Sì
- Meno male che l’hai presa
bene… non me lo sarei aspettato da te.
Sorrise e lo abbracciò
ridendo come non faceva da tempo… l’ultima volta che l’aveva fatto era stato
quando era insieme a Miriam, lei riusciva a farlo stare bene, lo capiva
perfettamente e lui l’aiutava, anche se non capiva cosa celasse il suo sguardo
l’aiutava e lei ne era felice, lo sapeva…
Si allontanò da Zecks e
fece per andarsene, ma l’amico lo bloccò e lo fece girare. - Perchè piangi?
- Perchè sono felice. –
Tentò di sdrammatizzare, ma non funzionò.
- È per Miriam, vero? - non
rispose, non ce la faceva, abbassò solo lo sguardo e Zecks lasciò la presa. - Hai
bisogno di una seduta da uno psicologo.
- Ci sono psicologi a
Hogwarts?
- Forse…
Era seduto su un cuscino a
fissare il soffitto della stanza… perchè si era lasciato convincere da Zecks? E
poi come aveva potuto portarlo da Fiorenzo? Cosa c’entrava lui con uno
psicologo?
- Aliack, sento la tua
agitazione, rilassati.
Come faceva a rilassarsi in
una stanza piena di strane erbe che gli davano solo il voltastomaco? Girò lo
sguardo verso Zecks e lo vide completamente rilassato e immerso in una mondo
tutto suo, in cui neanche lui, il suo migliore amico, poteva entrare.
Probabilmente lui aveva già fatto qualche seduta di quel tipo. Si voltò e
chiuse gli occhi: era andato in quel posto per pensare e rilassarsi, doveva
farlo.
Gli venne in mente la prima
volta che aveva tolto il cappuccio a Miriam, quegli occhi viola come le
ametiste che lo avevano incantato fin dal
primo istante, quella sua ingenuità che non aveva niente a che vedere
con il mangiamorte che doveva impersonare… si ricordò di quando aveva visto per
la prima volta una scopa ed era rimasta per ore a fissarla sorpresa e lui,
dietro di lei, che la guardava fingendo passione per la scopa, ma che in realtà
pensava a lei, a quella ragazza il cui unico scopo nella vita era stato il
fuggire da Voldemort. Era stata lei a decidere di studiare all’estero, era
stata lei con la sua gentilezza ad averlo aiutato ad ambientarsi in quel mondo
sconosciuto in cui tutti parlavano una lingua diversa dalla sua, era stata lei
ad averlo aiutato con gli studi, ad avergli insegnato quelle lingue strane,
piene di simboli che gli sembravano geroglifici… era stata lei ad averlo fatto
innamorare, quella sua gentilezza nascosta da una maschera d’indifferenza che
celava anche la sua tristezza, che celava quel mondo di cui anche lui avrebbe
voluto farne parte… Miriam… la sua mente e il suo cuore chiamavano solo quel
nome, non pensavano ad altro, anche di notte la sognava: immobile a fissarlo
sorridendo dolcemente e salutandolo. Lei era sempre stata con lui, quando era
svenuto dopo aver incontrato il Dissennatore colei che gli era rimasta accanto
tutta la notte era stata Miriam, colei che aveva rifiutato di mangiare per
assisterlo era stata lei, colei che non aveva dormito per accudirlo era sempre
stata Miriam, colei che gli aveva sorriso appena si era svegliato era stata
lei, con le lacrime agli occhi… Pensava di perderlo? Forse, non l’aveva mai
scoperto, aveva sempre taciuto il motivo del suo pianto… quegli occhi umidi a
causa sua… aveva giurato che non l’avrebbe mai più fatta piangere e invece
l’aveva fatto e le aveva recato la più grande angoscia che l’avesse mai
avvolta… Gli vennero in mente le parole di Piton, era per colpa sua che lei non
aveva avuto modo di reagire, era ancora sconvolta dagli avvenimenti… proprio
lei… il suo angelo…
Sentì qualcosa di caldo
solcargli la guancia e si riprese dal suo mondo immaginario accorgendosi solo
in quel momento che stava piangendo.
- Aliack… - inizio’ Zecks,
ma non finì la frase, sapeva perfettamente che cos’aveva l’amico.
- Torno nella mia stanza. -
sussurrò prima di uscire dall’aula e rientrare nel suo dormitorio. Davanti alla
sua porta vide i gemelli, voleva entrare nella stanza per buttarsi sul letto e
piangere fino a finire tutte le lacrime che aveva in corpo, ma si disse che era
meglio parlare con qualcuno per distrarsi da quella situazione.
- Ciao, Aliack. -
Salutarono i due all’unisono.
- Ciao, volete qualcosa?
- Volevamo mostrarti i
nostri nuovi botti.
Uscirono di nascosto nel
giardino e Fred accese i fuochi: nell’aria c’erano un grifone e una fenice che
volteggiavano leggiadri nell’immensità del cielo.
- Questo è il nostro regalo
per il tuo compleanno!
Guardò l’orologio: 00.05…
era davvero il suo compleanno… sorrise… quello era il più bel regalo che avesse
mai ricevuto, ma ancora una volta il pensiero di Miriam lo colpì come un
secchio di acqua ghiacciata: quello era il primo compleanno da quando la
conosceva che non passava con lei. Iniziò a piangere senza ritegno; i gemelli
capirono immediatamente la situazione e, richiamati i due fuochi d’artificio,
accompagnarono Aliack nel dormitorio. Ringraziarono il fatto che non ci fosse
nessuno nella sala e lo lasciarono sul suo letto supino, mentre continuava a
piangere senza riuscire a fermarsi. Gli mancava troppo, non poteva farci
niente, e il pensiero che anche lei stesse subendo quella tortura quasi lo
uccise, probabilmente lei stava piangendo ancora per causa sua… Si addormentò
con in mente un solo nome: Miriam.
Si svegliò per il troppo
casino nella sala, rimase per qualche istante a fissare il soffitto, poi girò
lo sguardo verso il calendario e realizzò che giorno fosse. - Maledizione! Oggi
ci sono i GUFO!
Che bel regalo che gli
facevano i professori…
Si fiondò nel suo bagno
privato e si preparò ad una velocità supersonica. Tornò nella stanza per
cercare la cartella gettata da qualche parte sotto i vestiti. La trovò dopo
qualche minuto sul comodino vicino alla foto di Miriam e si sorprese nel
pensare che lei l’avesse custodita per lui.
- Grazie, amore.
Forse era un pensiero che
avrebbe fatto un bambino, ma quello gli diede la forza di non piangere: la
speranza che lei fosse lì con lui.
Mangiò velocemente e prese
un libro a caso iniziando a leggere da una pagina a caso, gli portava fortuna
leggere a casaccio, di solito quello che aveva appena letto era nei test.
Quando suonò la campanella
tutti se ne andarono e gli studenti del quinto anno rientrarono nella sala
trovando davanti a loro una miriade di banchi. Ognuno prese posto e iniziarono
l’esame, quando sentirono dei botti, si girarono verso la porta e videro i
gemelli Weasley entrare accompagnati da dei fuochi. Un immenso drago pedinò la
Umbridge e tutte le nuove regole caddero sonoramente a terra rompendosi in
mille pezzi.
I due se ne andarono dalla
scuola, concludendo così il loro percorso di studi e utilizzando i soldi
regalati da Harry per aprire il loro negozio di scherzi.
Passarono alcuni giorni
quando Harry fece un sogno nel quale il suo padrino Sirius soffriva in mano a
Voldemort. Harry cascò come un pollo nella trappola di Voldemort e andò al
Ministero della Magia accompagnato da Ron, Ginny, Hermione, Nevil
e Luna per aiutarlo. Dopo aver visto delle stanze davvero strane, entrarono in
una stanza dov’erano tenute tutte le profezie. Lì incontrarono Lucius Malfoy e
Bellatrix Lestrange che volevano la profezia appena presa da Harry, come
risposta i ragazzi fecero esplodere tutte le profezie della stanza e
scapparono. Finirono in una stanza nella quale al centro c’era un arco con
appeso un velo. Combatterono contro i Mangiamorte e in loro aiuto arrivarono
alcuni membri dell’Ordine della Fenice, tra i quali lo stesso Sirius Black.
Bellatrix combattè contro quest’ultimo e lo uccise, di lui però non rimase
niente, perchè il corpo cadde dietro al velo dell’arco. Harry, infuriato, tentò
di seguire Bellatrix, ma fu fermato da Aliack arrivato in ritardo per salvare
il fratello. Il ragazzo inseguì Bellatrix lanciando nel frattempo incantesimi
contro di lei. Arrivarono davanti alla fontana del Ministero e iniziarono a
combattere, nel frattempo arrivò anche Harry e in quello stesso istante
comparve anche Voldemort. Aliack si gettò verso Harry interrompendo lo scontro
con Bellatrix evocando una barriera.
- È da tempo che non ci vediamo,
ragazzino. - Pronunciò Voldemort in tono mellifluo.
- Volevo venire a trovarti,
ma me l’hanno impedito. - Rispose Aliack scherzosamente - Dov’è Miriam? -
aggiunse cambiando tono e diventando di colpo serio. Harry lo guardo sorpreso:
era la prima volta che assumeva quel tono.
- In una cella, se vuoi ti
porto da lei.
L’aveva messa in una cella,
chissà quanto stava soffrendo in quel momento.
- Perchè l’hai catturata?
- Dovresti saperlo, i suoi
poteri sono straordinari e io ho intenzione di servirmene.
- Non lo farai.
- Vuoi impedirmelo?
- Sì, uccidendoti.
Uscì dalla barriera
correndo verso di lui. Puntò la bacchetta verso il suo avversario e una lingua
di fuoco partì da quella investendo Voldemort. Stava per lanciare un altro
incantesimo, ma venne bloccato da Silente, che gli si parò davanti,
intraprendendo uno scontro con il suo nemico numero uno. Alla fine del duello
Voldemort scappò perchè tutti gli Auror del Ministero
stavano per arrivare, ma riuscì ad impadronirsi del corpo di Harry, anche se
dovette lasciarlo perchè respinto dai sentimenti di Harry.
Aliack, Nerix e Zecks
superarono il GUFO a pieni voti, ma, a differenza degli ultimi due, Aliack se
ne andò da Hogwarts andando a lavorare dai gemelli. Non volle rimanere al
castello perchè gli ricordava troppo Miriam e poi, era sicuro che avrebbe avuto
più informazioni in merito al castello dei Malfoy lavorando laggiù.
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