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Autore: ness6_27    11/02/2015    0 recensioni
Dedicata a _mia. ♥
Stefano è un programmatore dedito alla crittologia. Per lui qualsiasi cosa deve avere una logica, altrimenti deve essere ignorata. Proprio per questa sua particolarità lui non è mai stato innamorato, né crede che lo sarà mai. Poi una sera, proprio al termine della creazione del suo progetto più importante, conosce una ragazza che farà crollare le sue certezze.
Storia partecipante al contest Questione di secondi, indetto da MichiGR sul forum di EFP.
Genere: | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Margherita non lasciò andare la mano di Stefano nemmeno dopo un centinaio di metri. Le luci soffuse del bar avevano lasciato il posto alla luce calda del lampione davanti l'ingresso, e questa lasciò il posto al buio. Correvano lungo le strade scure di Milano, buio intaccato da squarci di luce provenienti da fari e da insegne. Pochissimi erano i lampioni. La luna forse risplendeva, sopra tutte quelle nuvole. Non era dato saperlo ai pochi che gironzolavano per le strade in notturna, probabilmente disturbati dalla corsa chiassosa dei due.
"Sbrigati!"
"Vorrei vedere! Non hai mai smesso di afferarmi il braccio!"
"Voglio essere sicura che non scappi! Devo per forza farti vedere alcune cose."
"Ma perché?"
"Per farti capire che hai terribilmente torto!"
"...cosa?"
"Ma che parlo a fare, corri dai!"
"Non vedo...tante altre possibilità!"
Stefano non era mai stato un tipo sportivo e, per quanto magrolino, stava incominciando a respirare affannosamente. Si sta facendo sentire la sua passione per i sigari.
Ma cosa sto facendo? Perché sto seguendo questa pazza? Io non mi sono mai lasciato trasportare dagli altri. Anche ora...va bene, lei mi ha afferrato il braccio, ma io avrei tutta la possibilità di rispondere. Di andarmene. Di non starla ad ascoltare. A me non interessa tutto questo! Io, a eccezione di tutte le cose successe tra casa e scuola, non ho mai osato fare cose che non m'interessano. Le cose che si fanno controvoglia vengono fatte male, è una legge universale. E invece ora sto correndo come un pazzo furioso, trascinato da questa tipa. Ma non m'interessano tutte queste robe. Ha parlato prima di una galleria. La sua galleria? Cosa vorrebbe farmi vedere lì per farmi cambiare idea. Architettura antica? Disegno tecnico? Potrebbero essere le uniche cose belle, ma utili solo a sé stesse.
Stefano non riusciva a spiegarsi nulla, eppure correva, senza nemmeno pensarci un attimo. Non come se le gambe si muovessero da sole, ma come se qualche folletto impartisse alle gambe il compito di seguire quella lì. Non ha un senso tutto ciò.
Sembrava ancora impossibile trovare una spiegazione a un bug. Per Stefano tutto questo rimaneva ancora un bug, al quale doveva trovare al più presto una soluzione. Intanto erano arrivati alla galleria. Era un grande edificio storico della città. Difficile pensare che era tutto occupato da questa mostra. Riprendendo fiato, Margherita cercò le chiavi, Stefano guardò verso l'alto, scoprendo un cartellone davvero grande.
Davvero questa mostra si prende tutto questo edificio? Assurdo. Ma quella...
Si ritrovò a fissare una figura sul cartellone. A causa dell'oscurità non riuscì a vedere bene il cartellone, ma distinse una figura femminile su di essa, che proporzionalmente doveva essere non molto alta. Capelli mori molto scuri, con uno strano ciuffo portato sul davanti, nel lato sinistro, occhi castani. Era un disegno, abbastanza semplice, ma netto e preciso. Gli ricordava qualcosa...
"Entra, dai!"
Lui continuò a fissare imperterrito quella figura sul cartellone.
"Ma...quella non è forse Lain..."
Venne afferrato di nuovo per il braccio, e non riuscì a opporsi.
"Sì sì, credo sia chi dici tu! In contemporanea alla mia mostra ci sarà un evento basato sulla cultura cyberpunk. Ma ora vieni!"
Questo è un bug, qualcosa che come non deve. Perché non riesco a fermarla, Dio?!
Forse non voleva accettare la verità. Teoricamente doveva rifiutarsi fin dall'inizio per l'insensatezza di tutta quella storia, almeno nella sua mente. Ma un tocco così delicato, da una mano così dolce, candida e perfetta, la mano di una ragazza che, correndo, aveva lasciato dietro di sé un inebriante profumo, misto a fiori e che ricordava gli agrumi, può mandare in tilt anche i sistemi più protetti e ostinati. È solo che forse lui non aveva mai fatto caso a questi fenomeni.
Entrati nell'edificio, questo si mostrava ai due come un ampio corridoio completamente al buio con un soffitto talmente alto da non scorgerlo, oltre ai fasci di luce che entravano da ampie vetrate.
"Dammi un attimo, accendo le luci."
Sentendo lei che apriva un quadro elettrico, Stefano non sapeva cosa aspettarsi. Iniziò ad sospirare pesantemente, sospettando un grandissimo fiasco per quella "iniziativa".
Non che m'interessi tanto...solo, non vorrei farle capire che questa mostra con me non attaccherà.
Non sapeva se aspettarsi una sterile mostra su opere antiche, ricche di perfezione e simmetrie, ma che nulla gli trasmettevano, oppure una galleria con delle opere moderne, che magari potevano colpire lo spettatore più impreparato, ma che sarebbero state tutto frutto di alcuni fugaci pensieri illogici e un po' sensa senso. Almeno questo lui pensava sull'arte moderna.
Incomincando a sollevare la prima leva, quasi per magia Margherita fece ricoprire tutto il soffitto di un arcobaleno. Gli occhi di Stefano si colorarono di tutti quei colori e si addolcirono per lo stupore.
È...una trovata...direi "strana".
"Curioso, vero? È stata una delle ultime trovate. Di solito in tutte le mostre i galleristi si preouccupano di illuminare tutto lasciando meno scoperti possibili i cavi elettrici e tutte queste cose. Io invece ho pensato a questo."
Partendo fin dall'ingresso, tantissime scie di colore emanavano una fortissima luce intinta di vari colori che andavano a mescolarsi e a ripetersi tra di loro, in un gioco di luce che rendeva il soffitto simile alla tavolozza di un pittore ormai sporca dei vari oli che il pittore ha usato.
C'è...c'è qualcosa in quest'opera che...che mi affascina. Che riesce ad affascinare me! Cosa può essere?! È un po' come succede nelle mercerie, quando la commessa per farti scegliere il colore di un tessuto ti mette davanti un campione di tutti i tessuti che ha. È...la stessa identica cosa, resa molto più immensa e variegata. Inoltre, tutta questa luce colora anche i cavi elettrici veri e propri, che, riflettendo, diventano parte dell'opera.
"Esatto, già questa in sé è un'opera." disse Margherita sorridendo al ragazzo stupefatto.
Stefano calò gli occhi e girò rapidamente la testa verso quel viso angelico. Non poté fare a meno di guardarla negli occhi. Era confuso.
I suoi occhi sono sempre stati di un azzurro così limpido, o lo sono diventati ora? Non mi stupirei.
"Ehi?"
Finalmente il giovane rimise i piedi per terra.
"Scusa, è che...mi ha colpito un attimo."
"Talmente tanto che ti eri messo a pensare a voce alta senza nemmeno accorgertene?"
"..."
Lo sguardo della creativa si fece allora ancora più felice e divertito. Cercava di avere corda dall'ostinato programmatore.
"Bene! Se già ora siamo colpiti, chissà dopo."
"È una trovata, nulla di più. Guardandola, il mio cervello non riesce a trovare un senso logico a questa cosa...cioè, come ti è venuta in mente? Ti sei semplicemente messa a mischiare colori?"
Si aspettava questa domanda, dato che l'espressione sul suo volto non cambiò di un millimetro.
Lei afferrò un'altra volta il suo braccio, stavolta a livello del gomito, e lo portò un po' più avanti nella sala. Teneva il braccio stretto a sé, lasciandolo strusciare contro i vestiti, contro il suo fianco, contro il seno, in realtà non molto prominente. Cercando di trattenere l'imbarazzo, a Stefano stava incominciando a mancare l'aria. Ma non gli dispiaceva. La sua testa iniziava a inebriarsi di quel profumo fruttato che proveniva da quella ragazza.
Mentre camminavano, lui notò che alcune luci dal soffitto scendevano, per andare a finire verticalmente in basso, ad altezza uomo. Ed è proprio che i due sono diretti. Stefano ancora non aveva finito finito di stupirsi, e se ne accorse arrivati davanti a quei fili di colori. A bocca aperta, si girò di nuovo per sincerarsi della sua idea.
"Se ti dico che l'opera l'ho chiamata "Scala e spazi di colore" capirai perché, vero?"
Tutto questo susseguirsi di colori...non è casuale! È invece ben studiato. In pratica questi colori vanno a susseguirsi in base a vari modelli...e qui vengono mostrati quali!
Questi fili di colore cadevano accanto a vari pannelli informativi, che spiegavano il perché di quei colori, perché questi colori si susseguivano in un dato modo. Uno seguiva la scala della temperatura di colore.
"Le radiazioni luminose emesse da un corpo nero si presentano come uno spettro caratterizzato da un picco, che è quello che determinerà il colore della radiazione luminosa. Questo picco è determinato, tra le altre cose, anche dalla temperatura del corpo nero al momento dell'emissione.. - spiegò Margherita – Anche se questo tu lo sai."
Non è la mia materia, ma è una nozione scientifica che ti rimane impressa facilmente...una nozione scientifica! Ecco cosa non mi quadrava, ecco cosa mi ha stupito! Lei ha dato una componente artistica a questa nozione!
"Ci sono un po' tutti i modelli che mi sono venuti in mente, oltre la temperatura di colore. Ho riportato la lungezza d'onda delle radiazioni, anche se collegata a questa prima scala, poi ho mostrato i colori principali dei modelli RGB, CMYK, e YUV, più varie mescolanze di questi colori in ogni singolo modello."
"È...una cosa astuta."
"Grazie. Mi accontento di questo per ora."
Lui non si sbilanciò nel giudicarla. Non voleva. Non voleva darlgliela vinta. Al momento era in corso una battaglia interiore tra il suo orgoglio personale e qualcosa, quel qualcosa che voleva fargli urlare tutto quello che aveva da dire su di lei e sulla sua opera. Lei, con uno dei suoi scatti, se lo tirò via.
"Andiamo Stefano, devo farti vedere un paio di cosette."
"C-come sai il mio nome?"
"In quel pub nessuno parlava di qualcun altro oltre che te. Sei il leader di quel gruppo di ragazzi, no?"
"Sì. Il team è partito da me e da un paio di miei amici."
"Ma hai supervisionato tutto tu."
"Sì."
"Capisco."
Ecco forse cosa mi sta mandando fortemente in confusione. Io sono sempre stato un tipo al quale piace comandare, al limite essere alla pari con gli altri. Non ero ben visto a scuola dai prof., anche se nessuno negava mia bravura in crittologia, proprio perché non sopportavo certe angherie. Ora invece, mi sto facendo portare da questa ragazza dovunque ella vuole. E la cosa...ho paura non mi stia dando tanto dispiacere.
Si spostarono in un'altra stanza. Anche questa era al buio, in quanto ogni ala ha un suo quadro elettrico. Margherita girò allora dietro il programmatore, e gli mise una mano davanti gli occhi.
"Non sbirciare...anche se fuori è buio qualche luce entra e potresti vedere qualcosa."
La sua mano, soffice e candida, assomiglia a un guanto di velluto. Come può una persona sottrarsi a una mano così morbida e liscia? Io...mi sono mai sottratto a qualcosa di simile?
"Ook, aspetta qui."
In quei dieci secondi, l'assenza di quel tocco si fece sentire. Stefano, senza quella sensazione in viso, aveva paura di non riuscire a muoversi più, quasi gli avessero sottratto l'uso delle gambe.
All'improvviso si accesero le luci. La vista davanti agli occhi di Stefano fu qualcosa di ancora più astuto e geniale. Per non dire bellissimo.
"Uno dei soggetti più abusati nell'arte è sempre l'uomo, che è anche colui che crea l'arte. L'uomo sia nella sua fisicità che nella sua interiorità. Ma quest'ultima è un aspetto che non si ritrova sempre, al contrario dell'uomo nella sua fisicità, al contrario della figura umana. Galileo aveva mostrato come la figura umana si potesse inscrivere in alcuni poligoni, no? Ma la figura umana, in sé, ha delle figure inscritte?" Incominciò a spiegare la gallerista.
"La risposta è, ovviamente, sì. Sia artisticamente parlando, che scentificamente."
Detta questa frase, una figura invisibile agli occhi di Stefano modificò l'immagine davanti a lui. L'immensa figura umana era prima ricca di cerchi, di rettangoli e di triangoli, per far capire come il corpo umano fosse un insieme armonioso e brillante di figure geometriche concatenate l'una all'altra. Poi, tutte queste immagini si sostituirono a delle animazioni raffiguranti delle doppie eliche.
"Il nostro corpo deriva dalla trascrizione del DNA, un lungo filamento che si attorciglia su sé stesso formando una figura geometrica. Intendi dire questo?"
"Esattamente. Noi abbiamo inscritta in noi una relativamente complessa figura geometrica, la doppia elica del DNA. Da quella figura geometrica e da quello che contiene è scaturito tutto quello che siamo oggi e tutto quello che abbiamo fatto, e anche tutto quello che abbiamo scoperto."
"Tu stai riuscendo a dare una componente artistica a tutta quella che è la base di tanti settori scientifici. È un lavoro immenso."
A sentire quelle parole, Margherita abbassò il capo, scuotendolo insoddisfatta.
C-cosa ho detto? Cosa c'è di sbagliato nelle mie parole?
"Stefano, io non ho fatto nulla. La scienza è l'arte sono due cose concatenate, tutta l'arte si spiega con la scienza, anche se può non sembrarlo, è quasi impossibile non trovare in un'opera una qualche coincidenza dal punto di vista tecnico-scientifico che farebbe sorridere qualche scenziato. Ci sarà un motivo se Giotto disegnava i cerchi perfetti no? Non era solo per ostentare bravura. Era attratto dai cerchi, e da come perfetti essi siano. Così come io sono attratta da come tutto può diventare arte, di qualunque tipo. Guarda questo. È una cosa che so bene ti riguarda."
Stefano si girò e vide un'opera sicuramente astratta: una delle più odiate dal ragazzo. L'opera era un insieme di macchie di colore sovrapposte l'un l'altro, circondate da una sorta di parabola che, partendo da sinistra, andava a espandersi verso destra. Infine, da questa parabola partivano un indefinito numero di semirette. I colori originali utilizzati erano molto probabilmente pochi, ma l'unione di tutti questi ne formavano altri, che partivano come sfumature quasi invisibili per andare via via a diventare più decisi, creando un vasto mondo di psichedelia.
"Q-questo non ho proprio idea di come concepirlo. Sembra simile al primo che mi hai fatto vedere, ma lo trovo molto più insensato."
"Credo ti diverrebbe tutto più chiaro se ti dicessi che quest'opera l'ho chiamata Crivelli."
Un attimo d'incomprensione. L'espressione scettica sul suo volto mutò drasticamente in stupore, in una bocca e due occhi spalancati, facciata della sua mente che, dopo aver ricevuto un imput e compreso come completare il processo, stava calcolando il risultato finale e comprendere completamente l'opera che aveva davanti. Non ci volle molto, quasi niente.
"Questa...è la fusione di due...no no, tre crivelli!"
"Esatto. Il crivello geometrico, quello di Eratostene e quello di Sundaram. Ti dovrebbero riguardare da vicino, i crivelli, no?"
"Già...i crivelli potrebbero...rivelarsi la rovina del mio progetto web. Che buffo!"
"Partono da una cosa molto semplice. I crivelli sono dei procedimenti, espressi anche graficamente, per scovare i numeri primi in un intervallo di numeri. Il problema di questi crivelli è che sono utili solo quando si tratta di numeri molto piccoli. Riuscire a trovare un numero primo tra mille e diecimila è già umanamente impossibile con essi. Uno dei più famosi ed efficaci sistemi di cifratura, l'RSA, quello che usi probabilmente pure tu per il tuo sito web, sfrutta proprio questa impossibilità, basandosi su numeri molto grandi da scomporre in numeri primi a loro volta molto grandi. Però da questi crivelli, nel corso degli anni, le persone sono riuscite a inventare algoritmi sempre più complessi, che però non si sono mai rivelati abbastanza effiaci. Forse...se un giorno il mondo riuscisse ad applicare l'algoritmo di Shor, si dovrebbe rivoluzionare il mondo della crittologia."
"Già, si dovrebbe passare probabilmente alla crittografia ellittica, perché ci vorrebbe poco a distruggere una cifratura RSA."
"Tu stai ora come ora ammirando quella che potrebbe essere la tua fine! Non è una cosa logica, no?"
No, non lo è. Però io non riesco più a fare a meno di seguire te, con i tuoi bellissimi discorsi...a non perdermi nell'azzurro dei tuoi occhi...niente di tutto ciò avrebbe avuto per me senso fino a un'oretta fa...nemmeno quello che sto incominciando a pensare di te, a pensare sul tuo conto...
"Non riesci a spiegarti il perché però, vero? Il punto è che non sono io che do una cosa in più alle materie scientifiche. La scienza e l'arte sono le due facce della stessa medaglia, sono insieme grazie a un connubio antichissimo, avvenuto all'inizio dei tempi. E chi riuscirà a cogliere il senso di tutto quello che questa mostra esporrà, vedrà in realtà consumarsi la storia d'amore tra Arte e Scienza, un amore ideale che dura fin da quel connubio!"
...ecco, ecco la spiegazione! Qualsiasi cosa ha in sé una sua logica insita...forse pure l'amore? Molto probabilmente ha una sua logica fredda e precisa...solo che non c'è permesso scoprirla! Ma ci deve essere, non si scappa. Vorrei solo averne una dimostrazione teorica, anche se per ora mi basta questa, empirica...i-io so solo che in questo momento, al solo guardarla, inizio a sentire i battiti del mio corpo salire, a sudare, a non riuscire a pensare più a nulla, a desiderare la sua pelle e il suo respiro. Io...
"Io credo di essermi innamorato di te."
  
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