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Autore: Adeia Di Elferas    12/02/2015    2 recensioni
Cesare arriva in Egitto per recuperare Pompeo, un tempo alleato ed amico, ora traditore in fuga. Quello che trova, una volta giunto alla corte di Tolomeo XIII, però, è tutto fuorché ciò che avrebbe voluto. L'ira ed il desiderio di vendetta lo fanno propendere per una risoluzione drastica della situazione. Tuttavia un incontro inaspettato con la sorellastra di Tolomeo porterà Cesare a cambiare i suoi piani in modo radicale, trascinandolo in scelte che spesso lo costringeranno a rimettere in dubbio alcune delle sue certezze. [Avvertenza: pur essendo basato su personaggi realmente esistiti e fatti storici accertati, il racconto è ovviamente stato romanzato, per rendere la lettura più gradevole e la vicenda più interessante]
Genere: Drammatico, Erotico, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza | Contesto: Antichità, Antichità greco/romana
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~~ “Chi sei?” chiese di nuovo Cesare, con la gola secca, mentre la donna gettava la spada in terra, lontano da loro.
 “Io sono la soluzione ai tuoi problemi.” disse Cleopatra, addolcendo il proprio tono e accennando un sorriso.
 Il peso dei monili che indossava la stava sfiancando. Non si era mai resa conto di quanto pesassero quegli aggeggi. Il vestito le sembrava troppo stretto ed era come se in quella stanza non ci fosse abbastanza aria per respirare e parlare allo stesso tempo.
 Il romano continuava a guardarla con quella strana espressione dipinta sul volto severo. I suoi occhi neri e vigili la stavano passando in rassegna con la meticolosità di quelli di un animale braccato che osserva l'avversario in modo da poterne saggiare la validità.
 “Te lo chiedo per l'ultima volta.” fece Cesare, come spazientendosi: “Chi sei?”
 Sempre sfoggiando il suo miglior latino, Cleopatra fece un passo indietro dicendo: “Io sono la figlia di Tolomeo XII, la regina Clopatra VII Thea Philopator.”
 Cesare fissava i riflessi e le ombre creati dalle fiamme delle torce sulla pelle ambrata di quella che, scopriva ora, era la sorella e la moglie di Tolomeo XIII.
 “Cosa ci fai qui?” chiese, improvvisamente ruvido, abbassando gli occhi. Tutto si era aspettato, fuorchè una simile donna. Gli Dei sapevano quanto aveva immaginato di trovarsi davanti una ragazzina senza carattere, una bambinetta mossa da un qualche individuo simile all'eunuco che tanto aveva a cuore Tolomeo XIII...
 “Volevo assicurarmi che il nostro ospite fosse sistemato a dovere.” disse Cleopatra, muovendosi per la stanza, come controllando lo stato in cui versavano quegli appartamenti.
 Cesare stava per rispondere con una frase acida, ma si trattenne. 'Ricordati – si disse – che è questa donna ad aver guidato l'esercito contro Tolomeo XIII. Ricordati chi era suo padre e ricordati che lei è figlia di suo padre.'
 “E basta?” chiese Cesare, grattandosi il mento. La giovane aveva terminato la sua ispezione: “Non volevo incontrarti nel salone di un palazzo, in una sede così formale.”
 Cesare doveva sforzarsi di levare gli occhi da quel corpo, che sembrava fatto apposta per trarre in tentazione anche l'uomo meno focoso della terra. Alla fine alzò appena il lato del labbro: “Diciamo, cara regina, che non volevi incontrare tuo fratello.”
 Cleopatra si bloccò un momento. Soppesò l'espressione del romano, senza però capire cosa nascondesse davvero.
 Quel Cesare era un enigma che la feceva impazzire e che pure la intrigava tanto da farle desiderare che il gioco che stavano mettendo in piedi durasse per sempre. Stavano entrambi cercando di mettere in trappola l'altro. Entrambi cercavano di non lasciarsi influenzare da ciò che l'altro suggeriva. Entrambi tentavano in ogni modo di vincere quello che sembrava davvero uno scontro ad armi pari.
 “Non è una novità che io preferisca non vedere mio fratello.” fece Cleopatra, con fare leggero: “Nemmeno tu, romano, vorresti incontrare un fratello che ti voleva in esilio.”
 Cesare non si mostrò né concorde né discorde, semplicemente andò a sedersi sullo sgabello da campo che teneva accanto allo scrittoio.
 Cleopatra avrebbe voluto sedersi come lui. Avrebbe voluto o mettersi a trattare normalmente di affari di stato con quel console che tutti temevano, oppure avrebbe voluto...
 “Perchè sei venuta qui?” chiese Cesare. “Mi pare di averti già risposto.” disse la donna, andando al tavolo ed accarezzandone il bordo con una mano.
 “No, mi hai solo voluto far capire che non avresti risposto.” spiegò Cesare.
 Cleopatra continuava a passare la mano sul legno, con lentezza, mettendo in mostra le dita aggrazziate, ma piene di forza.
 Cesare deglutì e sentì la fronte riempirsi di gocce di sudore. Quella donna lo stava mettendo in difficoltà in molti modi diversi.
 “Hai una moglie che ti aspetta a casa, console?” chiese Cleopatra, guardando in terra. Non attese la risposta, perchè sapeva che una moglie c'era. Riprese subito: “Io ho un marito. Ma quanto la tua donna vuole vederti tornare a casa sano e salvo, tanto il mio adorato fratello non che marito mi vorrebbe vedere divorata dagli scorpioni in riva al Nilo.”
 Mentre ancora guardava in terra, Cleopatra sentì una mano salda e un po' ruvida afferrare la sua, che ancora stava accarezzando il bordo dello scrittoio.
 Quando osò alzare gli occhi, le sue pupille si scontrarono con quelle di Cesare, che erano accese di quella che sembrava rabbia. Il romano la strattonò, avvicinandola a sé: “Faccio uccidere Potino, sciolgo l'esercito egiziano e muovo guerra a Tolomeo. Poniamo che tutto questo sia esattamente quello che tu vuoi da me e io lo faccio... In cambio che ricevo? ”
 “In cambio ti darò l'Egitto.” bisbigliò Cleopatra.
 Cesare la lasciò andare di colpo, facendola quasi cadere in terra. Le sue labbra erano così serrate da sembrare bianche. Le vene del suo collo pallido erano così gonfie da sembrare d'acciaio.
 Cleopatra si concentrò sui pochi capelli del romano, che erano stati tenuti un po' lunghi, in modo da poter coprire le zone calve e cambiò tono. Alzando sensibilmente la voce e raddrizzando le spalle, sentenziò: “Lo so che dell'Egitto non ti importa nulla. So che ci ritieni inutili e troppo diversi da voi romani. Ma so anche che a te serve il nostro grano, più ancora delle nostre biblioteche e dei nostri snodi commerciali. E so anche che se tornerai a casa senza il nostro grano, il tuo popolo ti fa farà a pezzi.”
 Cesare si alzò in piedi tanto repentinamente da far cadere in terra lo sgabello su cui si era seduto: “E io so che a te importa la mia protezione, perchè se non dovessi accettare di proteggerti, tuo fratello ti farà a pezzi!” sbraitò Cesare: “Dimmi, regina d'Egitto, è peggio essere smembrati da un popolo affamato di pane o da un fratello assetato di potere?! Scommetto che se tuo padre fosse qui, si vergognerebbe di te e della tua debolezza!”
 Cleopatra non ragionò più, muovendosi rapida verso Cesare. Aprì la mano e lo colpì in pieno volto.
 L'uomo di chinò su se stesso, portando entrambe le mani alla guancia. Cleopatra deglutì a fatica, la bocca arida e il cuore che batteva all'impazzata.
 Aveva rovinato tutto, lo sapeva. Con Apollodoro ne avevano parlato a lungo. Il piano era semplice: una volta sola con Cesare, Cleopatra avrebbe dovuto tastare il terreno e poi proporre un'alleanza al romano, seducendolo, se fosse stato necessario. Si era aspettata di trovare un uomo ormai anziano, checché ne dicessero tutti, un qualcuno che un tempo aveva avuto fascino, ma che ora aveva solo ricordi e riflessi di un'epoca migliore. Un uomo reso impacciato dagli anni, un uomo semplice da soggiogare con poche occhiate lanciate al momento giusto.
 Non avrebbe mai creduto di trovarsi di fronte qualcuno che la facesse sentire così...
 Stava quasi per correre verso la porta e cercare di scappare al sicuro, quando Cesare tornò a guardarla, volgendo verso di lei la guancia arrossata.
 Ne aveva di forza in quelle mani, non c'era dubbio. Cesare sentiva il dolore pulsare e si chiese se forse quella donna non fosse davvero un'assassina mandata nei suoi alloggi sotto mentite spoglie...
 “Cosa vuoi da me?” chiese Cesare, avvicinandosi perentorio. 'Non lo so più' pensò Cleopatra, mentre le iridi scurissime del romano la prendevano: 'Non lo so più...'
 Cesare le afferrò i polsi, ma subito Cleopatra si divincolò: “Voglio un'alleanza con te. Voglio che tu mi metta su un trono stabile. Voglio essere la regina dei re.”
 “E in cambio?” chiese Cesare, sempre sospettoso. “In cambio avrai me e tutto ciò che è mio.” rispose Cleopatra: “Ma se mi lascerai, perderai ogni cosa, romano.”
 Cesare era serio, non capiva dove tutto ciò l'avrebbe portato. Si rendeva conto solo di una cosa: quella donna gli serviva.
 E poi...
 Lasciandosi dominare dal fuoco che gli ribolliva nel fondo dello stomaco, Cesare tentò di afferrare di nuovo i polsi della donna, che si divincolò e lo strinse in una morsa che ricordava quella di un seprente.
 Cesare quasi non respirava più, la sua guancia dolorante premuta contro quella rovente e soffice di Cleopatra, che stava arrossendo forse per la prima volta in vent'anni, per la prima volta da che era nata...
 “Avevano detto che Cesare era un uomo molto cauto e misurato, nella sfera privata. Malgrado tutto, un uomo che non perde la testa davanti ad una donna.” sussurrò Cleopatra.
 “Di me dicono tante cose.” ammise Cesare, lasciandosi stringere dalla morsa sempre di più: “E fino ad oggi avevano ragione.”
 Cleopatra lo liberò appena dalla sua stretta, tanto da poterlo guardare negli occhi: “Allora, abbiamo un patto?” Cesare si accigliò, indeciso. Aveva capito che con Cleopatra non si poteva scherzare. La risposta che avrebbe dato sarebbe stata quella definitiva.
 “Mi sembra che i termini del nostro patto siano vantaggiosi per entrambi.” fece il romano, diplomatico. “Sì. È uno scambio equo.” concordò Cleopatra, mentre esplorava la schiena dritta di Cesare, cercando un varco nella tunica.
 “Accetto.” concluse Cesare, mentre il suo respiro accelerava, e il corpo di Cleopatra, appena velato dal vestito succinto, gli sembrava l'unica cosa che esistesse al mondo.
 Reprimendo una risata di vittoria, Cleopatra fissò Cesare negli occhi, trovandoli colmi di desiderio ed urgenza.
 Senza attendere ordini o permessi, la regina d'Egitto premette le proprie labbra carnose contro quelle esili e severe del romano.
 Lentamente, come fosse la prima volta, Cesare forzò le labbra di Cleopatra fino ad aprirle e quando sentì che ella non faceva alcuna resistenza, si gettò alle spalle ogni dubbio ed ogni perplessità e lasciò che quel momento riempisse ogni angolo del suo essere.
 Quando Cleopatra sentì che Cesare la stava conducendo verso il suo giaciglio, non potè far altro che provare un inatteso senso di gioia. Si era immaginata di doversi sacrificare per il bene suo e del suo popolo, mentre ora le pareva di aver vinto due guerre con una sola battaglia.
   
 
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