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Autore: Mythologia    12/02/2015    0 recensioni
Ambientate in un continente dove le creature mitologiche non sono destinate al solo inchiostro, le storie di eroi e esseri non spinti da nobili ideali ora sono raccolte; verrà narrata la storia di Ravien e i suoi compagni Irvin e Morgan, del paladino traditore che farà amicizia con uno dei suoi più acerrimi nemici, della ragazza prodigio destinata a perdere tutto e moltri altri personaggi... Tutti pensano di aver la possibilità di scegliere, ma in verità tutto è già stato deciso, da Lui.
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Raccolta | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
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Le memorie di Irvin Lupe
 
Il cielo era tinto di rosso dalle fiamme che lentamente divoravano ogni cosa, il suo quadro dipinto con abile mano e affilata spada, rosso vermiglio e grigio cenere, era perfetto. Morgan danzava poco lontano, uno dopo uno i nemici cadevano ai suoi piedi mentre l’anima lentamente lasciava il corpo, oramai camminavano su un campo di cadaveri appartenenti ad entrambe le fazioni, come se niente fosse successo e tutto fosse normale. Difatti lo era per i tre Berserker. Erano stati addestrati in modo che rimanessero impassibili dinanzi alla morte, avevano sviluppato l’apatia in battaglia e non avrebbero esitato ad uccidere, mai.

L’amore indescrivibile per la giovane ragazza, eppure, non riusciva a spiegarselo, era un tremendo scherzo degli dei impostogli forse come punizione, ma Irvin non aveva peccati il giorno nel quale si infatuò della piccola umana che timidamente si nascondeva da lui e suo fratello. Ora invece quella stessa bambina, oramai cresciuta, trafiggeva i propri avversari con una lunga spada dalla nera lama curva a taglio singolo, la impugnava a due mani e rivolgeva la punta acuminata verso la direzione nella quale poi avrebbe travolto, come un fiume in piena, il nemico. Era un’abile guerriera capace di rendere i propri sentimenti la più grande forza, le proprie debolezze un’armatura.

La fortezza di Bain, entro il tramonto, sarebbe crollata, Ravien ne era sicura. L’esercito nero continuava l’assedio spinto dal desiderio di tornare agli accampamenti vittoriosi, le bianche truppe resistevano come potevano incoraggiate dalle parole dei Templari di Treph che dall’estremo sud erano giunti. Una voce disperata catturò l’attenzione di Irvin, alzò lo sguardo dalla sua ultima vittima e incontrò quello terrorizzato di un altro elfo, i capelli biondi slegati ricadevano sul pallido metallo dell’armatura e il sacro stemma brillava alla luce di un sole calante. Se ne stava lì, fiero, e lo guardava come se fosse stato il signore di tutti i presenti, eppure i suoi occhi parlavano chiaro.. aveva paura e faceva bene ad averne. Il paladino spostò gli occhi di smeraldo sulla figura di Ravien e si schiarì la voce.

“Il mio nome è Dionna di Luckner, chiedo al vostro generale di battersi per l’esito della battaglia che da sei giorni miete vittime. Il perdente lascerà queste terre..”

Tutto si fermò, il nero e il bianco si divisero per un attimo e si voltarono per guardare cosa stava succedendo.

Irvin trovava divertente come la mano del giovane Aerin tremava, da un momento all’altro avrebbe potuto perdere l’alabarda, e se fosse successo difficilmente sarebbe riuscito a trattenere una risata. Morgan invece sembrava impassibile mentre sfilava la propria spada dal corpo femminile di una chimera in preda agli spasmi. Era un bell’invito formale, più precisamente rivolto alla giovane Berserker che ascoltava le sue effimere parole sull’onore e sulle regole del duello che aveva intenzione di svolgere, era uno stupido paladino dal momento che non aveva notato le labbra del suo avversario incurvarsi in un sadico sorriso.

“Dionna di Luckner, il tuo maestro non ti ha insegnato niente su noi Berserker?” La voce di Ravien sovrastò qualunque altro suono e tutti gli sguardi, di nemici o compagni, si posarono su di lei.

Come un branco di lupi affamati, i tre in nera armatura circondarono l’agnello bianco mantenendosi a tre metri di distanza, Irvin e Morgan si piegarono leggermente sulle ginocchia pronti a scattare, la spada in mano per colpire il metallo e lacerare la carne. Qualcosa si accese nello sguardo del paladino, forse disprezzo ma soprattutto terrore per un futuro che non avrebbe avuto.

“I-Il vostro gesto verrà ricordato con immensa vergogna!”

“Onore? Che se ne fa un morto dell’onore?”

Disse Morgan prima di trafiggere il paladino, la lama non ebbe nessun problema a trapassare l’armatura all’altezza della prima vertebra dorsale. Il tutto avvenne davanti agli occhi dei sottoposti di Dionna i quali subito impugnarono le armi per vendicare il proprio generale, loro erano spinti dall’onore, non i Berserker, i Paladini di Treph celavano ogni loro gesto dietro belle parole che ammaliavano la maggior parte delle menti.

“Non sarà l’onore a salvarci..” Aggiunse Irvin con lo stesso gelido tono del fratello prima.

I Berserk perdevano tutto e ricevevano nuova vita, l’onore non aveva spazio in questa.

Ancora una volta la vittoria era loro e le urla gioiose alle spalle di Irvin erano solo un’altra dolce conferma oltre agli innumerevoli cadaveri che testimoniavano gli orrori avvenuti, il sole era ormai morto ad ovest e le fiamme iniziavano a spegnersi, il cielo riversava il suo dolore sui vincitori piangendo lacrime amare che lavavano via il sangue dalla sua armatura. Le risate si fecero lontane col passare dei minuti e lentamente la quiete lo cinse in un freddo abbraccio, ma la melodiosa canzone che Ravien intonò lo rapì ai gelidi baci del silenzio.

Morgan, come una guardia fedele, rimaneva immobile dietro di lei, dalla nera spada con la quale aveva privato molti della vita ancora colava del sangue, in silenzio ascoltava la meravigliosa voce che cantava per i morti di quel giorno. Presto un'altra battaglia si sarebbe svolta, sopra le loro teste, nell’aere pregnante di morte, i Cryptodemoni e gli Acroangeli si sarebbero scontrati per le anime dei caduti per poi portarle al fiume di stelle che conduceva al Core dei propri creatori. Era un mondo crudele il loro.

Quella notte la fece sua con dolcezza, come la prima volta che fecero l’amore, le mani accarezzavano la sua morbida pelle disegnando le curve del meraviglioso corpo, fra un bacio e un tenero morso si sussurravano i propri nomi come per farli propri, si scambiavano parole d’amore e si promettevano eternità già promesse da tempo. Erano passati dieci anni.. e per dieci anni l’aveva amata, e lei aveva amato loro. 
   
 
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