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Autore: crazyfrog95    13/02/2015    9 recensioni
Naruto è partito con Jiraiya per il suo viaggio di apprendimento, e i due si dirigono alle rovine del Villaggio del Vortice, dove potranno scoprire il segreto dello sterminio del clan Uzumaki. Nel frattempo, Hinata e Sakura hanno continuato ad allenarsi per conto loro: mentre Tsunade addestra Sakura ad essere un ninja medico, Kakashi allena Hinata e la trasforma in una guerriera di prim'ordine. Cosa accadrà alle ragazze durante questo lungo addestramento? Quale straordinaria abilità svilupperà Hinata? E cosa sta succedendo, nel frattempo, a Sasuke, che ha seguito Orochimaru?
Scopritelo con me, nel sequel di "Rikudou Legacy - Fratelli Non di Sangue". Buona lettura!
Genere: Avventura, Azione, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hinata Hyuuga, Naruto Uzumaki, Sakura Haruno, Sasuke Uchiha | Coppie: Gaara/Matsuri, Hinata/Naruto, Jiraya/Tsunade, Sasuke/Sakura
Note: Lime, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Naruto prima serie, Naruto Shippuuden
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Rikudou Legacy - Gli Eredi delle Sei Vie'
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Il Ninja Della Radice


 

Il gruppo convocato dall'Hokage si riunì rapidamente alle porte del villaggio. Quando Sakura arrivò trovò Kakashi, che aveva il comando della missione, già lì ad aspettarli, in compagnia di Asuma, Kurenai e del capitano Yamato, che aveva conosciuto diversi mesi prima. Evento piuttosto raro, visto che il vizio di arrivare in ritardo il suo maestro non lo aveva mai perso. Evidentemente la gravità della situazione aveva avuto effetto anche su un ritardatario cronco come lui.
In pochi minuti arrivarono i vari chunin dei team convocati: Shikamaru, Ino, Choji, Hinata, Kiba e Shino. Sakura si aggiunse loro, e li maestro diede il via alla missione.
«Bene, ci siamo tutti. Possiamo partire.»
Si voltò verso l'uscita dl villaggio, ma appena fece un passo due figure gli sbarrarono la strada.
Una di loro era un vecchio, il cui braccio destro era coperto di bende e tenuto all'interno del vestito, come se fosse rotto. Anche metà del suo volto era bendata, così che solo il suo occhio sinistro era visibile, piccolo e nero come la pece. La sua espressione non mostrava il minimo segno di debolezza dovuta all'età o di rispetto verso di loro, solo fredda autorità e cinismo, quasi strafottenza. Si reggeva in piedi con un bastone tenuto con il braccio sinistro.
Dietro di lui, l'altra figura era un ragazzo della stessa età di Sakura, o giù di lì. Al vederlo, lei e Ino sbarrarono gli occhi: quel ragazzo somigliava moltissimo a Sasuke, con i suoi occhi e capelli neri tenuti corti, e quell'espressione atona e priva di emozioni.
Era vestito di una tuta corta di colore nero la cui maglia gli lasciava scoperta la pancia, e la sua pelle era bianca come quella di un cadavere. Sembrava quasi che fosse un disegno in bianco e nero. Restava in disparte, nascosto dietro l'ombra dell'anziano, come se non volesse mostrarsi.

Alla vista dei due Kakashi si fermò, fissando con espressione infastidita il più vecchio.
«Consigliere Danzo. Cosa ci fa qui? Stiamo partendo per una missione importante, non abbaimo tempo da perdere.»
Benchè rispettoso, dal tono usato dall'argenteo traspariva solo ostilità verso quel tizio.
Danzo non si scompose minimamente, e rispose con arroganza, come se non gli importasse nulla di qualsiasi cosa Kakashi avesse detto.
«Alla vostra missione si è appena aggiunto un componente, un membro della Radice, addestrato personalmente da me. Ho parlato con l'Hokage, e si è detta d'accordo.»
Kakashi guardò sospettoso il ragazzo dietro Danzo, che in quel momento si era fatto avanti. Non credeva affatto che l'Hokage fosse stata d'accordo con Danzo, con il quale era sempre stata in contrasto, più probabilmente non aveva potuto dire di no.

Il ragazzo fece un passo avanti, con un sorriso visibilmente falso, di cortesia.
«Il mio nome è Sai. Piacere di conoscervi.»
Sakura lo guradò incuriosita e sospettosa. Non aveva chiesto a nessuno di loro i loro nomi, quindi o li sapeva già o non gli interessava conoscerli. Entrambe le cose la rendevano meno propensa a fidarsi di lui.
A rompere quella tensione fu Asuma, che si avvicinò al ragazzo con fare bonario.
«Beh, avere un membro in più per una missione così difficile potrà solo esserci d'aiuto. Benvenuto in squadra, ragazzo.»
Sai lo guardò con aria apatica.
«La ringrazio, maestro Asuma.»
E rivolse un'ultimo sguardo al vecchio, che annuì prima di incamminarsi nuovamente verso il villaggio.


E così il gruppo partì, diretto a tutta velocità verso il Villaggio della Sabbia. Era necessario un giorno di viaggio per raggiungerlo, e la notizia del rapimento del Kazekage aveva impiegato una notte per giungere loro, perciò non si fermarono mai se non per mangiare, avevano troppa fretta.
Durante la pausa, mentre mangiavano, Ino e Sakura iniziarono a chiacchierare.
«Beh, Sakura, alla fine ce l'hai fatta! Tsunade ti ha assegnato una missione veramente importante: sarai il medico che salverà la vita al vice-comandante di Suna!»
Sakura abbassò lo sguardo, imbarazzata e tesa allo stesso tempo.
«Spero che tu abbia ragione, Ino... Sarebbe veramente brutto fallire la prima missione importante che Tsunade mi assegna. Sarebbe venuta lei personalmente, ma purtroppo non può muoversi dal villaggio.»
«Come è giusto che sia.»
Le due ragazze si voltarono verso chi aveva parlato. Probabilmente non era rivolto a nessuno in particolare, ma era stato Sai a esprimere quella considerazione, a bassa voce, tra sè. Ma tutti lo avevano udito perfettamente.
«Come scusa?»
Sai si voltò verso di loro, e rispose senza esprimere la minima traccia di imbarazzo, timore o qualsiasi altra emozione. Chissà come faceva, si chiedevano le ragazze: nemmeno Ino, di solito così abile nell'interpretare l'atteggiamento altrui, riusciva a discernere cosa passava per la mente di quel ninja misterioso...

«L'Hokage non dovrebbe mai abbandonare il villaggio, a meno che non sia in pericolo di vita. Nemmeno in guerra.
Sinceramente non capisco perchè sprecare un medico per aiutare un altro villaggio. Se sono in quelle condizioni è unicamente perchè non sono stati in grado di difendersi, meritano quello che gli è successo.»
Sakura allora scattò.
«Ma che razza di discorso è?! Allora per te dovremmo lasciarli così? A prescindere dal fatto che Konoha e Suna sono alleati, non potremmo mai abbandonare degli amici al loro destino!»
Sai aveva ascoltato ogni parola con quel suo volto inespressivo, senza scomporsi minimamente.
«Non condivido le vostre opinioni. Io eseguo solo i miei ordini. Anche voi fate lo stesso, anche se non capisco il motivo di tali ordini, ma non li obietto, come ogni ninja dovrebbe fare. Un ninja deve essere solo un'arma, nulla di più.»
Quel discorso spaventò Sakura, piuttosto che farla ulteriormente arrabbiare.
«Quindi se un superiore ti ordinasse di ucciderti senza motivo, o di uccidere una persona a te cara, lo faresti? Ma non hai una coscienza?»
«La coscienza è per i deboli.»
A quell'uscita la pazienza di Sakura arrivò al limite, e la rosa si scagliò contro il ninja pallido con la mano destra stretta a pugno, pronta a smontargli la faccia.
Era a pochi centimetri dal suo volto, quando qualcuno si materializzò tra loro.
Il maestro Kakashi bloccò il suo pugno senza apparente fatica, mentre Sai non aveva avuto alcuna reazione.
«Basta così, Sakura, non tollero litigi nella mia squadra. Ora allontanatevi e finite di mangiare, tra dieci minuti ripartiamo.»
La freddezza e l'autorità con cui il maestro aveva parlato bastarono a spegnere ogni ostilità.
Sakura rimase a fissare Sai, che senza dire una parola prese le sue cose e si allontanò di qualche metro, andando a mangiare per conto suo.
«Ma che razza di problemi ha quel tipo?»
Sakura rivolse questa domanda al maestro, che prima di tornare dagli altri jonin si fermò a rispondere.
«La vita nella Radice è durissima, Sakura. Non tutti riescono a sopportarla, e alcuni sviluppano un modo di pensare incomprensibile.»
Detto questo, si allontanò.


Sakura e le altre ragazze ripresero a mangiare, ma c'era una di loro che non riusciva a stare con la testa insieme alle altre.
Da quando si era allontanato, Ino non aveva smesso di fissare Sai, come attirata da quello strano modo di fare. C'era qualcosa di strano in quel ragazzo, qualcosa che non riusciva a spiegarsi, e lei voleva scoprire di che si trattava...
«Scusate, ragazze, torno subito...»
E così la bionda si alzò, avvicinandosi lentamente al ninja della Radice.

Sai intanto aveva finito di mangiare, e aspettava l'ordine di ripartire del capitano Kakashi. Nell'attesa aveva estratto nuovamente il suo blocco da disegno, e stava dipingendo un albero dalle forme molto particolari che da quella postazione poteva ammirare con una buona prospettiva.
Non ci mise più di due minuti a disegnarne il contorno, e con le sue arti ninja poteva cambiare il colore dell'inchiosto che utilizzava. Mentre lo colorava sentì dei passi leggeri alle sue spalle, sicuramente di una delle ragazze. Chissà cosa voleva da lui. La sentì fermarsi a un passo da lui.
«Sei davvero bravissimo...»
Voltò leggermente la testa, trovando davanti a sè gli occhi azzurri di Ino Yamanaka. Sentì una strana soddisfazione invaderlo, ma non seppe spiegarsi perchè. Dopotutto, nessuno gli aveva mai fatto un complimento per i suoi disegni...
«Grazie.»
Una risposta secca, senza alcuna emozione, com'era solito fare. Ma stavolta non gli sembrava sufficiente, sentiva come di voler dire qualcosa di più a quella ragazza che aveva mostrato interesse per ciò che stava facendo, ma le parole sembravano non voler uscire dalla sua bocca, come se non sapesse cosa dire...
«Come lo intitolerai?»
Senza aspettare altre repliche da parte di Sai, Ino aveva posto quella domanda spinta dalla curiosità, ma la risposta che ricevette la lasciò senza parole.
«A dire il vero, non credo che darò un titolo a questo disegno, come non ho mai fatto per tutti gli altri.»
Era la pura verità. i suoi disegni si limitavano a riprodurre oggetti e paesaggi reali, non aveva mai sentito il bisogno di dare un nome a ciò che vedeva.
Ino non sembrava credere a ciò che aveva sentito.
«Non hai mai dato un titolo a uno dei tuoi disegni? Perchè? Non hai fantasia con i nomi, per caso?»
«Non è questo. In realtà, non ne ho mai sentito la necessità, dato che mi limito a riprodurre immagini reali. Che titolo dovrei dare a un disegno come questo? "Albero nella Foresta del Fuoco"?»

Ino non capì se la risposta che le aveva dato era seria o sarcastica, era incredibilmente difficile interpretare le emozioni di quel ragazzo, non le era mai stato così difficile con nessun altro...
«Il titolo non deve per forza essere collegato al soggetto che disegni, può benissimo essere riferito al colore che usi, a quali emozioni ti fa provare guardandolo, a un ricordo piacevole a cui hai pensato mentre lo disegnavi. Dopotutto sei un artista, e puoi esprimere la tua arte non solo con l'immagine, ma anche con le parole, puoi mettere parte di te nella tua opera. A cosa ti fa pensare questo disegno, che cosa ti fa provare?»
Già, cosa gli faceva provare quel disegno? Nulla. Nè odio, nè amore, nè felicità, nè tristezza. Nessuna emozione attraversava la mente di Sai, e c'era un motivo ben preciso per quella condizione.
«Le emozioni sono un ostacolo per un ninja. Io non ne sono affetto.
Nel corso del mio addestramento ho imparato a sopprimere totalmente le mie emozioni, com'è richiesto a ogni ninja della Radice, e sono il migliore in questo.»
«Vorresti dire...»
Ino era sconcertata da quanto aveva appena sentito. Non voleva credere a ciò che quel ragazzo aveva appena detto.
«... che tu non provi alcuna emozione?»
Sai scosse la testa, dando conferma di quella terribile ipotesi.
«Ho imparato a eliminare qualsiasi cosa potrebbe intralciarmi, come coscienza o emozioni. Sono solo un'arma, come ogni buon ninja dovrebbe essere.»

Ripetè nuovamente la frase che aveva pronunciato con Sakura, confermando la sua presa di posizione. Ino non lo riteneva possibile, non riusciva a capacitarsi di trovarsi di fronte a un simile caso.
«Ma com'è possibile vivere senza emozioni? Non provi mai nessuna gioia o dolore? Non vuoi bene a nessuno, non hai nessun amico?»
Sai abbassò lo sguardo.
«Amici... un tempo ne avevo uno. No... era molto di più per me... Mio fratello Shin. Ma quando lui morì, quelle alla sua morte furono le ultime lacrime che versai, le ultime emozioni che provai.
Ormai ho dimenticato il sapore dell'amicizia, della gioia o del dolore. Non l'ho mai cercato nella Radice, nè nessuno ha mai cercato amicizia in me.»
Ino si sentì svuotata. Come si poteva vivere per anni senza avere nessun amico? Non credeva che qualcuno avrebbe mai potuto sopportare quel fardello.
Poi, di colpo, le venne in mente un'altra persona che aveva vissuto in quel modo. Naruto.
Per anni lo aveva tenuto lontano, insieme a tutte le altre ragazze dell'Accademia, e solo poche persone avevano accettato la sua compagnia.
Chissà come doveva aver sofferto, quando aveva realizzato cosa aveva passato l'Uzumaki si era sentita nauseata, schiacciata dai sensi di colpa. Ma una cosa era vivere così perchè condannati dal prossimo, un'altra era farlo per scelta.
«Non so come tu possa vivere così, ma se questa è la tua scelta, la rispetterò. Sappi però...»
Mentre se ne andava fissò intensamente Sai, con i suoi occhi azzurri fissi in quelli nero pece del ninja della Radice.
«... che se lo vorrai, in me potrai sempre trovare un'amica.»
Concluse con un sorriso radioso, prima di riavviarsi verso le altre ragazze.


Sai rimase sconcertato da quella situazione, e qualcosa scosse il suo corpo come un brivido, una scarica elettrica che lo attraversò da capo a piedi.
Perché quella ragazza si era interessata a ciò che lui provava? Cosa le importava? E soprattutto, perché lui si sentiva così, pensando a lei?
Possibile che, dopo tanti anni, stesse iniziando nuovamente a provare emozioni?
Guardò nuovamente il suo disegno, gli sembrava così effimero, ora che lo guardava con il suo solito occhio critico...
Una nuova immagine aveva preso forma nella sua mente, tanto forte da non poterla ignorare. Prese nuovamente il suo blocco da disegno, incapace di ignorare quell'ondata di ispirazione che lo aveva travolto.
Il capitano Kakashi stava dando ordine di ripartire, ma prima di raggiungere gli altri doveva almeno dare un abbozzo a quel nuovo disegno.
Lo avrebbe continuato con calma a casa, e lo avrebbe curato nei minimi particolari. Non lo avrebbe continuato su quel misero blocco da disegno, per ciò che aveva in mente serviva una tela di alta qualità, avrebbe usato quei fogli solo per bozze e schizzi.
A matita, tracciò rapidamente quei segni che davano un'idea della figura che aveva in mente. Quei capelli lunghi all'apparenza così morbidi, quel corpo sinuoso, quegli occhi azzurri così brillanti.
Non aveva mai fatto un ritratto a una persona, ma in quel momento sentiva il bisogno urgente di farlo. E per la prima volta, sapeva già quale titolo avrebbe dato a quel disegno: lo scrisse in un angolo del foglio, per non rischiare di dimenticarlo, e lo nascose con una tecnica ANBU, per evitare di farlo leggere.

"Ino / Amore"


Raggiunsero il Villaggio della Sabbia verso sera, dove la reggente Temari li accolse con sollievo, mentre Sakura si precipitò a curare Kankuro.


 

   
 
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