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Autore: redbullholic    13/02/2015    1 recensioni
-Tornare a Hogwarts, dopo tanti anni...- sospira Remus, riportandomi alla realtà -E come insegnante. Chi lo avrebbe mai detto?-.
Gli sorrido. Neanch'io credevo che avrei mai rimesso piede in quella scuola, quella che era stata la mia casa per sette anni. I sette anni più belli della mia vita, in cui tutto sembrava più bello, più magico. Sette anni in cui la guerra sembrava lontana.
[...]
Sentivo di aver perso tutto, quella stramba famiglia che eravamo era stata distrutta nel giro di una notte, e la colpa era della persona che credevo di amare. Accecata dal dolore ho dimenticato di avere ancora qualcuno, qualcuno che potesse darmi la forza di andare avanti, qualcuno che aveva perso i miei stessi affetti. Ma adesso che siamo di nuovo insieme, di nuovo amici, non farò lo stesso errore, e non permetterò a Remus di scappare.
Genere: Drammatico, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Potter, I Malandrini, Nuovo personaggio, Remus Lupin, Sirius Black
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
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Capitolo quattro

Le lezioni di Difesa Contro le Arti Oscure sono iniziate due giorni dopo, per dare tempo a Remus di riprendersi dopo la luna piena. Un’altra cosa fantastica della Pozione Antilupo è che i ‘tempi di recupero’ sono molto più brevi e si limitano a qualche dolore muscolare del tutto identico a quelli provocati da una brutta influenza.
La prima lezione di Remus è con gli studenti del terzo anno, e ciò significa che tra di loro c’è anche Harry. La cosa rende molto più nervosa me di lui, che è molto più bravo di me a gestire le emozioni. Assisto alla lezione sdraiata sotto la cattedra, con il muso appoggiato sulle zampe anteriori e gli occhi puntati su Harry che parlotta con Ron, il ragazzino che era in treno con lui e che era -ed è ancora, visti gli sguardi preoccupati che ogni tanto mi lancia- terrorizzato da me.
Remus sta spiegando alla classe come affrontare un Molliccio; la creatura in questione è chiusa in un armadio alle sue spalle, che ogni tanto sobbalza. La classe è sgombra dai banchi, e i ragazzi sono riuniti tutti al centro con in mano solo le loro bacchette. Adoro il metodo di insegnamento di Remus, e vorrei aver avuto un insegnante come lui, dato che Difesa era la mia materia preferita ed ero costretta a studiarla sempre china sui libri visto che il nostro professore di allora sembrava allergico alle esercitazioni pratiche.
-Neville, perché non provi tu per primo?- domanda gentilmente Remus una volta terminata la spiegazione, e un ragazzino dall’aria piuttosto timida sussulta nel sentirsi chiamato in causa. Muove titubante qualche passo avanti, uscendo dal gruppo, e quando riesco a vederlo in faccia ricevo l’ennesima pugnalata. Mi rendo conto che si tratta di Neville Paciock, figlio di Frank e Alice, ai quali io, Remus e gli altri eravamo legatissimi da ragazzi. Bellatrix Lestrange, Mangiamorte incallita nonché cugina di Sirius, li ha torturati fino alla pazzia, ed ora vivono in una stanza asettica del San Mungo. Non riconoscono neanche il loro stesso figlio, che perciò vive con la nonna, la madre di Alice.
Neville stringe la bacchetta con mano tremante, mentre Remus gli spiega cosa deve fare per sconfiggere il Molliccio.
-Assumerà la forma della tua paura più grande- gli dice, posandogli una mano sulla spalla per incoraggiarlo -A quel punto, tu dovrai concentrarti su qualcosa che ti fa ridere, e pronunciare la formula forte e chiaro. Te la senti?-.
Neville deglutisce a vuoto un paio di volte prima di annuire impercettibilmente. Ha lo stesso viso rotondo e la carnagione chiara di Alice, in contrasto con i capelli e gli occhi marrone scuro, eredità di Frank.
Remus gli lancia un'ultima occhiata per assicurarsi che sia pronto, prima di aprire le ante dell'armadio con un colpo di bacchetta. Per qualche secondo non succede assolutamente nulla e restiamo tutti immobili, in attesa. Poi dall'armadio esce, con la sua solita camminata strascicata, nientemeno che Severus Piton. Mi trattengo dallo scoppiare a ridere, perché più che una risata ora come ora mi uscirebbe una specie di latrato. Alzo lo sguardo verso Remus e mi rendo conto che anche lui sta facendo di tutto per trattenere una risatina.
Così Neville ha paura di Mocciosus? Un po' lo capisco, sapendo che Piton non è esattamente un amante dei ragazzini e che tende a prendersela con quelli più schivi e timidi come Neville.
Il ragazzo indietreggia appena trattenendo il fiato. Poi solleva una bacchetta pericolosamente tremante in direzione del finto Mocciosus e balbetta -Riddikulus!-.
Il Molliccio-Piton fa una specie di piroetta su se stesso, e quando si gira di nuovo verso la classe indossa un orripilante vestito rosa shocking pieno di fronzoli e pizzi, il tutto corredato da un cappello enorme con appollaiato sopra quello che ha tutta l'aria di essere un uccello imbalsamato. Deduco che sia uno dei vestiti della nonna di Neville, ricordando quando Alice si lamentava del suo strambo modo di vestirsi.
La classe scoppia a ridere, Neville e Remus compresi, ed io questa volta non riesco proprio a trattenermi e mi scappa una specie di abbaio soffocato. Devo ammettere che sarebbe divertente trasfigurare l'orrenda veste nera di Piton in un vestito del genere, magari di nascosto mentre sta facendo lezione.
Gli studenti iniziano a divertirsi e fanno a gara per affrontare il Molliccio prima dei loro compagni. Remus si complimenta con ognuno di loro, applaudendo ogni volta che l'incantesimo riesce. L'atmosfera resta rilassata e allegra, finché non è il turno di Harry. Remus si irridisce di colpo, e si volta quasi inconsciamente a cercare il mio sguardo. Nei suoi occhi leggo il mio stesso timore: il Molliccio assumerà le sembianze di Voldemort. Remus è già pronto a scattare, bacchetta alla mano, e anch'io mi alzo in piedi, pur sapendo di poter fare ben poco in forma animale e senza bacchetta. Siamo tutti con il fiato sospeso, quando dall'armadio esce una figura incappucciata che riconosco immediatamente. Nonostante non sia un vero Dissennatore, emana lo stesso odore fetido che mi fa istintivamente rizzare i peli sulla schiena e scoprire i denti emettendo un basso ringhio gutturale. Tutti i ragazzi indietreggiano spaventati, tutti tranne Harry, che rimane come pietrificato di fronte alle sue paure. E' sbiancato pericolosamente, e temo che da un momento all'altro perderà i sensi come in treno. Remus sembra pensare la stessa cosa, perché prima che ciò possa succedere si frappone fra lui e il Molliccio. Aspetto di vedere da un momento all'altro il finto Dissennatore trasformarsi nella tanto odiata luna piena, e sento il mio ringhio intensificarsi senza che il mio cervello lo abbia ordinato. Ma non è la luna, quella che compare di fronte a lui. Con un pop il finto Dissenatore sparisce, e al suo posto sul pavimento dell'aula di Difesa compare il corpo di una giovane donna, distesa in una posizione innaturale, con gli occhi color ghiaccio sbarrati e i capelli biondi sparsi in ogni direzione. Mi ci vuole qualche secondo di troppo, ma quando finalmente capisco sento le zampe cedermi di colpo. Indietreggio un po', strisciando pancia a terra, e quando sono finalmente di nuovo sotto la protezione della scrivania mi rendo conto di avere la bocca aperta, la lingua a penzoloni e di ansimare come se avessi appena corso per mezza Inghilterra senza fermarmi mai. La persona di cui il Molliccio ha preso le sembianze di fronte a Remus ero io, quello a terra era il mio corpo, quelli erano i miei capelli, i miei occhi. Cerco di calmarmi e di ricominciare a respirare regolarmente, ma non riesco a pensare a niente che non sia il mio corpo privo di vita ai piedi di Remus.
Un colpetto dato al legno sopra la mia testa mi fa sobbalzare, e quando mi decido a sollevare lo sguardo il volto del mio migliore amico occupa tutto il mio campo visivo, vicinissimo al mio muso. E' inginocchiato di fronte a me, per metà sotto alla scrivania anche lui, e mi guarda leggermente preoccupato.
-Amy?- mi chiama, notando evidentemente il mio sguardo del tutto assente -Tutto bene?-.
Annuisco e scrollo il capo, cercando di tornare in me. Remus non sembra del tutto convinto, tuttavia si sposta per lasciarmi uscire dal mio nascondiglio. Faccio due passi in giro per l'aula vuota, mi stiracchio e mi siedo di nuovo da un'altra parte come niente fosse, in attesa della prossima lezione. Remus non mi perde di vista neanche un momento mentre introduce i principi della materia ai ragazzini del primo anno, lanciandomi ogni tanto qualche occhiatina di sottecchi, alle quali io rispondo mostrando tutto il mio disappunto.
"Sto bene, piantala!" gli dico ad un certo punto attraverso uno sguardo particolarmente glaciale.
Portiamo avanti questa specie di guerra di sguardi per tutto il giorno, e quando finalmente arriva la sera, per la prima volta non muoio dalla voglia di tornare a camminare su due zampe. Almeno da lupo non posso parlare. Purtroppo però posso comunque ascoltare, così quando dopo cena rientriamo nel nostro alloggio e Remus si chiude in fretta e furia la porta alle spalle capisco di essere in trappola, e che neanche rimanere un lupo per tutta la notte mi salverà dalla pioggia di scuse e giustificazioni che mi riverserà addosso il mio migliore amico.
Come previsto, Remus non mi da neanche il tempo di trasformarmi e inizia subito a parlare.
-Mi dispiace per questa mattina- esordisce, sedendosi sul letto di fronte a me.
-Non c'è niente di cui dispiacersi, Rem- rispondo, ancora prima che finisca di parlare. Mi ero preparata a sentire questa frase da stamattina, e la risposta era già pronta sulla punta della lingua.
-Invece sì. Non avresti dovuto vedere una cosa del genere, ma non potevo permettere che Harry svenisse di nuovo...-.
-Lo so, e hai fatto bene ad agire così. Per questo non hai niente di cui dispiacerti- ribatto.
-Ma quello che hai visto ti ha turbata, e per questo mi dispiace- continua, abbassando lo sguardo per evitare di incrociare il mio.
-Non mi ha turbata, tranquillo- alzo le spalle per enfatizzare ciò che ho appena detto, ma sto mentendo, almeno in parte. E' ovvio che ciò che ho visto mi ha turbata, chi riuscirebbe a rimanere indifferentedi fronte alla visione del prorpio cadavere? Ma non mi ha turbata nel modo che intende lui.
-Sì invece!- sbotta, alzandosi con troppa foga dal letto -Andiamo, non sono idiota fino a questo punto! Ho visto come hai reagito!-.
-Rem, smettila di incolparti di tutto, per Merlino!- anch'io sbotto, incapace di trattenermi un minuto di più -Se fossi stata io al tuo posto tu avresti visto la stessa cosa!- ecco, ho parlato troppo. Volevo proprio evitare che la discussione prendesse questa piega.
Le mie grida rieccheggiano ancora per un po' nel silenzio della stanza, prima che Remus si decida a dire qualcosa.
-Come...?- dice in un soffio, così piano che faccio fatica a sentirlo.
-Oh, andiamo Rem- dico con un sorriso amaro -Noi due non abbiamo più nessuno da dodici anni ormai. Abbiamo vissuto da lupi solitari fino adesso. E ora che ci siamo finalmente ritrovati ("o meglio, che quella vecchia volpe di Silente ci ha dato un buon motivo per farci ritrovare" penso) credi davvero che anch'io non abbia il terrore di perderti e di rimanere di nuovo sola?-.
Remus mi fissa senza proferire parola, così continuo, tanto ormai ho cominciato -E' normale, è fottutamente normale avere paura di perdere qualcuno, anche per te che hai sempre cercato di allontanare tutti per il tuo... piccolo problema peloso- abbozzo un sorriso, anche se sento le lacrime pungermi gli occhi nel pronunciare quell'espressione che James e Sirius avevano coniato per riferirsi alla sua licantropia.
Anche Remus riesce a sorridere appena. Mi avvicino a lui e gli prendo una mano, stringendola tra le mie -Io non me vado. Ci siamo ritrovati, siamo rimasti solo noi due ora, facciamoci forza e andiamo avanti-.
Il mio amico annuisce, prima di allargare le braccia permettendomi di tuffarmici dentro. Quanto amo i suoi abbracci. Ai tempi della scuola erano ciò che mi permetteva di superare una giornata particolarmente brutta, di addormentarmi quando non ci riuscivo, di rialzarmi quando cadevo. Mi domando come ho fatto a sopravvivere dodici anni senza tutto questo. Perché non sono andata a cercarlo? Perché ho preferito scappare e nascondermi? Scappare è sempre la scelta più facile, ma io non sono mai stata il tipo di persona che sceglie la via più facile solo perché non ci sono responsabilità da affrontare. Eppure quella notte l'ho fatto, ero distrutta dal dolore e sono scappata. Sentivo di aver perso tutto, quella stramba famiglia che eravamo era stata distrutta nel giro di una notte, e la colpa era della persona che credevo di amare. Accecata dal dolore ho dimenticato di avere ancora qualcuno, qualcuno che potesse darmi la forza di andare avanti, qualcuno che aveva perso i miei stessi affetti. Ma adesso che siamo di nuovo insieme, di nuovo amici, non farò lo stesso errore, e non permetterò a Remus di scappare.
   
 
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