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Autore: itsanamecode    13/02/2015    0 recensioni
Heaven Sparks. Luke Hemmings. Una città che non dorme mai. Una guerra alla sopravvivenza. Una malattia chiamata amore.
-Se mi perdessi?-
-Ti ritroverei.-
-Se non volessi essere ritrovata?-
-Perché ti ostini a non capire che non puoi vincere.-
Genere: Azione, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Luke Hemmings, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Picchiettò sul vetro della finestra leggermente appannato e con centinaia di goccioline che si abbattevano con esso.

 

Era come Luke, trasparente che la gente poteva capire dai suoi occhi cosa pensava, ma appannato. Appannato da segreti, bugie. Con centinaia di goccioline che si schiantavano contro di lui, che cercavano di romperlo. Ma lui era forte.

 

Era più forte di tutti quelli che volevano farlo cadere. Lui non si sarebbe mai spezzato.

 

Calum si girò verso di lui, guardando il vetro, lasciò uscire uno sbuffo dalle labbra e si appoggio con i gomiti al banco.

 

-Piove fortissimo.- disse eloquente. Come se in realtà significasse "Hey amico, mi devi portare a casa."

 

L'altro annuì. Poco convinto, aveva promesso già un passaggio a Heaven, la sua compagna di banco a l'ora di geografia.

 

Mentre fissava l'asfalto nero davanti alla scuola, pensò che sarebbe stato molto più sopportabile presentarsi alle lezioni di geografia adesso.

 

-A che pensi?- chiese Calum accigliandosi.

 

-Devi sederti sul sedile posteriore.- disse l'altro giocando con l'orecchino nero incastonato nel labbro.

 

-Perché?- chiese l'altro colto di sorpresa.

 

-Quello davanti è occupato.- accennò un lieve sorriso impertinente con l'angolo sinistro della bocca.

 

-E da chi?- chiese ancora Calum.

 

-Da Heaven.-

 

 

 

------

 

 

 

 

-Heaven- sentì chiamarsi dal centro del parcheggio.

 

Alzò lo sguardo dal telefono, non riusciva a vedere niente. La pioggia era troppo fitta per riuscire a vedere a più di due metri di distanza.

 

-Heaven!- sentì urlare ancora.

 

Si mise sulle punte e iniziò a sporgersi di qua e di la per riuscire a vedere meglio.

 

La figura di un ragazzo alto le venne incontro a corsa.

 

I capelli biondi ricadevano sulla fronte bagnati, delle goccioline colavano dagli zigomi marcati e dalla punta del naso leggermente all'in sù. Gli occhi erano del colore del ghiaccio, come liquidi.

 

L'altezza del ragazzo la travolse rispetto al suo misero metro e sessantacinque.

 

Gli arrivava appena sotto il naso e doveva alzare la testa per vederlo.

 

Anche il ragazzo doveva piegare la testa in giù per vederla.

 

Gli occhi chiari si incastrarono nei suoi, come un puzzle, la riempirono.

 

-Hei.- disse lui facendo spuntare un lieve sorriso.

 

-Ciao.- disse Heav sistemandosi una ciocca di capelli ribelle.

 

-Vieni, ti avevo promesso un passaggio no?- disse l'altro accennando col capo al parcheggio.

 

Gli occhi di Heav si spalancarono, non pensava dicesse veramente quando le aveva detto che l'avrebbe accompagnata fino a casa.

 

-Va bene..- disse, quasi che la pioggia soffocava la voce della ragazza. Luke diede la colpa al forte tuono, ma in realtà le era morta la voce in gola.

 

Le prese una mano velocemente e con una scatto veloce iniziò a correre verso all'auto.

 

Tentava di tapparsi con il cappuccio della giacca a vento ma le cadeva ogni due secondi e l'altra mano era stratta nella forte presa del ragazzo.

 

Le aprì la portiera di un piccolo van ed entrò velocemente nell'abitacolo.

 

-Hei!- sobbalzò sul sedile sentendo la voce di un ragazzo. Sui sedili posteriori era steso un ragazzo dai capelli scuri e la pelle ambrata.

 

-Hei.- disse, la portiera del guidatore si chiuse e Luke apparve accanto a lei. Accese l'auto e aspettò qualche secondo prima di iniziare la manovra.

 

-Dove abiti?- gli chiese lui.

 

-Abey street, al 375.- disse lei.

 

-Zona poco abitata mi dicevano.- aggiunse facendo ridacchiare l'amico sui sedili posteriori.

 

 

 

 

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Si chiuse la porta alle spalle e gettò lo zaino sotto al' attaccapanni con poca cura.

 

Entro nella sua stanza, non voleva mangiare. Aveva lo stomaco chiuso.

 

Prese l'ipod da sopra la scrivania e infilate le cuffie, si gettò sul letto, chiudendo gli occhi e concentrandosi sulla melodia e sulle parole delle canzoni.

 

Iniziò a pensare a Heaven e al suo modo strano di essere sia introversa che estroversa. Era la regina dei lunatici. Poteva dirti che sarebbe venuta con te al cinema e poi dopo due minuti dirti che voleva solo dormire.

 

I pensieri divennero sempre più sfocati fino a quando non diventarono solo sogni.

 

 

 

 

 

 

#yeeee

 

Questo è il mio primo spazio autrice in questa nuova storia e spero con tutto il cuore che vi piaccia al meno un minimo.

 

 Ai lov iu.

 

Camilla

   
 
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