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Autore: Spensieratezza    13/02/2015    2 recensioni
Questa è una storia che parla di tre fratelli: Alisea, Alan e Zaffiro e ci sarà anche tanto, tanto amore fraterno!!
Sentì Zaffiro prendergli la mano e si sentì inaspettatamente protetto dalla sua stretta. Si voltò, sentendosi un po’ avvampare quando lo guardò negli occhi.
“Che tipo di visione? Non farmi stare in pensiero, Alan..” disse Zaffiro, prendendogli il viso tra le mani, ma Alan, imbarazzato, si allontanò dalle mani calde e premurose di suo fratello, sfuggendo a quegli occhi azzurri e preoccupati, quegli occhi azzurri come l’oceano atlantico.
(....) “Quanto sei idiota..” disse Alan, nascondendo la testa sul suo braccio coperto dalla felpa.
Non alzò più la testa per un po’. Rimase così, inspirando l’odore della felpa del fratello. era confortante. Sapeva di..casa.
Zaffiro rimase fermo, sorridendo e guardandolo. Alan poteva sentire il calore venire dal corpo di Zaffiro. Calore umano.
Senza quasi rendersene conto – o forse se ne rendeva conto e questa era la parte peggiore – alzò la testa per appoggiarsi al collo di Zaffiro.
ATTENZIONE: questa storia la metto come conclusa, fino a che non capirò come mandarla avanti.
Genere: Fantasy, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Era passata una settimana dall'incidente, dall'incontro con Clère e da quando la zia di Alisea, Alan e Zaffiro, era rientrata tutta sconvolta in ospedale, abbracciando i nipoti, felice che si erano salvati.

La zia tentò più volte di interrogarli su quanto fosse successo, ma i ragazzi si limitarono a dire di essere stati aggrediti da uomini a cavallo e di essere precipitati nel fiume, dopodichè non ricordavano più nulla.
Omisero di raccontare dei fasci di luce accecanti e del cane che sembrava uscito dalle viscere dell'inferno. Qualcosa gli disse che non gli avrebbero creduto e che avrebbero invocato l'infermità mentale. Anche cosi, la zia e tutti quanti, dubitarono fortemente di quel poco raccontato dai ragazzi. Credevano si che fossero stati aggrediti da sconosciuti, ma non credevano alla loro versione, perchè era impossibile che i ragazzi fossero potuti sopravvivere dopo essere precipitati dalla cascata, e altrettanto impossibile che fossero riemersi in mare aperto, da tutt'altra parte del mondo. 

La versione più realistica per tutti, è che fossero stati rapiti e poi buttati in mare...e che la loro immaginazione aveva fatto immaginare loro invece, quell'altra parte della storia, anche se, non capirono mai perchè qualcuno potesse avercela con dei bambini….forse qualche vendetta da parte di qualcuno verso i loro genitori.
La polizia chiese più volte alla zia dei ragazzi, se sua sorella e suo cognato avessero dei nemici. Lei fra le lacrime rispose che credeva di no. 

Dei genitori si era persa ogni traccia, tanto che tutti credevano che fossero ormai morti, catturati dagli aggressori. 

La zia credeva che Alisea, Alan e Zaffiro avrebbero subito uno shock in merito a quanto successo e li riempiva di premure, cosa che a loro invece infastidiva.  Avrebbero preferito essere lasciati in pace da soli. Non erano abitati a qualcuno che si prendeva cura di loro.
Intanto, la zia li aveva inseriti in una nuova scuola, essendo quella vecchia troppo lontana per poter continuare a portarli li. 




Mancavano due giorni all'inizio della nuova scuola e quella sera erano tutti a tavola.

La zia, Alisea, Alan e Zaffiro.

I ragazzi non avevano ancora toccato niente. 

"Se non la mangiate, quella minestra si raffredderà" disse la zia parlando ai ragazzi. I ragazzi non risposero.

"Avete bisogno di restare in forze, tra due giorni è il vostro primo giorno nella vostra nuova scuola".  disse più dolcemente la zia sorridendo. 

"Una scuola vale l'altra e poi tecnicamente non è il nostro primo giorno" rispose Alan, guardando fisso il piatto.

"Ma in questa scuola si, forse potrete farvi dei nuovi amici" 

"Nuovi?" disse Zaffiro, alzando lo sguardo e inarcando un sopracciglio."Quando mai ci sono stati dei primi?" aggiunse. 

La zia si senti a disagio. Dopo un leggero momento di esitazione, riprese: "Sentite, lo so  che per voi è stata un'esperienza molto traumatica quello che vi è successo, lo so che state soffrendo, ma...."

Ci fu uno sbattere di posate sul tavolo e un rumore di sedia spostata. 

Alisea si alzò precipitosamente e scappò in direzione della camera.



"Alisea, aspetta"  le urlò Zafiro e le corse dietro. Alan non si mosse dal tavolo, ma scoccò alla zia uno sguardo di disprezzo, stile: "perchè non taci e basta?" 



Alisea intanto era entrata in camera e senza sapere bene che cosa fare, si mise a rassettare le pieghe dal letto. 

zaffiro restò sulla soglia della camera.

"Stai bene?" le chiese . 

"Sto bene...era solo...è passato, non preoccuparti" rispose Alisea. Aveva la faccia ancora girata verso il letto, fingendo di metterlo a posto, e cercava di modulare la voce per non far capire che stava piangendo. Si accorse però che Zaffiro evitava di avvicinarsi, forse proprio per lasciargli il diritto di nascondere il viso rigato dalle lacrime e la possibilità di asciugarsele senza farsi vedere, e gli fu grata di questo. 

Proprio quando Zaffiro si stava chiedendo che cosa fare, subentrò Alan nella stanza. 

"Cos'è, stiamo recitando un rosario per caso?" 

Zaffiro rimase a bocca aperta. 

"Hai perso un'occasione per stare zitto" gli disse sprezzante.

"Oh, andiamo, perchè devi essere sempre tu a voler far la parte di quello ironico? non è giusto, lascia spazio anche agli altri." disse simpaticamente Alan. 

Suo malgrado, Alisea, la testa ancora voltata, sorrise. 

Zaffiro alzò gli occhi al cielo. 

"é mai possibile che non si può fare NIENTE da soli, che bisogna avere la coda dietro? io stavo cercando..." disse in direzione di Alisea, incerto su come proseguire. 

"é anche camera mia, fratello" gli ricordò Alan. "E poi quella minestra era immangiabile. zia Judith poi ha abbondato di carote nel mio piatto. vi rendete conto? CAROTE"  Disse strabuzzando gli occhi. "Ho colto l'occasione per svignarmela". Aggiunse.
 
 Zaffiro scosse la testa, ma stava sorridendo divertito. 

 Alisea si alzò e si avvicinò al caminetto acceso della camera.

Si inginocchiò a guardare le fiamme, con la vestaglietta rosa che la avvolgeva tutta come un lenzuolo, e quei capelli rossi,  sembrava proprio una bambolina. Fissò le fiamme crepitare nel camino e si accocollò come un gattino. 

"Tra due giorni sarà il nostro primo giorno di scuola, in una nuova scuola" sussurrò Alisea.

"Si" disse Zaffiro. "Ma non c'è motivo di avere paura" sussurrò con dolcezza.

Alisea tirò su con il naso. 

"Mi dispiace di essere scappata in quel modo...ma io...io non riesco ancora ad accettare quello che è successo" disse Alisea. 

"Lo sappiamo, Alisea, ma non devi sforzarti di farlo, se non vuoi" disse Alan.

Alisea lo guardò senza capire. 

"Piangi, sfogati, sfoga la rabbia, non devi trattenerla, fallo senza vergognarti, butta fuori tutto"  rincarò Zaffiro. 

Alisea scosse rigorosamente la testa. 

"Si, invece" gli disse Alan prendendogli il viso tra le mani.

"Non devi aver paura di piangere, nè devi pensare per un attimo che noi non saremo in grado di capirti o di starti vicina, mi hai sentito?" continuò.

"NON LO SOPPORTO" scoppiò Alisea. "Non sopporto quello che ci è successo, non sopporto il fatto di non sapere se mamma e papà sono ancora vivi o se sono morti, non sopporto la possibilità che la loro ultima azione sia stata quella di proteggerci!"

Proruppe in singhiozzi.

 Alan la strinse teneramente a sè cercando di tranquillizzarla.

"Andrà tutto bene, andrà bene, vedrai" disse accarezzandole le spalle. Zaffiro si voltò e guardò fuori dalla finestra. era buio. Chissà che giorno sarebbe stato domani. 

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Note dell'autrice: 

Rieccomiii <3 scusate se anche questo capitolo è breve, ma, ho controllato, e mi sono accorta che avevo fatto questo capitolo di 6000 parole xd ho dovuto tagliarlo per forza ahhahah

Judith...se notate parallelismi con Jenna di The Vampire Diaries è perchè ai tempi guardavo solo quello e non conoscevo Supernatural ahhahah

Spero comunque vi piaccia l'immagine :D 
   
 
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