Capitolo 2 – First Day
Mi sveglio. E’ la terza volta stanotte. Assurdo. Mi sto agitando davvero tanto. Dopotutto, domani è solo il mio primo giorno di scuola! Chiudo gli occhi per l’ennesima volta, ripensando a come mi è apparsa questa nuova casa ieri sera, al mio arrivo. La prima impressione per quanto riguardava l’esterno non era poi così male… ma appena ne ho visto l’interno l’ho detestata. Troppo grande. E troppo buia… Pochissime finestre… Spero solo che la luce elettrica compensi alla mancanza di belle vetrate, perché odio i posti con scarsa illuminazione.
Mi rigiro e spero di riaddormentarmi, o domani passerò il primo giorno di scuola dormendo sui banchi.
E’ mattina, ma non è la luce a svegliarmi. E’ mia madre, che mi scuote.
Mi alzo di malavoglia, assonnata. Faccio colazione, mi lavo e mi vesto; poi metto le ultime cose in cartella e comincio ad incamminarmi verso la mia scuola. Beh, verso l’unica scuola superiore presente a Forks, a dire il vero. Osservo la cittadina attorno a me. Sembra che non ci sia anima viva. Oh, perfetto… Significa che sono già tutti a scuola, immagino. E arriverò in ritardo il primo giorno. Sì, tipico di me. Accelero il passo, è meglio.
Eccomi. Finalmente sono arrivata a scuola. Sto cercando disperatamente l’aula di arte. Dove diavolo sarà? Come vorrei chiedere informazioni a qualcuno… se solo ci fosse qualcuno ancora fuori dalle aule! Accidenti! Okay, ora apro una porta a caso e chiedo informazioni.
Toc, toc. Busso, e poco dopo una voce dall’interno mi da il permesso di entrare.
Apro la porta, guardando gli studenti con aria disorientata. Mi soffermo su un ragazzo per un istante. Carino, considero. Poi mi giro verso la prof, ricordandomi il motivo della mia visita nella classe.
“Ehm… mi scusi… sa dov’è l’aula di arte?” chiedo, abbassando gli occhi.
“E’ in fondo al corridoio, la quarta porta a destra” mi risponde gentilmente la donna, con un sorriso.
“Oh.. grazie mille”. Sorrido ed esco dalla stanza, in fretta, consapevole di essere osservata da una ventina di alunni curiosi.
La mia aula. Bene, ora entrerò qua dentro e sarò l’oggetto della curiosità di tutti, e magari cominceranno i pettegolezzi sulla “nuova alunna”, magari mi etichetteranno come “quella ritardataria”. Oh, magnifico… Sospiro e mi decido ad entrare.
“Buongiorno” sfodero il mio sorriso migliore, rivolta prima al professore e poi agli alunni.
“Mi chiamo Daphne Daae, sono la ragazza nuova, mi scusi se sono arrivata in ritardo” comincio.
“Benvenuta, ti aspettavamo. Siediti pure là in fondo, nell’ultimo banco”. Le parole del prof sono gentili, ma lui non sorride e il suo sguardo è serio: ciò mi induce ad evitarlo e ad andare molto velocemente verso la parte posteriore dell’aula.
“Devi disegnare un ambiente, o una persona, o un animale a tua scelta. Mi serve per capire le potenzialità di ogni alunno. In fretta, i tuoi compagni hanno già cominciato. Voglio il disegno finito entro la fine dell’ora”. Acido e scontroso, l’insegnante mi fissava, come se avessi contribuito a rovinargli la giornata. Bah.. di certo la sua accoglienza l’ha rovinata a me.
In silenzio, prendo il foglio e comincio a disegnare. Senza pensarci troppo, comincio un disegno il cui soggetto è una creatura che ormai sono abituata a disegnare: un angelo. Non morto, stavolta, ma agonizzante, eppure bellissimo, con un’espressione che racchiude tutta la tristezza del mondo.
Lo sto finendo, sto ritoccando le
ali e lo sguardo, quando una voce stupita esclama:
“Accidenti! Sai disegnare davvero così bene?”.
Mi giro. La voce appartiene alla mia compagna di banco, una
ragazza dal viso perfetto, i lineamenti del viso così
belli da sembrare irreali. La guardo stupita, e poi rispondo:
“Oh, sì, è forse la cosa che mi riesce meglio, diciamo
che coltivo questo hobby da molti anni”. Sorrido.
“Fantastico, davvero…”.
“E il tuo disegno? Fa’ vedere” la incito, curiosa di vedere le opere dei miei compagni.
“Ecco, guarda” mi mostra il disegno.
Io lo osservo. E’ un paesaggio notturno. C’è la luna piena, disegnata molto bene, con delle belle sfumature. E sotto il cielo nero, rischiarato a tratti da una sfumatura di azzurro, c’è un immenso prato, dove un lupo ulula rivolto alla luna.
“E’ molto bello” Lo penso davvero, mi piace.
La voce del professore interrompe il nostro dialogo.
“Consegnate i disegni, è ora” il solito sguardo severo è diretto verso gli alunni.
Sento che odierò questo uomo.
Con un sospiro, lo consegno, sperando che approvi il mio disegno.
Mi guarda invece preoccupato. “Tu disegni angeli agonizzanti, e gli altri disegnano soggetti allegri…” borbotta. Ciò che penso o che provo è raffigurato in quel disegno, è vero, ma non sono affari suoi. Quell’uomo mi irrita.
Sto uscendo dalla classe, diretta verso la lezione di letteratura.
Sento qualcuno chiamarmi e mi giro. E’ la ragazza con cui parlavo prima.
“Daphne! Scusa, non mi sono presentata. Io sono Nessie, Nessie Cullen” mi porge la mano con un sorriso.