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Autore: tylica_tmr    16/02/2015    1 recensioni
“Non mi ricordo più, ma sono sicuro di aver amato una ragazza indimenticabile”
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Calum Hood, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 12

Social Casualty

Avete presente quando dopo un inverno particolarmente rigido arriva la primavera? Durante i primi giorni, quando ancora non fa molto caldo?
Avete presente uscire all'aperto, sentire sulla pelle i raggi del sole e chiedervi come siete riusciti a sopravvivere durante tutto il periodo invernale senza quel calore?
E avete presente sedersi per terra e rimanere per ore ad assorbire quel meraviglioso, inaspettato ma vitale tepore, mentre sentite tutti i vostri sensi tornare inesorabilmente alla vita, magari ascoltando una bella canzone, una di quelle con tanta musica e poca voce, create per essere assaporate in silenzio?
Ecco, questo è ciò che provava Calum.
Una sensazione di progressiva rinascita, di evoluzione, di cambiamento.
Nemmeno a dirlo, grazie a lei.
Lei era il sole. Non inteso come una metafora sdolcinata e fin troppo ricorrente, ma come il simbolo di una realtà più che mai solida.
Era lei che l'aveva risvegliato, senza nemmeno rendersene conto. Lei si era incuneata tra la pelle e la vita di Calum, esattamente come accade con i raggi di un sole troppo luminoso per essere guardato direttamente.
Lui aveva ritrovato la voglia di vivere al massimo delle sue capacità.
Fu così che, durante le quattro settimane di riabilitazione, decise di cambiare strada.
O meglio, di reindirizzare la sua attenzione verso il suo obbiettivo originale.
Okay, doveva prendere tutta quella concentrazione, quella gioia, quell'energia e tutto quell'insieme di percezioni positive per combinare veramente qualcosa.
Era così stanco di esprimere desideri a stelle distratte e lontane.
Per gli altri, per la società chiusa ed opprimente che aveva attorno, non sarebbe cambiato nulla, l'avrebbero comunque bollato come un bambino immaturo che cresce ma non cambia.
Ma chi erano loro, in fondo, per abbatterlo?
Calum era stufo di tutti i loro giochi, delle loro regole, delle loro stupide convenzioni, finalizzate a salvare le apparenze, era stanco dell'ipocrisia che dimostravano quando sostenevano di essere migliori di lui, per poi tornare, un secondo dopo, a vivere le loro vite da falliti.
Vite stupide e finte, vite facili e vuote.
No, Calum non voleva questo.
Perché doveva seguirli?
Non voleva avere il ruolo che loro gli avevano assegnato, non voleva essere una vittima della loro falsa moralità.
Lui voleva realizzare veramente qualcosa.
E aveva capito di avercelo dentro, avvertiva questo qualcosa sulla punta delle dita levigate dalla chitarra, esattamente dove ciò che si trovava sepolto nella sua testa vedeva la luce, sotto forma di note o parole, mescolato alla potenza dei suoi sentimenti e alle certezze delle sue intenzioni.
Nacque così il suo sogno, camuffandondosi dietro altri pensieri, nascondendosi dalla luce delle apparenze, un solo piccolo seme che cambiò completamente il suo modo di vedere la realtà.
Se chiudeva gli occhi vedeva uno stadio enorme, tanto grande da accogliere un vero mare di persone: non sapeva quante fossero, forse cinquatamila, forse centomila, forse un milione, forse due, forse dieci, cosa importava?
L'occhio non raggiungeva la fine.
Ogni singolo essere umano lì dentro urlava a pieni polmoni, ma questo non conferiva un'atmosfera di delirio e confusione, al contrario: tutti avevano il proprio piccolissimo ma indispensabile ruolo. 
Una macchina perfetta ed inossidabile unita da alcuni suoni ordinati ma al contempo deliranti, che guidavano il pubblico come direttori d'orchestra.
Percepiva melodie mai conosciute, non ancora inventate o scoperte, diffondersi in tutto lo stadio e culminare sul palco dove si trovava lui. 
Aveva in mano uno strumento che riconosceva a stento, con due corde in meno rispetto ad una chitarra tradizionale.
E poi si girava, spaventato da quella situazione folle e insana, anche se sapeva che era una sua allucinazione, e li vedeva lì.
Ash, Luke e Michael. 
Come la prima volta, sul palco della scuola.
Allora si calmava, riprendeva il controllo della situazione, alzava gli occhi sulla folla, respirava, e, proprio quando stava per riprendere a suonare, spariva tutto.
Ma ora sapeva dove voleva arrivare.
E da dove doveva cominciare.

● 

Teenage Dirtbag era un vecchio successo dei Wheatus, uno di quelli che entrano a far parte delle raccolte delle 100 hit dell'estate o stronzate del genere.
Nessuno si era mai soffermato troppo sul suo profondo significato forse proprio perché un profondo significato non ce l'aveva.
Ma a Calum piaceva perché il testo era schietto, diretto e sincero. Non aveva complicati artifici stilistici: una semplice base di accordi di chitarra ripetuti più volte e una bella dose di percussioni.
Era di una semplicità non scontata.
Era perfetta per loro.
Così, dopo due settimane di preparativi e prove tra gli strumenti, la logistica e la telecamera, si riunirono tutti e quattro per registrarla.
Era il 16 Dicembre.
Ashton era alle percussioni, Michael alla chitarra acustica e Luke e Calum cantavano.
Il primo per scelta, il secondo per necessità, dato che suonare con il gesso era pressoché impossibile.
La canzone venne bene alla prima ripresa: persino l'albero di Natale dietro di loro era stato precedentemente sistemato. Tutto era al proprio posto.
A parte lui.
Perché Calum sentiva il contrasto stridente tra la sua voce e quella di Luke.
Luke aveva talento, era intonato e aveva questa timbro magico grazie al quale riusciva ad emozionare in brevissimo tempo.
La voce di Calum, invece, era così acuta e così infantile da farlo sembrare ancora un bambino, e  in più non comunicava niente, o, almeno, non a lui.
"Non va. Le voci non stanno bene insieme"
Ma gli altri non l'avevano nemmeno sentito.
"Ragazzi! Fermatevi" urlò.
"Eh? Che succede?"
"Non possiamo pubblicare quella roba"
"Perché no?" chiese Ashton, stupito.
"Hai sentito come canto? È tremenda, scusate. Non può funzionare così"
Era quasi irreale come tutta la sua determinazione riuscisse a spegnersi alla prima difficoltà.
Ora gli sembrava tutto così stupido.
"E allora? Cosa cambia?" alzò le spalle Michael, con indifferenza.
"Come cosa cambia? Non posso cantare se non lo so fare"
"Oh certo, perché tu credi che io sappia veramente suonare la chitarra. Invece so fare solo quattro accordi. Ashton non è un fenomeno alle percussioni, Luke sbaglia un sacco di note. Credi di essere perfetto a diciassette anni? Non lo sei"
"Ma non possiamo mettere la cover su Youtube se tu non vuoi" disse Ashton.
"Oh avanti amico, per favore. Non ti costa nulla" lo pregò Michael.
"Va bene" sbuffò Calum.
Quindi crearono un canale su Youtube, piattaforma ormai invasa da migliaia di gruppi da quattro soldi che facevano cover delle canzoni più famose.
Nella stanza, il garage del padre di Michael, si respirava una certa agitazione.
Da quel momento l'intero mondo avrebbe potuto vederli.
Era eccitante e spaventoso allo stesso tempo.
"Signori e signore, ecco a voi la prima cover ufficiale dei 5 Seconds Of Summer" declamò Ashton, usando il tono più solenne che riuscì a trovare.
"Tanto non la guarderà nessuno" borbottò Calum.
Ecco, si sbagliava di grosso.




Note 
Mamma mia quanto è corto questo capitolo, vi assicuro che sono più lunghe le note.
Scusatemi, avrei potuto poseguire ma non mi convinceva ammassare tutto in una sola parte.
Ho inserito praticamente tutto il testo di Social Casualty, perché quella è una delle mie canzoni preferite dei 5sos.
Solo che, come tutti i brani, ha un difetto: non ha un contesto.
Il testo è formato da belle parole, frasi che insegnano qualcosa, ma solo per tre minuti.
E questo limite mi ha sempre dato fastidio.
Quello che cerco di fare è colocare queste frasi in una storia, formata da personaggi definiti e da situazioni precise. 
Le adatto ad un'altra realtà, per così dire.
Questa fan fiction doveva contare più o meno dieci capitoli, all'inizio, ma mi sono resa conto che ci sono molte più canzoni che meritano di avere una cornice attorno.
Ci sono ancora tanti altri testi speciali, significativi ed importanti che voglio provare a valorizzare.
Quindi, in definitiva, spero solo di non annoiarvi.
Se vi avanza qualche minuto, potreste scrivere una recensione per regalarmi le vostre opinioni e i vostri punti di vista, che sono fattori fondamentali.
In particolar modo voglio ringraziare Ida, che con i suoi complimenti mi ha fatto ritrovare un po' di quella voglia di scrivere che stava venendo a mancare, e voglio ringraziare Martina e Valentina che sono sempre state due presenze costanti in tutto ciò che ho scritto.
Al prossimo capitolo
Veronica
   
 
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