HOMECOMING
EAST 12 ST.
(Troppo poco dopo)
EAST 12 ST.
(Troppo poco dopo)
Jesus aveva sempre adorato le sigarette dopo il caffè.
Ma, adesso, appoggiato alla parete appena fuori da un bar, non ne sentiva neanche il sapore. Non aveva neanche idea di quante ne avesse già fumate. Aveva comprato un pacchetto uscendo dalla metropolitana dopo aver vomitato per terra. Aveva buttato il libro in un angolo e l’aveva lasciato lì, perché non aveva il coraggio di portarselo dietro e continuava a fumare furiosamente soltanto per tenersi abbastanza impegnato.
“Perché?”
Ecco, l’aveva pensato. Ci si era impegnato, a scacciare quella domanda, ma alla fine era riuscita a farsi strada nonostante la cortina di fumo di sigaretta e, adesso, esigeva una risposta.
Deglutì e sentì la lingua quasi anestetizzata dalle troppe sigarette. Spense il mozzicone di quella che aveva in mano contro la parete, lasciando l’ennesima striscia di cenere sull’intonaco, e deglutì un paio di volte per cercare di riacquistare sensibilità in bocca, solo per perdere tempo. Poi rovesciò la testa all’indietro e prese un paio di respiri. Anche l’aria piena di smog gli sembrava pulita, adesso.
“Che cosa pensavi quando ti sei buttata sotto il treno?”
“Non era mai finita, vero? Quella storia. Non era mai davvero finita. Tu continuavi a pensarci. Hai provato a vivere di nuovo, ma poi... ma poi hai lasciato perdere, perché non stava funzionando. In effetti, St. Jimmy, che cosa avevi ottenuto? Niente. Eri solo riuscita a distruggermi.”
Jesus sentì una lacrima scivolargli sulla guancia. O forse era una goccia di pioggia? Gli sembrava che non ci fosse nessuna differenza.
“Lei se n’è andata. Tu te ne sei andata. E... e io non sono nessuno, cazzo. Perché io sono arrivato qui con una vita, e voi me l’avete massacrata, e adesso ve ne siete andate per evitare di fare altri danni, ma qui ci sono rimaste solo le macerie. Come cazzo fate a non capirlo?”
Jesus si piegò sulle ginocchia e vomitò di nuovo, stringendosi le braccia attorno all’addome. “Che cazzo dovrei fare adesso, secondo voi?”
Si tirò su e barcollò fino all’angolo della strada. Deglutì cercando di ricacciare indietro l’ennesimo conato di vomito.
- Che cazzo devo fare? – urlò, la voce spezzata dal pianto.
Qualche passante si girò, nessuno rispose.
“Dove cazzo sono tutti? Dove cazzo è la gente, dove cazzo è Dio, se c’è? Come ha potuto farmi questo, come avete potuto?”
Fece qualche altro passo. Faceva freddo, ma non abbastanza da farlo sentire sveglio. Cercò di calmare il respiro riempiendo i polmoni e svuotandoli, riempiendoli e svuotandoli.
“E allora cosa dovrei fare? Beh, diventa tu Gesù, così almeno puoi risolverti tutti i problemi che vuoi.”
Il primo discorso che aveva fatto con St. Jimmy. L’ultimo qual era stato? Nessuno, niente degno di nota.
Già, perché non lo sai mai qual è l’ultimo discorso.
“Dovrei morire anche io, adesso?” si chiese, osservando la strada. Una strada vuota, troppo vuota nonostante la gente, perché per lui non c’era nessuno.
“Beh, diventa tu Gesù, così almeno puoi risolverti tutti i problemi che vuoi.”
“Non riesco a sopportare questa città. Non ce la faccio più.”
Jesus sollevò lo sguardo. Non vedeva il cielo, non vedeva niente. C’era soltanto un enorme vuoto, il vuoto di quella città morta. Whatsername aveva avuto ragione ad andarsene. Ma lui? Lui cosa avrebbe potuto fare?
“Jesus of Suburbia. Cazzo, tu sei il Gesù della Periferia. O fai solo finta di esserlo? Ti sei dato un nome per darti una possibilità. E ancora non te la sei giocata.”
Pensò a quello che aveva detto tempo prima. Che il Gesù della Periferia era solo una bugia.
E se... e se non fosse stato così?
Ma, adesso, appoggiato alla parete appena fuori da un bar, non ne sentiva neanche il sapore. Non aveva neanche idea di quante ne avesse già fumate. Aveva comprato un pacchetto uscendo dalla metropolitana dopo aver vomitato per terra. Aveva buttato il libro in un angolo e l’aveva lasciato lì, perché non aveva il coraggio di portarselo dietro e continuava a fumare furiosamente soltanto per tenersi abbastanza impegnato.
“Perché?”
Ecco, l’aveva pensato. Ci si era impegnato, a scacciare quella domanda, ma alla fine era riuscita a farsi strada nonostante la cortina di fumo di sigaretta e, adesso, esigeva una risposta.
Deglutì e sentì la lingua quasi anestetizzata dalle troppe sigarette. Spense il mozzicone di quella che aveva in mano contro la parete, lasciando l’ennesima striscia di cenere sull’intonaco, e deglutì un paio di volte per cercare di riacquistare sensibilità in bocca, solo per perdere tempo. Poi rovesciò la testa all’indietro e prese un paio di respiri. Anche l’aria piena di smog gli sembrava pulita, adesso.
“Che cosa pensavi quando ti sei buttata sotto il treno?”
“Non era mai finita, vero? Quella storia. Non era mai davvero finita. Tu continuavi a pensarci. Hai provato a vivere di nuovo, ma poi... ma poi hai lasciato perdere, perché non stava funzionando. In effetti, St. Jimmy, che cosa avevi ottenuto? Niente. Eri solo riuscita a distruggermi.”
Jesus sentì una lacrima scivolargli sulla guancia. O forse era una goccia di pioggia? Gli sembrava che non ci fosse nessuna differenza.
“Lei se n’è andata. Tu te ne sei andata. E... e io non sono nessuno, cazzo. Perché io sono arrivato qui con una vita, e voi me l’avete massacrata, e adesso ve ne siete andate per evitare di fare altri danni, ma qui ci sono rimaste solo le macerie. Come cazzo fate a non capirlo?”
Jesus si piegò sulle ginocchia e vomitò di nuovo, stringendosi le braccia attorno all’addome. “Che cazzo dovrei fare adesso, secondo voi?”
Si tirò su e barcollò fino all’angolo della strada. Deglutì cercando di ricacciare indietro l’ennesimo conato di vomito.
- Che cazzo devo fare? – urlò, la voce spezzata dal pianto.
Qualche passante si girò, nessuno rispose.
“Dove cazzo sono tutti? Dove cazzo è la gente, dove cazzo è Dio, se c’è? Come ha potuto farmi questo, come avete potuto?”
Fece qualche altro passo. Faceva freddo, ma non abbastanza da farlo sentire sveglio. Cercò di calmare il respiro riempiendo i polmoni e svuotandoli, riempiendoli e svuotandoli.
“E allora cosa dovrei fare? Beh, diventa tu Gesù, così almeno puoi risolverti tutti i problemi che vuoi.”
Il primo discorso che aveva fatto con St. Jimmy. L’ultimo qual era stato? Nessuno, niente degno di nota.
Già, perché non lo sai mai qual è l’ultimo discorso.
“Dovrei morire anche io, adesso?” si chiese, osservando la strada. Una strada vuota, troppo vuota nonostante la gente, perché per lui non c’era nessuno.
“Beh, diventa tu Gesù, così almeno puoi risolverti tutti i problemi che vuoi.”
“Non riesco a sopportare questa città. Non ce la faccio più.”
Jesus sollevò lo sguardo. Non vedeva il cielo, non vedeva niente. C’era soltanto un enorme vuoto, il vuoto di quella città morta. Whatsername aveva avuto ragione ad andarsene. Ma lui? Lui cosa avrebbe potuto fare?
“Jesus of Suburbia. Cazzo, tu sei il Gesù della Periferia. O fai solo finta di esserlo? Ti sei dato un nome per darti una possibilità. E ancora non te la sei giocata.”
Pensò a quello che aveva detto tempo prima. Che il Gesù della Periferia era solo una bugia.
E se... e se non fosse stato così?
-
Il rumore della penna che grattava sul foglio era troppo forte, troppo penetrante. Jesus firmò quasi con lentezza, perché più veloce non riusciva a fare, anche se non vedeva l’ora di essere fuori da lì. Perché ormai aveva deciso, ormai aveva capito.
Consegnò i fogli per le dimissioni alla segretaria e si alzò dalla scrivania. Non voleva altro che un altro pacchetto di sigarette, ma in treno era vietato fumare, perciò lasciò perdere. Uscendo dalla stanza strinse la mano sulla maniglia della valigia.
Un’ora dopo stava partendo, e neanche sapeva per dove.
Consegnò i fogli per le dimissioni alla segretaria e si alzò dalla scrivania. Non voleva altro che un altro pacchetto di sigarette, ma in treno era vietato fumare, perciò lasciò perdere. Uscendo dalla stanza strinse la mano sulla maniglia della valigia.
Un’ora dopo stava partendo, e neanche sapeva per dove.