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Autore: brendy    16/02/2015    3 recensioni
tell me where’s your hiding place
I’m worried I’ll forget your face
and i’ve asked everyone
I’m beginning to think I imagined you all along
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Imaginary girl
Capitolo dodici: The city (of love)
 
 



Di preciso, non si ricorda di che film sia la citazione “Se sei stanco di Parigi, sei stanco di tutto” ma Louis, al momento, manderebbe sicuramente a fanculo chi l’ha detto.
È stanco di Parigi, del grigio che vede ogni giorno dalla finestra e dei suoi amici. È stanco dei locali, dello studio di cui non capisce niente e dell’associazione che tutti d’anno a questa città: l’amore.
L’amore è ovunque, in una stanza d’hotel, sulle scritte che si vedono sui muri, sotto casa, su una panchina di qualche parco. Nei cancelli fuori da scuola e anche in un bagno, se proprio bisogna essere pignoli.
Sul foglio bianco ci sono diversi schizzi di qualche futuro tatuaggio, perché in qualche modo deve pur esprimersi.
Deve esprimere che, nonostante il parere della gente, lui è libero di fare quello che gli pare, di dire ciò che gli piace e di vivere l’amore che vuole.
Il telefono è spento e il marciapiede è umido, tanto da fargli gelare un po’ il culo ma non gli interessa, gelato dentro, gelato fuori, per Louis non c’è differenza.
“ Quando torni? ”
“ Chiamami ”
“ Ti giuro, ti giuro che andrà tutto bene ”
“ Lou.. ”

L’amore è ovunque, per lui è in Andrew, nei suoi messaggi dopo le litigate, nei suoi occhi e nei baci. Nel loro primo incontro, avvenuto per sbaglio quando Liam “Porto mio cugino, vi spiace?” ha detto un sabato di fine Giugno, quando gli esami erano appena finiti e Louis, di svegliarsi alla mattina con sconosciuti non ne aveva più voglia.
Andrew è arrivato nel momento giusto ma nel periodo sbagliato, ma questo l’ha capito solamente dopo, quando i problemi hanno bussato alla porta uno dietro l’altro.
“ Ti rincorrerei come in quelle scene melodrammatiche dei film, nelle stazioni o negli aeroporti ”
“ Tu ne vali la pena ”
“ Ti amo ”
“ Vienimi incontro Lou, non lasciarmi qui da solo ad aspettarti ”

C’è l’odore di caffè, delle paste calde e l’atmosfera di Parigi è tetra, triste, probabilmente Matisse impazzirebbe per dipingere questa scena.
La pelle gli brucia, l’inchiostro si fa sentire e c’è solo nero, ovunque si gira e anche gli occhi di Andrew, che sono chiari, sinceri ed impauriti, nella sua mente non hanno più colore, assomigliano al niente in cui è bloccato lui adesso.
Per favore, arriva.
 
 
 
Dire che Zayn ami Parigi è troppo poco, non rende l’idea.
Parigi ha quell’atmosfera che tutte le città vorrebbero avere, che i libri cercano di creare e i film non rendono giustizia.
Ovviamente, da classico romantico che è, l’unica cosa che gli manca è qualcuno a cui dedicare attimi in quella città, marchiare luoghi con dei momenti vissuti, indimenticabili.
La libreria è quasi vuota, Liam non è ancora arrivato e Giza è passata solamente per dargli le chiavi di casa, poi con una scusa e degli impegni immaginari è sparita, perché ha bisogno di spazio, di libertà e soprattutto, di non essere trovata.
Ha il computer acceso, una poesia che deve finire di leggere e il timbro di voce di Iris nella testa perché “Buongiorno Zayn, ti chiami così vero?” gli ha detto quando si sono incontrati in cucina e “Oggi vado a fare la spesa, ti serve qualcosa?” ha aggiunto, mentre scriveva ‘tinta blu’ sulla lista della spesa.
Iris, la ritrova nelle canzoni e nel primo appuntamento che ha sempre sognato la notte, quando la cella della prigione era troppo fredda e la finestra piccola gli impediva di vedere le stelle.
Parigi è la città dell’amore, con la Torre Eiffel illuminata di notte e bella comunque la mattina, quando una leggera nebbia impedisce la vista della punta e non gli dispiacerebbe scoprire nuove vie, passeggiare vicino al fiume mentre Iris gli parla, ride e si tortura il piercing.
Zayn, però è anche realista e si conosce, forse fin troppo bene e sa che per quanto ci provi, la vita non è un film, non è tantomeno un libro o una poesia quindi, non è semplice.
Sa di essere fragile, di vivere troppo in fondo i suoi sentimenti e di rimanerne sempre scottato quindi vuole andare con calma, innamorarsi passo dopo passo e non per una semplice idea che si è fatto nella sua testa.
La campanella suona, Liam ha il naso rosso e la sciarpa che gli copre le labbra; ha le occhiaia marcate e il viso stanco, però sorride e si mette subito a riordinare i nuovi libri che sono arrivati stamattina, perché ama il suo lavoro e non si lamenta, nemmeno ora che le cose gli stanno sfuggendo dalle mani e dal suo programma di vita perfetto.
Non parlano, primo perché sono le 10 di mattina e nessuno dei due ha argomenti e secondo, perché lui ha una poesia da finire e Iris, che è ancora troppo distante.
 
 
 
La filosofia non gli è mai andata a genio, così come la matematica, la storia e le sue infinite date o chimica, piena di formule che non gli serviranno mai.
Niall, che di francese ha poco e niente, nemmeno l’accento, è chiuso in camera da almeno tre ore e di studiare ha poca voglia.
La finestra è aperta, il rumore della pioggia gli fa pesare le palpebre perché un’altra notte insonne è passata, sua madre è rientrata circa mezz’ora fa e tremendamente stanca, si è addormentata sul divano.
Niall però, nonostante odi la scuola, si impegna sempre in ciò che fa perché glielo deve, perché non può permettersi di ripetere un anno, di prendere brutti voti o spendere soldi in sigarette, in serate o nella sala dei videogiochi.
Non può perché i soldi che guadagna al negozio di animali, li deve tenere da parte per le spese extra e le medicine, che negli ultimi anni sono diventate piuttosto care.
Chiude il quaderno pieno di appunti e di cerchi rossi, afferra la macchina fotografica e raggiunge il divano, dove sua mamma riposa ancora; la coperta a tenerle caldo e la pelle pallida, che mette in evidenza la magrezza di quel viso.
Ha gli occhi che gli bruciano, le labbra con qualche crosta per via del sangue che gli è uscito e le guance secche dalle lacrime. Afferra il giubbotto verde sulla sedia e la sciarpa rossa —perché lui con l’abbinamento dei vestiti non è un gran che, anzi, Harry glielo dice sempre che dovrebbe prendere spunto da qualche attore o modello per il senso di moda, ed esce, tra le vie di Parigi che non gli è mai stata così stretta come lo è adesso.
Cinque mesi.
Restano solo cinque mesi e poi lui sarà nella merda più totale, non che adesso non lo sia, ovvio, ma cinque mesi sono troppo pochi nella sua testa e il tempo vola, le situazioni si aggravano e la gente cambia però Parigi rimane la stessa e Niall, la odia un po’ di più.
Forse, le cose sarebbero andate diversamente, forse se suo padre non fosse un completo sconosciuto e sua madre avesse fatto scelte migliori adesso non si troverebbe in quella situazioni.
E forse, cinque mesi sono troppo pochi ma anche sufficienti per imparare a perdonare e mentre si incammina verso l’ospedale, Niall pensa che non sa se è in grado di farcela e per quanto Parigi possa essere la città dell’amore, lui di questo sentimento, non ne sa niente, non lo percepisce nemmeno.
 
 
 
L’accento che più preferisce, è quello australiano.
L’ha scoperto a diciotto anni, quando ha comprato casa con Giza e aveva già visitato 19 città.
Iris odia stare ferma in un posto, avere la stessa routine ogni giorno e soprattutto, vedere le stesse persone e non avere mai niente da dire.
Le piace scoprire cose nuove, cose che a scuola non si studiano e in tv non vengono trasmesse —eccetto nei documentari, ma quelli, chi li guarda?
Nella sua vita, non ha mai avuto tempo. È sempre stata occupata a sedersi composta, a partecipare a lezioni di violino tutti i giorni per almeno quattro ore dopo gli studi, a guardare gli altri bambini dalla finestra, non rivolgere parola agli sconosciuti e a dire “No grazie” o “Ho preso il voto più alto della classe, papà, lo sai?” e “Perché non posso andare a giocare con Leo, papà?” per godersi pienamente l’infanzia di una bambina di dieci anni.
Iris aveva tutto, nel vero senso della parola.
Una famiglia perfetta, una balia che le dava il gelato dopo i pasti, un conto bancario appena nata, un futuro promettente e un cognome conosciuto.
Perfetto, tutto liscio e da sogno, ma solo all’apparenza perché in ogni minima cosa c’è una crepa e la sua, era anche piuttosto grande.
La crepa ha ceduto a quindici anni, quando entrata nel periodo della ribellione, ha distrutto il suo mondo perfetto; le attenzioni che suo padre non le ha mai dato perché troppo impegnato con il lavoro, le parole mai dette a sua madre perché aveva imparato che certe cose è meglio pensarle che dirle ad alta voce, potrebbero ferire qualcuno e i divieti che le hanno sempre imposto e che lei ha sempre ritenuto giusti, fino a tre mesi dal suo sedicesimo compleanno, quando ha conosciuto Louis, al parchetto di calcio mentre giocava insieme a Liam, quando ha rivolto per la prima volta la parola a Giza, che teneva già tra le labbra una sigaretta e di cui Leo le aveva parlato tanto.
Iris, che ha sempre creduto giuste le cose che aveva imparato, si è sentita esclusa, incompresa da quel mondo che le era sembrato tanto amico quanto bello.
A sedici anni compiuti, diverse amicizie appena create, feste in casa di sconosciuti e serate nei parchi violando il coprifuoco, ha capito che doveva fare qualcosa per mettersi alla pari con gli altri, per non rimanere più indietro, rinchiusa in quella bolla di cristallo che non la lasciava più respirare.
Iris, che ormai ventenne, non si pente di niente.
Non si pente di essere scappata, aver preso tutti i soldi del suo conto corrente che negli anni, aveva raggiunto una cifra con troppi zeri nè di condurre la vita che ha adesso.
“A che pensi?”
Giza è accanto a lei, in quel campo da calcio ormai abbandonato e privo di ringhiera.
“Come sarebbe stata la mia vita, se fossi rimasta in quella casa?”
“Probabilmente saresti sposata con un ricco imprenditore e saresti un famoso avvocato”
“Mi immagini? Con la borsa, i capelli raccolti e puntualmente elegante”
“Non dimenticarti il linguaggio professionale”
“Niente bestemmie dici?”
“Nemmeno parolacce”
“Merda?”
“Esclusa”
“Che schifo”
“Abbastanza”
Iris ride, Giza guarda il cielo e appoggia la testa sulla sua spalla, perché mai nella vita ha pensato che potessero parlare di futuro, di scelte sbagliate o strade diverse.
“Iris?”
“Mmh?”
“Rimpiangi mai la scelta che hai fatto? Intendo, mollare tutto per questo?”
Ci pensa, poco, non troppo, perché sa bene che a Giza i silenzi non piacciono poi così tanto.
“No”
“Mai?”
“Mai”
Ha vent’anni anni, una famiglia con cui non parla più e degli amici che le stanno accanto. Ha Giza, che per quanto strana, non la lascia andare e ha visto 19 città, ne ha ancora mille da vedere se non di più, l’accento australiano è il suo preferito e il cibo cinese non si stancherebbe mai di mangiarlo.
Ha conosciuto Niall Horan che le interessa, ma non troppo, perché nella vita che le piace fare non ha tempo per una storia e da due giorni, pensa a Zayn Malik, perché non è ancora riuscita a capirlo.
“Al supermercato avevano finito i cereali al cioccolato”
“Quelli allo yogurt?”
“Nemmeno l’ombra”
Giza le bacia la guancia e la fa cadere su quel campetto da calcio trascurato dagli anni, mentre un tiepido sole inizia ad illuminare il cielo di mezzogiorno.
Ad Iris, avere la stessa routine e stare nello stesso posto non piace affatto ma adora la monotonia che si porta dietro ogni volta che torna, il suo appartamento che vede poco e Parigi, che è l’unico posto che definirebbe casa.




 
ssssera a tutti!
vi chiedo scusa per il ritardo e spero che tutti abbiate passato un weekend rilassante, quelli che fanno da "stacca-spina" un po' da tutto.
questo capitolo è concentrato sui vari personaggi non proprio secondari e spero riusciate a capirli e ad apprezzarli di più, soprattutto il caro Louis che ogni giorno è sempre una nuova tortura (e sfortunatamente, le cose se le trascinerà ancora per molto).
come sempre sono di fretta e non riesco ma a perdermi in chiacchiere come mi piacerebbe --ma da una parte è meglio per voi, così non vi subite i miei discorsi nosense.
voglio ringraziare tutte le persone che mi supportano ancora, quelli che leggono e ci tengono sempre di più a questa storia e ai suoi personagig.
davvero, siete incredibili!
alla prossima (che spero sarà settimana prossima)
un bacio grandissimo
<3
<3
<3


 
  
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